Confine orientale italiano
Una storia complessa in perenne sviluppo. Motivi attuali che vivono nell’opera e nel pensiero del Generale Riccardo Basile, Presidente della Federazione Grigioverde, grande patriota

Diversamente da quanto è stato affermato sin dall’antichità, come nel celebre assunto di Tucidide, la storia non è «maestra» di vita, perché se potesse veramente insegnare, l’uomo non continuerebbe a perseverare nell’errore, e spesso nell’orrore, ma cercherebbe di assumere comportamenti razionali, o se non altro, con un tasso più accettabile di consapevolezza. Ciò non vuol dire che non possa e non debba essere conosciuta: al contrario, questo è un imperativo categorico, collegato alla necessità di acquisire una memoria – per quanto possibile condivisa – dei fatti essenziali e delle loro matrici etiche, politiche e sociali. È stato già posto in evidenza, non a caso, come un popolo senza questa radice sia privo di futuro (Ben Gurion).

La storia italiana, ancor più di altre, vive una lunga stagione di eclisse nell’errata presunzione che abbia diritto di cittadinanza fra i soli addetti ai lavori e che debba cedere il passo alle esigenze dello scientismo e del relativismo. Ne consegue che una quota importante di cittadini e persino di studenti non sappia collocare correttamente nella tempistica storica taluni protagonisti essenziali come Giulio Cesare, Camillo di Cavour, Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini, e che a più forte ragione non sia in grado di mettere a fuoco pensieri e speranze che contribuirono a fare l’Italia, con il loro contributo decisivo.

Siffatte crisi di conoscenza diventano più acute e diffuse quando si parli di personaggi e di eventi apparentemente minori, esaltando la necessità di un’adeguata educazione nazionale, che è momento insostituibile per creare una vera coscienza collettiva e promuovere scelte mature, lontane da ogni approssimazione di comodo e da scelte sostanzialmente edonistiche, causa non ultima di decadenza civile e morale.

Ecco un buon motivo in più per salutare con favore e compiacimento le iniziative editoriali che intendono fornire strumenti di consultazione utili a tutti, e soprattutto una fonte informativa indispensabile agli ignari. In questo senso, anche a distanza di tempo, è sempre attuale la silloge della Federazione Grigioverde, Cronologia della storia d’Italia e delle terre giulie al confine orientale, a cura di Riccardo Basile[1], Edizioni Italo Svevo, Trieste 2010, 128 pagine. In effetti, non è mai facile compendiare 3.000 anni di storia, ma nella fattispecie l’obiettivo è stato perseguito con successo, grazie a riferimenti essenziali e alla capacità di prescindere dalla ricerca del particolare, tanto più giustificabile in un «Volksgeist» di «oggettività patriottica» come quella di riferimento.

Non mancano, specialmente nella cronologia degli ultimi secoli, dalla grande Rivoluzione in poi, correlazioni più frequenti con il fattore militare: cosa tanto più evidente e comprensibile quando si pensi che l’Italia ha conseguito la propria coscienza civile odierna, e parte del suo stesso modo di essere, come effetto di ricorrenti conflitti, che in qualche misura la vedono protagonista anche nel mondo contemporaneo a tutela della pace, in aderenza al noto disposto costituzionale.

Nella fattispecie, l’interpretazione storica, pur nell’estrema sintesi delle date e dei fatti, è certamente patriottica ma lontana da ogni massimalismo e da ogni pretestuosa polemica. Soprattutto nella parte che nuove dalle origini per giungere all’Ottocento, il secolo dell’unità politica, la chiave di lettura, accanto a quella del tempo, deve essere colta nella grandezza delle idee e dei gesti degli eroi e degli uomini di buona volontà che fecero l’Italia, specialmente sul piano dei valori spirituali, e quindi «non negoziabili».

Ecco che, in rapida sequenza, peraltro motivata e precisa, si susseguono tanti nomi da additare sempre a esempio, non già di retorica, ma di vita morale tradotta nell’azione: fra i tanti, Pier Capponi, Francesco Ferrucci, Ettore Fieramosca, Tommaso Campanella, Gian Rinaldo Carli, Filippo Buonarroti, e la lunga teoria di Martiri del Risorgimento, da Ciro Menotti ai fratelli Bandiera, da Goffredo Mameli a Carlo Pisacane, da Guglielmo Oberdan a Cesare Battisti e Nazario Sauro, tutti accomunati da una sola fede, quella nell’Italia, la «madre benigna e pia» di petrarchesca memoria, per cui vale la pena di impegnarsi e, se del caso, di battersi.

Attenzioni specifiche sono dedicate alla storia di Venezia Giulia e Dalmazia, perché costituisce un momento importante di quella italiana, in particolare dall’Ottocento in poi. Non a caso, il prezzo più alto delle due Guerre Mondiali è stato pagato proprio dalle popolazioni del Nord-Est, sia in termini di vite umane sia nell’ambito dei sacrifici economici e patrimoniali. Ergo, è certamente comprensibile la priorità riservata alle vicende di quelle regioni, mettendone in luce la persistenza del carattere latino, dapprima attraverso Roma e poi tramite la Serenissima: di qui, la costante gravitazione di Venezia Giulia, Istria e Dalmazia verso l’Occidente pur nell’ambito di relazioni ad ampio raggio con tutti, la forza trascinatrice dell’irredentismo, e la scelta plebiscitaria dell’esodo, tanto più ineluttabile a fronte della persecuzione e della pulizia etnica tradottesi nella strage delle foibe.

Si tratta di opera oggettivamente meritoria, perché mette a disposizione di chiunque uno strumento di consultazione agile e pertinente, ma nello stesso tempo perché non indulge ad alcuna forma aberrante di sciovinismo, mettendo in luce l’immensità della tragedia costituita dalla Grande Guerra, sia per gli Imperi Centrali sia per l’Intesa, che non a caso Papa Benedetto XV avrebbe definito «inutile»; la contraddizione di un’alleanza sostanzialmente antistorica come quella del Patto d’Acciaio con la Germania nazionalsocialista e le surreali sovrastrutture razziste che ne trassero origine; le speranze in una politica di buon vicinato con la Jugoslavia nonostante il suo ricorrente coinvolgimento in operazioni terroristiche, e il crollo di quelle attese a seguito di un fatto traumatico come il colpo di Stato del marzo 1941, con rovesciamento delle alleanze e passaggio di Belgrado nelle file degli Alleati Anglo-Americani; la permanente scelta dei valori, innanzi tutto cristiani, di civiltà e giustizia.

L’epoca contemporanea si va distinguendo per una crescente espansione dell’individualismo, e nella migliore delle ipotesi, per la condivisione di un pragmatismo che non lascia spazio al mondo dei valori: il disinteresse per l’azione politica, e per le sue matrici almeno potenzialmente etiche, ne costituisce un carattere ricorrente, spiegabile solo in parte con i comportamenti opinabili dei «padroni del vapore», cui bisogna aggiungere il progressivo «disincantamento» dell’uomo della strada. In questa congiuntura che può definirsi plumbea, il fatto che dalla palude sorgano voci di motivato e generoso dissenso autorizza a presumere che non tutto sia perduto.

In altri termini, si deve confidare nel valore educativo e formativo di mature iniziative storiografiche come quella in questione, e nella loro permanente attualità, anche in chiave futura. Infatti, esse giovano a perpetuare il ricordo di quanti fecero l’Italia e ad additarne l’esempio, ma nello stesso tempo a proporre un debito di riconoscenza verso coloro che si batterono nel suo nome e contribuirono a renderla indipendente, libera, una. Oggi come ieri, amare la Patria, secondo l’invito che fu dei grandi poeti, dei veri soldati e dei cittadini migliori, è un atto di civile, alto, nobile impegno, da proporre e suffragare.


Nota

1 Riccardo Basile (Reggio di Calabria 1934-Trieste 2014) è stato un Ufficiale dell’Esercito Italiano, giunto al grado di Generale, assai noto per la molteplice e meritoria attività patriottica. Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica, Medaglia al Merito di Lungo Comando, e Medaglia dell’Ordine Mauriziano, è stato Presidente della Federazione Grigioverde (comprendente 37 Associazioni d’Arma), Presidente della Famiglia di Pola in Esilio, Vice Presidente della Lega Nazionale di Trieste e del Comitato Nazionale per i Martiri delle Foibe, Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, storico e saggista. Si deve alla sua fertile iniziativa, fra l’altro, la realizzazione del Monumento ai Caduti nella strage di Vergarolla (Pola) del 18 agosto 1946 eretto a Trieste nella Zona Sacra di San Giusto; e di quello ai Martiri Irredenti, presente nella stessa sede.

(settembre 2022)

Tag: Carlo Cesare Montani, confine orientale italiano, Riccardo Basile, Tucidide, David Ben Gurion, Giulio Cesare, Camillo Benso conte di Cavour, Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Pier Capponi, Francesco Ferrucci, Ettore Fieramosca, Tommaso Campanella, Gian Rinaldo Carli, Filippo Buonarroti, Ciro Menotti, fratelli Bandiera, Goffredo Mameli, Carlo Pisacane, Guglielmo Oberdan, Cesare Battisti, Nazario Sauro, Francesco Petrarca, Papa Benedetto XV, Federazione Grigioverde, Martiri del Risorgimento, Ottocento, Venezia Giulia, Istria, Dalmazia, Roma, Serenissima Repubblica di Venezia, Grande Guerra, Patto d’Acciaio, Germania, Jugoslavia, colpo di Stato di Belgrado, strage di Vergarolla, Martiri Irredenti.