Il Cile di Salvador Allende visto da Henry Kissinger
Un governo popolare impegnato a sopprimere le attività economiche private ed insieme le richieste dei lavoratori

Il Cile era uno dei paesi latino americani con maggiori tradizioni democratiche, negli anni Settanta conobbe tuttavia una grave crisi. Come noto, il governo di Allende venne rovesciato dai militari che instaurarono un regime dittatoriale che represse con particolare durezza gli oppositori, ciò ha spinto molti a ritenere che Salvador Allende fosse un convinto democratico duramente osteggiato dagli Stati Uniti e dalle grandi società americane, ma la realtà cilena era molto più complessa. Henry Kissinger, in quegli anni Assistente del Presidente alla Sicurezza Nazionale di Nixon, seguì con notevole interesse e preoccupazione le vicende di quella nazione e ci ha lasciato importanti testimonianze in due opere: Gli anni della Casa Bianca (1979) e Anni di crisi (1982).

Come molti paesi latino americani (dal Messico al Brasile) il Cile aveva conosciuto governi di sinistra nei decenni precedenti, dagli anni Trenta prevaleva in tutto il continente una politica economica fondata sullo statalismo economico e sulle restrizioni al commercio che avevano affossato pesantemente l’economia di quei paesi. Nonostante che la politica di sinistra fosse tutt’altro che una novità, una parte del popolo cileno guardava con timore al governo Allende che si era affermato nel 1970 con una elezione presidenziale vinta con uno stretto margine (36,2% dei voti) sugli altri candidati. Il nuovo governo non disponeva della maggioranza al Parlamento e il contrasto fra le istituzioni era particolarmente pesante. Kissinger nei suoi scritti si sofferma sulla questione degli espropri senza alcuna forma di indennizzo da parte del governo cileno. Nel 1964 il governo democristiano cileno aveva nazionalizzato le miniere di rame di proprietà americana ma lo aveva realizzato attraverso dei negoziati, Allende procedette non solo in maniera unilaterale, ma impose una dura tassazione retroattiva sulle aziende colpite. Anche le terre e le aziende di proprietà dei cileni subivano la stessa situazione e ovviamente la fuga di capitali dal paese raggiunse livelli elevatissimi, evento che mise in crisi l’economia del paese. Riguardo alla situazione economica del paese, Kissinger riporta: «Persino Orlando Millas, uno dei leader del partito comunista, nel 1972 ammise che il problema centrale era quello di far funzionare le imprese nazionalizzate». Violenze, occupazioni illegali di terre e fabbriche venivano ampiamente tollerate dal governo creando una situazione di grande precarietà, ulteriormente aggravata dalle minacce ai partiti e alla stampa di opposizione. Nel 1972 l’inflazione raggiunse il 350% mettendo in difficoltà anche i lavoratori e le classi popolari. Contro gli scioperanti vennero prese misure illegali fra le quali la confisca dei mezzi di trasporto come minaccia contro i camionisti, proteste a cui parteciparono anche studenti e casalinghe. A più riprese Allende tentò di rafforzare i propri poteri forzando la Costituzione e nominò nello stesso anno quattro comandanti militari ministri del proprio governo (ricordiamo che in Perù esisteva dal 1968 un governo militare di estrema sinistra). Nel 1972 le elezioni parlamentari mostrarono che la coalizione di partiti che sostenevano Allende non aveva largo consenso nel paese. Diversamente dai partiti comunisti che assunsero il potere nel corso del Novecento, il partito socialista di Allende non prese misure violente e apertamente anticostituzionali, tuttavia con diversi provvedimenti limitava la libertà di espressione dell’opposizione. Kissinger ricorda che fra i primi atti del nuovo governo ci fu la liberazione dei terroristi di sinistra del Mir, l’ingresso illegale di armi e di migliaia di stranieri che si riteneva fossero agenti di Cuba, inoltre «Allende si impadronì del controllo dei rifornimenti di carta da stampa e utilizzò i poteri di governo in materia di determinazione dei prezzi per tenere basso il prezzo dei giornali, una mossa che, in un periodo di inflazione selvaggia, ebbe effetti economici devastanti... Le stazioni radio e i giornali più piccoli affondarono e vennero acquistati dai partiti della coalizione governativa... Per creare difficoltà ai giornali e alle stazioni radio dell’opposizione vennero usati i regolamenti antincendio». Successivamente si ebbe «la chiusura da parte del governo di due stazioni radio dell’opposizione... Il governo dichiarò il coprifuoco in venti province su venticinque e si impadronì di tutte le stazioni radio». Venne introdotto il razionamento, ma ciò non impedì «un’ondata di scioperi ai quali poté porre termine solo con l’aiuto dei militari... Un incidente avvenuto davanti alla sede della Democrazia Cristiana offrì ad Allende il pretesto per un passo straordinario: la chiusura dell’ufficio centrale del partito d’opposizione». Kissinger ricorda anche il passato del leader cileno, nel 1967 fu uno dei fondatori dell’Organizzazione della Solidarietà Latino Americana con sede a Cuba, che al di là della denominazione molto generica, sosteneva la lotta armata. Anche nei suoi discorsi Allende adoperava minacce in forma esplicita contro chiunque gli si opponesse, parlava della realizzazione di «una repubblica della classe operaia» e nel 1972 dichiarò che nel caso di ostruzionismo da parte dell’opposizione la «rivoluzione cilena sarebbe stata costretta ad abbandonare la via democratica e ad abbracciare come strumento la violenza fisica».

Nel 1973 si ebbe il colpo di stato dei militari, molti accusarono gli Stati Uniti di averlo ispirato, Kissinger ammise il sostegno ai partiti e alla stampa di opposizione nonché alcune azioni violente della destra cilena, ma respinse totalmente l’ipotesi del coinvolgimento americano nel golpe, del resto la nomina a Capo di Stato Maggiore del generale Augusto Pinochet (considerato allora vicino alla sinistra) venne fatta da Allende nell’agosto di quell’anno, in un periodo particolarmente turbolento che faceva ritenere il paese prossimo alla guerra civile.

(luglio 2017)

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