La bussola
Invenzione basilare quanto quella della ruota

Un’invenzione che ha facilitato gli spostamenti dei popoli sui mari e sulla terra è quella della bussola, che ha reso possibili i grandi commerci via mare e i viaggi via terra, e logicamente dopo il XX secolo pure in cielo, migliorandone la sicurezza e l’efficienza. Prima della sua invenzione per gli spostamenti sulla terra, quando non si individuavano oggetti fissi, oppure sul mare, quando la costa non era più visibile, si ricorreva all’esame del sole o delle stelle; chiaramente, con cielo nuvoloso, le cose si facevano alquanto complicate.

Alcuni autori sono convinti che l’invenzione della bussola magnetica sia da attribuire all’Italiano Salomone Ireneo Pacifico, che visse nel IX secolo, fra il 778 e l’846, ma non si sa di più. E sono tanti i nomi ricordati per accenni sull’uso di aggeggi utilizzabili nell’orientamento, ma con scarso fondamento. Ci fu chi affermò che la bussola fu inventata dal marinaio Flavio Gioia di Amalfi, attorno all’inizio del Trecento (ad Amalfi è stata affissa una lapide riportante la memoria dell’importante scoperta, in occasione del sesto anniversario della stessa, 1302-1902), ma pare che si sia trattato di una cattiva interpretazione di quanto riportato in un testo latino; anzi, a questo proposito, recenti studi hanno addirittura formulata l’ipotesi che non solo l’invenzione non sia attribuibile a lui, ma pure che egli non sia nemmeno mai esistito. Comunque, resta il fatto che agli Amalfitani sia stata riconosciuta la modifica apportata allo strumento con la variante dell’ago magnetico appoggiato su un perno, migliorandone la funzionalità, mentre nella bussola cinese l’ago era sospeso liberamente sulla superficie dell’acqua di una vaschetta, approfittando della tensione superficiale della stessa. Per di più, a loro spetta l’inserimento nella bussola della «Rosa dei Venti», cioè del grafico nel quale sono riportati i venti e le direzioni prevalenti loro spettanti, in base ai quattro punti cardinali. Del resto, risulta che gli Amalfitani furono fra i primi Europei a utilizzare la bussola in mare.

Lasciando le ipotesi su Flavio Gioia e ripescando nel passato, sembra che anche l’invenzione della bussola sia da attribuire ai Cinesi antichi, a seguito della scoperta dell’esistenza del campo magnetico del pianeta Terra. D’altra parte, i Cinesi attuali ne rivendicano la paternità, ritenendola giustamente «lo strumento insostituibile e fondamentale per la navigazione», invenzione di importanza pari, se non superiore, a quella della ruota.

Inizialmente, non si diede il dovuto peso a tale scoperta, tanto che lo studio del fenomeno non fu portato avanti da ricercatori e studiosi, come si pensa avrebbe dovuto essere, bensì fu utilizzato da gente dello spettacolo, che stupiva gli spettatori di come lancette metalliche magnetizzate, messe su un tavolo, si sistemassero secondo la direzione che puntava al Nord. Solamente molto più tardi gli si diede il giusto peso e la conseguente possibilità di essere impiegato per l’orientamento ovunque ci si trovasse, soprattutto in mare. Lo strumento è composto da un contenitore (il primo era in legno di bosso, da cui il nome di bussola) in cui un ago magnetico, libero di ruotare attorno a un perno sul piano orizzontale, si dispone nella direzione Sud-Nord, cioè si allinea alle linee di forza del campo magnetico terrestre. In tal modo, l’orientamento diventa semplice: infatti, noto il Nord, dalla parte opposta si trova il Sud; e un osservatore che guardi verso il Nord, ha alla sua destra l’Est e alla sua sinistra l’Ovest geografici. Spesso, associata alla bussola, si trovava una meridiana, cioè un orologio solare formato da uno gnomone (cioè un’asta) posto ritto al centro di un quadrante riportante le ore del giorno. Questa invenzione è stata attribuita ad Anassimandro, che la sistemò nel centro di un quadrante disegnato nella piazza principale di Sparta, per dedurre l’ora solare attraverso la sua ombra, dopo che l’ago era stato posizionato verso il Nord.

Nella mitologia del passato cinese si incontra una bussola primitiva: era formata da un carro, in cui una figurina di legno con una delle sue manine, dopo aver girato su se stessa, si fermava indicando il Sud; questa sua caratteristica si deduce pure dal nome di «See nan» dell’oggetto, che tradotto diventa «Carro che indica il Sud», appunto. Che si trattasse non di una favola, bensì di un realtà, lo dimostra il racconto dell’uso che ne fece l’Imperatore Cinese Hoang-Di che nel 2634 avanti Cristo, nella battaglia contro l’esercito del principe Tchi-Yeon, se ne servì per orientarsi nella nebbia. Poiché non si era potuto conoscere le ragioni per cui la statuetta si volgeva verso Sud, si ritenne che si trattasse di magia. I tentativi fatti oggi per costruire il carro sono andati falliti.

Il più antico strumento che sfruttava il magnetismo terrestre era costituito da una specie di cucchiaio di legno con manico corto, nel cui incavo si metteva una barretta di magnetite; appoggiato su un tavolo con la parte convessa, che faceva da perno, il cucchiaio poteva roteare, per fermarsi nella direzione Nord. Era questo strumento che serviva alle carovane cinesi e tartare per spostarsi nell’estensione illimitata delle steppe asiatiche. Che sia stato un caso che il cucchiaio avesse la forma della costellazione che contiene la Stella Polare, cioè dell’Orsa Maggiore, oppure che la scelta sia stata ragionata?

Da quanto risulta, furono gli Arabi che, per primi, utilizzarono la nuova invenzione e che la introdussero nei Paesi del Mediterraneo.

In Europa, le caratteristiche direzionali della magnetite erano conosciute, ma solamente nel 1190 si iniziò a pensare al suo utilizzo per l’orientamento. Infatti, nel XII secolo, l’Inglese Alexander Neckam, scienziato, letterato e altro ancora, parlò nella sua opera De naturis rerum di una elementare bussola, senza però approfondirne la descrizione.

Come al solito, nel Vecchio Continente, quando si ideava qualcosa di nuovo che sfuggiva alla comprensione comune, lo si rigettava, ritenendolo opera di magia, se non di peggio. Infatti la bussola ebbe difficoltà a essere usata, proprio per quello. A proposito di novità, basti ricordare ciò che capitò nel 1633 allo scienziato pisano Galileo Galilei. Egli, che aveva confermato che la Terra girava attorno al sole e non viceversa, come del resto era stato sostenuto pure da Nicolò Copernico, finì sotto le grinfie del tribunale dell’Inquisizione e fu costretto a rimangiarsi i risultati dei suoi studi, dicendo: «Con cuor sincero e fede non finta, abiuro, maledico e detesto li suddeti errori et heresie».

Alla fine, comunque, la bussola fu accettata ma soprattutto benedetta da coloro che, grazie a lei, riuscirono a raggiungere sani e salvi le mete e i porti sicuri nei loro movimenti commerciali e non solo.

L’importanza della bussola è pure dimostrata dal peso che alla stessa si dava durante la navigazione. Sui velieri del passato, infatti, la bussola era conservata nella cosiddetta chiesuola, un armadietto posto sul davanti del timone, verso la prua, in modo che il timoniere potesse vederla continuamente e controllarla senza difficoltà. Essa, associata a un orologio e a un sestante, consentiva di navigare in tranquillità e sicurezza.

Comunque, chiunque sia stato l’inventore di questo strumento tanto importante per chi si muove sulla superficie del pianeta Terra, è stato senz’altro meritevole della riconoscenza di tutti coloro che hanno avuto modo di utilizzarlo con profitto. D’accordo, oggi ci sono mezzi molto più sofisticati e precisi, ma quando non esistevano ancora, la sua mancanza poteva causare guai seri.

(giugno 2021)

Tag: Mario Zaniboni, bussola, grandi commerci, Salomone Ireneo Pacifico, Flavio Gioia, Amalfi, ago magnetico, meridiana, orologio solare, Rosa dei Venti, storia della bussola, campo magnetico terrestre, Anassimandro, Carro che indica il Sud, Hoang-Di, Tchi-Yeon, Stella Polare, Orsa Maggiore, Alexander Neckam, De naturis rerum, sestante.