Cronaca di un disastro «annunciato» avvenuto nel 1937 nel Texas, per lo scoppio di una sacca di gas naturale
Più di 295 vittime

Nel 1929 era iniziato quel buio periodo che fu ricordato come la «grande depressione», cioè quella crisi mondiale che mise a terra parecchie economie, per concludersi alla fine degli anni ’30. Non a tutti andava male, però. Nella contea texana di Rusk era stato individuato un ingente giacimento di idrocarburi, che aveva fatto arricchire il distretto scolastico, incrementandone l’economia e favorendo l’istruzione, tanto che nell’abitato di New London, nel 1932, si era provveduto alla costruzione della scuola London School, un grande e stupendo fabbricato in cemento e acciaio, caratterizzato dalla pianta a forma della E. Tutto questo, anche perché sulle pertinenze della scuola si trovavano più di dieci pozzi di estrazione, su un totale di alcune decine di migliaia, che ne accrescevano il valore imponibile.

La struttura era stata realizzata su un terreno inclinato, e sotto la stessa era stato racchiuso un ampio spazio. Trattandosi di un terreno che serviva da tetto a un deposito di idrocarburi (petrolio e gas naturale), questo era una vera e propria bomba a orologeria, pronta a scoppiare, qualora ci fosse stata una fuga di gas incontrollata e non avvertita, e una scintilla elettrica, perfida e criminale, avesse messo in moto l’apocalisse.

Il guaio è che quando si deve costruire in zone possibilmente pericolose, prima di farlo, varrebbe la pena di fare un’approfondita analisi delle probabilità che possa capitare una catastrofe. Oppure è un’idea troppo catastrofica?

Nel caso in esame, come del resto in tutti quelli nelle stesse condizioni, i pericoli erano molto alti, perché il gas naturale ha una possibilità di scoppiare molte volte superiore a quella del petrolio, che solamente in casi eccezionali può incendiarsi, ma mai scoppiare; basti pensare al contenuto oleoso delle superpetroliere che, quando succede un disastro, oltre a inquinare maledettamente il mare, talora, anche se raramente, s’incendia.

La scuola si forniva di gas dalla Parade Gasoline Company, responsabile del giacimento, affrontando un costo abbastanza pepato.

Per la società petrolifera la presenza del gas naturale insieme con il petrolio era ritenuta, più che una risorsa, un disturbo, giacché lo si riteneva una sostanza inutile, di scarto, da rimuovere facendolo bruciare alla torcia e liberando i prodotti della combustione nell’atmosfera.

Così, i dirigenti scolastici, forse come altri nella zona, annullarono il contratto per la fornitura del gas con la società, e si allacciarono al suo scarico di gas, che passava proprio vicino alla scuola. Tale scelta non infastidiva la società, a parte la perdita di guadagno, perché a lei non interessava dove finisse lo scarto, cioè se fosse utilizzato o bruciato. In tal modo, la scuola e altri risparmiavano parecchi dollari. Certo è che solitamente il gas naturale, non purificato, contiene sostanze estranee, tracce di umidità e ha una composizione diversa da giorno a giorno, ma ciò non lo rende inutilizzabile; in quanto a qualità quel gas, però, non era certo da «guinness dei primati», tuttavia consentiva di conseguire un buon risparmio, mentre il funzionamento era regolare per cui... tutti contenti e «avanti tutta»! Talvolta per risparmiare si naviga nel torbido, ma da qui all’esplosione c’è di mezzo un mare molto esteso.

D’altra parte, abitando in zone con depositi di gas sotto i piedi, non è raro che venga la tentazione di fare da sé. Forse qualcuno si ricorda che, non tantissimi anni fa, nella Pianura Padana erano molti coloro che si arrangiavano a utilizzare il metano, che spesso si disperdeva direttamente nell’atmosfera, imbrigliandolo in maniera artigianale e pressapochista. Ricordo che questo fatto era una spina nei fianchi dei miei colleghi dell’Ufficio degli Idrocarburi di Bologna, che dovevano eseguire un controllo attento e puntuale e ciò non solo perché si trattava di evasori fiscali, ma pure perché il pericolo di incendio o scoppio era sempre presente per sé e per gli altri, gravando come la spada di Damocle sulla testa di tutti.

Il gas naturale è una miscela di aeriformi, di cui il componente più abbondante è il metano; questo è associato a propano, butano, esano e a tanti altri gas in tracce. La combustione del gas naturale produce la grande energia di circa 38 MJ, pari a 10,6 kWh. È una miscela di combustibili fossili, quindi la sua combustione comporta la liberazione di anidride carbonica che va ad aumentarne la concentrazione nell’atmosfera. Com’è noto, questo gas, insieme con il metano, è uno dei peggiori nemici dell’ambiente, dato che con la sua concentrazione accresce il riscaldamento globale. Infatti, questi gas impediscono al calore di disperdersi nello spazio, accrescendo la temperatura dell’atmosfera.

I gas sono sostanze volatili che, non avendo forma propria, si espandono e occupano tutto lo spazio disponibile, per giungere a concentrarsi a tal punto che, se sono infiammabili, possono incendiarsi oppure addirittura scoppiare, qualora si verifichino certe condizioni. Ora, perché una miscela di gas sia infiammabile occorre che il rapporto aria-combustibile abbia certi valori; ciò significa che, affinché avvenga l’accensione, bisogna che tale rapporto sia contenuto in un certo intervallo di concentrazione, definito «limite di infiammabilità», altrimenti questa non può avvenire. Facendo, per esempio, proprio riferimento al più abbondante dei gas contenuti in quello naturale, cioè al metano, questo può scoppiare, naturalmente con innesco, solamente se il rapporto metano-aria risulta compreso fra 1,4-7,6% e 5-15%. Se si è più bassi, la quantità di combustibile è troppo scarsa per innescare la fiamma, se al contrario si è più alti, è l’aria a essere carente, insufficiente per attivarla.

Tornando al fatto del Texas, pare sia stato dimostrato che la prevenzione facesse parte integrante del progetto del tecnico progettista, secondo il parere del quale sarebbe stata la migliore soluzione quella di installare una caldaia a vapore, che servisse a tutto il fabbricato. Il consiglio della scuola non ritenne il caso di ascoltare il suggerimento dettato indubbiamente dalle indicazioni di prevenzione, per scegliere, in alternativa, il montaggio di 72 stufe a gas. La scelta fu fatta soltanto per una questione di carattere economico e, se si vuole, secondo un ragionamento valido.

Era l’anno 1937, precisamente il 18 marzo, giovedì; alle ore 15:05, nella scuola erano presenti 40 docenti e 694 studenti, che alla fine delle lezioni erano in attesa di uscire allo squillo della campana, fissato per le 15 e un quarto. Tutto procedeva liscio come l’olio, erano in atto convegni, incontri sportivi, lezioni, cioè tutto quanto compete a una società ricca e serena, quando, al suono della campana drammaticamente si sostituì un’esplosione immane e potentissima, che riempì il pomeriggio di fine inverno, tutto sconvolgendo e distruggendo e procurando la morte istantanea di più di 295 persone, fra insegnanti e studenti.

Chi ha assistito alla sciagura, ha affermato che innanzitutto i muri della scuola si gonfiarono, poi il tetto fu sollevato, staccandosi dai muri, quindi crollò al suolo, insieme a tutta l’ala principale del fabbricato, seppellendo tutto e tutti. E meno male che non scoppiò nessun incendio, perché avrebbe complicato notevolmente la già precaria situazione. Si parlò di armadietti lanciati lontano, di un blocco di cemento, valutato attorno alle due tonnellate, che fu lanciato a non meno di settanta metri di distanza, mandandolo a distruggere l’incolpevole Chevrolet ivi parcheggiata; intanto, l’intonaco e le malte fecero sollevare una cortina bianca irrespirabile. Naturalmente, coloro che non erano stati coinvolti nello scoppio o ne erano stati risparmiati, accorsero per aiutare i sopravvissuti e a soccorrere i feriti. Come in tutte le calamità, la fortuna fa le sue scelte. Da sotto le macerie, con attrezzi o a mani nude, liberarono alcune persone illese, mentre una decina fu favorita dalla sorte, in quanto protetta dal crollo dell’edificio da una grande libreria: tutti questi se ne poterono andare sulle loro gambe o si unirono ai soccorsi, che intanto giungevano, allertati dallo scoppio sentito a diverse miglia di distanza, dalle città circostanti, Henderson, Kilgore, Overton; erano i genitori, i dipendenti della scuola e della società petrolifera con adeguate attrezzature, i Texas Ranger, la Guardia Nazionale dello Stato, i vigili dell’autostradale. Immediatamente, ovunque si organizzarono centri di pronto soccorso. Tutti i centri abitati dei dintorni divennero tendopoli. Per potersi muovere con sicurezza e rapidità nella zona del disastro, si installarono riflettori, sotto la luce dei quali le opere di soccorso poterono continuare anche durante la notte, purtroppo messe in difficoltà dalla pioggia che aveva iniziato a cadere. Il tutto si risolse in sole diciassette ore, che furono sufficienti a recuperare tutte le vittime e a sgombrare il suolo.

Dallas mandò trenta medici, cento infermieri, venticinque imbalsamatori. Tantissimi parteciparono ai soccorsi: chiunque fosse nelle vicinanze si diresse al luogo del disastro per dare una mano nelle opere di salvataggio e di recupero. Si racconta che su una lavagna, trovata fra le macerie della scuola rasa al suolo, fosse scritto, non si sa se da studenti o docenti, che il petrolio e il gas naturale, che erano addensati sotto i loro piedi, erano un regalo della natura al loro Stato, il Texas Orientale, e che, senza di loro, la scuola non sarebbe nata e tanto meno loro l’avrebbero frequentata. Insomma, l’ottimismo dominava e la possibilità di una disgrazia non era stata mai ipotizzata: tragica ironia della sorte!

Le cronache riportano il dramma vissuto dall’autista di scuolabus Lonnie Barber, il quale, mentre trasportava un gruppo di bambini delle elementari alle loro abitazioni, da lontano vide la scuola che saltava in aria. Pur sapendo che là erano i suoi quattro figli, continuò il suo lavoro e solamente quando ebbe consegnato l’ultimo bambino, poté correre a cercarli. Purtroppo, in quella disgrazia ne aveva perso uno. Altri scuolabus furono utilizzati per trasportare i feriti al pronto soccorso, lasciando a terra gli ignari passeggeri. Tutti i mezzi a motore divennero ambulanze o carri funebri. Un nuovo ospedale, il Mother Frances Hospital di Tyler, in attesa di essere aperto il giorno dopo, lo fu immediatamente. Anche i giornalisti, giunti in frotte a caccia di notizie, furono coinvolti nelle opere di soccorso.

Si era parlato di 40 insegnanti e 694 studenti presenti al momento dello scoppio, ma la cifra non è mai stata definita con precisione, anche perché molti dei dipendenti della società petrolifera erano lavoratori temporanei. Si detto, infine, che la stima è compresa fra 296 e 319, mentre gli illesi o i leggermente feriti furono 130.

I morti furono inumati o cremati, dopo il loro riconoscimento, spesso ottenuto attraverso notevoli difficoltà. Non mancarono liti fra genitori che ritenevano che la salma fosse quella del figlio. Poiché l’estate dell’anno precedente, durante la Texas Centennial Exposition, si erano prese le impronte digitali dei partecipanti, esperti del settore si adoperarono per l’identificazione dei corpi sfigurati dal disastro.

Quali furono le cause dello scoppio? Con esattezza non si sono mai definite. Sicuramente lo scoppio non si è attivato da solo: una qualche scintilla, prodotta non si sa da cosa e in quale punto, deve avere incendiato il gas, facendolo scoppiare; chissà, forse anche l’elettricità statica potrebbe essere la colpevole dell’immane sciagura. Non mancano coloro che ritengono che il tutto sia avvenuto quando un istruttore della scuola, Lemmie R. Butler, avviò una levigatrice elettrica di cui una scintilla ha funzionato da innesco, infiammando la miscela aria-gas, ma non è stato confermato. Comunque, qualsiasi sia stata l’origine della scintilla, questa accese la miscela e fece giungere la fiamma fino in quello spazio sottostante l’edificio, di cui si è detto più sopra: un vespaio chiuso, lungo 84 metri e largo 19, con altezza variabile essendo il terreno in pendenza. Una bomba gigantesca!

Il sentore che le cose non andassero per il meglio, prima dello scoppio, era nell’aria, dato che già da qualche tempo, come lo comprovavano le proteste avanzate da insegnanti e studenti, c’era qualcosa nell’aria che provocava mali di capo, senza che se conoscesse la causa; probabilmente era proprio la concentrazione del gas che agiva in senso negativo sulla salute della gente. Questa dava la colpa a un ambiente inquinato, senza poter incolpare niente e nessuno: del resto, non si poteva accusare il gas naturale, poiché non ne era stata individuata la fuga, giacché è perfido essendo privo di odore. Per questo motivo, non si può incriminare qualcuno o qualcosa senza conoscerne le ragioni.

Solamente con il senno di poi si è giunti alla conclusione che si era verificata una grande fuga di gas e che la scintilla aveva fatto il resto.

Il Bureau of Mines degli Usa, incaricato dell’inchiesta, confermò che la fuga di gas si era avverata, ma a causa della sua mancanza di odore non era stata avvertita, e da qui tutto il resto. Certo è che, se si fosse riconosciuta la sua esistenza, con la conoscenza che ci si trovava in un’atmosfera con concentrazione di gas oltre la norma, la gente avrebbe avuto il tempo per lasciare la zona pericolosa; insomma, tante vite sarebbero state risparmiate.

Per tutto questo – la classica chiusura delle porte dopo la fuga dei buoi – fu emanata una legge che imponeva il ricorso all’aggiunta di cattivi odori ai gas naturali per uso commerciale e industriale quale norma precauzionale; infatti si impose l’aggiunta al gas naturale di mercaptani (detti pure tioli o tioàlcoli), che sono composti organici simili agli alcoli, nei quali, a un atomo di ossigeno ne è stato sostituito uno di zolfo, e che hanno l’odore terribile di uova marce: pertanto, impossibili da ignorare.

Il Texas fu fra i primi Stati ad approvare l’aggiunta puzzolente, seguito da tantissimi altri Stati, che si resero conto che poteva essere una prevenzione atta a salvare tantissime vite.

Da parte dei parenti delle vittime fu intentata una causa contro il distretto scolastico e la società petrolifera, al fine di individuarne le responsabilità, ma non ebbe seguito, sempre perché il gas era inodore.

I messaggi di dolore e cordoglio giunsero da ogni parte del mondo, ma quello che fece più notizia fu di Adolf Hitler, l’allora Cancelliere Tedesco, che con un telegramma rese omaggio alle vittime della catastrofe.

(maggio 2021)

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