Il gotico unico della chiesa di Santa Maria della Catena a Palermo
Un gioiello dell'architettura gotica siciliana

Grazie a queste belle e assolate giornate di primavera, più volentieri si programma un fine settimana fuori casa, così se vi trovate a Palermo non perdete l’occasione di visitare la compatta chiesa dedicata a Santa Maria della Catena.

La chiesa dedicata alla Madonna della Catena è un piccolo gioiello testimone della peculiare architettura gotica siciliana, ma prima di descriverla è giusto spiegare il perché si chiama Santa Maria della Catena.

L’edificio sorge ai confini del quartiere medievale Cala dove si trovava l’antico porto commerciale di Palermo che era chiuso, per questioni di sicurezza, da una lunga e massiccia catena alla cui estremità si trovava una piccola cappella votiva dedicata alla Madonna (l’altra estremità era attaccata al perduto e non ancora del tutto individuato Castello a Mare). Alla Vergine del Porto, altro suo appellativo, fu attribuito un miracolo che risalirebbe al 1392; il prodigio riguardò alcuni prigionieri ingiustamente condannati che si fermarono davanti all’affresco su cui era raffigurata mentre allattava il Bambino, la supplicarono affinché venissero liberati dalle ingiuste catene, la supplica fu ascoltata, le catene si aprirono e furono liberati.


Lo stile unico della chiesa dedicata a Santa Maria della Catena

Santa Maria della Catena, facciata

Facciata della chiesa di Santa Maria della Catena, Palermo (Italia); fotografia di Annalaura Uccella, 2016

Il prodigio fu celebrato solo dopo un secolo, nel 1492, con la costruzione della chiesa su progetto dell’architetto Matteo Carnilivari, uno dei massimi rappresentanti del gotico catalano in Sicilia che lo rielaborò a modo suo: la sua personale visione architettonica si percepisce nella divisione in tre navate e relativa suddivisione in ampissime campate separate da colonne molto snelle che fanno percepire l’interno quasi come un ambiente unitario e non diviso, spazio ulteriormente ampliato da una serie di cappelle laterali, tale unità spaziale non è alterata nemmeno dagli archi ribassati della loggia. Il sapiente uso della luce contribuisce a dare unità all’ambiente, molto forte nella parte alta grazie alle numerose monofore e bifore, quasi assente nella parte bassa.

Ma la singolarità architettonica di questa chiesa non sta solo nel peculiare, sobrio ed equilibrato gotico di Carnilivari, sta soprattutto nel suo particolare gotico intrecciato a quello chiaramontano e a quello aragonese, in poche parole in questa bellissima e piccola basilica è raffigurato perfettamente il passaggio dalla fine del Medioevo che in Sicilia parte da dopo i Vespri, al Rinascimento.

In questa compatta chiesa si può ammirare quindi il tardo-gotico siciliano in cui si mescola l’architettura catalano-aragonese, che insieme a quella arabo-normanna rende il gotico siciliano veramente unico in Italia.


Il gotico unico di Santa Maria della Catena

Santa Maria della Catena, interno

Interno della chiesa di Santa Maria della Catena, Palermo (Italia); fotografia di Annalaura Uccella, 2016

Chiuso questo preambolo generale, entriamo a scoprire l’interno della chiesa; il nucleo più antico dell’edificio è, nonostante i successivi stili architettonici, la seconda cappella a destra dove si trova l’affresco raffigurante la Vergine che allatta il Bambino protagonista dell’evento miracoloso, conosciuta come Madonna delle Grazie, dipinto del XIV secolo di autore ignoto, è legato alla tradizione greco-bizantina come testimonia il Bambino raffigurato con le sembianze di un adulto. Ai lati troviamo pitture risalenti al periodo post-tridentino che avevano coperto l’affresco originario a causa del seno nudo della Vergine, ai quattro angoli della cappella ci sono le statue di Santa Margherita, di Santa Ninfa, di Santa Barbara e di Santa Oliva attribuite ad Antonio e Giacomo Gagini, figli di Antonello (Palermo 1478-1536), le statue dovevano far parte di un complesso scultoreo più grande mai realizzato.

Accanto a varie statue e ai numerosi sarcofagi riusati come nobili sepolture, si possono ammirare il peculiare gotico di Carnilivari che prende dallo stile arabo-normanno la ripartizione a tre navate, gli archi a sesto acuto, la zona presbiterale sopraelevata, le colonne sovrapposte nelle absidi dove spicca una sola colonna verde, simbolo della salvezza, il gotico-catalano, invece, è presente negli archi a sesto policentrico fortemente ribassati, tutto influenzato anche dal gotico chiaramontano.

Vi starete chiedendo, che cosa sono tutti questi stili architettonici e che cosa li caratterizza? La differenza sostanziale sta nell’influenza culturale e stilistica della Spagna sulla Sicilia; il gotico catalano è giunto in Sicilia grazie al commercio e al rapporto economico-culturale con la Spagna, quindi già nel 1300 e grazie alla libera circolazione di maestranze e idee arrivarono in Sicilia tali novità architettoniche che furono apprezzate dalle più potenti e influenti famiglie siciliane, tra queste spicca la famiglia Chiaramonte. Esse costruirono importanti edifici a Palermo e imposero un nuovo gusto architettonico la cui peculiarità è incentrata sulla scelta di dare alle facciate esterne più plasticità ossia più chiaroscuro ottenuto da elementi decorativi quali portali, finestre, capitelli e colonne, un gotico diverso dal precedente caratterizzato da una decorazione più grafica e cromatica, un esempio è l’esterno del Duomo di Monreale. Questa peculiare scelta architettonica e decorativa che porta in Sicilia i caratteri ispanici delle grandi cattedrali, è stata definita gotico chiaramontano poiché tali scelte influenzarono anche altre potenti famiglie siciliane determinando un sotto-filone dell’architettura gotica siciliana.

Il gotico aragonese, invece, è il gotico giunto in Sicilia in seguito alla diretta dominazione spagnola da parte degli Aragonesi che portarono sull’isola il gotico maturo dalla Catalogna. Come spesso succede, tale stile architettonico fu recepito in modo differente dalle diverse zone insulari.

Concludo la storia della chiesa evidenziando un suo nuovo e radicale restauro nel 1602 cioè quando i Padri Teatini ebbero il permesso di costruire il loro monastero, oggi ospita l’Archivio di Stato, e trasformarono la basilica in chiesa conventuale. Nel XVIII secolo le cappelle e le volte a crociera della navata centrale vennero arricchite da affreschi di Olivio Sozzi secondo il gusto del tempo; la parte sinistra della chiesa, invece, nel corso del 1800 fu liberata dalle decorazioni barocche. Fu bombardata durante il Secondo Conflitto Mondiale per poi essere restaurata durante la ricostruzione dove riemerse la struttura gotica.

Anche gli esterni della chiesa sono stati influenzati da tali stili architettonici, infatti si presenta compatta e geometricamente definita, ma ciò che rende l’esterno di questa chiesa particolare è la loggia attribuita a Giandomenico Gagini, è inquadrata da due pilastri e ha tre archi sagomati e ribassati, la realizzò tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, si presenta molto ampia rispetto a esempi coevi perché ricopriva un nuovo ruolo sociale, non era più il luogo di preparazione prima di entrare in chiesa, ma divenne un luogo d’incontro, un luogo laico e civile semi-aperto dove la comunità si incontrava, dove la città e la chiesa si incontravano, ricopriva quindi un nuovo ruolo più simile a una piazza, purtroppo questa nuova funzione sociale oggi non si riesce a percepire a causa della distruzione di un terrapieno e parte della casa della confraternita nel XIX secolo. Lo sbancamento ha sopraelevato la chiesa isolandola dalla piazza e per entrare fu necessaria la costruzione di una scala prima in legno poi in pietra, tutt’oggi utilizzata.

Quindi, prima di entrare nella chiesa, soffermatevi anche a guardare i tre portali e le scene scolpite sull’architrave che raffigurano la Madonna con Gesù Bambino che gioca con una catena tra angeli e i Santi Marco e Giovanni. Gli architravi laterali presentano la Natività e l’Adorazione dei Magi tra Re e profeti che reggono cartigli recanti iscrizioni afferenti alla nascita del Messia. I capitelli e portali in marmo di Carrara sono stati realizzati da Vincenzo Gagini (1527-1595), noto scultore e architetto palermitano.

Articolo in media partnership con polveredilapislazzuli.blogspot.it
(maggio 2019)

Tag: Annalaura Uccella, chiesa di Santa Maria della Catena a Palermo, Castello a Mare, Vergine del Porto, 1392, Matteo Carnilivari, Madonna delle Grazie, Antonio e Giacomo Gagini, 1492, Chiaramonte, Giandomenico Gagini, Vincenzo Gagini.