Civiltà e storia del castelliere
Aspetti della civiltà e dell’architettura nell’Istria antica, e nelle zone dell’Adriatico Nord-Orientale

Fra gli antichi aggregati umani dell’epoca precristiana in Alto Adriatico, un ruolo di notevole importanza appartiene al castelliere, che costituisce anche dal punto di vista semantico un antenato del castello, quale si sarebbe sviluppato nell’architettura del Medio Evo e delle epoche successive. In tale ottica, conviene dedicargli un’attenzione specifica, tenendo presente che la cultura dei castellieri ha fruito delle massime espressioni storiche in Friuli, Istria e Venezia Giulia, creando aggregati abitativi a carattere stanziale destinati a evolvere in successivi sviluppi di maggiore consistenza anche dal punto di vista civile e sociale.

Il castelliere, secondo la definizione più accreditata, è un «piccolo insediamento o villaggio fortificato» appartenente alle epoche del bronzo e del ferro, costruito in posizione generalmente elevata e, quindi, caratterizzata da maggiori opportunità difensive. Ciò non significa che si trattasse di una vita tranquilla, perché il comprensorio era esposto al duplice pericolo delle incursioni provenienti dal mare per opera dei pirati, e di quelle praticabili sul fronte interno a iniziativa di forze nomadi ma certamente bellicose.

La pianta degli insediamenti aveva forma circolare o ellittica, con forte utilizzo della struttura lapidea grezza costituita da grossi blocchi di calcare cui si giustapponevano palizzate di legno, in contiguità quasi costante con necropoli di varia concezione: il culto dei defunti fu patrimonio comune di queste culture protostoriche, a testimonianza dei valori che iniziavano a farsi luce in una società contraddistinta dalla difficile lotta per sopravvivere. Generalmente, i villaggi erano circondati da embrionali mura a secco di notevole spessore e da un vallo: una struttura funzionale, come avrebbe dimostrato l’esempio di Nesazio durante l’assedio romano, durissima da espugnare.

Castelliere di Nesazio

Resti del castelliere di Nesazio (Istria)

La valenza difensiva del castelliere, suffragata dalla resistenza dei materiali e dalla loro valorizzazione in chiave di architettura militare, trova conferma nel fatto che in parecchi casi il complesso fu utilizzato nuovamente proprio nell’epoca romana, e anche in quella medievale. Un caso di scuola appartiene a Castellier di Visinada, o di Santa Domenica, sopravvissuto nella denominazione geografica fino ai nostri giorni, dapprima nella semantica italiana e poi anche nell’omonimo croato di Kastelir. Non mancano, peraltro, diversi abitati con la medesima radice, come quelli che corrispondono ai nomi di Castelbianco, Castelnero, Castelnuovo d’Arsa, Castelnuovo d’Istria, Castelvenere, Castelverde.

Si diceva che gli esempi più illustri di castellieri sono istriani e friulani. Al riguardo, il più noto è certamente quello predetto di Nesazio, nei pressi di Pola, che vide la pervicace resistenza delle genti autoctone contro i Romani, illustrata nel De bello histrico di Ostio[1], e che assolse probabili funzioni di riferimento comune per il comprensorio, in modo speciale a carattere religioso. Secondo valutazioni di fonte archeologica sono stati riconosciuti circa 500 insediamenti nella sola Istria, alcuni dei quali in località contigue ad aggregati residenziali odierni come Albaro Vescovà, Brioni, Capodistria, Laurana, Orsera, Pirano e la stessa Pola[2].

Nelle zone contigue, si deve ricordare il castelliere di Rupinpiccolo, sul Carso Triestino, certamente il meglio conservato fra quelli ancor oggi superstiti. Un’entità più antica è quella di Monte Barda, nelle valli friulane del Natisone, che risale al Paleolitico, mentre altri esempi interessanti insistono in agro di Codroipo, presso l’attuale Parco delle Risorgive, e nella zona di Sedegliano. La capacità del castelliere di resistere nel tempo dimostra, da un lato, che il ruolo difensivo delle sue strutture poteva contare su caratteri funzionali, e dall’altro, che i rischi di offensive altrui erano sostanzialmente limitati, nel senso che l’iniziativa nemica non era finalizzata a scopi stanziali, ma soltanto a quello di conseguire un qualsiasi bottino di guerra, o meglio di scorrerie tanto sanguinose quanto transeunti. Va da sé che tali presunzioni non possono contare su testimonianze storiografiche, ma soltanto su quelle – meno esaustive – dell’archeologia.

Il castelliere è reperibile anche in altre regioni, con particolare riguardo all’Umbria, dove sono conosciuti quelli di Monte Orve e Monte Cassicchio sugli Altipiani di Colfiorito; e fuori d’Italia, in alcuni distretti della Francia e della Mitteleuropa, quasi a dimostrare la diffusione di una «cultura» che fu comunque limitata, tanto che la civiltà dei castellieri, per gran parte del lungo tempo in cui fu protagonista, non conobbe la scrittura, né tanto meno la moneta, mentre aveva manifestato, come si diceva, una notevole attenzione per il culto dei morti, dapprima nelle tombe a tumulo e poi nella prassi di cremazione delle spoglie e di collocazione delle ceneri in urne metalliche.

I reperti più interessanti restano, in ogni caso, quelli friulani, giuliani e istriani, anche per quanto concerne i caratteri delle tombe, impreziosite da vasellame e nelle fattispecie più recenti da anelli, oggetti metallici, ossa lavorate. Ecco un elemento in più che attesta, se per caso ve ne fosse stato bisogno, l’antica civiltà degli abitanti di queste terre, cui quella latina ebbe modo di sostituirsi, con un evidente progresso architettonico e funzionale, e con carattere permanente, soltanto dal II secolo avanti Cristo. La datazione storica dei castellieri, comunque, decorre addirittura dal XV secolo dell’era precristiana, per evolvere verso nuove forme d’insediamento abitativo – appunto – con la conquista romana.

In pratica, si tratta di quasi un millennio e mezzo, che attesta, se non altro, il carattere funzionale di quegli insediamenti e le loro capacità di resistenza e radicamento sul territorio, pur fronteggiate da sviluppi molto relativi, e da un sistema di vita basato in primo luogo sulla pastorizia.

A fronte di questo periodo particolarmente lungo, la colonizzazione romana assunse un ritmo antitetico, e quindi veloce, non soltanto sul piano dei nuovi insediamenti e del loro dimensionamento sociale, ma prima ancora, su quello di un chiaro progresso civile, testimoniato dalle massime infrastrutture viarie, dalla grande architettura e dall’avvento del diritto, quale fondamento primario della vita associata. Considerazioni analoghe valgono per la scrittura e per la stessa storiografia, non tanto con la citata silloge di Ostio, andata perduta, quanto con la straordinaria opera di Tito Livio. Non a caso, sono di fondazione romana i centri urbani destinati alle maggiori espansioni future[3] quali Tergeste (Trieste) e Tarsatica (Fiume), come appartiene al medesimo periodo latino il grande sviluppo di Pietas Julia (Pola), Forum Julii (Cividale) nell’evidente riferimento a Giulio Cesare, e di parecchie città della Dalmazia[4].

Una decisiva evoluzione strutturale, caratterizzata da ragioni prevalentemente militari, ma senza escludere quelle civili, si sarebbe manifestata un altro millennio dopo quella romana, con l’avvento del castello: in questa nuova dimensione architettonica, la logica difensiva dell’aggregato umano costruito sempre in altitudine, e l’utilizzo largamente maggioritario della pietra come materiale di struttura, sono caratteri comuni al castello come al suo vecchio antenato di una civiltà molto antica ma comunque stabile rispetto ad altre coeve, e motivo, a posteriori, di un diffuso approfondimento culturale.


Note

1 Il conflitto ebbe luogo fra il 178 e il 176 avanti Cristo e diede luogo alla conquista del territorio istriano da parte di Roma, anche se una pacificazione completa sarebbe sopraggiunta soltanto dopo più di un secolo: per maggiori ragguagli, confronta Carlo Cesare Montani, Venezia Giulia Istria Dalmazia – Pensiero e vita morale – Tremila anni di storia; nella prima parte, il capitolo Antichità precristiana, e nella seconda, il saggio Guerra Histrica – la penetrazione romana nell’Adriatico Orientale, Aviani & Aviani, Udine 2021, pagine 23-26 e pagine 100-103.

2 Confronta Dario Alberi, Istria: storia, arte, cultura, Edizioni Lint, Trieste 2006, pagine 9-18. Nonostante la presenza romana e la disponibilità di adeguate difese, il territorio fu comunque sottoposto a diversi tentativi di rivalsa da parte degli Istri, con apporti peraltro insufficienti forniti da nuclei contigui come quelli di Carni, Giapidi e Liburni. Soltanto alla fine del I secolo precristiano, e quindi alla vigilia dell’era volgare, la «pax romana» divenne effettivamente stabile.

3 Conviene aggiungere che le grandi invasioni avaro-slave del VI e VII secolo, successive a quelle «barbariche» destinate ad accelerare la caduta di Roma, diversamente da queste ultime ebbero carattere stanziale, sovrapponendosi alle stesse e apportando modificazioni destinate a protrarsi nel lungo termine, ma senza incidere apprezzabilmente sulla vecchia cultura latina: in proposito, confronta Carlo Cesare Montani, Venezia Giulia Istria Dalmazia – Pensiero e vita morale – Tremila anni di storia, seconda parte, Le invasioni avaro-slave, Aviani & Aviani, Udine 2021, pagine 104-108.

4 Per quanto attiene alle vicende dalmate, un contributo fondamentale resta quello di Giuseppe Praga, Storia di Dalmazia, Editore Dall’Oglio, Varese 1981, con particolare riguardo ai primi tre capitoli riguardanti il periodo di circa un millennio compreso fra gli ultimi quattro secoli dell’era precristiana e l’inizio delle invasioni avaro-slave, pagine 15-41.

(aprile 2023)

Tag: Carlo Cesare Montani, castelliere, Ostio, Tito Livio, Giulio Cesare, Dario Alberi, Istri, Carni, Giapidi, Liburni, Giuseppe Praga, Friuli, Istria, Venezia Giulia, Nesazio, Castellier, Visinada, Santa Domenica, Kastelir, Castelbianco, Castelnero, Castelnuovo d’Arsa, Castelnuovo d’Istria, Castelvenere, Castelverde, Pola, Albaro Vescovà, Brioni, Capodistria, Laurana, Orsera, Pirano, Rupinpiccolo, Carso, Natisone, Codroipo, Sedegliano, Cividale, Dalmazia, Monte Barda, Monte Orve, Monte Cassicchio, Colfiorito, Italia, Francia, Mitteleuropa, Tergeste, Tarsatica, Pietas Julia, Forum Julii, Trieste, Fiume, Roma.