Il sincretismo
Una nuova corrente religiosa

Hare Krishna, la Famiglia Unita, Children of God sono esempi di nuovi movimenti religiosi o sette originatisi nel corso degli ultimi decenni ed ora diffusi in tutto il mondo.

Da un punto di vista storico, la nascita di nuove religioni non è un fenomeno sconosciuto; le religioni mondiali ben consolidate hanno assistito a numerose divisioni interne nel corso dei secoli. A volte ciò ha portato alla formazione di religioni completamente nuove, a volte alla nascita di nuove comunità di credenti, sette o correnti che hanno mantenuto un contatto con la base di partenza e con la tradizione.

Una caratteristica tipica di molte delle nuove correnti religiose è ciò che chiamiamo «sincretismo», cioè la presenza di elementi di religioni diverse all’interno di una setta o di una comunità di credenti. Neppure questa è una novità. Troviamo un efficace esempio di mescolanza di religioni già al tempo dei Romani, quando nella vastità dell’Impero Romano il contatto tra diverse concezioni e forme di pensiero provenienti da Africa, Asia ed Europa diede origine a una serie di nuovi movimenti religiosi, che potevano ricavare le proprie concezioni tanto dalla religione egizia quanto dalla persiana, dalla babilonese, ebraica, greca e romana.

In India, nell’ultimo secolo, numerosi leader religiosi hanno sostenuto che tutte le grandi religioni mondiali sono tra loro compatibili e, considerate nel loro nucleo essenziale, esprimono lo stesso concetto. Anche questo è un aspetto del «sincretismo» religioso.

Tutte le religioni presentano determinati tratti in comune per quanto riguarda concezioni, esperienze, culto e organizzazione. I nuovi movimenti religiosi hanno anche molti punti di somiglianza con le grandi religioni mondiali. Ma c’è qualcosa in più che caratterizza i nuovi movimenti, qualcosa che li contraddistingue come gruppo a sé stante? Indichiamo qui di seguito alcuni elementi di spicco comuni a molti di essi.

Sono spesso fondati da «personalità carismatiche» che dicono di aver ricevuto una rivelazione da Dio o che si sentono chiamate a guidare la propria comunità: un «Messia» a cui ci si rivolge in una situazione di crisi spirituale, culturale o politica; ma anche – come in vari movimenti di ispirazione induista – un «guru» (maestro religioso) che esige assoluta obbedienza e devozione dai suoi discepoli. Il «guru» non è divino in se stesso, ma rappresenta il divino e può quindi essere oggetto di atti di omaggio e di offerte da parte dei suoi adepti.

Le nuove religioni sostengono di essere assolute, universalmente valide e considerano se stesse come «religione delle religioni». Spesso affermano di rappresentare una sintesi di tutte le grandi religioni mondiali, di cui Mosè, Gesù, Maometto, Krishna e Buddha sono stati i precursori. L’idea è spesso quella che le antiche religioni abbiano esaurito il proprio compito, in quanto ciascuna di esse contiene solo una parte della verità. La nuova religione è la rivelazione finale, la risposta definitiva, la piena e totale verità. Solitamente le religioni precedenti non vengono respinte del tutto, ma sono piuttosto considerate come una lunga ed importante tradizione di cui la nuova religione è la conclusione e la piena realizzazione.

L’«esperienza interiore» viene considerata più importante dei dogmi, dei culti e delle cerimonie. I movimenti contengono spesso un elemento di ribellione nei confronti della comunità e della leadership religiosa esistente, di cui infrangono le norme vigenti e la consolidata prassi religiosa; in casi estremi arrivano anche a violare le leggi della società.

Considerano l’esperienza interiore come liberazione assoluta che procura pace, armonia e felicità. L’uomo ritrova se stesso. Questo è proprio ciò di cui il mondo ha bisogno oggi, è la soluzione a tutti i problemi personali e sociali. Alcuni gruppi sostengono spesso che non si tratta di religione, ma di una forma di conoscenza per trovare la via della corretta esperienza interiore.

I membri del movimento mostrano spesso un tale «ardore religioso» e un tale «coinvolgimento spirituale» da dedicarsi nel modo più completo alla setta. Spesso la conversione comporta la rottura con la famiglia, il cambio di domicilio (per esempio la convivenza in alloggi collettivi), un nuovo nome, l’abbandono degli impieghi o degli studi, e così via.

Di tanto in tanto certi movimenti neoreligiosi sono attaccati da campagne di stampa che li accusano di operare una sorta di «lavaggio del cervello» nei confronti dei loro nuovi membri. Le sette infatti reclutano i loro adepti specialmente tra i giovani alla ricerca della propria identità.

Un tratto importante delle sette neoreligiose è proprio quello di esigere che la persona vi si dedichi nella sua totalità, rompendo drasticamente con la sua vita precedente: morire alla «vecchia» esistenza per rinascere a una «nuova vita» nella setta. Non è perciò sufficiente simpatizzare con le sette: per farne parte, spesso occorre abbandonare tutto ciò che si possiede, compresi denaro e proprietà.

L’adesione ad una setta prende generalmente avvio dalla necessità di rispondere a molte domande esistenziali che l’uomo si pone specialmente all’inizio della vita adulta, e dalla constatazione che spesso essa formula diagnosi appropriate dell’esistenza: mostra che nella società odierna molte cose sono «sbagliate», che non viviamo in modo «pieno» e «vero», che avvertiamo un senso di vuoto, una mancanza di significato. Non è un caso che tra i membri di una setta siano molti gli ex dipendenti da droghe o da alcool. La setta infatti è in grado di rinnovare tutta la realtà in cui vive l’adepto in modo che egli «compia il salto», divenga parte della comunità, e non tenti di ritornare alla propria vita precedente.

Per questa ragione, soprattutto negli Stati Uniti, molti genitori si sono associati in specifiche organizzazioni per tentare di strappare i propri figli alle sette, arrivando perfino a rapirli per «deprogrammarli» – una sorta di lavaggio del cervello alla rovescia – con l’aiuto di fuoriusciti della setta stessa (una simile prassi naturalmente solleva molte questioni etiche e giuridiche, considerando che sono molte le «vittime» dei gruppi neoreligiosi che hanno espresso la propria riconoscenza per essere state sottratte alla situazione di disagio in cui vivevano precedentemente). Tale «viaggio di ritorno», però, viene descritto come un processo difficile e spossante, che richiede spesso l’intervento di psicologi o di psichiatri.

(gennaio 2015)

Tag: Ercolina Milanesi, sincretismo, Stati Uniti, movimenti neoreligiosi, sette, deprogrammazione, personalità carismatiche, esperienza interiore, Hare Krishna, Famiglia Unita, Children of God.