La storia di alcuni canti religiosi per i bambini
I motivi più noti. I contenuti teologici e quelli morali. La pedagogia. L’attuale orientamento musicale

In ambito pedagogico, nel migrare del tempo, si è cercato di trasmettere dei contenuti religiosi anche in modo semplice, con delle filastrocche, con musiche allegre. Utilizzando pure una gestualità. L’obiettivo era (ed è) quello di aiutare ogni soggetto in crescita a esercitare la memoria così da non dimenticare dei dati significativi. Tale metodologia la si trova in più Paesi e in diverse religioni. Pure in ambito cattolico esistono dei testi che intendono facilitare nei piccoli la memorizzazione di taluni concetti: sia sul piano delle verità di fede, che su quello del comportamento cristiano. Questo saggio ha il fine di far conoscere alcune iniziative in merito.


Bambino nella culla. L’origine celtica (V-III secolo avanti Cristo)

La storia della filastrocca Bambino nella culla è abbastanza articolata. Fu uno studioso bretone, Théodore de La Villemarqué[1], a evidenziare un fatto. Tra i documenti riguardanti i Celti della Bretagna, c’è anche un testo dal titolo: La serie (dei numeri). Venne inserito dall’Autore citato in una sua raccolta di canzoni popolari bretoni dal titolo: Barzaz Breiz  (Ballate di Bretagna). L’opera fu pubblicata nel 1839. Fonte di tale lavoro fu la tradizione orale che de La Villemarqué conosceva bene essendo nato nei dintorni di Pont-Aven (Bretagna).[2] In pratica, si tratta di un dialogo tra un druido[3] e un bambino. In tale interazione sono elencati vari concetti filosofici, cosmogonici, come il destino, la metempsicosi e altri.


L’origine medio-orientale (XV secolo circa)

La forma di tale composizione, secondo alcuni, è stata utilizzata in seguito pure in altri ambienti, specie cristiani. A ciò si aggiunge un ulteriore fatto. Pure nella tradizione ebraica e musulmana si individua un canto analogo nell’impostazione. Per questo motivo, lo studioso Paolo Martino, propende per un’origine mediorientale piuttosto che celtica della filastrocca.[4] Il canto, in cui le «parole» richiamate variano nel numero (in genere dodici) e nel contenuto, ha trovato nel tempo una vasta diffusione in area mediterranea e in quella europea. Inoltre, la composizione – a seconda dei luoghi – ha sviluppato più forme: racconto, scongiuro, preghiera.


Il modello primitivo di origine ebraica (XV secolo circa)

È stato il musicologo e compositore dell’Assia Ludwig Erk[5], autore del Deutscher Liederhort (Tesoro di canzoni tedesche)[6], a orientare l’attenzione degli studiosi verso una canzone ebraica, E’hàd mi jodéa (Colui che conosce), del XV secolo circa. Eseguita alla fine del Seder di Pesach[7], tra Hadir hou e ‘Had Gadya, la canzone dei numeri E’had mi yodéa è un motivo cumulativo (ogni verso riprende i versi precedenti) che proclama l’unità di Dio. La composizione consente ai bambini di dimostrare la propria cultura biblica. Inoltre, consente loro di imparare a contare.

In particolare, durante la celebrazione della Pasqua ebraica (Pèsach),  il padre chiede ai figli:

– Uno, chi lo sa? E i bambini rispondono:

– Uno, io lo so: uno è il nostro Dio, Colui che vive e Colui che aleggia sulla terra e nei cieli.

Il dialogo rituale prosegue con la sequenza dei numeri fino al 13.

– Due, le Tavole della legge (le tavole dei comandamenti);

– tre, i Patriarchi (i nostri antenati);[8]

– quattro, le Madri (di Israele);[9]

– cinque, i Libri della Toràh;

– sei, gli ordini della Mishnàh;[10]

– sette, i giorni della settimana (fino allo Shabbat);

– otto, i giorni per la circoncisione (il «brit milah»);

– nove, i mesi della gravidanza;

– dieci, i Comandamenti;

– undici, i sogni (di Giuseppe, figlio di Giacobbe);

– dodici, le tribù di Israele;

– tredici, gli attributi (divini).[11]


L’origine cattolica. Teodoro Clinius (Clinio; XVI secolo)

Secondo Ludwig Erk, nel XVI secolo, un Veneziano – Teodoro Clinius[12] – compose un mottetto a 13 voci diviso in tre cori. Il testo in latino della filastrocca è il seguente:

«– Dic mihi quid unus?
– Unus est Deus Qui regnat in cœlis.
– Dic mihi quid duo?
– Duo sunt testamenta.
Unus est Deus Qui regnat in cœlis.
– Dic mihi quid sunt tres?
-Tres sunt patriarchae.
Duo testamenta.
Unus est Deus Qui regnat in cœlis.
– Dic mihi quid quatuor?
– Quatuor evangelista.
Très sunt patriarchae, eccetera.
– Dic mihi quid quinque?
– Quinque libri Moysis.
– Die mihi quid sunt sex?
– Sex sunt hydrias Positae in Cana Galileae.
– Die mihi quid septem?
– Septem sacramenta.
– Die mihi quid octo?
– Octo beatitudines.
– Dic mihi quid novem?
– Novem angelorum chori.
– Dic mihi quid decem?
– Decem mandata Dei.
– Dic mihi quid undecim?
– Undecim stellae
A. Josepho visae.
– Dic mihi quid duodecim?
– Duodecim apostoli.
Eccetera, eccetera, eccetera.
Unus est Deus Qui regnat in cœlis».[13]


La versione italiana del mottetto di Clinio (Teodoro Clinius)

Si riporta qui di seguito la traduzione in italiano della composizione di Clinio.

«– Dimmi, cosa è uno?
Uno è Dio che regna in cielo.
– Dimmi, cosa sono due?
Due sono i Testamenti.
Uno è Dio che regna in cielo.
– Dimmi, cosa sono tre?
Tre sono i Patriarchi.
Due sono i Testamenti.
Uno è Dio che regna in cielo.
– Dimmi, cosa sono quattro?
Quattro sono gli evangelisti.
Tre sono i Patriarchi, eccetera.
– Dimmi, cosa sono cinque?
Cinque sono i libri di Mosè.[14]
– Dimmi, cosa sono sei?
Sei sono le giare di pietra a Cana.
– Cosa sono sette?
Sette sono i Sacramenti.
– Cosa sono otto?
Otto sono le beatitudini.
– Cosa sono nove?
Nove sono i cori degli angeli.
– Cosa sono dieci?
Dieci sono i comandamenti mandati da Dio.
– Cosa sono undici?
Undici sono le stelle
nel sogno di Giuseppe.
– Che cosa sono dodici?
Dodici sono gli Apostoli.
Eccetera, eccetera, eccetera.
– Uno è Dio che regna in cielo».


Il canto cristiano tedesco (XIX secolo)

Rimane significativo anche un canto cristiano tedesco dal titolo: Die zwölf heiligen Zahlen (I dodici numeri sacri).[15] Si riporta qui di seguito il testo in lingua originale.

«“Lieber Freund, ich frage dich”.
“Liebster Freund, was fragst du mich?”
Sag mir, was ist Eins [eccetera]?
1. Eins und Eins ist Gott der Herr, der da lebt und der da schwebt im Himmel und auf Erden.
2. Zwei (sind) Tafeln Mosis…
3. Drei (sind) Patriarchen…
4. Vier (sind) Evangelisten…
5. Fünf (sind) Wunden Christi…
6. Sechs (sind) Krug mit rothem Wein, die der Herr geschenket ein zu Cana in Galiläa…
7. Siebn (sind) Sacramente…
8. Acht (sind) Seligkeiten…
9. Neun (sind) Chör der Engel…
10. Zehn Gebote Gottes…
11. Eilf tausend Jungfraun…
12. Zwölf sind Apostel…».


La traduzione in italiano del canto tedesco I dodici numeri sacri

Si riporta qui di seguito la traduzione in italiano del canto tedesco I dodici numeri sacri.

«“Caro amico, te lo chiedo”.
“Carissimo amico, cosa mi chiedi?”
Dimmi cos’è Uno [eccetera]?
1. Uno e Uno è il Signore Dio, che vive e che aleggia in cielo e sulla terra.
2. Due (sono) le tavole di Mosè…
3. Tre (sono) i patriarchi…
4. Quattro (sono) gli evangelisti…
5. Cinque (sono) le ferite di Cristo…
6. Sei (sono) le brocche di vino rosso, che il Signore ha dato a Cana di Galilea…
7. Sette (sono) i Sacramenti…
8. Otto (sono) le Beatitudini…
9. Nove (sono) i Cori degli Angeli…
10. Dieci i comandamenti di Dio…
11. Undicimila le Vergini…
12. Dodici sono gli Apostoli…».


Il canto degli studenti tedeschi (XIX secolo)

In questo «excursus» storico si colloca pure una versione latina della canzone tedesca citata in precedenza. Venne pubblicata nel 1815. Il testo si trova in: Neues deutsches allgemeines Commers - und Liederbuch (der edlen Burschenschaft).[16] Si tratta del Libro dei canti delle Corporazioni studentesche tedesche.


Canti di fede e canti di numeri

Oltre al mondo germanico, il canto latino del XVI secolo incorporato nel mottetto di Clinio trovò diffusione tra le popolazioni di lingua latina in due forme: 1) canti di fede, e 2) canti di numeri. Nei canti di fede, i numeri sono usati per ricordare i dogmi della fede cristiana che differiscono tra una versione e un’altra. Si riporta al riguardo un esempio: le undicimila vergini, compagne di Sant’Orsola, a volte sostituiscono le undici stelle di Giuseppe.

Sul piano storico in Italia trovarono diffusione le Dodici parole di verità. Si tratta di un elenco ideato per far conoscere e memorizzare eventi della storia del Cristianesimo: le tre Marie al Sepolcro, le cinque stimmate di San Francesco d’Assisi, i sei giorni della Creazione, i sette candelabri del Tempio, le otto anime umane salvate dall’arca di Noè, i nove mesi di gravidanza della Vergine. Una versione svizzera, inoltre, presenta un elenco che arriva a quindici articoli: tredici i discepoli, quattordici i «Nothelfer» (Santi ausiliari nelle difficoltà), quindici i Misteri della Fede.


Il canto in Italia nelle forme dialettali

In Italia, la filastrocca oggetto di questo saggio, ha avuto una estesa diffusione nelle forme dialettali presenti nel Paese. Nel Nord il canto viene in genere usato nel periodo natalizio. Nel Sud e nelle Isole lo si utilizza come scongiuro ed «esorcismo» in senso lato. Esistono anche delle forme di racconto impostate come un dialogo tra il demonio e un Santo (San Nicola, San Biagio o San Martino), o l’angelo custode (come nelle storie portoghesi).

La cronaca registra, inoltre, l’esistere di diverse varianti del testo. Un esempio: la sostituzione de «la luna e il sol» con «con le braghe al sole» per un intento più ludico. Anche alcune numerazioni sono differenti.

Nella versione in italiano non si trova il riferimento ai galli. Questo, esiste (talvolta deformato) nei testi dialettali. Si pensi, al riguardo, a quanto descritto da Nanni Svampa[17] nel suo libro La mia morosa cara. Egli scrive che i «gall in galleria» presenti nel testo che lui conosce sarebbero in realtà «sei galli che cantano in Galilea».[18]

Il riferimento ai galli in effetti è presente nel canto Ma ‘l prim ca l’è stait al mund (Le dodici parole della verità), da cui forse derivano le altre versioni. La filastrocca fu scelta anche da Dario Fo[19] per il suo spettacolo Ci ragiono e canto, dove nella premessa scrive: «Canzone raccolta intorno a Torino, ma di origine bretone, composta a confutare da parte dei Cristiani il mito pagano del sole all’origine del mondo».[20]


Bambino nella culla. Il testo più noto in Italia

Attualmente Bambino nella culla non è un canto molto utilizzato in Italia.[21] Altri motivi vengono scelti per trasmettere contenuti cristiani. Malgrado ciò, ogni volta che viene eseguita la composizione, i bambini si divertono con l’animatore, e anche gli adulti partecipano ai movimenti gestuali. Si riporta qui di seguito il testo diffuso in Italia.

«– Uno, uno, Bambino nella culla, la luna e il sol, /
chi ha creato il mondo è stato il Signor (2 volte). /
– Due, due, l’asino e il bue, Bambino nella culla, la luna e il sol, /
chi ha creato il mondo è stato il Signor (2 volte). /
– Tre, tre, i tre Santi Re Magi, l’asino e il bue, /
Bambino nella culla, la luna e il sol, /
chi ha creato il mondo è stato il Signor (2 volte). /
– Quattro, quattro, i quattro Evangelisti, /
i tre Santi Re Magi, l’asino e il bue, /
Bambino nella culla, la luna e il sol, /
chi ha creato il mondo è stato il Signor (2 volte). /
– Cinque, cinque, i cinque Precetti,
i quattro Evangelisti, i tre Santi Re Magi, l’asino e il bue, /
Bambino nella culla, la luna e il sol, /
chi ha creato il mondo è stato il Signor (2 volte). /
– Sei, sei, sei giorni di lavoro (eccetera). /
– Sette, sette, i sette Sacramenti (eccetera). /
– Otto, otto, otto le Beatitudini (eccetera). /
Nove, nove, i nove cori angelici (eccetera). /
Dieci, dieci, i dieci Comandamenti (eccetera) /».


Non si va in Cielo

Accanto a Bambino nella culla, esiste un’altra interessante composizione: Non si va in Cielo. La storia di questo canto è legata alle iniziative dell’Associazionismo cattolico e al Movimento Scout.[22] Il motivo venne probabilmente ideato negli anni ’50 del Novecento, fu poi valorizzato nel periodo del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965), fino a diventare noto in tutta Italia negli anni ’70.

Alla fine degli anni ’80 la Cooperativa di produzione musicale «Cerchio d’Oro» inserì tra i suoi canti anche Non si va in Cielo. Questo motivo, in tempi recenti, è stato ripreso e divulgato nel 2003 (Rodaviva Edizioni[23]), nel 2010 (Gruppo Caravan)[24], e nel 2013 (Figli del Divino Amore).[25] Mentre nel motivo Bambino nella culla si è cercato di mettere in evidenza alcuni aspetti del patrimonio dogmatico e biblico cattolico, nel canto Non si va in Cielo si è voluto accennare in modo allegro a temi di morale. Si riporta al riguardo il testo originario (esistono successive aggiunte meno significative).

«– Non si va in Cielo (2 volte), in Pininfarina (2 volte), /
perché in Cielo (2 volte), non c’è la benzina, /
non si va in Cielo in Pininfarina perché in Cielo non c’è la benzina, /
ai-ao, ai-ao…
– Non si va in Cielo (2 volte), in aeroplano (2 volte) /
perché in Cielo (2 volte), si va un po’ più piano, /
non si va in Cielo in aeroplano perché in Cielo si va un po’ più piano, /
ai-ao, ai-ao…
– Non si va in Cielo (2 volte), in bicicletta (2 volte), /
perché in Cielo (2 volte), si va un po’ più in fretta (2 volte), /
non si va in Cielo in bicicletta perché in Cielo si va un po’ più in fretta, /
ai-ao, ai-ao…
– Non si va in Cielo (2 volte), con gli occhiali (2 volte), /
perché in Cielo (2 volte), siamo tutti eguali (2 volte), /
non si va in Cielo con gli occhiali perché in Cielo siamo tutti eguali, /
ai-ao, ai-ao…
– Non si va in Cielo (2 volte), con il tuo ombrello (2 volte), /
perché in Cielo (2 volte), il tempo è sempre bello (2 volte), /
non si va in Cielo con il tuo ombrello perché in Cielo il tempo è sempre bello, /
ai-ao, ai-ao…
– Non si va in Cielo (2 volte), con la cartella (2 volte), /
perché in Cielo (2 volte) non c’è la pagella (2 volte), /
non si va in Cielo con la cartella perché in Cielo non c’è la pagella, /
ai-ao, ai-ao…
– Non si va in Cielo (2 volte), col portafoglio (2 volte), /
perché in Cielo (2 volte), non c’è imbroglio (2 volte), /
non si va in Cielo col portafoglio perché in Cielo non c’è imbroglio, /
ai-ao, ai-ao…
– Non si va in Cielo (2 volte), in minigonna (2 volte), /
perché in Cielo (2 volte), c’è la Madonna (2 volte), /
non si va in Cielo in minigonna perché in Cielo c’è la Madonna, /
ai-ao, ai-ao…».


Qualche considerazione di sintesi

I canti citati in precedenza sono serviti a indicare un orientamento che si ritrova in più aree del mondo. Anche nella storia della Chiesa Cattolica sono stati (e sono) utilizzati dei motivi musicali per favorire nei bambini un percorso di conoscenza. Nell’esecuzione delle canzoni ha assunto significato anche una gestualità.

La scelta di usare filastrocche ha evidenziato vari pregi. Prima di tutto si ottiene un immediato risultato: quello di insegnare in un clima gioioso. Un secondo aspetto positivo è collegato alla progressiva «scoperta» nei piccoli di realtà religiose. Alcuni punti chiave del Cristianesimo sono inseriti in una dinamica che offre una visione non settoriale dei contenuti ma globale. Tale presentazione fa capire, in modo semplice, che esiste un collegamento tra verità religiose.

Deriva da qui un altro aspetto: l’animatore può spiegare i singoli contenuti, e il gruppo può rivolgere delle domande (percorso didattico). Esiste, infine, anche un allenamento della memoria.


Alcuni video (You Tube)

BAMBINO NELLA CULLA – Bing video (Bambino nella culla).

https://www.youtube.com/watch?v=S7TQsPAUC0k (Non si va in Cielo).


Ringraziamenti

Dottoressa Marina Valmaggi, Musicologa (Rimini). Dottoressa Maddalena Mingucci, Direttrice Editoriale della Casa Editrice Rodaviva (Cesena).


Note

1 Théodore Claude Henri, visconte Hersart de La Villemarqué (1815-1895). Filologo bretone. Scrittore.

2 T. de La Villemarqué (a cura di), Barzaz-Breiz (Ballate di Bretagna), con traduzione francese, Éditions Delloye, Paris 1839.

3 Sacerdote degli antichi popoli celtici. In Gallia, Britannia e Irlanda.

4 P. Martino, Le dodici parole della verità nel manoscritto Vaticano Greco 1538. Una filastrocca numerica di origine ebraica, Casa Editrice Il Cala, Roma 2012.

5 Ludwig Erk (1807-1883).

6 L. Erk, Deutscher Liederhort (Tesoro delle canzoni tedesche), Berlino 1856, pagina 407.

7 Seder di Pesach: cena particolare che rispetta un ordine rituale nelle prime due sere della festa di Pesach.

8 Abramo, Isacco e Giacobbe.

9 Sono: Sara, Rebecca, Rachele e Lea.

10 La Mishnàh («studio a ripetizione») è uno dei testi fondamentali dell’Ebraismo. Consiste di sei ordini («sedarim», singolare «seder»), ciascuno dei quali contiene 7-12 trattati.

11 E’had mi yodea, una canzone di Pessah, Institut Européen des Musiques Juives (iemj.org).

12 Teodoro Clinius (1548 circa-1601?). Compositore veneziano. Sacerdote (1584). Membro dei Canonici Regolari Lateranensi del Santissimo Salvatore. Maestro di Cappella. Morì a Treviso. Tra i suoi lavori: Alma Redemptoris Mater, Passio secundum Ioannem, Lucam, Marcum, Mattheum.

13 Per approfondimenti confronta anche: O. Mischiati, La prassi musicale presso i canonici regolari del Santissimo Salvatore nei secoli XVI-XVII e i manoscritti polifonici della biblioteca musicale Martini di Bologna, Edizioni Torre d’Orfeo, Roma 1985.

14 Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio.

15 Deutscher Liederhort, pagina 407.

16 Neues deutsches allgemeines Commers – und Liederbuch der edlen Burschenschaft, Osiander, Tubinga 1815.

17 Nanni Svampa (vero nome Giovanni): 1938-2017. Cantante. Scrittore. Attore. Fondatore del gruppo musicale e cabarettistico «I Gufi».

18 N. Svampa, La mia morosa cara. Canti popolari milanesi e lombardi, Mondadori, Milano 1980.

19 Dario Luigi Angelo Fo (1926-2016). Drammaturgo. Attore. Regista. Scrittore. Autore. Illustratore. Pittore. Scenografo.

20 D. Fo, Ci ragiono e canto, Casa Editrice Bertani, Verona 1973.

21 Si può ricordare: Pellicanto Band, album Pellicanto, volume 2, Itaca Edizioni, Castel Bolognese (RA) 2019.

22 Confronta anche: Canzoniere Scout, Casa Musicale ECO, Monza 2005.

23 Rodaviva Edizioni, Collana «Compagnia» 6, Cesena 2003.

24 Gruppo Caravan, 10 Summer Holiday Songs for Children, volume I, Edizioni Musicali Rodaviva, Cesena 2010.

25 Figli del Divino Amore, album C’è una via alla pace, Fraternità Figli del Divino Amore, San Cesareo (Roma), 1° gennaio 2013. Il motivo Non si va in Cielo è cantato da Roland Patzleiner.

(maggio 2023)

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