L’archivio del Banco di Napoli
La storia dei Napoletani, la storia di Napoli attraverso la storia del denaro

Nel mio eterno girovagare alla scoperta di tesori poco rinomati ma stupendi, mi sono imbattuta nel più grande archivio storico economico del mondo che è l’Archivio Storico del Banco di Napoli sito in Via Tribunali nel cinquecentesco Palazzo Ricca, per capirci si trova poco dopo il Pio Monte della Misericordia. L’Archivio ha allestito e aperto al pubblico un interessante e suggestivo percorso museale multimediale permanente in alcune stanze del primo piano dove si può ammirare la storia racchiusa in enormi faldoni e scoprire interessanti curiosità. Andiamo a scoprire il più grande Archivio storico conservato nel Banco di Napoli.

Interno dell'archivio

Archivio storico conservato nel Banco di Napoli (Italia), interno

La storia attraverso la moneta

«L’Archivio, comunemente immaginato quale luogo del passato, è invece pensato quale luogo vivo, strettamente connesso con la contemporaneità e con la storia della Città.

I libri, le carte, le filze, la rilegatura, lo spago, i numeri, le venature della carta, le decorazioni diventano immagini che animano e vivono nell’Archivio insieme alle ombre dei protagonisti delle storie che conservano; una moltitudine caleidoscopica che racconta l’identità di un popolo» («Kaleidos», percorso multimediale permanente, progetto realizzato per la Fondazione da Stefano Gargiulo Kaos che ringrazio per la disponibilità del materiale inviatomi e per la chiacchierata).

Dal 1539 e per ben 500 anni di storia, nelle sue 330 stanze, il Banco di Napoli nel suo Archivio Storico conserva e custodisce la Storia e le storie degli illustri e poco illustri Napoletani, che sono state parzialmente ricostruite attraverso lo studio delle fedi di credito, dei registri di movimento e degli elenchi dei clienti dei banchi; faldoni imponenti e suggestivi che illustrano la storia di Napoli dal Viceregno ai giorni nostri.

Interno dell'archivio, libri

Archivio storico conservato nel Banco di Napoli (Italia), faldoni

A Napoli tra il 1539 e il 1640 sorsero ben otto banchi pubblici: il Banco della Pietà (1539), il Banco dei Poveri (1563), il Banco della Santissima Annunziata (1587), il Banco del Popolo (1589), il Banco dello Spirito Santo (1590), il Banco di Sant’Eligio (1592), il Banco di San Giacomo e Vittoria (1597), e il Banco del Salvatore (1640); il primo di essi, il Banco della Pietà associato al Monte di Pietà cittadino, venne scelto come originario nucleo del Banco di Napoli che diventerà Banco delle Due Sicilie, poi, dopo l’Unità d’Italia, Banco di Napoli dove venivano archiviate tutte le pratiche provenienti anche dagli altri Banchi che furono di volta in volta chiusi o spostati.

Ma perché tale Archivio è così importante? «Semplice», perchè il suo archivio è nato grazie al miglioramento del sistema bancario che rese quello napoletano più sicuro e affidabile lì dove altri banchieri, soprattutto genovesi, fallirono provocando nei primi anni del XVI secolo una profonda crisi economica, e la conseguente diffidenza del sistema bancario. Quelli partenopei, ben radicati sul territorio, riuscirono a risollevare tale sistema attraverso una scrupolosa archiviazione, così i numerosi documenti prodotti furono conservati e divisi in due grandi categorie: scritture patrimoniali e scritture apodissarie (dal greco «apόde», «dimostrazione» e quindi anche «ricevuta»); le prime si riferiscono alla gestione del patrimonio fruttifero dei banchi; le seconde riguardano l’attività di raccolta dei depositi e l’emissione di bancali – cioè fedi di deposito, polizze e fedi di credito – e sono tra i documenti più ricchi d’informazione che offrono una documentazione ampia e interessante sulla vita economica e sociale degli ultimi 500 anni del Regno di Napoli.

«San Gennaro e l’instabilità del territorio, la schiavitù, la peste del 1656. Napoli con la sua storia, il suo animo più profondo e antico, sono narrati toccando alcuni degli avvenimenti e dei simboli della città.

Sfogliando le pagine di un libro Pop Up, posto al centro di un vecchio tavolo d’archivio, si attivano le tre narrazioni, immagini e suoni animano la superficie del libro sincronizzate con una proiezione verticale» («Kaleidos»).

La banca quando riceveva una somma di denaro da depositare apriva un credito a favore del depositante, detto le «madrefedi»; ad ogni deposito apodissario, veniva rilascio un titolo rappresentativo di tale deposito, la «fede di credito» che poteva essere trasferito mediante girata, come il moderno assegno circolare, su cui si poteva annotare la causale di un pagamento e le relative condizioni alle quali il pagamento stesso poteva essere subordinato, poteva essere presentato anche in altri sportelli bancari.

La «fede di credito» si diffuse rapidamente perché offriva la possibilità al depositante di annotare i successivi versamenti e prelevamenti ed era, inoltre, semplice, comoda e sicura – sembra una pubblicità, lo so –. Fu usata da privati, da amministratori e dallo Stato, iniziò a circolare dentro e fuori il Regno di Napoli, facilitava lo scambio commerciale perché era emessa dalla Banca ed era quindi sicura, affidabile e più pratica della moneta sonante. La sua comodità era tale che venne usata nella vita di tutti i giorni per pagare le competenze dei professionisti e annotare scrupolosamente la causa del pagamento che oggi sono per gli storici importantissime e preziose testimonianze scritte utili a ricostruire la storia e le arti, si scoprono così particolari succulenti legati delle opere commissionate agli artisti, ai decoratori, agli intagliatori, marmorari, orefici, armieri, eccetera. Alcune delle curiosità sul Caravaggio o sulla Cappella di San Severo, che non vi svelerò, le potrete scoprire «giocando» con le due postazioni multimediali presenti lungo il percorso museale, un po’ di curiosità devo pur lasciarvela.

«La vita dei Banchi; immagini e suoni di sei proiezioni sincronizzate in loop raccontano la vita dei banchi, i loro contatti con l’esterno e lo svolgersi quotidiano della vita al loro interno.

Dietro ogni pagamento si cela il lavoro di un artigiano, lo svolgersi di una festa, le ombre insidiose dei disagi che affliggono una metropoli, lo slancio solidale degli antichi banchi verso la popolazione in difficoltà. Questo rincorrersi di storie, di sguardi, da una parte e dall’altra dei banconi restituisce una musica di lavoro e quotidianità che è la voce di quattro secoli di storia napoletana» («Kaleidos»).

Accanto all’accurata annotazione di ogni movimento economico si affiancava l’esigenza di custodire scrupolosamente le bancali estinte e di consentire in ogni momento la facile ricerca del titolo originale; fu adottato uno speciale sistema di scrittura che iniziava dalla trascrizione nelle «pandette» dei nominativi del cliente, in ordine alfabetico, e il numero del conto che veniva poi trascritto sul «libro maggiore» su cui, secondo una divisione a colonna, veniva annotato l’avere e il dare, ossia «fedi di credito» emesse o ricevute e «manfredi» ossia versamenti, è l’antesignano del moderno conto corrente.

Quando avveniva l’estinzione dei bancali, che sono dei semplici foglietti su cui il correntista annotava l’importo e il motivo del pagamento come una ricevuta e lo consegnava a colui che doveva riscuoterlo anche in un altro sportello bancario, venivano conservati infilzandoli con un filo di canapa e un punteruolo di ferro e appesi alla soffitta sia per risparmiare spazio che per evitare che i topi divorassero tutto. Nascono così le Filze. Tutte le causali di pagamento venivano poi trascritte su «giornali copiapolizze».

La Storia emerge attraverso la storia del denaro.

Articolo in media partnership con polveredilapislazzuli.blogspot.it
(marzo 2018)

Tag: Annalaura Uccella, Campania, Palazzo Ricca, Archivio Storico del Banco di Napoli, la storia attraverso la moneta, Stefano Gargiulo Kaos, Banco della Pietà, Banco dei Poveri, Banco della Santissima Annunziata, Banco del Popolo, Banco dello Spirito Santo, Banco di Sant’Eligio, Banco di San Giacomo e Vittoria, Banco del Salvatore, Monte di Pietà, Banco delle Due Sicilie, fede di credito, Banco di Napoli, scritture patrimoniali, madrefedi, bancali, scritture apodissarie, giornali copiapolizze.