La formazione di Lutero
I suoi anni all’Università di Erfurt


I primi anni di Lutero

Ricapitoliamo ora l’educazione ricevuta da Lutero, prima di proseguire dettagliando il suo percorso universitario. Abbiamo visto che i primi anni li trascorse alla scuola di Mansfeld, in cui abbondavano le punizioni corporali (lui stesso arrivò a essere sottoposto a ben 15 battiture a mattinata!); frequentissime erano pure le lezioni da apprendere in maniera mnemonica e meccanica e le umiliazioni, come il già citato Libro del lupus, in cui un allievo più anziano registrava le infrazioni non ancora punite dei compagni e che veniva letto il fine settimana, per dare il via alla caterva di punizioni[1].

A 14 anni, Martin passò a Magdeburgo, dove rimase tra il 1496 e il 1497, probabilmente per seguire le lezioni del capitolo della cattedrale; grazie al canonico Paul Mosshauer, pure di Mansfeld, il ragazzo entrò nel pensionato dei Fratelli di Vita Comune, assieme all’amico, anche lui di Mansfeld, Hans Reinecke. Come abbiamo visto, la spiritualità interiorizzata dei Fratelli esercitò un duraturo influsso su Lutero (come su Erasmo da Rotterdam)[2]; la loro pedagogia già risentiva dei primi bagliori dell’Umanesimo ed era contraddistinta da una sensibilità moderna, incentrata sullo studente, mentre il sapere era inteso al servizio dello spirito.

Infine, nel 1497, Lutero passò a Eisenach, la sua «amata città di Eisenach», presso i parenti della madre, i Lindemann, tra cui si annoveravano vari medici e giuristi; in questa città ai bordi della selva di Turingia egli rimase per 4 anni, fino al momento di entrare all’Università nel 1501. Dice un testo della Weimarer Ausgabe[3]:

«Sui genitori e gli studi di Lutero […] Studiò a Eisenach e mendicò il pane porta a porta, quindi giunse da Enrico, cittadino di Eisenach, e accompagnò suo figlio a scuola. Infine, giunse a Erfurt e divenne monaco contro la volontà del padre».

Come abbiamo letto in un articolo precedente[4], grazie a un prozio di sua madre, cappellano a San Nicola, il giovane Martin fu ricevuto nella distinta casa di Heinrich Schalbe, mercante e poi borgomastro della cittadina; accolto con affetto, egli ricevette l’incombenza di accompagnare il figlio Kaspar in chiesa e a scuola. Heinrich Schalbe si distingueva altresì come benefattore di varie chiese del luogo e simpatizzava per la pietà francescana: Lutero avrebbe ricordato in seguito con piacere lo «Schalbense Collegium», cioè il gruppo di amici che si riuniva in quella casa, condivideva valori spirituali e culturali di rilievo e costituiva probabilmente una sorta di circolo umanistico[5]. A Eisenach, dove frequentava la scuola della parrocchia di San Giorgio, Lutero aveva ulteriormente approfondito le cosiddette arti del «trivio» già abbordate in precedenza, cioè i tre insegnamenti propedeutici alla specializzazione universitaria e concentrati sul linguaggio: grammatica, ovviamente latina, retorica, cioè l’arte della composizione e dell’eloquenza, e dialettica, ovvero la riflessione filosofica e logica. Stando a Melantone, la scuola di latino di San Giorgio era una delle migliori della Germania grazie al docente Wigand Güldenapf, di cui Lutero mantenne un’opinione molto elogiativa: anni dopo lo invitò alla sua prima Messa e, ancora in seguito, richiese per lui una pensione in una delle città dove questi aveva servito quale pastore[6].

Inoltre, Martin poté approfondire la conoscenza della musica, già avviata alla cattedrale di Magdeburgo. Possedeva una voce di tenore e le conoscenze teoriche e tecniche acquisite allora sarebbero poi state fondamentali per la sua attività pastorale: Lutero compose numerosi inni, ancor oggi intonati nelle chiese protestanti (talora anche altrove: alcuni suoi canti sono approdati persino nel repertorio cattolico); inoltre, l’umanista Crotus Rubeanus scrisse in seguito, in una lettera del 1520, come a Erfurt, quando entrambi frequentavano l’Università e lo stesso cenacolo culturale, egli fosse un «musicus et philosophus eruditus», un «musico e filosofo esperto»[7]. Sempre a Erfurt, durante la convalescenza per una ferita che aveva ricevuto alla coscia, Lutero imparò a suonare il liuto:

«Quando era studente baccelliere a Erfurt e rimase a casa per una ferita alla gamba, apprese di sua spontanea volontà a suonare la lira e anche a trarne musiche[8]».

Difatti, durante un viaggio a partire da Erfurt per tornare a casa (secondo la Nitti, nel 1503-1504)[9], Lutero visse un incidente piuttosto grave, durante il quale mostrò la sua profonda religiosità:

«Mentre voleva partire per tornare a casa ed era per strada, per caso si impigliò con la gamba nella spada e ruppe la vena cefalica. Era allora solo in campagna, soltanto con un compagno, e distava da Erfurt tanto quanto Utsch da Wittemberg (mezzo miglio). Allora il sangue sprizzò fuori in modo straordinario e lui non fu in grado di fermarlo. Quando vi ebbe apposto un dito, la gamba si gonfiò enormemente. Infine, un chirurgo fatto venire dalla città curò la ferita. Allora si trovò in pericolo di morte ed esclamò: “O Maria, aiutami! Fossi morto allora”, disse, “nel nome di Maria!”. In seguito, durante la notte, mentre era a letto, la ferita si aprì; egli venne meno e invocò ancora Maria. Fu il terzo giorno dell’ottava di Pasqua[10]».

Si noti come il giovane studente portasse la spada. Si noterà anche che pure da ragazzo, Lutero non poteva assolutamente starsene con le mani in mano, neanche da malato.

Insomma, alla vigilia dell’ingresso all’Università, Lutero aveva accumulato un «curriculum» abbastanza vario, pur negli spazi locali e abbastanza ristretti della Germania del tempo. Si preparava ora alla vita universitaria.


All’Università di Erfurt

Nel 1501, quindi, Martin si trasferì a Erfurt, capitale della Turingia, non lontano da Eisenach e luogo di studio di vari dei suoi parenti Lindemann; Hendrix ipotizza che il giovane sia partito nell’aprile del 1501, giusto in tempo per iscriversi al semestre estivo[11]. Fondata da San Bonifacio nell’VIII secolo, questa città era sede della più antica Università di Germania, nata nel 1392 per volontà del Consiglio Cittadino, autonoma rispetto a ogni altra istituzione e tutelata con orgoglio dai maggiorenti del luogo; gli storici descrivono la località come una città di 19.000 abitanti, comprensivi di circa 1.000 studenti e un’ottantina di istituti religiosi, fra cui eccellevano Domenicani, Francescani e Agostiniani; questi assicuravano un insegnamento teologico di alto livello, anzi, ognuno dei loro monasteri era tenuto a fornire un docente di teologia, ma in città prevaleva per prestigio la facoltà di Diritto[12]. Nel XIV secolo vi era stato priore dei Domenicani il celebre mistico Meister Eckhart: in città esistevano ben 22 parrocchie e 11 chiese conventuali e notevole era la tradizione omiletica[13]. La Nitti calcola che nell’anno in cui si immatricolò Lutero, nel 1501, si iscrissero all’ateneo ben 230 matricole[14]. Erfurt era quindi una delle maggiori città della Germania, svincolo commerciale tra i più importanti tra l’Europa Orientale e quella Occidentale[15]. Come sottolinea Prosperi, i vari luoghi in cui visse Lutero (Mansfeld, dove si trasferì bambino e frequentò la scuola, Magdeburgo, dove visse presso i Fratelli della Vita Comune, Eisenach, dove andò ad abitare e studiare presso i parenti materni, quindi Erfurt), appartenevano alla Sassonia elettorale, affidata cioè a un granduca che figurava tra i sette grandi elettori dell’Imperatore (assieme all’Arcivescovo di Treviri, a quello di Colonia, al duca di Baviera eccetera)[16].

Quanto ai 1.000 studenti, c’era di che sconvolgere il pacifico trantran cittadino, dato che dove erano presenti in così grande quantità, non fioriva solo la cultura, ma si moltiplicavano anche gli eccessi e le baldorie (per cui esistevano osterie e bordelli, come avrebbe osservato lo stesso Lutero in seguito). Ma Martin non era certo tipo da darsi alle orge: il padre, come vedremo tra breve, potrebbe avere scelto per lui l’austera casa dello studente di San Giorgio, dove il giovane avrebbe potuto avvalersi di un ambiente molto serio, alternando lo studio nella ben fornita biblioteca agli uffici religiosi. Il libro mastro dell’ateneo registra la sua immatricolazione del 1501: questo è il primo documento pubblico in cui compare il suo nome («Martinus Ludher ex Mansfeldt in habendo») e la sua condizione economica è valutata come sufficientemente agiata da permettere il pagamento della tassa universitaria per intero («in habendo»). Conseguì il baccalaureato in Arti il 29 settembre 1502, dopo soli 3 semestri, collocandosi al trentesimo posto su 52 candidati[17]. Oberman ritiene che questo primo successo molto parziale fosse ancora da addebitare alle lacune accumulate a Mansfeld[18], ma è più probabile che Martin abbia studiato tanto, accanitamente e con lo scopo di bruciare i tempi, donde un risultato apparentemente meno brillante. Si laureò difatti «magister» con un anno di anticipo[19] e, come osserva la Nitti, bisogna considerare che i primi posti toccavano di solito a nobili e clero[20].

Gli studenti universitari di Erfurt indossavano una divisa, con pantaloni, toga e tocco adeguati al loro grado di studi, parlavano tra loro in latino e vivevano in modo quasi monacale in pensionati studenteschi denominati «bursae» (dal sostantivo «bursa», che indicava la retta). In città ce n’era una mezza dozzina e gli indizi a nostra disposizione rivelano che Lutero potrebbe avere vissuto in una di queste due: la «bursa» di San Giorgio, dove un parente in visita, Dietrich Lindemann, fu ospite, oppure il Collegio Amploniano, o «porta del cielo», fondato dal secondo rettore dell’ateneo e dotato di una magnifica biblioteca lasciata in eredità dal benefattore. Fu qui che avrebbe avuto luogo la cena in cui gli amici si congedarono da Martin poco prima che questi entrasse in convento[21].

Nelle «bursae» convivevano studenti e docenti di una stessa facoltà, di solito allievi che dovevano ancora conseguire il baccalaureato: il prezzo comprendeva vitto, alloggio e ripetizioni di alcune materie, specie latino, concesse dagli insegnanti che vivevano nello stesso edificio. Tuttavia, nelle «bursae» aggregate ai collegi universitari gli studenti potevano godere di queste lezioni e della presenza dei docenti ivi impiegati gratis, mentre nelle «bursae» private (come il Collegio Amploniano) dovevano pagare un surplus per l’assistenza degli insegnanti. La «bursa» era diretta dal rettore, anch’egli un docente, che ne assicurava il buon funzionamento, mentre il «conventor», di solito uno studente, si occupava dell’amministrazione, dell’affitto dei posti letto, del rifornimento di viveri o dell’organizzazione della cucina. Tra i collegi universitari, il più noto era il «Collegium Universitatis», detto in seguito anche «Maius», fondato assieme all’Università nel 1392 e sede della Facoltà di Arti[22].

La vita al Collegio Amploniano era severamente regolamentata e controllata da docenti e assistenti: sveglia e preghiere alle 4 del mattino, esercitazioni accademiche a partire dalle 6, pranzo a metà mattina e cena nel pomeriggio, letture bibliche anche in refettorio; la biblioteca era aperta solo a partire da un’ora prima di cena e le porte esterne venivano chiuse alle 8 di sera, quando si andava a dormire. I giovani dovevano frequentare la Santa Messa, pregare ed evitare luoghi dissoluti: ovviamente, ciò era vero almeno nelle pie intenzioni dei docenti, dato che anni dopo Lutero avrebbe affermato – forse con un pizzico del suo abituale pessimismo – che gli studenti di Erfurt imparavano soprattutto a bere e ad andare a donne[23].

D’altro canto, Erfurt non era neanche indenne da problemi e torbidi: uno dei suoi maggiori teologi, Johannes von Wiesel, era stato condannato all’ergastolo dall’Inquisizione nel 1479. Per quali dottrine? Aveva contestato le indulgenze, chiesto la comunione sotto le due specie anche per i laici e rivendicato l’autorità ultima della Scrittura, concezioni queste che ricordavano l’eresia hussita (da Jan Hus), diffusa in Boemia agli inizi del secolo; strano precedente di Lutero[24]. Durante il 1509, poi soprannominato l’«anno folle», il consiglio cittadino, indebitato fino al collo, aumentò le tasse, il che provocò una fiammata di proteste e rivolte. Per calmarle, non bastò giustiziare un consigliere (stranamente, Niccolò II d’Este non si era comportato diversamente durante una rivolta analoga nel 1385 a Ferrara: evidentemente, funzionari e gabellieri costituivano all’epoca un capro espiatorio molto comodo in caso di rivolta contro il fisco); le proteste dilagarono a danno della stessa Università e dei suoi collegi, dato che alcuni studenti più ricchi parteggiavano per il consiglio. Si rischiò addirittura la chiusura dell’ateneo[25].

Ma l’«anno folle» doveva ancora venire quando Lutero frequentava l’Università locale. Il padre di Martin sognava per lui la facoltà di Diritto, la più prestigiosa, quella che gli avrebbe aperto le porte della promozione sociale preparandolo all’incarico di funzionario o magistrato per uno dei principi o delle città libere in cui era suddiviso il Sacro Romano Impero; ma Lutero dovette partire, ovviamente, dal titolo di «magister artium», conseguito il 19 gennaio 1505 a preludio della laurea, per così dire, «specialistica». Pertanto, il giovane fu tra i pochi che poterono proseguire gli studi fino alla laurea magistrale: dopo l’esame finale che di solito aveva luogo nel «gran collegio», cioè il pensionato più antico ospitante la facoltà di Filosofia, risultò secondo tra 17 studenti ed entrò a far parte, di diritto, del personale docente[26].

Fu una grande occasione: anni dopo, Lutero la ricordava quasi con commozione, anche se venata dalla nostalgia esistenziale per tutto ciò che passa.

«Una volta l’Università di Erfurt era così famosa e qualificata, che invece tutte le altre erano ritenute come scuolette; ma adesso quella gloria e magnificenza sono scomparse e questa Università è del tutto morta. Come erano grandiosi la magnificenza e lo splendore al momento della promozione dei “magistri”, che venivano preceduti da fiaccole in corteo e onorati pubblicamente! Credo che nessuna gioia temporale e terrena sia stata equivalente. Si faceva quindi anche una grandissima festa, con acclamazioni, quando si promuovevano i “doctores”; allora si cavalcava intorno per la città, per l’occasione ci si abbigliava e ornava in maniera speciale; e tutto questo è passato e venuto a cadere. Eppure vorrei che si facesse ancora»[27].

Strano che pochi decenni dopo, l’accademico Lutero rimpiangesse come perduti questi allegri usi universitari: comunque, possiamo immaginarci anche lui al centro di un corteo serale, illuminato da fiaccole, mentre attraversa il centro cittadino in vena di festeggiamenti, per quello che era sicuramente un risultato raro per i suoi contemporanei.


I contenuti dell’apprendimento

La biblioteca universitaria di Erfurt conserva un’enciclopedia in due volumi, stampata nel 1501 a Venezia e rilegata a Erfurt prima del 1505: tra i commenti e le glosse, se ne rinvengono alcuni stesi dalla mano stessa di Lutero nel capitolo sulla logica e in quello sulla geometria. Inoltre, un vecchio volume della Herzog August Bibliothek di Wolfenbüttel presenta altre glosse di Lutero risalenti ai primi anni della sua vita religiosa nel monastero agostiniano di Erfurt (1505-1511): in una cronaca sulla vita degli Imperatori, egli aggiunse le date di nascita e di morte a una menzione di Santa Elisabetta di Turingia, molto venerata nella sua terra. Infine, un fascicolo entro il volume, contenente versi del poeta medievale Battista Mantovano, mostra accanto alla parola «fede» la sentenza «Il giusto vive mediante la fede» desunta dall’epistola ai Romani: questa glossa, scoperta nel 2013, precorre lo sviluppo della caratteristica teologia luterana fondata sulla «sola fides»[28]. Queste dunque, tra memoria, nuovo apprendimento e formazione di una religiosità caratteristica, le tracce lasciate da Lutero sui testi cui ebbe accesso; le note a margine lasciano già intravvedere i punti focali della sua formazione.

Se per il baccellierato Lutero aveva studiato le arti del trivio (retorica, grammatica, dialettica), per il gradino successivo, quello di «magister artium», si dedicò a quelle del quadrivio, tradizionalmente suddiviso in aritmetica, geometria, musica e astronomia; in realtà, si approfondivano varie branche del sapere aristotelico: logica, fisica, metafisica, etica, politica, il tutto sviluppato grazie ad approfondimenti e dispute sulle opere classiche di Aristotele[29].

A Erfurt Lutero conobbe però, piuttosto che la «via antiqua», cioè l’insegnamento di marca tipicamente aristotelica e tomistica, «realista», la cosiddetta «via moderna», occamista (detta così dal filosofo Guglielmo di Ockham, 1288-1347): a differenza dell’altra, che vedeva nei concetti un corrispondente della realtà, la via di Occam riteneva invece che nomi e concetti fossero costruzioni umane, astrazioni, le quali potevano non corrispondere alla realtà. Realisti e nominalisti si scontravano così, accusandosi reciprocamente di difendere idee prive di riscontri reali: un problema non da poco. Sarebbe ora lungo insistere su questo aspetto specifico della formazione di Lutero, aspetto che dovrà essere approfondito più in là a proposito della sua teologia: tuttavia, basti affermare qui che i nominalisti od occamisti erano critici nei confronti del principio di autorità, cui preferivano di gran lunga nel campo della fisica l’esperienza diretta e, nel campo della teologia, la Bibbia. Già questo lascia comprendere quanto Lutero fu fortemente influenzato dall’occamismo, come avrebbe rivelato poi il suo percorso successivo[30].

La questione di quanto si sia esteso questo influsso è però molto dibattuta. Probabilmente, esso gli lasciò in eredità una tendenza «irrazionalista», che tendeva a sminuire l’importanza della ragione umana, a vantaggio di una visione di Dio che si dovrebbe forse definire arbitraria (senza che Egli sia ritenuto da alcun ordine razionale).

«Per la scuola di Ockham, la sovranità assoluta di Dio, letteralmente sciolta dal vincolo della comprensione razionale e quindi bisognosa di strumenti altri dalla filosofia per esser conosciuta, apparteneva a un dominio completamente consegnato alla gestione dell’autorità ecclesiastica: se la fede e i suoi contenuti non più raggiungibili dalla ragione appartengono all’ambito della rivelazione, la teologia diventa un campo nel quale la speculazione del credente non deve penetrare; la possibilità e la maggiore libertà di sperimentare e conoscere la realtà, acquisite proprio grazie a questa rinunzia, devono pagare tutto intero il loro prezzo»[31].

Sicuramente, Lutero era occamista (lo appare ancora nelle sue note sulle Sentenze di Pietro Lombardo del 1509-1510), tanto da affermare: «Occam, il mio maestro, fu sommo dialettico»[32]. Tuttavia, in seguito egli non si peritò di rinnegare anche Occam, colpevole, secondo lui, di avere affermato che l’azione dello Spirito Santo non è indispensabile per il compimento di opere buone. Anni dopo, se ne scandalizzava ancora:

«Su questo soggetto la teologia scolastica ammette che l’essere umano possa meritare la grazia in modo conforme sulla base delle pure facoltà naturali e tutti gli scolastici così hanno insegnato: “Fa’ quanto è in te!”. Ma Occam, sebbene li avesse vinti tutti col suo ingegno e abbia confutato tutte le vie rimanenti, ha espressamente detto e scritto che non si trova nella Scrittura che lo Spirito Santo sia necessario per le opere buone»[33].

A essere sinceri è piuttosto improbabile che gli scolastici abbiano ritenuto che l’uomo potesse meritare la grazia in modo naturale: questa è la percezione di Lutero. Tutt’altro discorso è la possibilità di compiere opere buone, di solito ammessa dai Padri e dagli scolastici anche per i non cristiani. Tuttavia, Lutero risentì comunque per tutta la vita del metodo delle dispute universitarie e persino della Scolastica.

Del resto Erfurt, per quanto i suoi programmi fossero ancora molto inclini al sapere aristotelico, come avveniva del resto in buona parte delle Università Europee, fu uno dei primi templi in cui si diffuse l’Umanesimo Tedesco; agli inizi del Cinquecento, pure in Germania fiorivano circoli umanistici e si diffondevano, grazie alla stampa, opere analoghe, specie nelle città del Sud, quali Augusta e Norimberga. Vari docenti erano aperti alla nuova atmosfera, come i ben noti Jodokus Trutvetter, originario di Eisenach (e rettore nel 1501) e Bartolomeo Arnoldi da Usingen, poi Agostiniano nel convento di Lutero, esperti di filosofia aristotelica, autori prolifici, aperti al nominalismo, ma anche molto apprezzati dai circoli umanistici locali. Fu Arnoldi che si adoperò affinché migliorasse l’insegnamento delle lingue antiche; ma il maggiore umanista di Erfurt era Nicolaus Marschalk, docente e proprietario di una tipografia che pubblicava i classici in lingua originale e le rispettive grammatiche, ebraica, greca e latina; anzi, il manuale di greco di Marschalk fu il primo libro di testo di greco mai pubblicato in Germania. A Erfurt, Lutero conobbe poi figure che sarebbero divenute eminenti umanisti e studiosi impegnati per la Riforma: Giorgio Spalatino, tramite tra il riformatore e l’elettore Federico di Sassonia, assistente di Marschalk e attivo con lui a Wittenberg; quindi, Ulrich von Hutten, poi distintosi nella rivolta dei cavalieri contro Roma; infine, due tra i migliori amici di Lutero: Johannes Lang, confratello di Martin, docente di greco e poi priore del loro stesso monastero di Erfurt fin dal 1516, e Justus Jonas[34].

Per quanto Lutero non sia affatto da considerare un umanista, entrò comunque in contatto con queste tendenze, ma senza frequentare di persona i circoli umanistici della città, quali quello di Marschalk o di Muziano Rufo[35]; forse seguì le lezioni di letteratura classica che, nel programma della facoltà di «artes», erano comunque facoltative[36]. In realtà, anche se le posizioni di Lutero (come la critica alle indulgenze) sarebbero in seguito apparse accattivanti agli umanisti tedeschi, egli, da occamista, non nutriva alcuna fiducia nella ragione, per cui rimase fondamentalmente anti umanistico; tuttavia, in certi momenti della sua ascesa giocò a proprio vantaggio sull’equivoco che lo vedeva prossimo all’Umanesimo e a Erasmo. Quest’ultimo, invece, paradossalmente trovava Lutero troppo vicino alla Scolastica, per il suo stile intellettuale «assertivo e argomentativo, dogmatico e tendente alla divisione, orientato più alla conquista che al consenso»[37]. D’altronde, è difficile tracciare un confine netto tra Scolastica e Umanesimo, sapere tradizionale aristotelico e innovazioni rinascimentali nelle Università dell’epoca[38]. Lutero coltivò comunque la propria formazione in latino: quando entrò in monastero, si portò dietro solo due libri, Plauto e Virgilio[39]. Forse la prospettiva più equilibrata in merito è quella offerta da Silvana Nitti, secondo cui a Erfurt Scolastica e Umanesimo coabitavano pacificamente e Lutero non poté rimanere indenne dai nuovi influssi umanistici:

«Il giovane studente, come è giusto alla sua età, aveva assorbito suggestioni da stimoli diversi… Ma non tutto, dell’Umanesimo che si poteva trovare a Erfurt, dovette interessarlo più di tanto; certamente non fu sufficiente a dargli risposte, probabilmente non avrebbe mai detto di essere un umanista»[40].

Appare molto indicativa l’espressione secondo cui Lutero cercava «risposte», che, per la sua sete di assoluto, non poteva certo trovare nella cultura classica. Fu proprio all’Università che il giovane scoprì invece la Bibbia:

«30 anni prima infatti nessuno leggeva la Bibbia ed essa era ignota a tutti… Infatti io, quando avevo 20 anni, non avevo ancora visto una Bibbia. Pensavo che non ci fosse nessun Vangelo o Epistola, salvo quelli che erano scritti nei testi domenicali. Infine rinvenni una Bibbia in biblioteca e non appena mi ritirai in monastero, cominciai a leggere e rileggere e ancora rileggere la Bibbia suscitando somma ammirazione nel dottor Staupitz»[41]

Si noti che questa testimonianza è inserita entro una critica aspra contro l’ignoranza della Sacra Scrittura voluta dal Papato, per cui va relativizzata; forse, Lutero, anche da giovane, non era proprio così ignaro della composizione di una Bibbia. Comunque, la biblioteca qui citata è sicuramente quella universitaria (come afferma anche l’editore). Probabilmente, è questo stesso episodio quello descritto con qualche dettaglio in più in altri passi, in cui troviamo regolarmente la contrapposizione tra quella prima illuminazione, quando Martin vide la prima Bibbia della sua vita all’Università, e il periodo di angoscia successivo all’entrata in monastero:

«Da giovane vidi a Erfurt una Bibbia nella biblioteca dell’Università e lessi un passo nel Libro di Samuele, ma l’ora mi richiamava a lezione. Io avrei desiderato molto leggere tutto il libro. A quell’epoca non se ne presentava l’occasione. Ma quando entrai in monastero e lasciai tutto, disperando di me stesso, chiesi ancora una Bibbia…»[42].

Si noti la forte dimensione esistenziale che la lettura della Bibbia possedeva per Lutero, che ne fu affascinato già la prima volta che la vide. Anche in un altro punto delle sue memorie egli riferisce un episodio analogo, di cui parla in terza persona:

«Una volta da ragazzo incappò in una Bibbia, dove per caso lesse la storia della madre di Samuele nei Libri dei Re; il libro gli piacque straordinariamente ed egli pensò che sarebbe stato felice se avesse mai potuto possedere un tal libro. Fu infatti molto contento quando, dopo poco tempo, acquistò una raccolta dei passi evangelici letti in chiesa la domenica»[43].

A dire il vero, il ripetersi di questo episodio nei Tischreden, più che valore documentario, possiede una notevole potenza evocativa: fa pensare al primo incontro con il grande amore della propria vita, incontro folgorante di cui questo possiede la suggestione e l’aureola. Proprio per questo alone epifanico, non so fino a che punto possa servire per ricostituire nella realtà i primi approcci di Lutero alla Sacra Scrittura.

A Erfurt, come anticipato, sorgevano anche illustri scuole di teologia organizzate dai principali ordini mendicanti presenti in città: Francescani, Domenicani e, soprattutto, Agostiniani. I loro studenti erano pure iscritti all’Università, i professori erano in comune e i diplomi conferiti dagli «studia» religiosi risultavano diplomi universitari riconosciuti a tutti gli effetti. Difatti, dopo avere studiato teologia, Lutero avrebbe proseguito la carriera accademica proprio da teologo[44]: e questo dopo aver spazzato via i «sogni di gloria» del padre, che dopo la laurea aveva cominciato a dargli addirittura del «voi»[45] e auspicava per lui un bel matrimonio[46] e la laurea in Legge; quella laurea per la quale Martin aveva iniziato a studiare nel maggio 1505 (la Santa Messa di introduzione al semestre estivo fu celebrata il 19 di quel mese[47]) e per cui il padre aveva già comprato un costoso volume, ma cui il giovane non arrivò mai. Sicuramente, non sentiva che quella fosse la sua strada: aveva bisogno, nella sua profonda inquietudine spirituale, di ben altro. Il suo percorso da giurista si interruppe, come noto, con il celebre voto a Sant’Anna, a seguito del quale egli si ritrovò tra gli Agostiniani.


Note

1 Confronta Heiko A. Oberman, Martin Lutero. Un uomo tra Dio e il diavolo (traduzione italiana), Roma-Bari, Laterza, 1987, pagine 83-84 e il mio articolo Le origini e i primi anni di Lutero, dicembre 2020,
http://storico.org/umanesimo_rinascimento/origini_primiannilutero.html.

2 Su questa parte, confronta Silvana Nitti, Lutero, Roma, Salerno Editrice, 2017, pagine 18-19, citazione a pagina18; Heiko A. Oberman, Martin Lutero. Un uomo tra Dio e il diavolo (traduzione italiana), Roma-Bari, Laterza, 1987, pagine 85-88; Adriano Prosperi, Lutero. Gli anni della fede e della libertà, Milano, A. Mondadori, 2017 (edizione numerica), posizione 438; Scott H. Hendrix, Lutero. Un riformatore visionario (traduzione italiana), Milano, Hoepli, 2017 (versione numerica), posizione 852-860; Guido Dall’Olio, Martin Lutero, Roma, Carocci editore, 2017, pagine 38-40.

3 Come sempre, faccio riferimento alla Weimarer Ausgabe, indicata con sigle inizianti con WA (WAT sono i Tischreden, WABr le lettere, = Briefe): confronta il sito
http://www.lutherdansk.dk/WA/D.%20Martin%20Luthers%20Werke,%20Weimarer%20Ausgabe%20-%20WA.htm
La traduzione dal latino o dal tedesco è mia. In questo caso si rinvia a WAT 5 5362, 95, 1-7.

4 Confronta il mio L’incontro di Lutero con una spiritualità ottimistica, marzo 2021,
http://www.storico.org/umanesimo_rinascimento/incontrolutero_spiritualitaottimistica.html
e Scott H. Hendrix, Lutero. Un riformatore visionario (traduzione italiana), Milano, Hoepli, 2017 (versione digitale), posizione 858-890.

5 Confronta Silvana Nitti, Lutero, Roma, Salerno Editrice, 2017, citazione pagina 19. Sulla casa di Schalbe, si veda anche Heiko A. Oberman, Martin Lutero. Un uomo tra Dio e il diavolo (traduzione italiana), Roma-Bari, Laterza, 1987, pagina 89; Scott H. Hendrix, Lutero. Un riformatore visionario (traduzione italiana), Milano, Hoepli, 2017 (versione digitale), posizione 890-894; Guido Dall’Olio, Martin Lutero, Roma, Carocci editore, 2017, pagina 38.

6 Confronta Scott H. Hendrix, Lutero. Un riformatore visionario (traduzione italiana), Milano, Hoepli, 2017 (versione digitale), posizione 858-890.

7 Confronta Crotus Rubeanus ad Lutherum, 28 aprile 1520, WABr 2, pagine 87-93 (91).

8 Il testo, che mescola latino e tedesco, verso la fine non appare molto chiaro, ma il senso si intuisce con facilità: confronta WAT 5, 6.428, pagina 657.

9 Confronta Silvana Nitti, Lutero, Roma, Salerno Editrice, 2017, pagina 30.

10 Confronta WAT 1, 119, pagina 46. L’edizione ipotizza perciò il martedì 16 aprile 1503. Si noti che noi oggi consideriamo come vena cefalica quella degli arti superiori: la Nitti parla di arteria femorale, ma se Lutero fosse stato ferito all’arteria femorale, si sarebbe dissanguato in pochi minuti.

11 Confronta Scott H. Hendrix, Lutero. Un riformatore visionario (traduzione italiana), Milano, Hoepli, 2017 (versione digitale), posizione 924-926; Heiko A. Oberman, Martin Lutero. Un uomo tra Dio e il diavolo (traduzione italiana), Roma-Bari, Laterza, 1987, pagina 105; Silvana Nitti, Lutero, Roma, Salerno Editrice, 2017, pagine 20-29, in particolare 20-21.

12 Confronta Heiko A. Oberman, Martin Lutero. Un uomo tra Dio e il diavolo (traduzione italiana), Roma-Bari, Laterza, 1987, pagina 106; Silvana Nitti, Lutero, Roma, Salerno Editrice, 2017, pagine 20-29. Di qui anche le reticenze di Lutero nei confronti dei giuristi, che secondo lui non erano buoni cristiani.

13 Confronta Silvana Nitti, Lutero, Roma, Salerno Editrice, 2017, pagina 22.

14 Confronta Silvana Nitti, Lutero, Roma, Salerno Editrice, 2017, pagina 20.

15 Confronta Guido Dall’Olio, Martin Lutero, Roma, Carocci editore, 2017, pagina 41 e Scott H. Hendrix, Lutero. Un riformatore visionario (traduzione italiana), Milano, Hoepli, 2017, posizione 930-946; sull’Università di Erfurt, confronta Heiko A. Oberman, Martin Lutero. Un uomo tra Dio e il diavolo (traduzione italiana), Roma-Bari, Laterza, 1987, pagina 105, che quantifica però gli studenti a circa 500 all’epoca di Lutero; circa il 15% degli studenti tedeschi di allora era passato da lì e l’ateneo era terzo per grandezza dopo quelli di Colonia e Lipsia.

16 Confronta Adriano Prosperi, Lutero. Gli anni della fede e della libertà, Milano, A. Mondadori, 2017, posizione 436-461.

17 Confronta Guido Dall’Olio, Martin Lutero, Roma, Carocci editore, 2017, pagina 41.

18 Confronta Heiko A. Oberman, Martin Lutero. Un uomo tra Dio e il diavolo (traduzione italiana), Roma-Bari, Laterza, 1987, pagina 103.

19 Confronta Heiko A. Oberman, Martin Lutero. Un uomo tra Dio e il diavolo (traduzione italiana), Roma-Bari, Laterza, 1987, pagina 104.

20 Confronta Silvana Nitti, Lutero, Roma, Salerno Editrice, 2017, pagina 23.

21 Confronta Scott H. Hendrix, Lutero. Un riformatore visionario (traduzione italiana), Milano, Hoepli, 2017, pagine 954-958.

22 Ha dedicato un’approfondita tesi di baccellierato alla vita nei collegi e nelle «bursae» di Erfurt Gina Bastine, Reconstruktion von Martin Luthers Studentenleben: Bursen und Kollegien in Erfurt im 16.Jahrhundert, München, GRIN Verlag, 2019,
https://www.grin.com/document/1032933

23 Confronta Scott H. Hendrix, Lutero. Un riformatore visionario (traduzione italiana), Milano, Hoepli, 2017, posizione 958-966.

24 Confronta Heiko A. Oberman, Martin Lutero. Un uomo tra Dio e il diavolo (traduzione italiana), Roma-Bari, Laterza, 1987, pagine 106-107.

25 Confronta Scott H. Hendrix, Lutero. Un riformatore visionario (traduzione italiana), Milano, Hoepli, 2017, posizione 1.041-1.045.

26 Confronta Scott H. Hendrix, Lutero. Un riformatore visionario (traduzione italiana), Milano, Hoepli, 2017, pagine 974-982.

27 Confronta WAT 2, 2788b, 21-29; poche righe sopra precede la versione latina del frammento.

28 Confronta Scott H. Hendrix, Lutero. Un riformatore visionario (traduzione italiana), Milano, Hoepli, 2017, posizione 994-1.002.

29 Confronta Silvana Nitti, Lutero, Roma, Salerno Editrice, 2017, pagina 23.

30 Confronta Adriano Prosperi, Lutero. Gli anni della fede e della libertà, Milano, A. Mondadori, 2017, posizione 703; Heiko A. Oberman, Martin Lutero. Un uomo tra Dio e il diavolo (traduzione italiana), Roma-Bari, Laterza, 1987, pagine 107-109.

31 Confronta Silvana Nitti, Lutero, Roma, Salerno Editrice, 2017, citazione a pagina 24.

32 Confronta WAT 2, 2544a, 6.

33 Confronta WAT 4, 5135, 21-26 e Silvana Nitti, Lutero, Roma, Salerno Editrice, 2017, pagine 22 e 26.

34 Confronta Scott H. Hendrix, Lutero. Un riformatore visionario (traduzione italiana), Milano, Hoepli, 2017, posizione 1.006-1.049; Silvana Nitti, Lutero, Roma, Salerno Editrice, 2017, pagina 23.

35 Confronta Silvana Nitti, Lutero, Roma, Salerno Editrice, 2017, pagina 25. Spalatino frequentava invece il gruppo di Marschalk.

36 Confronta Silvana Nitti, Lutero, Roma, Salerno Editrice, 2017, pagina 26.

37 Confronta Richard Rex, Lutero tra gli umanisti, in Alberto Melloni dir., Lutero. Un cristiano e la sua eredità. 1517-2017, volume I, Bologna, Il Mulino, 2017, pagine 159-175, citazione a pagina 167.

38 Confronta Guido Dall’Olio, Martin Lutero, Roma, Carocci editore, 2017, pagina 42.

39 Confronta Adriano Prosperi, Lutero. Gli anni della fede e della libertà, Milano, A. Mondadori, 2017 (edizione numerica), posizione 554.

40 Confronta Silvana Nitti, Lutero, Roma, Salerno Editrice, 2017, citazione a pagina 26; si veda anche pagina 20.

41 Confronta WAT 3, 3767, 9-15. Johannes von Staupitz era il suo mentore e superiore in monastero.

42 Confronta WAT 5, 5346, 10-13.

43 Confronta WAT 1, 115, 16-20.

44 Confronta Scott H. Hendrix, Lutero. Un riformatore visionario (traduzione italiana), Milano, Hoepli, 2017, posizione 1.130-1.133.

45 Confronta Silvana Nitti, Lutero, Roma, Salerno Editrice, 2017, pagina 28.

46 Confronta Silvana Nitti, Lutero, Roma, Salerno Editrice, 2017, pagina 29.

47 Confronta Silvana Nitti, Lutero, Roma, Salerno Editrice, 2017, pagina 28.

(ottobre 2022)

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