Cesio-137
Il pericolo del non sapere

In questa nota, si intende parlare di un elemento radioattivo che, come gli altri, può essere, anzi sicuramente è, di danno alla salute umana, ma che, per un caso capitato alla fine del XX secolo, fece tantissimo scalpore in campo internazionale per la quantità dei morti causata. Questo perché è stato manipolato senza le dovute attenzioni, anche se sarebbe stato meglio che non fosse proprio stato toccato; del resto, quando ci si trova davanti a un qualcosa di ignoto, sarebbe il caso di non far finta di niente, giacché, se oggi va bene, non è detto che ciò si ripeta sempre e comunque allo stesso modo.

Intanto, presentiamolo. Si tratta dell’elemento chimico cesio-137, un isotopo radioattivo del metallo cesio, solitamente sottoprodotto dell’uranio nella fissione nucleare, specie nel reattore nucleare. Questo elemento ha alcune applicazioni pratiche, quale la terapia del cancro, la misura degli spessori e del flusso dei liquidi, la calibratura dei misuratori delle radiazioni.

Sarebbe interessante approfondire la sua conoscenza, ma in questa nota ci si limita a considerare ciò che, grazie a lui e alla sconsideratezza di chi lo ha avuto fra le mani, è successo nel settembre 1987 a Goiana in Brasile.

Quando nel 1985 si cambiò la sede dell’Istituto di Radioterapia a Goiana, località a più di 900 chilometri a Nord di San Paolo, un’unità usata per la teleterapia del cancro al cesio-137, ritenuta non più utile, fu abbandonata. Niente di male, se i responsabili dell’Istituto avessero avvisato le autorità che era rimasto un dispositivo non più utilizzabile nella vecchia sede, che conteneva materiale pericoloso e che se ne prendessero carico; ma, purtroppo, si dimenticarono di questa importante comunicazione, e per un paio di anni la macchina riposò in pace. Ciò finché, il 18 settembre 1987, due uomini, definiti da qualcuno come criminalmente intraprendenti, ma forse solo estremamente ignoranti al punto di non intendere il pericolo che si può incontrare manipolando ciò che non si conosce, rimossero la macchina: lo scopo era di rivenderla, traendone un piccolo guadagno. Infatti, cedettero quell’unità a un raccoglitore di cianfrusaglie della zona, che la mise in discarica. Qualche giorno dopo, come si fa in questi casi, la macchina fu smontata da suoi lavoratori per separare i vari costituenti, suddividerli per qualità e natura e poi rivenderli ai raccoglitori giusti, senza rendersi conto che il cesio, supposto che lo conoscessero, era contenuto nella stessa. La dimostrazione che non lo conoscevano per ciò che veramente era (beata ignoranza) fu il fatto che senza tante attenzioni lo liberarono e che quella pietra verde era tanto bella e attraente, che se ne impossessarono, tenendola in parte per sé e in parte distribuendola come curiosità e rarità ad amici, vicini di casa, parenti vicini e lontani. In questo modo fu favorita la diffusione della contaminazione, che superò abbondantemente la distanza di circa 150 chilometri, diffondendosi anche al di là dei confini di Goiana. Molte persone si rivolsero ai sanitari per farsi curare da tanti disturbi non presenti in precedenza. E alla fine è stato riportato che i controlli fatti su più di 100.000 persone, monitorizzate per stabilire se fossero contaminate, hanno riscontrato 249 livelli importanti di materiale radioattivo sia sul corpo sia al suo interno.

Il numero delle persone coinvolte dice chiaramente come il pericolo da cesio esista anche per quantità minime: ci fu quasi subito la scomparsa di quattro persone; inoltre, si dovettero registrare gli abbattimenti di 40 case di abitazione che risultavano troppo contaminate, a scanso di pericolo per la salute degli abitanti.

Le guarigioni degli individui colpiti dalle radiazioni di cesio lamentarono postumi anche gravi, mentre altri, non colpiti dalla contaminazione ma temendola intensamente, ebbero conseguenti problemi psicologici; e invero, la paura che si potesse diffondere anche in altre città, fece sì che sia le persone sia i prodotti di Goiana fossero per un certo periodo tenuti rigorosamente alla larga.

Naturalmente, una situazione del genere non poté fermarsi ai confini dello Stato, tanto che una commissione d’inchiesta, formata da scienziati statunitensi e russi sbarcata in Brasile, si rese conto che «ciò che era successo rappresentava il più grave incidente radioattivo dell’Occidente».

Secondo il suo parere, il Governo del Paese non aveva dato il giusto peso all’incidente, sia per non essere stato all’altezza della situazione, tanto da non agire con la giusta tempestività, sia per non aver valutato correttamente l’entità del problema. Ma onestamente sarebbe stato da dare una bella tirata di orecchie ai responsabili che abbandonarono la macchina con il cesio, senza avvisare chi di dovere, e a chi, senza tanti complimenti, ma fu una normalità, senza controllare se all’interno ci fosse qualche contenuto pericoloso, ci mise mano e la fece a pezzi.

Comunque, alla fine, si è decontaminato tutto, eliminando, come le abitazioni, tutto quanto era necessario, mentre le persone furono correttamente trattate. Però, i morti ci sono stati, e tanti.

Per concludere il resoconto di questa tragica faccenda, non è male insistere dicendo che quando non si conosce un contenitore, l’attenzione prima di aprirlo deve essere massima.

(gennaio 2023)

Tag: Mario Zaniboni, cesio-137, fissione nucleare, Goiana, elemento chimico cesio-137, Brasile, teleterapia del cancro, 18 settembre 1987, cesio.