Storiografia e nostalgia: Romana De Carli Szabados
Cinquemila pagine di memorie nel segno di antichi valori

Nella lunga estate del 2022, la dolorosa scomparsa di Romana De Carli Szabados ha offerto al comune cordoglio il rimpianto per la perdita di questa straordinaria interprete di cultura e di vita, nell’ambito di un costante ricordo della sua Pola ingiustamente perduta col trattato di pace del 10 febbraio 1947. Lo stesso si può dire per la nostalgia dell’indimenticabile Vienna da cui aveva mutuato la simpatia per un’atmosfera non ripetibile, resa più viva e consapevole dall’essere stata allieva del grande germanista Ladislao Mittner sin dal percorso di studi superiori concluso con la laurea in letteratura nella celebre Università Veneziana di Ca’ Foscari.

Al mondo della grande cultura giuliana, istriana e dalmata, e non soltanto a quello, restano legate la lezione e l’opera storiografica di una figura originale, attenta e coerente come quella di Romana che ha onorato con un’ampia produzione letteraria e saggistica i sogni e le tradizioni di un mondo scomparso. Un mondo che, peraltro, non è meno caro a menti e cuori di tanti esuli da Venezia Giulia, Istria e Dalmazia, con riguardo prioritario a quelli di prima generazione che avevano maggiormente sofferto le pene strazianti del grande Esodo e di un’inguaribile nostalgia.

Romana è giunta alla storiografia dopo un lungo periodo dedicato all’insegnamento e alle attività culturali che gli sono collegate funzionalmente, anche attraverso la cura di «Etnie a confronto» e della collana «Atmosfere istriane e dalmate». Poi, durante la sua lunga maturità ha contribuito alla bibliografia storica con una produzione oltremodo cospicua che, dal 1997 in poi, si è tradotta nell’apporto di almeno un volume in ragione annua, per un totale di circa 5.000 pagine.

Ciò ne attesta la permanente versatilità, assieme alle attenzioni certamente prevalenti per un mondo scomparso come quello della mitica «Austria felix» che aveva saputo coniugare bene l’ultimo assolutismo con musica e feste, o quello della triste vicenda dell’Aiglon – unico figlio dell’Imperatore Napoleone Bonaparte e di Maria Luisa d’Asburgo – ma non senza escursioni verso tempi più antichi quale il migliore Rinascimento, ai cui fasti avrebbe dedicato la storia davvero singolare di Pietro Bembo e di Lucrezia Borgia.

L’opera di Romana De Carli Szabados è dedicata in misura prevalente proprio alle vicende asburgiche: talvolta con un occhio di legittimo riguardo a un Sovrano come Carlo I (e con lui alla consorte Imperatrice Zita) che fu l’ultimo regnante della Casa e scomparve ancor giovane nell’amarezza dell’esilio, non senza un alone di santità che ebbe un ruolo importante nella rivalutazione postuma della vecchia dinastia.

Considerazioni analoghe possono ragionevolmente proporsi, in un coinvolgente alone drammatico, per parecchie vicende asburgiche. Si pensi all’infelice storia di Rodolfo e di Maria Vetsera e alla loro fine non disgiunta da vari misteri e da tristi ipotesi alternative al suicidio «ufficiale»; a quella di Maria Antonietta strappata dalla «ragione di Stato» agli agi viennesi per un matrimonio non certo perfetto con Luigi XVI e peggio che mai per la ghigliottina di Parigi; alla triste sorte di Francesco Giuseppe sostanzialmente prigioniero di una Corte legata alle ultime intransigenze assolutistiche; alla tragica scomparsa di Sissi dopo una vita di ansie e di contraddizioni; e infine, a quella non dissimile di Massimiliano quasi «costretto» ad accettare la Corona del Messico, trovando un infausto destino davanti al plotone d’esecuzione di Veracruz, ma una sorta di riabilitazione romantica nei versi immortali di Giosuè Carducci e nel suo conturbante richiamo alla Nemesi.

Si tratta di tutte storie a loro modo tragiche, ma proprio per questo tali da suscitare una sorta di affettuosa «pietas» da parte di Romana, e nello stesso tempo un giudizio storico che, pur senza rinunciare alla prevalente, naturale obiettività, può ragionevolmente indulgere al sensibile riguardo dovuto a grandi protagonisti della storia, come alle straordinarie tragedie personali che ne segnarono i destini.

Talune perplessità possono suscitare, caso mai, le pagine della dettagliata Apoteosi di Radetzky, tenuto conto dell’opera promossa dal celebre Maresciallo contro i patrioti italiani del Risorgimento, e caratterizzata da numerose condanne alla pena capitale, tanto da sollecitarne la rimozione da Governatore di Milano per iniziativa della stessa Vienna, e la sostituzione proprio con Massimiliano, nell’ultima stagione antecedente la Seconda Guerra d’Indipendenza Italiana. D’altra parte, Romana De Carli Szabados, pur nella sua viva attenzione storiografica, non è stata aliena dalla «felix culpa» di subire il fascino del medesimo Radetzky, non certo quale uomo di Stato, quanto come personaggio ispiratore della celeberrima Marcia.

Dal punto di vista della documentazione storica, con un ampliamento della ricerca ben oltre i confini delle singole personalità sia pure d’eccellenza, tra le opere di maggiore rilevanza a tutto campo vanno segnalate, invece, quelle della «trilogia» dedicata alla Grande Guerra. In tale ambito, la «pietas» per l’enorme numero dei caduti di ogni parte si coniuga utilmente con la consapevolezza che l’immane tragedia avrebbe chiuso una lunga epoca in maniera certamente irreversibile, tanto più che il numero delle vittime aveva raggiunto dimensioni tali da non consentire qualsiasi postuma giustificazione, oltre tutto a fronte di risultati a medio e lungo termine certamente labili.

In effetti, per Romana il conflitto sarebbe stato un autentico «suicidio» collettivo, in armonia con la definizione di «inutile strage» che ne diede il Santo Padre Benedetto XV, ma nello stesso tempo, avrebbe espresso il valore «sacrale» della trincea come momento fondante dell’effettiva Unità Italiana, a lunga distanza da quella ufficiale. A ben vedere, non si tratta di una contraddizione, ma di due diverse interpretazioni della «realtà effettuale» di machiavelliana memoria, perché viste da parte cattolica e da quella nazionalista.

Nonostante il suo stile brillante e talvolta eccentrico, Romana viveva una fede profonda, attestata – fra le tante – dalle frequentazioni con le Suore Clarisse di clausura, quasi a chiarire che il suo rifiuto della guerra non si richiamava a sterile pacifismo, né tanto meno, alla negazione dei valori tipici di un nobile patriottismo, perché si fondava, al contrario, su valori umani, civili e religiosi che nel suo pensiero potevano egregiamente coesistere con quelli della Patria, la «Madre benigna e pia» di petrarchesca memoria.

In buona sostanza, quella di Romana De Carli Szabados è un’opera poliedrica destinata a lasciare un segno nella storiografia dell’ultima Austria imperiale e della giovane Italia indipendente, aperta verso un futuro di tutt’altro segno: quasi a confermare come la vita politica, al pari di quella individuale, sia il continuo fluire di un fiume nelle cui acque, come avrebbe detto Eraclito, non ci si può bagnare due volte, e tuttavia, dalla complessa continuità senza fine.


Opere maggiori: sintesi bibliografica essenziale

Miramar addio: Massimiliano, Edizioni Goliardiche, Trieste 1997, 192 pagine.

C’era una volta in Austria, Edizioni Goliardiche, Trieste 1999, 222 pagine.

Miti imperiali: rose rosse per Sissi, Edizioni Goliardiche, Trieste 2001, 270 pagine.

Strauss: il mito del Kaiserwalzer, Alcione, Treviso 2001, 240 pagine.

Destini imperiali: Aiglon, Edizioni Goliardiche, Trieste 2003, 232 pagine.

La pace impossibile di Carlo I, Edizioni Goliardiche, Trieste 2004, 196 pagine.

Franz Joseph: Epistolario imperiale, MGS Press, Trieste 2006, 238 pagine.

Mayerling: il mito di Rodolfo, Lint Editoriale, Trieste 2008, 216 pagine.

Kronprinz Rudolph, Edizioni Goliardiche, Trieste 2008, 100 pagine.

Maria Antonietta e Axel Van Fersen, Alcione, Treviso 2009, 144 pagine.

Finis Austriae, Edizioni Fede e cultura, Verona 2011, 184 pagine.

Apoteosi di Radetzky, Rigoni, Piove di Sacco 2011, 308 pagine.

Corone e Cuori: da Lucrezia a Zita, Fede e cultura, Verona 2012, 190 pagine.

Amore ed estasi: Bembo e Lucrezia, Fede e cultura, Verona 2013, 96 pagine.

Romanticismo: questo sconosciuto, Rigoni, Piove di Sacco 2013, 144 pagine.

1914: Preludio di un suicidio mondiale, Rigoni, Piove di Sacco 2014, 144 pagine.

1916-1917: Guerra il tuo nome è Morte, Eta Beta, Arcore 2015, 186 pagine.

Il 1915 e il 1918: Trincea tempio sacro, Eta Beta, Arcore 2016, 250 pagine.

Centenario imperiale: 1916-2016, Rigoni, Piove di Sacco 2016, 182 pagine.

Quando Trieste solcava le onde, Eta Beta, Arcore 2017, 204 pagine.

Vienna imperiale: Asburgo nei secoli, MGS Press, Trieste 2019, 224 pagine.

Il romanzo degli Asburgo, Edizioni Gondolin, Verona 2019, 304 pagine.

Fine della Grande Guerra, EBS Print, Arcore 2021, 240 pagine.

(ottobre 2022)

Tag: Carlo Cesare Montani, Romana De Carli Szabados, Pola, Vienna, Ca’ Foscari, cultura giuliana istriana e dalmata, Venezia Giulia, Istria, Dalmazia, Etnie a confronto, Atmosfere istriane e dalmate, Austria felix, vicende asburgiche, Apoteosi di Radetzky, Grande Guerra, Benedetto XV, Unità Italiana.