Aldo Manuzio
Riflessioni ed auspici nel quinto centenario della morte

Aldo Manuzio

Bernardino Loschi, Aldo Manuzio (particolare), circa 1510, Palazzo Pio, Carpi, Modena (Italia)

La storia italiana si distingue per una serie di caratteri originali tra cui è congruo annoverare la singolare frequenza di ricorrenze, nonché delle relative celebrazioni a futura memoria, riguardanti uomini e cose di forte impatto nella vita politica, economica e culturale del bel Paese, per non dire di quella etica. È stato detto opportunamente che l’Italia vanta la maggioranza del patrimonio artistico terrestre, ma si potrebbe aggiungere che quello umano e civile è parimenti significativo, come attestano le tante iniziative in ricordo di personaggi che a vario titolo hanno onorato la patria in ogni epoca.

Nell’ambito delle celebrazioni recenti si debbono ricordare quelle in ricordo di Aldo Manuzio nel quinto centenario della scomparsa, avvenuta a Venezia nel 1515, ed oggetto di varie iniziative sia in Italia che all’estero, tra cui il Convegno di studi tenutosi nella città natale di Bassiano (Latina) ed il volume degli Atti uscito nel 2016 ad opera del Comune, dell’Associazione culturale a difesa dei Monti Lepini, e del Centro di ricerca e documentazione «Itala Fatigati-Salvagni».

Manuzio è stato un protagonista fondamentale nella storia della stampa, e quindi della cultura, impersonando il vero «homo novus» del Rinascimento, ma nello stesso tempo improntando la sua attività di editore a canoni di coerenza e di onestà intellettuale, certamente prevalenti sul ritorno economico di un impegno che lo vide diffondere senza posa la conoscenza dei classici latini, greci ed italiani; e nello stesso tempo, promuovere innovazioni tecniche fondamentali, come l’avvento della punteggiatura moderna e del corsivo, per non dire delle edizioni in ottavo, aventi lo scopo di offrire il prodotto editoriale ad una cerchia più ampia di lettori: cosa indubbiamente ardua nelle condizioni della sua epoca. Vale la pena di aggiungere che la stamperia di Manuzio, oltre a diventare uno straordinario centro di irradiazione culturale, ebbe una rilevanza socio-economica di tutto rispetto, come attesta l’alto numero degli addetti e degli stessi correttori di bozze, fra cui una trentina di Greci; e come confermano le forti amicizie che intrattenne con uomini quali Pietro Bembo ed Erasmo.

Paladino della cultura a tutto campo, Aldo si è distinto per produzioni che con lo scorrere del tempo hanno assunto livelli massimi nella valutazione dei bibliofili e che hanno avuto riguardo a circa 130 Autori, fra cui tutti i sommi dell’antichità, per non dire delle edizioni di Dante uscite a più riprese dai torchi di Manuzio ed assurte a fama imperitura: basti dire che la prima edizione della Commedia illustrata con incisioni di alto valore artistico fu opera della sua stamperia. Non a caso, l’insegna dell’ancora e del delfino, completata dal motto «festina lente» («affrettati lentamente») quasi a simboleggiare una professionalità basata sulla sintesi di attenzione qualitativa e di moderna programmazione del lavoro, è stata mutuata in tante altre iniziative non soltanto editoriali, anche assai recenti.

Manuzio, come è accaduto per altri Italiani, sia inventori che diffusori della cultura e della tecnica, conserva una fama che almeno «ex prima facie» appare circoscritta agli addetti ai lavori: ecco un buon motivo in più per salutare in chiave positiva le iniziative assunte in occasione del suo quinto centenario, ed in primo luogo, quella dell’Amministrazione comunale di Bassiano, che ha voluto onorare in maniera adeguata e consapevole il suo concittadino più illustre.

Si diceva delle numerose celebrazioni che hanno coinciso con l’anniversario del 2015: al riguardo, come emerge dal fondamentale intervento di Maria Gioia Tavoni, prima relatrice al Convegno tenutosi nella città natale di Aldo, si sono contate oltre 50 iniziative, distribuite in una quindicina di Paesi di ogni continente, dal Regno Unito alla Danimarca, dalla Polonia alla Svezia, dalla Spagna alla Scozia, dagli Stati Uniti all’Australia ed al Giappone; e naturalmente, a varie Regioni italiane, con ovvia priorità per il Veneto. Questo florilegio di manifestazioni in chiave di efficace cooperazione la dice lunga sull’importanza scientifica e culturale di un uomo come Aldo Manuzio, il cui piombo, secondo la corretta interpretazione di Enrico Tallone, è stato certamente più importante nella storia del mondo rispetto a quello utilizzato per le armi, e le cui scoperte tecniche, a cominciare dalla crenatura (processo di raffilatura del fusto di un carattere tramite lima o fresa in guisa da consentirgli di sporgere dal proprio sostegno appoggiandosi alla spalla di quello contiguo), hanno promosso l’avvento di una stampa sempre più idonea a soddisfare le esigenze di lettori in rapida crescita quantitativa e qualitativa. Del resto, la professoressa Tavoni aveva già sottolineato l’importanza del Bassianese nelle decisive ottimizzazioni dell’opera di Gutenberg.

Un contributo critico particolarmente idoneo a stimolare riflessioni ed auspici anche in chiave attuale è stato quello di Edoardo Barbieri, con particolare riguardo all’assunto di fondo secondo cui «se si maneggiassero più libri e meno armi» la via della pace sarebbe meno ardua: una pace, sia ben chiaro, lontana anni luce dalle suggestioni delle odierne vulgate, ma costruita con un lavoro lungo e paziente all’insegna della cultura e «basata anzi tutto sul recupero della memoria» e quindi sulla conoscenza oggettiva della storia. Ciò, alla stregua di un ampio e documentato «excursus» in cui gli spunti filologici si uniscono a quelli etici, muovendo da Sant’Agostino e dalla sua idea dell’Eterno presente, per giungere sino a George Orwell attraverso Erasmo e lo stesso Manuzio, che proprio per avere vissuto in tempi funestati da scontri bellici e distruzioni (si pensi alla battaglia di Agnadello ed al temporaneo esilio di Aldo a seguito della sconfitta veneziana) aveva posto con chiarezza il problema del rapporto «fra libri e pace». Un rapporto, giova ribadirlo, che deve essere costruito e costantemente aggiornato alla luce della fede e dei valori fondamentali, secondo un assunto tanto più apprezzabile, come si diceva, in un uomo del Rinascimento, ormai lontano dalle vecchie suggestioni medievaliste.

Infine, tra gli interventi proposti negli Atti si deve segnalare quello di Gian Carlo Torre dedicato agli «ex libris» ed alla varietà dei caratteri utilizzati da Manuzio, spesso in un’ottica decisamente innovatrice; e nell’ottica generale, al destino dei libri nel contesto della rivoluzione elettronica, per taluni aspetti più radicale di quella che venne compiuta da Aldo: una rivoluzione che permette di aprire nuovi orizzonti al progresso della cultura, peraltro da governare con attenzione, e comunque nella salvaguardia delle opere a stampa di alto livello, in ogni caso insopprimibili. In effetti, la quantità non può e non deve tradursi, nell’editoria come altrove, in un danno per la qualità.

In buona sostanza, Aldo Manuzio è sempre attuale, ed a mezzo millennio dalla scomparsa terrena la sua lezione etica, civile e professionale è degna di sempre rinnovate attenzioni, nel quadro di una cultura intesa soprattutto come vita dello spirito.

(settembre 2017)

Tag: Carlo Cesare Montani, Aldo Manuzio, Bassiano, Associazione culturale dei Monti Lepini, Centro di ricerca e documentazione Itala Fatigati-Salvagni, Pietro Bembo, Erasmo, Dante Alighieri, Maria Gioia Tavoni, Enrico Tallone, Gutenberg, Edoardo Barbieri, Sant’Agostino, George Orwell, Agnadello, Gian Carlo Torre.