Chi ha scritto Adeste Fideles? Un viaggio
nella storia
Il contesto storico. L’origine
dell’iniziativa. Il dibattito tra studiosi. Il messaggio
sempre attuale
Nella storia dei canti religiosi Adeste fideles occupa certamente un posto di rilievo per più motivi. Questa composizione, infatti, ha saputo «ricreare» le ore della Natività in un modo diretto, partecipato, realistico. Si percepisce nell’opera un atto di fede e di affidamento che facilita nel credente un passaggio: dall’ascolto attento ma passivo di una esecuzione musicale alla contemplazione di un grande Mistero: quello dell’Incarnazione di Gesù, Figlio di Dio. In tale contesto emergono anche alcuni interrogativi. Chi è stato l’autore della musica? E del testo? Su questi quesiti si è dibattuto a lungo. E gli storici hanno cercato di ricostruire la documentazione esistente. Questa è la storia di Adeste fideles con i dati storici acquisiti nel tempo.
Guido Reni, Natività (dettaglio), Museo Nazionale di San Martino, Napoli (Italia)
Il canto Adeste fideles fa parte di quelle composizioni ove gli autori hanno cercato di favorire la contemplazione del Mistero della Natività, e di coinvolgere i fedeli nella lode e nel ringraziamento.[1] Sono state svolte diverse ricerche per individuare l’autore o gli autori ma non si è arrivati a un esito definitivo, anche per talune ristesure e integrazioni.[2] Un dato comunque rimane. Si tratta del nominativo del copista: John Francis Wade.
Con riferimento all’Inglese Wade[3], non è nota la località della sua nascita. Era figlio di un mercante di stoffe. Dopo la repressione della seconda ribellione giacobita[4], essendo Cattolico, Wade dovette lasciare le Isole Britanniche. Riparò in Francia. Raggiunse Bornhem, nelle Fiandre. Risiedette poi a Douai. Questa, era una cittadina ove si rifugiavano i Cattolici Inglesi perseguitati dai Protestanti. Era, inoltre, sede di un importante collegio cattolico istituito da Filippo II di Spagna nel 1559. Wade si guadagnò da vivere come copista di manoscritti musicali che trovava nelle biblioteche. Di frequente firmava le sue copie. Insegnò musica nel collegio di Douai. Lavorò, inoltre, a composizioni musicali da eseguire nelle chiese. Con il trascorrere del tempo fece amicizia con vari musicisti cattolici. Tra questi: Thomas Arne[5] e Samuel Webbe[6]. Le sue opere esistenti risalgono al 1737-1774. Si dividono in tre tipi: manoscritti in canto piano, libri stampati con canto semplice annotato a mano, e libri liturgici stampati senza canto semplice. Wade morì a Douai.
Sir John Francis Wade
Secondo una tradizione, Wade avrebbe trovato, in manoscritti conservati in un archivio, il testo e la musica di Adeste fideles. Ciò avvenne nel 1743-1744. Wade trascrisse lo spartito e lo utilizzò per un coro cattolico a Douai.
Nel 1751 Wade decise di pubblicare una raccolta stampata delle sue copie manoscritte. L’opera fu intitolata: Cantus Diversi pro Dominicis et Festis per annum[7]. In tale lavoro, inserì l’Adeste fideles. È questa la prima fonte stampata che riguarda l’Adeste fideles. Il testo del canto è costituito da otto strofe di cui solo la I, V, VI e VII furono trascritte da Wade. Le strofe II, III e IV vennero composte da Étienne Jean François Borderies nel 1794 e una VIII da un anonimo (raramente stampata).
Wade muore nel 1782 e nei suoi ultimi anni di vita l’amico musicista, Samuel Webbe, lo convinse ad apportare delle modifiche alla musicalità del canto. Oggi noi ascoltiamo la melodia di Webbe.[8]
Monsignor Étienne Jean François Borderies
Durante i moti legati alla Rivoluzione Francese (1789-1799), un sacerdote cattolico, Étienne Jean François Borderies[9], si rifugiò a Londra nel 1793. Mentre si trovava in questa città ebbe occasione di ascoltare il canto Adeste fideles. Nel 1794 tornò in Francia recando con sé il manoscritto dell’inno. In tempi successivi sarebbe diventato vicario della chiesa di San Tommaso d’Aquino a Parigi (1802), vicario generale della diocesi di Parigi (1819) e Vescovo di Versailles (1827). Borderies, in particolare, scrisse tre nuove strofe di Adeste fideles in sostituzione delle ultime tre di Wade.
Questa strofa è di un autore sconosciuto, forse di origini galliche. Venne stampata in Belgio nel Thesaurus animae christianae, sive manuale pietatis, vel liber precum decerptarum... (1857)[10], e a Parigi nel 1868 circa. Descrive come, con la stella per guida, i Magi siano venuti ad adorare il Cristo, portando in dono oro, incenso e mirra: i cuori diventano – grazie a Gesù – simili a quelli dei fanciulli. La prima riga è: «Stella duce, Magi».
Si riportano qui di seguito in latino le prime quattro strofe più note dell’Adeste fideles.
«1) Adeste, fideles, laeti, triumphantes, / venite, venite in
Bethleem: /
natum videte Regem angelorum. / Venite, adoremus, venite,
adoremus, /
venite adoremus, Dominum. /
2) En grege relicto, humiles ad cunas / vocati pastores
adproperant: /
et nos ovanti gradu festinemus: / Venite, adoremus, venite,
adoremus, /
venite adoremus, Dominum. /
3) Æterni Parentis splendorem æternum, / velatum sub carne
videbimus, /
Deum infantem, pannis involutum. / Venite adoremus, venite
adoremus, /
venite adoremus, Dominum. /
4) Pro nobis egenum et foeno cubantem / piis foveamus
amplexibus: /
sic nos amantem quis non redamaret? / Venite, adoremus,
venite, adoremus, /
venite adoremus, Dominum. /»
Si riporta qui di seguito una traduzione (di chi scrive) in italiano delle strofe in precedenza annotate.
«1) Siate presenti (“avvicinatevi”), fedeli, con gioia ed
esultanza, / venite, venite a Betlemme: /
ad ammirare il Re degli angeli. / Venite, adoriamo, venite,
adoriamo. /
2) Ecco i pastori richiamati, abbandonato il gregge, / si
avvicinano all’umile culla: /
affrettiamoci anche noi con passo festoso. / Venite, adoriamo,
venite, adoriamo. /
3) Lo splendore eterno dell’Eterno Padre / vedremo velato
dalla carne: /
Dio bambino, avvolto in panni. / Venite, adoriamo, venite,
adoriamo. /
4) Riscaldiamo con un devoto abbraccio / Chi per noi si è
fatto bisognoso e giace sul fieno: /
chi non amerebbe Colui che ci ama in tal modo? /»
Attualmente, nelle chiese italiane, si canta l’Adeste fideles seguendo il testo che qui si riporta.
«1) Venite, fedeli, l’angelo ci invita, / venite, venite a
Betlemme. /
Nasce per noi Cristo Salvatore. / Venite, adoriamo, venite,
adoriamo, /
Venite, adoriamo il Signore Gesù! /
2) La luce del mondo brilla in una grotta: / La fede ci guida
a Betlemme. /
Nasce per noi Cristo Salvatore. / Venite, adoriamo, venite,
adoriamo, /
venite, adoriamo il Signore Gesù! /
3) La notte risplende, tutto il mondo attende: / seguiamo i
pastori a Betlemme. /
Nasce per noi Cristo Salvatore. / Venite, adoriamo, venite,
adoriamo, /
venite, adoriamo il Signore Gesù! /
4) “Sia gloria nei cieli, pace sulla terra” / un angelo
annuncia a Betlemme. /
Nasce per noi Cristo Salvatore. / Venite, adoriamo, venite,
adoriamo, /
venite, adoriamo il Signore Gesù! /
5) Il Figlio di Dio, Re dell’universo, / si è fatto bambino a
Betlemme. /
Nasce per noi Cristo Salvatore. / Venite, adoriamo, venite,
adoriamo, /
Venite, adoriamo il Signore Gesù! /»
Nel 1841 l’inno Adeste fideles venne tradotto dal latino all’inglese da Frederick Oakeley[11], con il titolo: O Come All Ye Faithful. Frederick era il più giovane figlio di Sir Charles Oakeley. Dopo essersi laureato in Bachelor Art, fu ordinato pastore anglicano nel 1827. Ricevette poi la nomina a cappellano al Balliol College (Oxford). Nel 1830 divenne tutor e docente catechetico al Balliol. Nel 1831 e nel 1837 svolse i compiti di predicatore. Nel 1835 fu uno dei pubblici esaminatori all’università.
Durante la sua residenza al Ballion come cappellano, Oakeley fu molto vicino a quei teologi anglicani che costituirono il cosiddetto Movimento di Oxford (avvicinamento al Cattolicesimo).
Nel settembre del 1845, Oakeley si unì alla comunità di John Henry Newman[12] a Littlemore. Il 29 ottobre dello stesso anno fu accolto nella Chiesa Cattolica.[13] Il 31 ottobre fu confermato il suo impegno pastorale a Birmingham. Dal gennaio 1846 all’agosto 1848 studiò teologia nel seminario del distretto di Londra (il St. Edmund’s College). Svolse vari incarichi. Fu poi nominato canonico della diocesi di Westminster. Mantenne questo ufficio nei successivi trent’anni, fino alla morte.
Sulla composizione del canto Adeste fideles si è sviluppato nel tempo un dibattito tra studiosi. La questione base rimane l’origine della composizione e il suo autore. All’inizio delle ricerche qualcuno ha ipotizzato come possibile autore del testo il Santo Francescano Bonaventura da Bagnoregio (XIII secolo). L’assenza di riscontri ha fatto scolorire la tesi. Non sono poi mancati degli orientamenti che hanno ipotizzato un lavoro di monaci portoghesi, tedeschi, spagnoli.
Altri ricercatori hanno poi espresso l’opinione che era necessario indagare tra i religiosi cistercensi. Anche per la musica sono stati seguiti più itinerari di ricerca. Qualcuno ha ipotizzato una iniziativa dei musicisti John Reading senior[14], John Reading junior[15], Georg Friedrich Händel[16], Marcos Antonio da Fonesca[17] e altri. Si arrivò poi a studiare con più attenzione la figura del già citato John Francis Wade.
La sua copia di Adeste Fideles sembra essere stata trascritta nel 1743 (forse già nel 1740). Le parole e la musica si trovano in cinque manoscritti che qui di seguito si citano.
Quattro dei cinque manoscritti sono firmati da Wade.
1) Il manoscritto «giacobita».[18] Secondo il Benedettino Dom Jean Stéphan, fu scritto intorno al 1743-1744. Secondo gli editori del New Oxford Book of Carols venne forse scritto già nel 1740. Taluni affermano che questa sia la prima copia conosciuta nella mano di Wade. Un fac-simile è stato riprodotto nel lavoro di Stéphan del 1947: The Adeste Fideles: A Study On Its Origin and Development .[19]
Fu questa la copia (in latino) trovata dal reverendo Maurice Frost[20] nel 1946. È l’unica senza la firma di Wade. Secondo il dottor Bennett Zon[21], questo manoscritto è scomparso.[22]
2) Un manoscritto, datato 1751, è conservato presso lo Stonyhurst College (Lancashire, Gran Bretagna). Questa, è la versione che si trova nel Cantus Diversi pro Dominicis et Festis di Wade. In quel volume, il titolo dell’Adeste fideles è: In Nativitate Domini Hymnus. La prima riga è scritta «Adeste Fideles» e non «Adeste Fidelis» come alcuni hanno affermato. Questa copia è stata scritta per il Collegio Inglese di Lisbona (Portogallo).
3) Un manoscritto, datato 1751 circa, si trova alla Henry Watson Music Library di Manchester (Gran Bretagna).
4-5) Due copie del manoscritto, datate 1760, sono conservate all’Edmund’s College, Old Hall, Ware (Gran Bretagna), un Graduale[23] e un Vesporal[24].
6) Una sesta copia, datata 1746 o 1749, si trovava al Clongowes Wood College, Kildare (Irlanda), sarebbe stata persa o rubata nel 1940. Fino alla sua perdita, si credeva che fosse la più antica copia conosciuta.
Nel contesto fin qui delineato, è utile ricordare l’apporto offerto dal già citato religioso benedettino Dom Stéphan.
1) Nella sua pubblicazione del 1947 (The Adeste Fideles: A Study…) arrivò al punto di esaminare perfino le filigrane del manoscritto studiato. Queste, furono identificate da un esperto e datate tra il 1720 e il 1750.
2) Dom Stephan esaminò pure altri manoscritti, noti per essere di Wade, e concluse che erano della stessa mano.
3) In tale contesto, Dom Stephan notò che la versione di Adeste fideles nel manoscritto Jacobite («Giacobita»), è differente in alcuni aspetti materiali rispetto alle altre versioni conosciute, specie nel ritornello che è mutato da «Venite adorade» a «Venite adoremus». Inoltre, il manoscritto Jacobite è scritto in 3/4, mentre tutte le versioni successive sono scritte in 4/4. Infine, le versioni precedenti sono scritte in un pentagramma a 5 righe, mentre le versioni successive sono state scritte in un pentagramma a 4 righe.
La ricostruzione storica che è stata effettuata con riferimento al canto Adeste fideles non ha l’unico scopo di conoscere delle fasi temporali segnate da più iniziative. Si tratta, piuttosto, di «entrare» in qualche modo nell’animo umano, e di comprendere la vasta sensibilità che i fedeli di più Paesi hanno mostrato verso questo inno. Probabilmente, quello che ha maggiormente colpito le comunità locali è l’idea iniziale: muoversi tutti per avvicinarsi alla culla del Bambino Gesù. In tal senso, dietro le immagini dei pastori e dei magi, c’è tutta la Chiesa orante che contempla il Mistero della Natività. E proprio qui colpisce un fatto: ogni contemplazione non è mai statica ma dinamica. Per «vedere» il Bambino occorre lasciare i propri ambienti e seguire dei nuovi itinerari. Lo stesso si è verificato quando la gente vorrà incontrare il Maestro lungo le strade della Palestina. E si muoveranno le pie Donne e Giovanni per seguire il Condannato alla crocifissione. Si muoveranno infine gli Apostoli per essere testimoni del Vangelo. Questa è la lezione che investe anche oggi ogni Cristiano. Per «vedere» Gesù occorre «alzarsi», è necessario lasciare i vecchi schemi mentali e seguire l’unica Parola che salva.
J. Stephan, Adeste Fideles. A Study on Its Origin and Development, Buckfast Abbey, South Devon, 1947
B. Zon, The English Plainchant Revival, Oxford University Press, New York 1999 (consigliato per ulteriori ricerche riguardanti John Francis Wade e la famiglia Wade)
B. Zon, The Origin of “Adeste fideles”, «Early Music», volume 24, numero 2, maggio 1996, pagine 279-288
B. Zon, The Works of John Francis Wade, The English Plainchant Revival, 1999, pagina 104.
Andrea Bocelli – Adeste Fideles – Bing video
Kandráčovci – Adeste fideles (Official Video) – Bing video
Adeste Fideles – Notre Dame 2016 – B ng video
https://www.youtube.com/watch?v=RbOlWaKV2So
https://www.youtube.com/watch?v=BRNDmF813LA.
1 Confronta anche: Natale magico. I canti natalizi più belli ed emozionanti, CD, San Paolo Multimedia, Cinisello Balsamo 2016.
2 Confronta anche nel web: Adeste Fideles – Hymnology Archive.
3 John Francis Wade (Johannes Franciscus Wade; 1710/1711-1786).
4 Insurrezioni giacobite: rivolte e guerre nelle Isole Britanniche avvenute nel 1688-1746. Il loro scopo era quello di riportare sul trono il Cattolico Giacomo II d’Inghilterra e VII di Scozia (ultimo degli Stuart).
5 Thomas Arne (1720-1778).
6 Samuel Webbe (1740-1816).
7 McKim, Lindajo H. (1993), The Presbyterian Hymnal Companion, Westminster John Knox Press, pagina 47.
8 Adeste Fideles – Hymnology Archive.
9 Étienne Jean François Borderies (Montauban, 24 gennaio 1764-4 agosto 1832). Teologo. Letterato. Fu autore, tra l’altro, di inni, cantici e sermoni quaresimali. Dovette lasciare la Francia quando venne promulgata la Costituzione Civile del Clero (1790), che avversò. Fece ritorno in patria nel 1795.
10 Mechelin Dessain, 1857.
11 Frederick Oakeley (Shrewsbury, 5 settembre 1802-30 gennaio 1880).
12 Cardinale John Henry Newman (Londra, 21 febbraio 1801-Edgbaston, 11 agosto 1890; Santo). Dall’Anglicanesimo si convertì al Cattolicesimo.
13 Nella piccola cappella a St. Clement’s sopra il Magdalen Bridge).
14 John Reading senior (1645 circa-1692). Compositore e organista inglese.
15 John Reading junior (1685 circa-1764). Compositore e organista inglese.
16 Georg Friedrich Händel (1685-1759). Compositore tedesco naturalizzato inglese.
17 Marcos Antonio da Fonesca (1762-1830). Musicista portoghese. Nato, però, 19 o 20 anni dopo la prima pubblicazione della partitura di Adeste fideles.
18 Secondo l’opinione di alcuni studiosi, John Francis Wade, fuggito in Francia dopo la fallita rivolta giacobita del 1745, scrisse il canto natalizio come una chiamata alle armi in occasione della nascita del principe Carlo Edoardo Stuart. «Fideles» sono i giacobiti, «Bethlehem» è un nome in codice giacobita per l’Inghilterra e «Regem Angelorum» un gioco di parole su «Angelorum» («Angeli») e «Anglorum» («Inglesi»). Quindi: «Accorrete fedeli ad ammirare il Re degli Inglesi appena nato».
19 J. Stéphan, The Adeste Fideles: A Study On Its Origin and Development, Buckfast Abbey Publications, Devon (Inghilterra), 1947.
20 Reverendo Maurice Frost, Vicario di Deddington, Oxford.
21 Bennett Zon è docente presso il Dipartimento di Musica della Durham University. Fondatore e direttore del Centro Studi sul XIX secolo; e co-fondatore e direttore dell’International Network for Music Theology.
22 B. Zon, The origin of Adeste fideles, «Early Music», volume XXIV, Issue 2, May 1996, pagine 279-289.
23 Il graduale è un canto inserito tra letture della Messa.
24 Liturgia della sera.