25 settembre 2022: una rivoluzione elettorale
Riflessioni sul voto per la XIX legislatura della Repubblica Italiana

Gli Italiani andati alle urne nello scorso settembre, onde esprimere un voto autunnale che ha costituito una novità nella storia elettorale della Repubblica, hanno raggiunto il minimo storico dal punto di vista della partecipazione. Infatti, oltre un terzo degli aventi diritto ha preferito disertare l’appuntamento, con una scelta analoga a quella già consolidata in altri Paesi, a conferma del progressivo distacco da un obbligo etico-politico che in tempi ormai lontani aveva visto un concorso popolare sostanzialmente plebiscitario, grazie ad astensioni di pochi punti percentuali, a fronte dei 36 di cui all’ultima consultazione. Sull’argomento sono stati già versati i proverbiali fiumi d’inchiostro, a cominciare da quelli concernenti la sfiducia dei cittadini nei confronti della classe politica, oggettivamente comprensibile, anche se l’astensione non può essere condivisa per una ragione molto semplice: gli assenti, fatta eccezione per quelli impossibilitati da ragioni di forza maggiore, hanno sempre torto perché non onorano un dovere.

Detto questo, conviene attirare l’attenzione sui risultati di un confronto che ha portato ai seggi elettorali oltre 28 milioni di cittadini, con una flessione di 14 punti rispetto alla consultazione del 2018, e che ha dato luogo a risultati sostanzialmente rivoluzionari. Ciò, nel senso primario di rovesciamento delle scelte precedenti, in misura superiore a quella che era stata parzialmente anticipata dai sondaggi, a loro volta condizionati e messi in forse da vecchi errori non marginali e dall’ampliamento delle quote di elettori non collaborativi, in ossequio al principio di segretezza democratica del voto. Conviene aggiungere che le quote di schede bianche o nulle si sono nettamente ridotte rispetto alle consultazioni del passato, evidenziando anche per tale aspetto l’attenzione circa un uso preciso e consapevole della scheda, e del diritto-dovere da esercitare in cabina, al cospetto del solo «occhio di Dio» (era stato detto nell’aprile del 1948 durante una campagna elettorale tra le più accese della storia).

Il risultato non avrebbe potuto essere più chiaro: in tutta sintesi, un solo partito (Fratelli d’Italia) ha ottenuto oltre 7,3 milioni di voti, con una crescita quasi esponenziale rispetto alle elezioni politiche del 2018, mentre le altre formazioni maggiori hanno accusato perdite talvolta clamorose, come quelle del Movimento Cinque Stelle, della Lega e di Forza Italia, superiori al 50% per ciascuno. Dal canto suo, il Partito Democratico non si è sottratto al regresso generale, pur avendolo contenuto nella misura del 13% (tavola 1). Quanto alle «forze nuove» che non erano presenti in occasione della tornata precedente, la concentrazione di Azione e di Italia Viva ha superato solo marginalmente il 7%, a fronte del 10 accreditato dai sondaggi, mentre l’altro aggregato di Verdi e Sinistra Indipendente ha superato la quota di sbarramento per pochi voti, diversamente da quanto è accaduto per Italexit, cancellato anche per la mancanza di apparentamenti, e per Impegno Civico, ridotto alla classica cifra da prefisso telefonico.

Non serve aggiungere che il risultato in termini di voti ottenuti assume un significato che per vari aspetti trascende quello conseguito in numero di seggi, su cui influiscono le norme della legge elettorale, con particolare riguardo al correttivo voluto con l’istituzione parallela dei collegi uninominali destinati a eleggere un terzo dei Parlamentari mediante la proclamazione del solo primo classificato, mentre le cifre del proporzionale sono certamente più aderenti alla volontà popolare complessiva, salvaguardando il ruolo delle minoranze. In questo senso, è da porre in evidenza che i voti guadagnati da Fratelli d’Italia nei confronti del 2018 si ragguagliano a quasi sei milioni, mentre quelli perduti dai quattro maggiori partiti già presenti nella consultazione precedente (Movimento Cinque Stelle, Lega, Forza Italia e Partito Democratico) assommano a quasi 12,8 milioni. Dal raffronto emerge chiaramente come queste forze siano state penalizzate, oltre che dall’emorragia verso Fratelli d’Italia, anche dalla crescita delle astensioni, mentre il ruolo delle liste minori è stato puramente complementare, e talvolta del tutto marginale.

Difficilmente, nella storia elettorale dell’Italia Repubblicana un solo partito aveva conseguito un risultato così chiaro, attestante una precisa volontà di cambiamento, e nello stesso tempo, un disagio ormai spiccato per le alchimie del cosiddetto «teatrino» politico, reso più acuto da una condizione congiunturale particolarmente critica, come quella indotta dai venti di guerra che hanno preso a spirare anche in Europa, e dalle avvisaglie di una crisi economica mondiale particolarmente pregiudizievole per l’occupazione e per i redditi fissi. Il successo di Fratelli d’Italia deve essere visto anche in tale ottica, e naturalmente, nell’apprezzamento per la linea di coerenza scelta da Giorgia Meloni e dai suoi quadri dirigenziali, tanto più gradita dalla maggioranza silenziosa che ha sempre onorato i valori tradizionali e «non negoziabili». A ben vedere, le ragioni essenziali del successo di Fratelli d’Italia sono fondate, tra l’altro, sull’indubbia capacità di aver saputo e voluto accogliere – nel giro di pochi anni dalla fondazione – il «grido di dolore» proveniente dall’anima popolare, con la sua ansia di riscatto non soltanto economico, ma nello stesso tempo, sentitamente morale.

Quando accadono mutazioni strategiche così importanti nel comportamento elettorale è quasi pleonastico approfondirne motivazioni che sono sotto gli occhi di tutti, anche per quanto concerne i voti pervenuti a Fratelli d’Italia dalle forze politicamente contigue che, come si diceva, sono state coinvolte in maniera evidente dall’onda d’urto. D’altra parte, il fenomeno non ha risparmiato quelle dell’altro fronte, dilaniate anche dall’incapacità di trovare un «minimo denominatore comune» in cui riconoscersi per creare una vera opposizione matura e consapevole, in grado di controllare la maggioranza e di sollecitarla a operare, come da programma, nell’aderenza a valori fondamentali, compresi quelli di un convinto e condiviso interesse generale, reso urgente dall’emergenza che batte alle porte.

La ripartizione dei voti per grandi macro-aggregati geografici aggiunge qualche altro corollario importante, perché attesta che le preferenze territoriali ascritte da Fratelli d’Italia hanno assunto un carattere omogeneo, con una punta più accentuata nel Nord-Ovest dove quelle storiche erano relativamente meno avanzate (tavola 2). Ciò, diversamente dagli altri competitori, che – con la sola parziale eccezione del Partito Democratico – evidenziano in maniera palese preferenze molto diverse secondo le zone, con una visibilità massima per le escursioni fatte registrare dal Movimento Cinque Stelle, che appare molto radicalizzato soltanto nel Mezzogiorno, mentre nel resto d’Italia ha confermato un regresso largamente superiore alla media nazionale. Il fenomeno, sia pure in misura più contenuta, si è ripetuto anche per il risultato di Forza Italia.

Stavolta, la risposta delle urne dovrebbe ammettere poche discussioni. Al contrario, è di tale portata da indurre la necessità di una collaborazione fattiva a tutti i livelli «per il bene del Paese» (come si usa dire da parte di chiunque con una frase sin troppo stereotipa). Soprattutto, non è il caso di emettere giudizi a priori, perché fondati non tanto sulla «realtà effettuale» quanto su pregiudiziali che allo stato delle cose non hanno alcun diritto di sussistere. Il popolo italiano, invece, rivendica quello ad avere dalla sua parte una classe politica finalmente consapevole, lontana dalle tradizionali logomachie, ma decisa a perseguire davvero l’interesse generale in un’ottica di giustizia e libertà.

Ebbene, l’occasione che si presenta dopo il 25 settembre è indubbiamente storica, e tale da indurre l’augurio di ritrovare il senso di una politica intesa, come da antica definizione, quale impegno per il bene comune. Tutto questo, in un clima di cooperazione e di giuste attenzioni per le attese sociali di una comunità nazionale che guarda all’avvenire con rinnovate speranze e ritrovata fiducia, iterando l’impegno di Benedetto Croce a «spostare in avanti la linea del possibile» grazie all’apporto decisivo della «volontà che veramente vuole».


1. ELEZIONI POLITICHE DEL 25 SETTEMBRE 2022

Voti di lista (000) - Camera dei Deputati - Sistema proporzionale


Liste

2022
2018
Variazione %
% '22
Leader

Fratelli d’Italia

7.303
1.430
+ 410.6
26.1
Meloni

Partito Democratico

5.356
6.162
- 13.1
19.1 Letta

Movimento 5 Stelle

4.334
10.732
- 59.6
15.4
Conte

Lega

2.464
5.699
- 56.8
8.8
Salvini

Forza Italia

2.278
4.599
- 50.4
8.1
Berlusconi

Noi Moderati

256
428
- 40.2
0.9
Lupi

+ Europa (^)

794
841
- 5.6
2.8
Bonino

Sub-totale

22.785
29.891
- 13.8
81.2
-

Azione - IV

2.187
-
-
7.7
Calenda / Renzi

Verdi - Sinistra Ind.

1.019
-
-
3.6
Bonelli / Fratoianni

Ital Exit (^)

535
-
-
1.9
Paragone

Impegno Civico (^)

169
-
-
0.5
Di Maio

Altri (*)

1.372
2.956
-
5.1
-

TOTALE (°)

28.087
32.847
- 14.5
100.0
-

(*) - La cifra riguardante il 2022 comprende Circoscrizioni Estere, liste del Trentino-Alto Adige (SVP e PPTT) e della Valle d’Aosta (UV), nonché liste minori locali. Quella del 2018 comprende, oltre alle liste predette, Liberi & Uguali (LEU) per 1,114 milioni di voti, e altre liste minori.

(°) – Votanti: 63,9% degli aventi diritto, pari al minimo storico assoluto dal 1946 in poi. La quota del Senato della Repubblica è uguale a quella della Camera dei Deputati anche alla luce dell’età unificata in 18 anni per il duplice esercizio del diritto elettorale.

(^) – Forze politiche escluse dalla ripartizione dei seggi alla stregua della legislazione elettorale vigente.


2. RIPARTIZIONE DEI SUFFRAGI ALLE LISTE MAGGIORI PER MACRO-DISTRETTI GEOGRAFICI (%)


Liste

Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud-Isole
Italia

Fratelli d’Italia

30
23
23
24
26.1

Partito Democratico

29
23
24
23 19.1

Movimento 5 Stelle

16
10
18
56
15.4

Lega

39
26
16
19
8.8

Forza Italia

27
16
16
41
8.1

Azione - IV

35
22
23
20
7.7

NOTA BENE – Dati al netto di Circoscrizioni estere, Regione Trentino Alto Adige (Nord-Est) e Regione Valle d’Aosta (Nord-Ovest).


(novembre 2022)

Tag: Carlo Cesare Montani, 25 settembre 2022, rivoluzione elettorale, XIX legislatura della Repubblica Italiana, astensione, Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.