La vera storia di Rasputin, il medium al servizio degli Zar
Luci ed ombre di un personaggio quasi leggendario

Grigorij Efimovič Novy, noto come Rasputin nasce a Pokrovskoe, sperduto paesino della Siberia, situato nella provincia di Tobol’sk vicino ai monti Urali. La data di nascita è da sempre oggetto di dibattito; fu lo stesso Rasputin per sua volontà a creare confusione sulla sua data di nascita. Talvolta il monaco si invecchiava di vari anni per mantenere credibile la sua figura di «starec», parola russa che significa «anziano» e che identifica il particolare prestigio di alcuni monaci. Al tempo di Rasputin l’appellativo era carico anche di significati mistici, tanto che gli starec erano considerati eletti di Dio, capaci di poteri profetici e di guarigione, di fatto erano considerati guide spirituali venerate e molto seguite.

Tra registri dispersi e ricerche nei dati di censimento si è arrivati a definire la data di nascita di Rasputin nel giorno 10 gennaio 1869.

Grisha – così lo chiamavano in famiglia – trascorre l’infanzia e l’adolescenza nel suo piccolo mondo rurale senza istruzione, lavorando nei campi assieme al fratello Misha. Dopo una lunga malattia il fratello muore; Rasputin ancora adolescente durante un attacco di febbre ha una visione: racconterà di aver visto la Madonna che parlandogli l’avrebbe guarito. Da questo episodio inizia ad avvicinarsi alla religione e agli starec.

Si unisce in matrimonio a vent’anni. Dopo la morte del figlio di soli pochi mesi cade in depressione. Guarisce grazie ad un’altra apparizione della Madonna, la quale lo spinge a lasciare tutto e partire. Intraprende lunghe peregrinazioni che lo mettono in contatto con esponenti dei Chlisty, setta considerata illegale, ma molto popolare in Russia. I Chlisty sono duramente critici nei confronti della Chiesa ortodossa, che accusano di corruzione e decadentismo. La fisicità e la religiosità si mescolano in modo equivoco in questa dottrina eretica: il rito erotico e le congiunzioni carnali – anche di gruppo – sono una delle caratteristiche basilari del credo.

Rasputin, dopo aver passato un anno presso il convento di Verchoturje, viaggia nelle grandi città quali Mosca, Kiev e Kazan. Torna al suo villaggio natale dove mette in piedi una chiesa personale. La forza di Rasputin risiede nel suo sguardo magnetico, intenso e allucinato, capace di grande presa sulla gente; le sue sono parole semplici, capaci di convincere: la sua fama in breve si diffonde richiamando alla sua chiesa numerose genti che provengono da tutta la regione.

Rasputin

Rasputin in una fotografia del 1914, State Museum of Political History of Russia, San Pietroburgo (Russia)

Trasferitosi a San Pietroburgo nel 1905 approda alla corte dello Zar Nicola II di Russia. Accompagnato dalla propria fama di guaritore viene chiamato da persone molto vicine alla famiglia Romanov: la loro speranza è che Rasputin possa contenere l’inguaribile emofilia di Alessio, figlio dello Zar. Già al primo incontro Rasputin riesce ad ottenere qualche effetto benefico sul piccolo. Esiste una teoria secondo la quale Rasputin sarebbe riuscito ad interrompere le crisi ematiche di Alessio utilizzando un tipo di ipnosi che rallentava il battito cardiaco del bambino, riducendo così la velocità di circolazione del sangue. Un’altra ipotesi sarebbe quella per cui semplicemente interrompendo l’assunzione di aspirina, che i medici di corte somministravano per lenire i dolori articolari, la salute di Alessio migliorava per effetto della diminuzione delle conseguenti emorragie, e il merito veniva attribuito a Rasputin.

Esiste però anche un fatto scientificamente inspiegabile. Il 12 ottobre 1912 il monaco riceve un telegramma della famiglia reale che lo informava di una grave crisi di Alessio: «I medici disperano. Le vostre preghiere sono la nostra ultima speranza». Rasputin, che si trova nel suo paese natale, dopo essersi immerso in stato di trance per diverse ore in preghiera, invia un telegramma alla famiglia reale con cui assicura la guarigione del piccolo, cosa che avvenne puntualmente nell’arco di sole poche ore.

Il carisma mistico del monaco fa molta presa in particolar modo sulla Zarina Alessandra, tanto che il rapporto con questa dà adito a maldicenze libertine. Tutti i rapporti della polizia segreta e dei deputati della Duma sulla condotta di Rasputin che arrivavano allo Zar venivano sempre considerati frutto di maldicenze ordite dall’intellighenzia liberale e smentite dalla coppia regnante.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale l’attività di Rasputin si sposta dal privato al politico.

Pacifista convinto, cerca di opporsi alla guerra con ogni mezzo: mentre lo Zar Nicola è al fronte cerca di manipolare la Zarina Alessandra (di origine tedesca), per portare la Russia su posizioni pacifiste.

Con i suoi giochi di potere il monaco si crea molti nemici tra cui la casta militare, l’aristocrazia nazionalista, la Destra e anche l’opposizione liberale. La Russia stava passando un brutto periodo, l’esercito subiva numerose perdite, all’interno il Governo era diviso e Rasputin continuava a tramare per ottenere una pace immediata. Il Primo Ministro Trepov tenta di allontanare Rasputin offrendogli un’enorme somma di denaro, ma Rasputin volge a suo favore anche questa circostanza, informando la Zarina: dopo questa nuova dimostrazione di fedeltà alla Corona, vede aumentare il suo prestigio tanto che viene considerato «unico amico della famiglia imperiale».

Accusato di corruzione Rasputin riesce ad essere cacciato dalla casa dei Romanov, ma con l’aggravarsi delle condizioni del piccolo Alessio, la Regina torna a cercare il mistico. Questi risponde che le condizioni del figlio sarebbero migliorate anche in sua assenza e proprio così in poco tempo accade.

È una congiura di alcuni nobili che decreta la fine di Rasputin: attratto in una trappola, nella notte fra il 16 ed il 17 dicembre 1916 viene prima avvelenato con del cianuro, poi – considerata la sua resistenza al veleno – ucciso con un colpo di pistola al cuore. Nonostante l’avvelenamento e il colpo di pistola, Rasputin riesce a riprendersi per tentare una fuga, ma viene raggiunto. Il suo corpo viene colpito da numerose randellate, finché il suo cadavere viene gettato nel canale Fontanka di San Pietroburgo.

Il corpo riemerge due giorni dopo; sottoposto ad autopsia non si troverà traccia del veleno e si riscontrerà che era ancora vivo quando fu gettato in acqua.

La salma viene prima sepolta, poi però verrà dissotterrata per essere bruciata ai bordi di una strada.

La Zarina Alessandra accoglie la notizia con evidente disperazione, mentre lo Zar Nicola preoccupato per il sempre più ingombrante ruolo che Rasputin stava assumendo a corte, terrà un atteggiamento pacato; terrà inoltre conto del fatto che tra i partecipanti alla congiura c’erano nobili con lui imparentati tanto che nessuno venne punito per il delitto.

Le grandi celebrazioni che seguono la diffusione della notizia della morte di Rasputin, vedono gli assassini considerati come eroi, capaci di aver salvato la Russia dalla pericolosa influenza della germanica Alessandra e del suo folle amico monaco Rasputin.

(febbraio 2014)

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