La saliera di Benvenuto Cellini
Un’opera da brividi

La saliera: un oggetto che sulle tavole ha da sempre fatto bella mostra di sé, sembra essere diventato inutile, obsoleto, al di fuori del tempo. Una ragione, naturalmente, c’è ed è valida: il sale è un elemento necessario alla vita, però deve essere usato con parsimonia; se si vuole, se fosse liquido, sarebbe da mettere nelle vivande con il contagocce, perché diventa nocivo, se consumato in quantità eccessive. Quando certe conoscenze salutiste non erano ancora note, il sale, sia che fosse di origine marina sia di coltivazione mineraria quale salgemma, cioè quale il minerale che la natura elargisce all’uomo, il suo consumo sulla tavola era notevole, ma soprattutto il suo valore consisteva nel poter conservare a lungo gli alimenti che, altrimenti, in breve tempo sarebbero andati a male. Pertanto, data l’importanza di quell’elemento, il suo commercio era ricco ed era trasportato e commercializzato in tutto il mondo conosciuto.

L’Italia aveva le sue saline e anche Ferrara godeva delle entrate cospicue provenienti dalla Salina di Comacchio che, oltre a essere una ottima fonte per rimpinguare le casse sempre mezze vuote del Ducato, era pure la causa di frequenti dissidi con la Serenissima Repubblica di Venezia, che soffriva per la concorrenza alle sue saline aperte nell’Adriatico Settentrionale, e per lo Stato Vaticano, che ne invidiava i proventi. Non a caso scoppiò la nota Guerra del Sale fra Venezia e Ferrara, che durò dal 1482 al 1484, a conclusione della quale solamente l’intervento del Papa, che temeva che i Veneziani esagerassero nell’accrescere i loro territori, impose il loro ritiro, quando avevano già raggiunto le mura della capitale estense.

La saliera, dunque, in tempi passati era un oggetto utile e, pertanto, costruito in modo che fosse pure piacevole da vedere. Si possono ricordare le saliere di tante ditte produttrici, fra le quali emersero quelle di porcellana della tedesca Meissen, la cui attività iniziò nella prima parte del Settecento. Insomma, era un oggetto che poteva pure essere prestigioso.

Ed è proprio a questo proposito che si intende riprendere il discorso, parlando della più bella – in senso assoluto – saliera del mondo, quella costruita da Benvenuto Cellini, scultore, scrittore, argentiere e orafo massimo, considerato uno dei più importanti e valenti artisti italiani.

Un estimatore dell’arte del Cellini fu il Cardinale Ippolito II d’Este che, grazie ai buoni rapporti esistenti fra la Corte del Ducato di Ferrara e la Francia, si era sistemato alla Corte Francese del Re Francesco I, anche perché c’erano vincoli di parentela: infatti, allora il Re era sposato con Eleonora d’Asburgo, dopo essere rimasto vedovo di Claudia di Valois, sorella della Duchessa Renata di Ferrara, cognata del porporato. Ippolito era un grande mecenate, sempre attorniato da grandi artisti fra i quali era proprio il Fiorentino, nato nel 1500. Questi, di carattere scontroso e ribelle, ebbe zuffe e litigi che sconfinarono in delitti, per cui la sua esistenza era sempre un’alternanza di lavoro e fughe. Lo si incontra a Mantova, Ferrara, Venezia. E fu proprio a Ferrara che il Cellini entrò nelle grazie del Cardinale Ippolito, che gli concedeva la sua protezione e che lui ringraziava con la realizzazione di oggetti raffinati ed eleganti.

Come sia sorto nel Cardinale il desiderio di avere una saliera prestigiosa non è dato sapere. Certo è che l’idea è di molto anteriore alla sua permanenza presso il Re di Francia Francesco I. Al Cellini egli commissionò la costruzione di una saliera che, secondo lui, doveva uscire dalla normalità. E per indirizzarlo nella scelta del degli elementi costitutivi e del complesso dell’opera, si rivolse alla sensibilità di due persone colte, quali il poeta Luigi Alamanni e il Vescovo Gabriele Cesano. L’artista ascoltò i suggerimenti che gli erano stati proposti dai due letterati, ma risulta che, alla fine, convinto di quanto enorme fosse la differenza fra il «dire» dei consiglieri e il «fare» di chi materialmente deve compiere l’opera, fece tutto di testa sua. Pertanto, preparò un modello di cera – che disgraziatamente non è giunto ai giorni nostri – e lo presentò al Cardinale Ippolito, suscitando la sua meraviglia e quella dei consiglieri; egli, stupito della complessità della struttura, del suo contenuto iconografico e soprattutto del costo che avrebbe dovuto affrontare, comprese che era un’opera che superava le sue possibilità finanziarie e che solamente un Re avrebbe potuto permettersela.

Quando nel 1540 Benvenuto Cellini andò in Francia, fu ricevuto dal Re Francesco I nella reggia di Fontaineblau e in quell’occasione Cellini gli mostrò tale modello. Il Re ne fu talmente entusiasta che ne approvò la fabbricazione, con il consenso da parte dell’Estense, che era convinto che solamente così la saliera avrebbe potuto vedere la luce. Pertanto si decise che l’opera fosse eseguita con l’oro a 22 carati derivante dalla fusione di 1.000 scudi e fosse poggiata su una base di ebano lunga 33,5 centimetri, mentre l’altezza era prevista di 26 centimetri. La saliera doveva rappresentare una coppia di dèi (Cerere, dea della terra e Nettuno, dio del mare), entrambi nudi, posti di fianco ai contenitori per il sale e per il pepe, dalle parti opposte, intrecciando fra di loro gli arti inferiori: da tale contatto si aveva la produzione del sale. La dea, che tiene in mano una cornucopia, ha i capelli ornati da frutti e fiori ed è seduta su un cuscino ricoperto da una pelle che sembra di elefante, e il dio, seduto su una conchiglia trainata da cavalli marini, tiene in mano un tridente. Un tempietto, mascheroni e arnesi da lavoro agricolo e da pesca in mare decorano la saliera. Un oggetto relativamente piccolo, ma pieno di un fascino grandioso, che fu completato nel 1543.

Saliera di Francesco I

Benvenuto Cellini, Saliera di Francesco I, 1540-1543, Kunsthistorisches Museum, Vienna (Austria)

Quando nel 1570 il successore di Francesco I, che era il nipote Carlo IX, impalmò Elisabetta d’Asburgo, figlia dell’Imperatore d’Austria Massimiliano II, la saliera fu donata al fratello dell’Imperatore, l’Arciduca Ferdinando II, conte del Tirolo, che aveva favorito il matrimonio. Questi, grande collezionista e proprietario di meravigliose raccolte di oggetti naturali e meravigliosi, la inserì fra le sue più preziose rarità, nel suo castello di Ambras. Più tardi la saliera passò fra le cose mirabili degli Asburgo, finché nel 1871 questi decisero di regalarla, insieme con altri preziosi oggetti, al Kunsthistorisches Museum di Vienna, convinti che in tal modo la vista della saliera poteva essere godibile da tutto il popolo.

Un fatto che fece scalpore fu il furto dell’oggetto avvenuto in uno dei primi giorni di maggio 2003. Poiché altre importanti opere non erano state prese in considerazione dai ladri, si è pensato che il furto fosse stato organizzato per accontentare un grande collezionista di opere d’arte oppure da un banda di gente senza scrupoli allo scopo di estorcere denaro all’amministrazione del museo. Qualche mese più tardi, puntuale giunse la richiesta di 10 milioni di euro in cambio della saliera; a dimostrazione che non si trattasse di una bufala, chi ne era in possesso aveva aggiunto polvere d’oro raschiata dalla saliera tessa.

Il 20 gennaio 2006, la polizia viennese comunicò che la saliera di Benvenuto Cellini era stata ritrovata nascosta dentro una scatola sepolta in un bosco presso l’abitato di Zwettl-Niederösterreich, sito non molto lontano da Vienna, e che era stata fermata una persona sospettata del furto. Come si fosse giunti a tale conclusione, pare non siano stati dati chiarimenti di sorta.

Ma l’importante è che ora lo stupendo oggetto continua a fare bella mostra di sé sotto gli occhi curiosi e meravigliati dei turisti di tutto il mondo, tenuti a rispettosa distanza di sicurezza. A proposito del suo valore, si parla di 50 milioni di euro, il che significa che il ladro, o chi per lui, aveva puntato su un cavallo assolutamente vincente.

(ottobre 2021)

Tag: Mario Zaniboni, saliera di Benvenuto Cellini, sale, salgemma, Salina di Comacchio, Repubblica di Venezia, Stato Vaticano, Guerra del Sale, Ferrara, Benvenuto Cellini, Ippolito II d’Este, Ducato di Ferrara, Francesco I, Eleonora d’Asburgo, Claudia di Valois, Luigi Alamanni, Gabriele Cesano, 1540, reggia di Fontaineblau, Carlo IX, Elisabetta d’Asburgo, Massimiliano II, Ferdinando II, castello di Ambras, Kunsthistorisches Museum di Vienna.