Fantasmi nelle strade di Mosca
Per le vie della capitale russa aleggia ogni sorta di leggenda

Lungo la via Tverksaja vi sono delle sculture con dei leoni enormi. Esse fanno parte di un complesso architettonico del XIX secolo che, all’apparenza, non sembra avere nulla di strano, eppure, sul registro dell’Unesco, l’edificio è segnalato come un palazzo infestato dai fantasmi.

Al giorno d’oggi ospita il Museo di Storia Contemporanea della Russia e prima della Rivoluzione era qui che si svolgevano le riunioni del Club Inglese. Gli aristocratici si riunivano per parlare di politica e giocare a carte, scommettendo ingenti somme di denaro. Nel club, c’era una lavagna su cui venivano appuntate tutte le persone con debiti di gioco. Se nel giro di un mese, un giocatore non riusciva a saldarli, veniva espulso.

«Si dice che, prima della Rivoluzione, in questa casa, si sia impiccato qualcuno e da allora la gente ha incominciato a pensare che nell’edificio si aggiri un fantasma. Narrano, inoltre, che nel palazzo viva un gatto nero, che entra da una parete ed esce dall’altra», afferma Vjacheslav Klimov, ingegnere geofisico che si occupa di studiare i luoghi soggetti a fenomeni paranormali nella capitale russa.

Kitaj Gorod è uno dei quartieri più antichi di Mosca, e a differenza di altri angoli della capitale non ha subito nessuna demolizione durante l’epoca sovietica. Qui, nel vicolo Malaja Ivanovskaja, sorge il convento Joanno-Predtechenskij, famoso per il suo forno e le sue oscure leggende.

Fondato nel XV secolo, nel carcere del complesso venivano rinchiusi i prigionieri politici e i criminali che si erano macchiati dei delitti più efferati. Nel XVIII secolo, nei sotterranei del monastero, venne rinchiusa una dama d’alto rango, che fu in seguito battezzata con l’epiteto di «Marchese de Sade» russo.

Darja Saltykova (detta Saltichicha) uccise oltre un centinaio di uomini utilizzando i metodi più crudeli: frustandoli o picchiandoli. Lo faceva per puro piacere. Fu condannata all’ergastolo e visse nel monastero fino al giorno della sua morte. Nel quartiere, i vicini superstiziosi credono che il fantasma di Saltichicha si aggiri ancora per il convento.


Il libro nero della torre Sucharevskaja

All’apparenza, la piazza Sucharevskaja non sembra avere nulla di particolare. Eppure si tratta di un altro dei luoghi della capitale che porta l’impronta del diavolo.

Attualmente è dominata da un monumento con la seguente iscrizione: «In questa piazza sorgeva la torre Sucharevskaja che tra il 1701 e il 1715 ospitava la Scuola di Navigazione. Era diretta da Jakob Bruce, militare, astronomo, chimico e diplomatico, protetto dello Zar Pietro I».

Bruce era un inventore di talento. Il popolo ignorante, tuttavia, scambiò i suoi progressi scientifici per atti di stregoneria. Lavorava di notte nella torre, dove aveva costruito un osservatorio. Molti credevano che fosse proprio lì che l’astronomo praticava i suoi riti diabolici. La leggenda narra che Bruce avesse un «libro nero» e che prima di morire lo avesse murato nelle pareti della torre, dopo aver letto nelle stelle la data della sua morte.

Caterina I cercò di rintracciare il libro e, secondo una leggenda degli anni Trenta, persino Stalin ordinò che la torre venisse smontata, mattone dopo mattone, per scovare lo scritto. Né Caterina I né Stalin riuscirono a trovare il libro misterioso e della torre non rimasero che le fondamenta.


La casa di Lavrentij Berija

Al numero 28 di via Malaja Nikitskaja, c’è una piccola casa in stile Art Nouveau. Attualmente, ospita l’ambasciata tunisina. All’inizio del secolo scorso, era la dimora di Lavrentij Berija, capo della Ceka sovietica. Ci sono molte leggende riguardanti questa casa. Secondo una di esse, nel giardino sarebbero stati ritrovati diversi corpi di ragazze morte.

La riserva di Kolomenskoe, un’antica residenza zarista, costruita nel XVI secolo, è un altro luogo misterioso della capitale. Al centro del parco vi è una scala in legno che conduce a una sorta di gola, lunga circa un chilometro e sul cui fondo sgorgano delle sorgenti naturali. Si suppone che l’acqua di queste fonti abbia proprietà rivitalizzanti.

In diversi manoscritti del XVII secolo si narra che, un giorno, alle porte del palazzo dello Zar di Kolomenskoe comparve un piccolo distaccamento tartaro vestito alla vecchia maniera. I nemici furono arrestati e interrogati. Essi confessarono che, durante la battaglia, avevano cercato di nascondersi nella gola e scappare dai loro inseguitori. Il fatto è che in quei luoghi c’era sì stata una battaglia, ma un secolo prima! Secondo le leggende, in questa zona, si sono susseguiti altri casi di «sparizioni» temporali.

Nella gola ci sono due pietre, dove i pagani erano soliti offrire i loro sacrifici agli dèi. Si dice che curino le malattie e l’infertilità. Al giorno d’oggi, ci sono ancora persone che si spingono fin qui per toccare queste pietre ed esprimere un desiderio.

(novembre 2013)

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