Il concetto di potere nella società
Nel corso dei secoli il potere si è fondato su elementi diversi, dando vita a tipi diversi di società

Chi comanda trova legittimità nei più diversi fattori esterni, a meno che non abbia carisma. In questo periodo, molto infausto per gli abitanti della Terra, la parola «potere» è la verità apodittica della bramosia dell’essere umano.

Il potere può essere definito come il possesso del controllo degli altri esseri e delle cose nell’ambiente sociale e naturale, possesso che implica la possibilità di agire su di essi (W. Lloyd Warner). Il potere sociale può scaturire da un carisma personale per cui si è indotti ad obbedire al «genio» di un capo individuale. Il potere dello Stato supera ogni altro potere. È un potere politico cui si accompagna il monopolio del «potere legale» e del «potere militare».

In democrazia il «potere politico» è la risultante della lotta dei partiti politici.

Chi detiene il potere si pone, sempre, degli scopi per raggiungerli. Il «potere sociale» non potrebbe sussistere senza finalità, quali che siano.

Nella concezione di Gaetano Mosca (ultimi decenni dell’Ottocento) si ricollega il problema del potere politico a Machiavelli, a Saint-Simon, a Comte e a Taine che, in ogni società costituita, prescindendo se esercitata in nome del popolo, o di una democrazia dominante o di un sovrano, i governanti, ossia quelli che hanno nelle mani ed esercitano i «pubblici poteri», sono, sempre, una minoranza di persone, e che al di sotto di questi, vi è una classe numerosa che non partecipa mai realmente, in alcun modo, al governo, non fa che subirlo. Essa si può chiamare «i governati». Vi sono due principi generali: coloro che fanno parte della «classe politica» non possono esservi costretti dalla forza, essi devono distinguersi per una sorta di superiorità. Altro il concetto di «carisma», privo di valore morale ma investito di qualità specifiche di corpo e di mente, ritenute non accessibili e non comprensibili a tutti, cioè «soprannaturali».

Chi ha carisma non fa che assumere il compito a lui spettante ed esige obbedienza e seguito in virtù e in forza della missione.

Non è il potere che crea l’obbedienza ma, piuttosto, il sentimento consapevole della necessità dell’ordine che crea il potere.

Perché questo scritto? Con la speranza che qualcuno, avido di potere, possa cogitare su questi miei pensieri e, perché no, trarne le dovute riflessioni.

(anno 2003)

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