Il Canale di Suez e l’Italia
Il 17 novembre del 1869 veniva inaugurato il canale di Suez con una grande festa a Porto Said. Il Mediterraneo si allargò improvvisamente e per il commercio internazionale fu la prima vera fase del processo della globalizzazione che vide coinvolta anche l’Italia

Inaugurazione del Canale di Suez

Il 17 novembre del 1869 veniva inaugurato il Canale di Suez con una grande festa a Porto Said

Per i propugnatori del mercato liberista il taglio del Canale di Suez significò l’apertura di nuovi commerci e rotte.

I lavori del traforo iniziarono nel 1859 e vi parteciparono migliaia di maestranze provenienti dall’Italia, per la maggior parte minatori esperti nell’utilizzo dell’esplosivo per i trafori.

Nel 1869, nel Regno d’Italia il dibattito politico era tutto incentrato sulla «questione romana», tralasciando quasi del tutto la politica economica che invece era stata una dei cardini della crescita del Piemonte; Cavour sosteneva che in un Paese agricolo come il Piemonte si sarebbe dovuto attuare un incremento delle politiche liberiste per modernizzare l’economia del Paese, tramite l’attuazione di una serie di punti fondamentali, come: la creazione di istituti bancari, nuove linee ferroviarie che dovevano collegare il Piemonte alla Francia tramite il Traforo del Frejus, e l’apertura del commercio del Piemonte con l’Inghilterra e la Prussia. Questo progetto, però, rimase a metà a causa della prematura e improvvisa morte dello statista piemontese, avvenuta improvvisamente il 10 giugno del 1861.

Dal 1862, la politica economica del Regno d’Italia fu contraddistinta da un ritorno della politica economica al protezionismo, a causa della forte concorrenza nel settore tessile dell’Inghilterra e della neonata industria americana, la quale alla conclusione della Guerra di Secessione aveva accelerato la propria politica mercantilistica volta a favorire l’export in Europa delle filande degli Stati del Sud.

Nel 1867 la bilancia commerciale metteva in evidenza la modestia dell’export dell’Italia rispetto agli altri Stati Europei. In Parlamento la destra storica, all’opposizione, fece la propria battaglia politica cavalcando il malumore della classe borghese piemontese, dedita al commercio e all’industria, la quale invocava un cambio netto dell’Italia in materia di politica economica sostenendo una politica di tipo liberista, attuata dagli altri Paesi Europei più sviluppati, come la Francia e la Gran Bretagna.

Con il taglio dell’Istmo, l’Italia si trovava davanti a una concreta possibilità di sviluppo per il commercio dei propri manufatti grazie alla diminuizione dei costi dei noli, e a una maggiore velocità della circolazione dei capitali.

Dipinto dell’inaugurazione del Canale di Suez

Dipinto del giorno dell’inaugurazione del Canale di Suez

Intanto, nel 1871 era stato inaugurato il Traforo del Frejus. Questa nuova infrastruttura poteva collegare le linee ferroviarie Calais/Modane alla Bardonecchia/Brindisi, dove quest’ultima città sarebbe stata l’«hub» principale, grazie al suo porto, per le merci di arrivo e partenza dal Medio Oriente e dall’ India. Questo progetto era stato vaticinato da Cavour nel 1848 nelle pagine della sua rivista «Il Risorgimento», quando venne presentato il piano per il Taglio dell’Istmo di Suez.

Nel 1871 il ritorno al Governo di una coalizione della destra guidata dal Primo Ministro Giovanni Lanza, coadiuvato da Marco Minghetti Ministro dell’Agricoltura, Commercio e Industria, varò un progetto per la modernizzazione del porto di Brindisi e vennero stipulate due concessioni a società private, l’Adriatico-Orientale e la Società Rubattino, che si sarebbero dovute interessare di tutta la logistica che riguardava il trasporto delle merci, che da Brindisi avrebbe dovuto collegare Africa, India e Medio Oriente. La Società Rubattino aveva la concessione aggiuntiva di estendere le sue rotte marittime anche ai porti di Ravenna e Venezia. Il progetto, oltre a interessare direttamente Brindisi, aveva lo scopo di far sviluppare l’intera economia del Sud Italia della costa adriatica grazie a tutta la filiera del campo della logistica.

Giovanni Lanza

Il Primo Ministro Giovanni Lanza

Appena avviata l’attività, ci si rese subito conto che il porto di Brindisi a causa dei bassi fondali non poteva far attraccare le navi mercantili di grandi dimensioni. Vennero quindi adattate delle navi di piccole dimensioni al carico di merci che poi da Brindisi avrebbero dovuto trasbordare le merci al porto di Alessandria d’Egitto e che da lì avrebbero ripreso le rotte verso Oriente. Grazie a questo deficit strutturale del porto di Brindisi, Alessandria d’Egitto sviluppò la sua economia interna grazie all’afflusso del personale operante nel porto e alle sue famiglie, che in un primo momento era destinato a lavorare nel porto della città pugliese. Non è un caso che due personaggi fondamentali per la letteratura italiana del Novecento, Ungaretti e Marinetti, ebbero i natali ad Alessandria d’Egitto. Nonostante questo grosso inconveniente, l’export del Nord industriale dell’Italia e del Sud agricolo verso l’Oriente crebbe in modo considerevole, garantendo all’Italia liberale una notevole congiuntura economica ad appannaggio delle classi borghesi del Nord e latifondiste del Sud Italia.

(giugno 2020)

Tag: Lorenzo Bravi, il Canale di Suez e l’Italia, 17 novembre 1869, Porto Said, taglio del Canale di Suez, questione romana, Cavour, Traforo del Frejus, 10 giugno 1861, politica economica del Regno d’Italia, Guerra di Secessione, Taglio dell’Istmo di Suez, Giovanni Lanza, Marco Minghetti, porto di Brindisi, Società Rubattino, Alessandria d’Egitto, Ungaretti, Marinetti, Canale di Suez.