La cultura dell’Umanesimo
Un periodo di grande fioritura culturale ed artistica, che apre le porte ad un nuovo modo di pensare e di rapportarsi col mondo

Nella prima metà del Trecento l’Italia intera è percorsa da una serie di eventi politici, sociali, culturali e persino religiosi che porta alla scomparsa del mondo medievale ed al sorgere di una nuova epoca, quella umanistico-rinascimentale: in pochi decenni si verifica nella Penisola e poi, di riflesso, in Francia e in Inghilterra, un cambiamento radicale nel modo di pensare, di vivere, di «vedere» il mondo.

Due sono le immagini che possiamo portarci alla mente: quella di un monaco che, nella disadorna cella di un convento, sta ricopiando l’opera di un antico scrittore latino; e quella di una vicina città dove la vita comunale è in piena attività: nelle strade, nelle botteghe, negli uffici si trattano affari e traffici di ogni genere, producendo prosperità ed anche un certo amore per la cultura, la civiltà, gli interessi umani. Il monaco scrivano nel suo convento, i cittadini indaffarati nella città: sono questi gli uomini che preparano, in modi diversi, l’Umanesimo.

Mentre in Europa cominciano a nascere i grandi Stati, la Francia, la Spagna e l’Inghilterra che tra breve si disputeranno con lunghe guerre il dominio del mondo, l’Italia rimane divisa, spezzettata in Signorie in lotta perenne fra loro. Ma c’è anche il rovescio della medaglia: le Corti delle Signorie, con il loro mecenatismo offrono ospitalità ed aiuto agli intellettuali ed agli artisti. Mecenati sono i Papi a Roma, i Medici a Firenze, gli Aragonesi a Napoli, gli Estensi a Ferrara, i Visconti e poi gli Sforza a Milano e Pavia, i Gonzaga a Mantova, i Montefeltro ad Urbino. Le Corti Italiane diventano una fucina di nuove creazioni artistiche e di cultura; Ferrara e Mantova sono le più ricche città d’Europa, centri irradiatori di una fioritura culturale di cui non si conoscerà più l’uguale.

È in queste Corti che, con la prosperità ed il benessere, si diffonde anche un desiderio di elevazione, di miglioramento sociale; l’uomo deve essere un uomo, conscio della propria dignità umana, e non un servo, un numero. Il cittadino antico, il Greco ed il Romano, è il modello a cui guardare, l’ideale da raggiungere: le opere classiche che i monaci hanno trasmesso agli uomini sono lette, commentate con passione; nei Greci e nei Latini, nella loro storia, nel loro costume, gli umanisti riconoscono l’uomo ideale. Forse anche le guerre sostenute dai Comuni contro le pretese degli Imperatori Germanici portano al desiderio di conoscere meglio il mondo latino così glorioso, un mondo del quale gli Italiani sono i più diretti discendenti. Persino la Chiesa mostra di apprezzare la cultura dell’antichità greca e romana, e cerca di fare in modo che le idee caratteristiche dell’Umanesimo non siano in contrasto con il pensiero e la morale cristiana; inoltre favorisce gli studi latini nel clero, per formarlo in modo migliore. C’è addirittura un grande Papa umanista, Pio II (1458-1464).

Un recupero della cultura classica sembra insomma indispensabile per dar maggior valore all’uomo ed alla sua personalità. «Bisogna ritornare agli antichi» dicono gli umanisti, «solo prendendo esempio da loro l’uomo potrà di nuovo essere forte, degno, libero, potrà avere desiderio di conoscere e dominare la natura, potrà migliorare tutte le sue qualità». Un motto fatto proprio dai più grandi scrittori, il primo e più importante dei quali è Francesco Petrarca, dagli educatori, dai poeti, dai principi più colti e intelligenti, dagli artisti. È per questo che troviamo le manifestazioni dell’Umanesimo in tutti i campi: nelle opere letterarie, educative, artistiche.

I letterati frugano antiche carte, fogli ingialliti per ritrovarvi opere degli antichi autori; con pazienza certosina ricopiano quelle pagine, un lavoro di settimane, di mesi. Molti intellettuali affrontano lunghi viaggi per procurarsi una copia di qualche codice. Fra i più fortunati scopritori di opere classiche vi sono Coluccio Salutati, che ha riportato alla luce le lettere familiari di Cicerone, e Poggio Bracciolini, scopritore delle Istituzioni Oratorie di Quintiliano, delle Puniche di Silio Italico, del De rerum natura di Lucrezio e delle Silvae di Stazio, che gli amanuensi ricopiano subito con pazienza e diligenza. In un’epoca senza i moderni mezzi di comunicazione, senza internet, telefono, telegrafo, gli eruditi italiani sono sempre in comunicazione fra loro. Ci si scambia le proprie idee per lettera, e poco importa che la risposta possa giungere solo dopo due o tre mesi.

Perché l’amore per la cultura si diffonda sempre più, compare uno strumento indispensabile. I Cinesi conoscono già da secoli la stampa con i caratteri mobili, come conoscono anche la carta di stracci. In Europa il merito della scoperta dei caratteri mobili va a Giovanni Genfleisch, detto Gutenberg. È il 1438: nasce la stampa! Dopo i primi esperimenti fatti a Strasburgo, a Magonza (in Germania) Gutenberg, insieme a Schöpfer e Fuchs, crea una piccola impresa editoriale, il cui primo lavoro datato (1454) sono alcune lettere di indulgenza del Papa Niccolò V. Degli inizi è pure la Bibbia di quarantadue righe, detta Bibbia Mazarina. Non c’è più bisogno di ricopiare a mano le opere: si possono fare centinaia di copie di ogni libro, e molta più gente può accedere al sapere. La prima stamperia italiana viene impiantata a Subiaco nel 1465. Aldo Manuzio, il più grande stampatore del Quattrocento, getta sul mercato librario accuratissime edizioni dei classici, annotate e commentate.

In nessun altro periodo storico l’uomo di cultura e il letterato ricevono tanti omaggi e sono tanto riveriti. Desiderio Erasmo nato nel 1467 a Rotterdam (Olanda), il principe degli umanisti, viene invitato in ogni Corte, gli si mandano preziosi regali, si ascolta il suo consiglio, si conservano gelosamente le sue lettere, ogni Sovrano fa a gara per averlo. Conosce perfettamente il greco ed è un grande latinista. Una delle sue opere più note è l’Elogio della pazzia, del 1509, una satira geniale e corrosiva che prepara l’avvento del protestantesimo, con cui tuttavia polemizza severamente nel De Libero Arbitrio; cura la prima edizione critica dei testi originali del Nuovo Testamento.

Nelle arti, l’uomo e il recupero del passato sono messi al centro di tutto: nella pittura e nella scultura, dove compare il ritratto, e quindi l’uomo fisico; nell’architettura, dove si torna alla geometria classica degli antichi per creare la città ideale. A Roma nasce un’accademia che indaga soprattutto l’archeologia e i resti dell’antica Roma.

Varie sono le conseguenze del movimento umanista.

L’Umanesimo, nel campo della cultura, porta grandi vantaggi: lo studio del greco, ad esempio, ha grande influenza sulla storia del pensiero, perché si può venire a conoscenza diretta dei grandi filosofi greci, come avviene a Firenze, dove si dibattono Aristotele e soprattutto Platone. Nel campo artistico, l’Umanesimo porta a quel grandioso rifiorire delle attività umane (poetiche, letterarie, artistiche, religiose, morali) che avverrà nel Cinquecento e che si chiamerà Rinascimento. Nel campo politico, invece, l’Umanesimo non porta vantaggi all’Italia: è vero che l’idea dell’unità d’Italia compare proprio durante l’Umanesimo, ma non per una esigenza di unione di tutti gli Italiani; l’unità italiana è vista come la grande impresa di un uomo superiore (non per niente Lorenzo il Magnifico è un uomo dell’Umanesimo!). Nelle varie città, nei vari principati, il popolo non sente l’esigenza dell’unità nazionale, perché è incapace di concepire un modo diverso di vivere: l’Umanesimo non giungerà alle folle, ma resterà una cultura per pochi, una raffinata, egoistica, aristocratica cultura.

Per questo, l’Italia diventerà nel Cinquecento il Paese più importante d’Europa dal punto di vista intellettuale e culturale (noti a tutti sono i nomi di Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti, Niccolò Machiavelli, Ludovico Ariosto, Torquato Tasso, tanto per fare alcuni esempi), ma rimarrà politicamente in secondo piano; e questo influirà negativamente su tutta la sua storia futura.

(aprile 2015)

Tag: Simone Valtorta, Italia, Rinascimento, Umanesimo, cultura umanistica, Trecento, Corti Italiane, Signorie, cultura classica, ritorno agli antichi, Coluccio Salutati, Poggio Bracciolini, invenzione della stampa, caratteri mobili, Gutenberg, Bibbia, Aldo Manuzio, Erasmo da Rotterdam, Elogio della pazzia, De libero arbitrio, Quattrocento, Cinquecento.