L’Assunzione della Vergine di Donatello a Napoli
Un capolavoro poco conosciuto

Oggi vi porto a conoscere uno dei capolavori realizzati dal grande Donatello e custodito nella splendida chiesa di Sant’Angelo a Nilo, a Napoli.

Nel cuore della Napoli antica si trova una piccola chiesa che per chi non presta attenzione sembra più un palazzo che un luogo religioso, mi riferisco alla piccola chiesa dedicata a Sant’Angelo a Nilo sita nella piazzetta Nilo, sì, proprio quella piazzetta che accoglie la statua, finalmente completata e recentemente restaurata, del dio Nilo.


L’Assunzione della Vergine di Donatello, piccolo capolavoro custodito nella chiesa di Sant’Angelo a Nilo a Napoli

La chiesa di Sant’Angelo a Nilo sorge in uno dei più antichi Sedili di Napoli, abitato in origine da cittadini egiziani provenienti da Alessandria d’Egitto che, venuti nella terra di Partenope grazie al fiorente commercio con l’Oriente greco, si sono ritrovati in questo quartiere e per sentirsi più vicini alla loro patria hanno eretto, com’era consuetudine, templi legati ai loro culti e statue per omaggiare i propri dèi e tra le testimonianze giunte a noi di questo antico passato troviamo la statua del dio Nilo, barbuto uomo che si adagia su un bel coccodrillo simbolo dell’Egitto.

Tale quartiere, nel tempo, ha perso in parte la sua origine greca ma non il nome, tanto che il Sedile Nilo ha avuto un ruolo molto importante nella storia di Napoli; ricordo la coalizione dei vari Sedili, ossia nobili e plebei, per difendere e frenare le periodiche pretese dei vari Vescovi sulla gestione del tesoro e della cappella dedicata a San Gennaro, ma così come poveri e ricchi si unirono contro la chiesa per difendere il Santo Patrono, con la stessa risolutezza il Sedile Nilo si rivoltò contro i nobili quando i membri nobili della Deputazione decisero di non far passare né fermare San Gennaro in processione nella chiesa di Sant’Angelo a Nilo, perché era considerata una zona troppo povera e poco sicura per i nobili in processione dietro al Santo, inutile dirvi che la rivolta finì a favore del Sedile Nilo. San Gennaro non si tocca e in questo caso nemmeno i nobili dietro al Santo.

La chiesa di Sant’Angelo a Nilo, decisamente piccola rispetto alle altre più gettonate, fu voluta dal Cardinale Rinaldo Brancaccio, rappresentante di una delle famiglie più antiche e nobili di Napoli. Costruita sul finire del Trecento, ha due ingressi perché ha una doppia facciata, una su Via Mezzocannone su cui si apre un portale gotico, l’altra si apre su Piazzetta Nilo e ha un portale del XV secolo. Oltre all’opera di Donatello che illustrerò tra breve, si può ammirare una meravigliosa tela attribuita a Marco da Siena su cui è raffigurato l’Arcangelo Michele che caccia Lucifero.

La chiesa nel tempo ha perso la sua origine tardogotica, fu profondamente trasformata durante il Cinquecento e poi radicalmente modificata con Arcangelo Guglielmelli secondo il gusto barocco.

Una curiosità, a destra si trova una cappella chiusa che, secondo la tradizione popolare, custodirebbe le spoglie di Santa Candida Juniore, inoltre attraversando il cortile interno si accede alla prestigiosa biblioteca Brancaccio aperta per volere della famiglia già sul finire del Seicento e tutt’oggi aperta per la consultazione dei libri.


Donato di Niccolò di Betto Bardi detto Donatello

Donato di Niccolò di Betto Bardi detto Donatello, 1386-1466, figlio di un cardatore condannato a morte e poi riabilitato, non ebbe quasi nessuna istruzione ed era bollato dai dotti contemporanei come un uomo rozzo e popolano.

Iniziò il suo apprendistato prima in una bottega orafa per poi passare all’amato scalpellino nei cantieri delle chiese tardogotiche, ma la sua bravura lo portò a lavorare nella bottega del raffinato Ghiberti. Lì poté, attraverso lo studio dei grandi scultori gotici come Giovanni Pisano, affinare la sua arte e perfezionare il suo stile che si completò ulteriormente grazie all’amicizia con Brunelleschi e il loro successivo viaggio a Roma per studiare le testimonianze degli antichi.

Per praticità vi cito solo alcune delle date utili per farsi un’idea sui suoi numerosi lavori: nel 1406 entrò alle dipendenze dell’Opera del Duomo di Firenze, nello stesso anno realizzò il Crocifisso ligneo conservato in Santa Croce; grazie al sodalizio con Nanni di Banco realizzò tra il 1411 e il 1436 molte statue per la Cattedrale Fiorentina, per Orsanmichele e la serie di Profeti per il campanile di Giotto, anno 1436.

Nel 1425 realizzò con l’architetto Michelozzo Michelozzi numerose opere di prestigio tra le quali il sepolcro del Cardinale Brancaccio in Sant’Angelo a Nilo, a Napoli.

Sepolcro del Cardinale Brancaccio

Il sepolcro del Cardinale Brancaccio in Sant’Angelo a Nilo, Napoli (Italia)

Ha realizzato lungo la sua vita numerose opere in marmo, bronzo e nell’inconsueta terracotta, esse impreziosiscono il Duomo di Firenze, la Cattedrale di Siena, e la città di Padova; gli furono affidate numerose committenze ma a causa della sopraggiunta morte il 13 febbraio del 1466 non furono ultimate. Sarà sepolto in San Lorenzo a Firenze.


L’Assunzione della Vergine nella chiesa di Sant’Angelo a Nilo

Come vi sarà chiaro, il sepolcro in marmo del Cardinale Rinaldo Brancaccio è un meraviglioso pretesto per parlarvi di quest’artista che può essere ammirato anche a Napoli e non solo a Firenze o a Siena.

Donatello è uno dei maestri indiscussi del rilievo e della statuaria nell’arte italiana, la sua scultura, infatti, va oltre il naturalismo classico, è già realista, e tale sua peculiarità artistica è presente sin dalla sua prima opera, il Crocifisso ligneo in Santa Croce a Firenze: scolpisce un corpo sofferente, veritiero, inelegante, ma nonostante la sua tecnica risenta ancora della tradizione scultorea medievale, da lui molto studiata e ammirata, può essere considerato a pieno titolo un’opera rinascimentale. Menziono questo Crocifisso perché spiega molto il carattere e lo stile di Donatello, infatti fu molto criticato dai contemporanei i quali lo definirono un popolano, rozzo e inadatto a scolpire opere così importanti, anche il suo amico Brunelleschi gli rimproverò di aver «messo in croce un contadino» e di non aver considerato le perfette proporzioni del corpo umano che sicuramente nel corpo divino del Cristo dovevano essere presenti e per mostrare quale fosse la proporzione ideale Brunelleschi scolpì un altro Crocefisso, ora esposto in Santa Maria Novella; nella stessa linea di rinnovamento Brunelleschi rappresenta, quindi, la tendenza intellettuale e idealizzante, Donatello, invece, unisce alla sua personale tendenza drammatica e realistica le innovazioni prospettiche e proporzioni classiche introdotte dal suo amico Brunelleschi sfruttandole pienamente attraverso il sapiente uso della luce che, cosa da non dimenticare mai, cambia con il cambiare della giornata.

Assunzione della Vergine

Donatello, Assunzione della Vergine al Cielo, 1427-1428, chiesa di Sant’Angelo a Nilo, Napoli (Italia)

Egli realizzò i suoi bassorilievi regolando la profondità delle incisioni in modo da fare entrare una certa quantità di luce in una certa direzione come si può perfettamente ammirare nel rilievo staicciato dell’Assunzione al Cielo napoletana. Qui la luce scorre sul fondo levigato e privo di fondi facendo esaltare tutte le figure appena accennate. Tale bassorilievo fu realizzato tra il 1427-1428 per volere di Cosimo dei Medici, esecutore testamentario del Cardinale Rinaldo Brancaccio, da Donatello e dall’architetto Michelozzo Michelozzi, successivamente fu portato a Napoli.

Prima di salutarvi è giusto dirvi che anche nel Museo Archeologico di Napoli è custodita un’altra opera di Donatello, la Testa di cavallo, scultura in bronzo datata 1471, opera realizzata a Firenze per poi essere donata da Lorenzo il Magnifico a Diomede Carafa, conte di Maddaloni, quale massimo rappresentante della Corte Aragonese dopo, probabilmente, una visita del Magnifico alla Corte di Alfonso V d’Aragona e dopo aver visto l’imponente arco superiore dell’immane portale del Castel Nuovo a cui il Re Spagnolo voleva aggiungere al centro un imponente monumento equestre come quello che Donatello stava preparando per il Gattamelata a Padova. Secondo varie fonti il Re riuscì a contattare l’artista e a commissionargli un monumento equestre, l’artista fu pagato ma le troppe committenze non gli permisero di completare la nuova scultura, la bellissima testa equina era, probabilmente, l’unica parte dell’opera ultimata e per questo motivo giunse a Napoli non completata.

Articolo in media partnership con polveredilapislazzuli.blogspot.it
(marzo 2017)

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