La strana storia del Paraguay
Un Paese quasi dimenticato, ma dalle grandi possibilità economiche

C’è un Paese, su questo pianeta, che pochi conoscono e di cui non si sente quasi mai parlare: il Paraguay.

Quelle rare volte che se ne è parlato sui quotidiani, i giornalisti non hanno fatto economia di giudizi negativi circa la «dittatura spietata» che lo ha governato dal 1954 al 1989.

Negli ambienti salottiero-progressisti americani degli anni Ottanta, correva voce che il Generale Stroessner, Capo di Stato incontrastato per 35 anni, uccidesse fanciulli e ne bevesse il sangue per guarire da una forma di psoriasi che lo aveva colpito ad entrambe le braccia.

La «cura» gli sarebbe stata suggerita da uno stregone Guarany (etnia autoctona locale).

Questa fantascientifica e truculenta frottola girò per alcuni mesi ma poi, vista la sua insostenibilità, si sciolse fra le brume mondialiste americane.

Il Paraguay rimase, a lungo tempo, chiuso al mondo esterno (aggravato dal fatto di non avere alcun sbocco al mare) ed è vero che il regime di Stroessner viveva di contrabbando di ogni genere e traffici illeciti vari (esistenti ancor oggi), ma il popolo di quel lontano Paese non ha mai sofferto soprusi o angherie, come altri Paesi Latino-Americani, e nemmeno la fame.

L’istruzione era gratuita ed assicurata, la sanità pure. Il benessere non era granché, la qualità della vita era semplice, a tratti spartana, con un’economia basata sull’artigianato, l’agricoltura e l’allevamento.

Un’élite politico-militare si arricchiva con mezzi illeciti; questa lasciava vivere il popolo il quale, potendo mangiare quotidianamente, non si riversava nelle strade ad inscenare proteste anti governative col rischio della repressione. Un Governo, dunque, senza gloria né infamia, che è, sempre, sfuggito ai riflettori internazionali per la sua scarsa importanza strategica ma che non si può accusare né di genocidi, né di atrocità varie come, invece, annoverano diversi Paesi «democratici» o sedicenti tali. Va, inoltre, aggiunto che il buon funzionamento del sistema produttivo-alimentare di base del Paese è dovuto alla comunità dei Mennoniti (una branca della religione protestante proveniente dall’Olanda), insediatasi nel Paese da vari decenni, che gestisce attività produttive primarie (prodotti caseari, cerealicoli e carne).

La loro capitale è Filadelfia, nel Nord del Paraguay, ma i Mennoniti sono sparsi un po’ in tutto il Paese.

I problemi sono nati agli inizi degli anni Novanta con l’«apertura» verso l’esterno e l’insediamento del primo Governo di civili e «liberale» (non retto da una giunta militare).

Arrivarono i primi investimenti esteri (per lo più americani), cominciarono le prime grandi disparità sociali. L’affermazione del liberismo economico premiava con la ricchezza pochi e con la povertà tanti. La periferia della capitale Asunción diveniva una «bidonville», piena di diseredati ed illusi abbagliati dal luccichio del facile guadagno; comparivano la prostituzione sulle strade e l’uso delle droghe fra i giovani. Le strade della città diventavano sempre meno sicure ed i prezzi al consumo salivano mentre la moneta locale veniva svalutata di continuo.

Quartiere povero di Asunción

Quartiere povero (Chacaritas) di Asunción, giugno 2009

Da qualche anno è stato rilevato che il sottosuolo del Chaco, un’enorme e vasta «pampa» semi desertica che caratterizza il Nord del Paese, fino ai confini con la Bolivia, è ricco di petrolio.

Il Governo locale, guidato dal Partido Colorado (lo stesso del Generale Stroessner ma solamente di nome perché, di fatto, è stato riciclato in una specie di Centro-Destra in salsa sudamericana), ritenne che il petrolio fosse una grande opportunità per un Paese a risorse limitate come il Paraguay e dichiarò di voler sfruttare questa ricchezza per se stesso.

Alle compagnie americane, ansiose di metterci sopra le mani, non piacque tale decisione e, dopo diversi rifiuti da parte del Governo Paraguayano, cominciarono ad interferire come solo gli «yankees» sanno fare. Iniziarono a finanziare i partiti della Sinistra (comunisti inclusi), affinché potessero crescere ed insediarsi al Governo, sostituendo quello attuale che non ne vuol sapere di cedere le proprie ricchezze petrolifere alle multinazionali americane.

Ovviamente le Sinistre Paraguayane, una volta al governo, dietro laute prebende, sarebbero ben disposte a concedere lo sfruttamento petrolifero del Chaco. Qualcosa, però, andò storto.

Gli Americani non ottennero il successo desiderato e le Sinistre non crebbero affatto, anzi…

Le ragioni di questo fallimento vanno ricercate nella mancanza di capacità ed affidabilità negli uomini della Sinistra Paraguayana, priva di nozioni ed esperienze di governo, lontana dalle ammirazioni popolari ed incapace di accattivarsi le simpatie degli elettori. Preso nota del fallimento, agli Stati Uniti non restava che agire in prima persona.

Anni fa, i marines americani arrivarono nel Paese ed installarono una loro base nel Nord del Paraguay, a Mariscal Estigarribia, in piena zona «petrolifera» e totalmente isolata. I giornali non ne hanno parlato per vari mesi, ma all’opinione pubblica non è piaciuta questa intrusione, sulla cui regolarità ci sono molti dubbi.

Le voci che circolavano e che circolano tuttora sono tante, ma la più accreditata è quella di un insediamento «arbitrario», contrario al diritto internazionale, quasi un atto di invasione e quindi bellico. Ma l’esercito paraguayano, per quanto sovrano in casa propria, non ha mosso un dito in quanto le alte sfere delle Forze Armate sapevano e condividevano. Saranno loro a rappresentare la testa di ponte che porterà il cambio di potere al Governo e così il gioco, per gli Americani, sarà fatto.

Per dare una parvenza di ufficialità e regolarità fra le due parti, reparti di entrambi gli eserciti fanno manovre congiunte ed alcuni corpi vengono istruiti, direttamente, da consiglieri americani. Inoltre non mancano gesti umanitari da parte degli Stati Uniti, come l’invio di macchinari per l’agricoltura, pompe per l’estrazione di acqua potabile, aperture di scuole nelle aree rurali più arretrate (che peraltro già esistevano ma che dovettero chiudere quando l’istruzione negli anni Novanta non era più totalmente gratuita). Tutto nel nome di non meglio identificate «operazioni di amicizia fra i due popoli» o «contributi umanitari per lo sviluppo sociale».

Cose sicuramente utili ed apprezzabili ma che non sono il risultato di una spinta umanitaria, bensì di chi vuole comandare a casa altrui.

Per finire una piccola curiosità: per arrivare in Paraguay dall’Europa è necessario fare scalo in altri aeroporti di Paesi limitrofi. L’unica compagnia aerea, non sudamericana, che ha un volo diretto e con propri aerei è la «American Airlines».

(giugno 2016)

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