Maria la Sanguinaria
Con me o contro di me

Che una Regina d’Inghilterra possa avere una considerazione sensazionale può essere concepibile, ma che sia definita tout curt «sanguinaria» (Bloody Mary) sembra pressoché impossibile. E invece una Regina Britannica è stata così denominata e chi lo ha fatto sicuramente non può essere tacciato di avere esagerato.

Si sta parlando di Maria I Tudor, passata alla storia come «Maria la Sanguinaria», appunto, oltre che come «Maria la Cattolica». Era una principessa, nata il 18 febbraio 1516 a Greenwich Palace, nel Palazzo di Placentia, figlia del Re Enrico VIII e della Spagnola Caterina d’Aragona, vedova del fratello maggiore Arthur, famosa per il suo attaccamento al Papato e per la sua profonda fede cattolica, che le erano stati inculcati dai genitori Ferdinando e Isabella, Reali di Spagna. Per poter sposare la cognata vedova, Enrico VIII ebbe la dispensa da parte del Papa Giulio II.

La nascita di Maria portò gioia alla Corte, anche perché, essendo la primogenita, tutte le attenzioni erano riservate a lei, che era amata, riverita e viziata. La sua educazione fu affidata alla contessa di Salisbury, che fu la madre del Cardinale di Reginald Pole, un amico fedele per tutta la sua vita.

Fu fortunata nel senso che non di rado, quando una fanciulla di alto rango a livello sociale (particolarmente quando si trattava di una erede al trono) cresceva, i Governanti iniziavano a elucubrare su come muoversi per combinare accordi di amicizia e di alleanza con altri Stati attraverso matrimoni stabiliti non per l’affetto che può nascere fra i due direttamente interessati, bensì in base alle proprie convenienze politiche. Pertanto, Maria crebbe tranquillamente insieme con i suoi cari, senza patemi d’animo nel dubbio se chi le era destinato come marito fosse fisicamente passabile, rispettoso e non un maleducato mascalzone donnaiolo.

Tutto andò bene, nel migliore dei modi, finché capitò qualcosa che mandò tutto all’aria. Enrico VIII, mentre da un lato era stanco della moglie anziana, anche perché incapace di dargli un erede, preferibilmente maschio, dall’altro, nel 1525, si era invaghito di Anna Bolena, figlia di un conte inglese e dama d’onore della Regina. Proprio per queste ragioni, nel 1527 iniziò le pratiche per ottenere la nullità del matrimonio, ma incontrò resistenza da parte del Papa Clemente VII, anche per andare incontro al parere negativo da parte di Carlo V, Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico, manifestamente nemico di Enrico VIII; il Papa per sei anni riuscì a tenere duro, fino al momento in cui, resosi conto che il Re non intendeva in alcun modo rinunciare ad Anna, concesse la sospirata nullità e il 23 maggio 1533 l’Arcivescovo di Canterbury, Thomas Cranmer, poté dichiarare che il matrimonio con Caterina d’Aragona era nullo e confermare la validità di quello con Anna Bolena, già avvenuto segretamente il 25 gennaio dello stesso anno. Pertanto, Anna fu incoronata nell’Abbazia di Westminster. Nello stesso tempo, Caterina era stata confinata nel castello di Kimbolton, dove visse serena fino alla morte.

Sempre nello stesso anno, c’era stata una controversia politico-giuridica di notevole peso, che si concluse con la rottura da parte di Enrico VIII con la Chiesa di Roma e la fondazione della Chiesa Anglicana, diventando un fedelissimo Protestante.

Questo matrimonio non piacque a Maria, che non volle mai riconoscere Anna né come moglie del padre, né come Regina.

E a complicare ancor di più la situazione, nacque Elisabetta (poi Elisabetta I). La sua nascita diede l’occasione ad Anna per vendicarsi dell’ostile comportamento di Maria, facendole ritirare i titoli che le spettavano come primogenita, trasformandola da figlia prediletta erede al trono a «figlia illegittima», rendendola invisa al padre e addirittura umiliandola con il suo allontanamento dal Palazzo.

Non c’è da meravigliarsi se un tale cambiamento nel suo trattamento da parte del genitore e l’allontanamento dalla madre legittima abbia lasciato segni indelebili nel suo carattere e nella sua psiche, facendola cadere in una grande depressione, procurandole gravi dolori di testa e fomentando un profondo rancore. Non curandosi della decisione da parte del Re di passare da Cattolico a Protestante, lei restò ferma, fedele alla religione cattolica.

Intanto il Re, tradito nelle aspettative della nascita di un figlio maschio, avendo perso ogni speranza, si era stancato di Anna e mentre tentava un approccio con Jane Seymour, una nobildonna del suo Palazzo, tanto fece e brigò che Anna fu accusata di aver usato la stregoneria per farsi sposare, di averlo tradito con altri uomini e di aver avviato un complotto per eliminarlo: morale della favola, Anna fu giustiziata il 18 maggio 1536 insieme con quei poveretti che erano stati accusati di averla spalleggiata.

Così, il Re poté sposare Jane, che si interessò a Maria, tanto che, attraverso il suo intervento, le fu concesso di ritornare alla Corte del padre. Nel 1537, purtroppo, Jane, che aveva partorito il tanto sospirato maschio (futuro Edoardo VI), morì per le conseguenze derivanti dal parto, aiutata a sopportare le sofferenze da Maria, memore del suo intervento per farla tornare al Palazzo.

Per ragioni esclusivamente politiche, il 6 gennaio 1540, il Re sposò Anna di Cleves, figlia del duca capo dei Protestanti Tedeschi. Matrimonio che durò pochissimo: infatti, nel luglio dello stesso anno Enrico VIII, senza tanti complimenti, divorziò, comunque dandole, come benservito, una rendita che la fece vivere tranquillamente sino alla fine.

Poi, contrariamente a quanto era successo con la moglie lasciata, attraverso la quale si era verificato da parte di Enrico VIII un avvicinamento ai Protestanti, questa volta ci fu la riappacificazione con la Chiesa di Roma. Infatti, immediatamente il Re impalmò Caterina Howard, nipote del più fervido difensore del Papato di tutto il Regno, il duca di Norfolk. Tutto andò liscio per un paio di anni, finché il Re, stanco della moglie, combinò tutto come aveva fatto con Anna Bolena, in modo tale che Caterina lasciò il suo capo sullo stesso ceppo che aveva accolto il collo di Anna.

Siamo agli sgoccioli della vicenda di Enrico VIII, che si sposò per la sesta volta con Caterina Parr, figlia del controllore della Casa Reale, Thomas Parr. Essa, nel 1544, intervenne a favore di Maria, facendola reintegrare nella linea di successione al trono.

Questa volta, però, non fu il Re a decidere la nullità del matrimonio, perché la morte lo portò via all’età di 56 anni nel 1547; in caso contrario, chissà se la lunga serie delle sue mogli sarebbe ulteriormente aumentata.

Alla sua morte, fu incoronato Re d’Inghilterra e Irlanda il figlio decenne Edoardo, che era il primo nella linea di successione stilata da Enrico VIII nel 1554, seguito da Maria e poi da Elisabetta, che divenne Edoardo VI. Egli era sotto la tutela di John Dudley, uomo che aveva grandi ambizioni, non molti scrupoli e che riteneva possibile diventare marito di Elisabetta. Ma nel 1553, all’età di quindici anni, il Re morì, forse per la tubercolosi che lo tormentava da anni o forse per avvelenamento dovuto a Dudley stesso, che aveva grandi progetti, quali il mantenimento della carica di reggente del trono e l’eliminazione sia di Maria sia di Elisabetta, le figlie di Enrico VIII. Intanto, fece sposare suo figlio Guilord con Jane Grey, cugina protestante di Maria.

Questa, appena venuta a conoscenza della morte del padre, si recò a Londra per avere quel trono che, secondo lei, le era stato usurpato dalla coppia. Per cui, appoggiata dai suoi sostenitori della fazione cattolica, che erano dalla sua parte ritenendola la legittima erede al trono, fece condannare e giustiziare Jane e tutti coloro che ne avevano assecondato la successione. A Londra, nella Cattedrale di Westminster, fu incoronata Regina Maria I Tudor, il 19 luglio 1553, e il suo compito precipuo fu quello di riportare il Regno sotto la fede cattolica. Per fare ciò, la sua prima mossa fu quella di sposare, nel 1554, il Cattolicissimo principe Filippo di Spagna, ma in tal modo andò incontro allo sfavore della popolazione inglese, strettamente legata alla Chiesa Anglicana e da sempre contraria alla Chiesa di Roma. Questo fatto fece infuriare la Regina, che impose il ritorno alla fede cattolica, punendo con la morte coloro che si rifiutavano di convertirsi al Cattolicesimo; infatti, nei cinque anni di durata del suo Regno, circa 280 Inglesi, che avevano manifestata la volontà di non diventare Cattolici, furono condannati al rogo, mentre altri 800 o giù di lì riuscirono a mettersi al sicuro all’estero.

Pertanto, è da questa crudeltà che è scaturito il triste appellativo di «Maria la Sanguinaria», probabilmente affibbiatole più tardi; ma comunque il popolo non si dimostrava per nulla contento della sua avversione violenta e sanguinaria nei confronti di coloro che non la pensavano come lei per quanto riguardava la fede religiosa e, mugugnando fra i denti, non esitava di esprimere il suo disappunto. Ma anche l’altro soprannome addossatole, «Maria la Cattolica», non rappresentava nulla di benevolo, giacché evidenziava la sua radicata fede verso la Chiesa di Roma, che non concedeva deroghe a nessuno e di nessun tipo: per lei, i Protestanti erano eretici e come tali, se non si convertivano al Cattolicesimo, non erano suoi sudditi, bensì una feccia da eliminare: punto.

Per garantire un erede al trono d’Inghilterra, si vide in un certo senso costretta a sposarsi e, dopo aver superati diversi scogli, fra cui il parere negativo del Parlamento Inglese, che temeva che la Spagna intendesse annettersi il suo Regno, finalmente riuscì a sposare, nel 1554, il principe Filippo II, figlio del Re di Spagna Carlo V, di cui era innamorata, ma certo non ricambiata.

E pure quella fu un’occasione per liberarsi di coloro che si dimostravano contrari al matrimonio fra due radicati Cattolici e di relegare la sorellastra Elisabetta I nella Torre di Londra, che godeva di pessima fama, invece di condannarla a morte com’era il desiderio dei suoi sostenitori: forse questo è uno dei pochi (ma quali?) atti ci clemenza di Maria verso coloro che non la pensavano nella stessa maniera in merito alla fede religiosa.

Poi cominciò ad avere malesseri, accompagnati da un aumento di peso, per cui era felicissima, ritenendosi incinta e sperando che fosse un maschio, ma il tempo passava e i dubbi sulla sua prossima maternità si andavano addensando, convincendo lo stesso Filippo che si trattasse di una pia illusione. E Maria, una volta appurato che nessun bambino fosse in viaggio, nella sua mente contorta ritenne che fosse il risultato di una maledizione divina per aver sopportato la convivenza coi Protestanti, eretici al sommo grado, per cui provvide a mandare altri esponenti della Chiesa Anglicana al carnefice.

Filippo non l’amava, avendola sposata esclusivamente per interesse, tanto che è riportato che se ne stesse alla larga, lasciandola sempre più spesso da sola. Pur di trattenerlo presso di sé e per accontentarlo, Maria concesse a Filippo la disponibilità dell’esercito inglese per aiutare la Spagna nella sua guerra contro la Francia. Le cose non andarono per il verso giusto e il tutto finì con la perdita di Calais.

Intanto, le condizioni fisiche di Maria andavano peggiorando e quei disturbi, che inizialmente erano stati pensati come dovuti a una gravidanza in atto, si dimostrarono in tutta la loro gravità, forse causati da un tumore alle ovaie. Così, Maria la Sanguinaria lasciò questo mondo, il 7 novembre 1558, fra terribili sofferenze.

Le succedette sul trono Elisabetta I che, senza nessuna esitazione, ripristinò il Protestantesimo in modo definitivo nel Regno d’Inghilterra.

Ora, le due Regine riposano insieme nell’Abbazia di Westminster a Londra.

(settembre 2022)

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