Antisemitismo e razzismo
Teorie senza base razionale hanno affascinato uomini di destra e di sinistra

Quando si parla di antisemitismo e di razzismo, il pensiero va ovviamente al nazismo, ma in realtà il razzismo è una teoria nata nell’Ottocento mentre l’antisemitismo ha radici molto più antiche. L’antisemitismo di tipo religioso dei secoli passati e quello razziale dei tempi moderni lascia perplessi, le accuse erano numerose, ma risultavano prive di fondamento (gli ebrei che provocavano le pestilenze) e molto sommarie (gli ebrei razzialmente diversi dagli europei). Nell’Ottocento poi si afferma un antisemitismo politico, gli ebrei sono i fondatori del capitalismo e i manipolatori dell’alta finanza, un’affermazione fondata su supposizioni che non trovavano alcuna conferma nella realtà, nel Medioevo gli ebrei si dedicavano ad attività bancarie semplici, ma se pensiamo ai grandi del capitalismo americano (ma anche europeo) erano tutti cristiani e molti anche piuttosto devoti. Molto più circostanziata è la tesi del sociologo tedesco Max Weber, il capitalismo nasce negli ambienti del protestantesimo americano, portati a una visione molto attiva della vita. Il variegato mondo antisemita formulava numerose accuse agli ebrei che colpiscono per la loro inconsistenza e per la mancanza di riscontri validi.

Contrariamente a ciò che si è portati a pensare, l’antisemitismo non ha riguardato solo la destra nazionalista, ma anche i socialisti che condividevano i luoghi comuni sull’organizzazione economica del tempo. Charles Fourier, il teorico di comunità egualitarie rigidamente inquadrate, scrisse nel 1806: «La nazione ebraica non è civilizzata, è patriarcale, non ha sovrano e crede lodevole ogni furberia, si dedica esclusivamente ai traffici, all’usura e alle depravazioni mercantili. Ogni governo dovrebbe costringere gli ebrei al lavoro produttivo e accettarli solo in minima percentuale». Un suo discepolo, Alphonse Toussenel, nel suo libro Gli Ebrei, re dell’epoca scrisse: «Io chiamo con questo nome spregevole di Ebreo ogni trafficante di denaro, ogni parassita improduttivo che vive dei beni e del lavoro di altri. Ebreo, usuraio, trafficante sono per me sinonimi». Pochi anni più tardi, nel 1847 il socialista anarchico Pierre J. Proudhon, anche lui convinto che gli ebrei fossero i fautori del sistema capitalistico, scrisse: «Gli ebrei sono i nemici del genere umano, la loro razza deve essere mandata in Asia o al limite sterminata… Col ferro, col fuoco o con l’espulsione, l’ebreo deve scomparire». Un altro pensatore socialista, il francese Pierre Leroux, promotore di una Comune nella zona centrale della Francia, fu anch’egli antisemita e su tale questione scrisse: «[Gli ebrei sono] i più grandi capitalisti di Francia... non sono cittadini francesi, semmai aggiotatori cosmopoliti». Anche la sua più famosa amica, vicina politicamente a lui, la scrittrice George Sand, espresse in una sua opera una certa avversione verso il popolo giudaico.

Il grande filosofo Karl Marx scrisse nel 1844 un saggio interamente dedicato ai seguaci dell’ebraismo, La questione ebraica, che come in altri suoi scritti alternava raffinatezze intellettuali a forzature ideologiche. Le sue idee su religione e libertà erano molto nette: «Nessuno dei cosiddetti diritti dell’uomo, quindi, va al di là dell’uomo egoistico, al di là dell’uomo come membro della società civile, cioè un individuo rinchiuso in se stesso, nei confini dei suoi interessi privati e del suo capriccio privato, e separato dalla Comunità... Quindi l’uomo non è stato liberato dalla religione, ha ricevuto la libertà religiosa. Non è stato liberato dalla proprietà, ha ricevuto la libertà di possedere la proprietà. Non è stato liberato dall’egoismo degli affari, ha ricevuto la libertà di impegnarsi negli affari». Sulla questione specifica degli ebrei il suo giudizio è altrettanto duro e non diverso dai luoghi comuni di quel periodo: «L’ebreo si è emancipato in maniera ebraica, non solo perché ha acquisito potere finanziario, ma anche perché, attraverso lui e anche fuori di lui, il denaro è diventato una potenza mondiale… Qual era, di per sé, la base della religione ebraica? Bisogno pratico, egoismo… Il denaro è il dio geloso di Israele, di fronte al quale nessun altro dio può esistere. Il denaro degrada tutti gli dèi dell’uomo e li trasforma in merci» e concludeva con una singolare affermazione: «L’ebreo, che a Vienna, per esempio, è solo tollerato, determina il destino dell’intero impero con il suo potere finanziario. L’ebreo, che potrebbe non avere diritti nel più piccolo stato tedesco, decide il destino dell’Europa». Anche il massimo esponente dell’anarchismo europeo, Michail Bakunin, era un convinto antisemita: «Questo mondo ebraico, consistente in un’unica setta sfruttatrice, una razza di persone succhia sangue, un genere di parassita collettivo distruttore organico, che va non solo oltre le frontiere degli Stati, ma anche dell’opinione politica, questo mondo è ora, perlomeno in buona parte, al servizio di Marx da una parte, e dei Rotschild dall’altra».

Fra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento gli ebrei ottennero la parificazione agli altri cittadini europei e non furono più costretti a risiedere nei ghetti. Tuttavia nell’Europa orientale, in Russia in particolare dove gli appartenenti alla religione ebraica erano numerosi, la situazione non migliorò e si ebbero numerosi pogrom, saccheggi e uccisioni indiscriminate in parte sostenuti dalle autorità. Tale situazione provocò l’emigrazione di molti ebrei in America e la fondazione del movimento sionista, un gruppo politico laicista che intendeva ricreare un’unica patria per gli ebrei.

In Italia gli ebrei parteciparono attivamente alle vicende risorgimentali ma negli anni successivi non ebbero una collocazione politica univoca. Claudio Treves e Giuseppe Modigliani furono socialisti, ma nello stesso periodo Costantino Sidney Sonnino, di famiglia ebraica, fu uno dei principali leader della destra.

Negli ultimi decenni dell’Ottocento si ebbero i movimenti antiebraici in senso stretto, in particolare in Francia, Germania e Austria. I maggiori esponenti dell’antisemitismo di tale secolo, il tedesco Wilhelm Marr, il francese Edouard Drumont, l’inglese germanizzato Houston Chamberlein e il tedesco Theodor Fritsche, si caratterizzarono per le loro tendenze irruente ma prive di una base solida razionale. Furono personaggi in parte di destra ma vicini anche al socialismo, in particolare Fritsch fu membro di un partito nazional socialista, Marr ateo e radical socialista, Drumont ebbe stretti legami con i partiti di sinistra. Chamberlein, il maggiore teorico del gruppo, oltre che antisemita fu teorico del razzismo, le sue idee non furono diverse dai tradizionali luoghi comuni sugli ebrei ma sosteneva anche teorie singolari: solamente gli ariani erano in grado di creare arte e civiltà, tutte le guerre nel corso della storia erano «particolarmente connesse alle operazioni finanziarie ebraiche», gli ebrei furono i fondatori della Chiesa Cattolica e la causa della caduta dell’Impero Romano.

Nello stesso periodo si ebbe un’importante rivista, «La Civilta Cattolica», che pubblicò molti articoli di tendenze antisemite e nel periodo successivo gli ebrei conobbero le persecuzioni dei comunisti in Unione Sovietica. Ovviamente la componente principale dell’antisemitismo fu quella nazista, i fatti sono particolarmente noti ma è interessante riportare un brano di un discorso di Adolf Hitler: «Se la finanza ebraica internazionale riuscisse, in Europa o altrove, a far precipitare ancora una volta le nazioni in una guerra mondiale, il risultato non sarebbe la bolscevizzazione dell’Europa e la vittoria del giudaismo, ma lo sterminio della “razza ebraica”… l’Europa e il mondo si piegheranno ai miei voleri; e allora io concentrerò il popolo ebraico in qualche isola deserta».

Terminata la guerra, nonostante l’immane tragedia del popolo ebraico europeo, non si ebbe la fine dell’antisemitismo. Gli ebrei vennero espulsi da tutti i Paesi arabi nei quali risiedevano da secoli, nella Polonia comunista dei 300.000 sopravvissuti all’Olocausto due terzi furono costretti a emigrare, nel 1953 si ebbe una nuova pesante campagna di arresti (la «congiura dei medici ebraici») nell’Unione Sovietica che non ebbe conseguenze più gravi solo perché nel marzo di quell’anno si ebbe la morte di Stalin.

(luglio 2022)

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