La vera storia di D’Artagnan e dei tre moschettieri
Per scrivere i suoi romanzi, Alexandre Dumas si ispirò a personaggi realmente esistiti; le avventure che racconta sono unicamente frutto della sua fantasia, ma la leggenda a cui egli diede vita ha ormai oscurato la realtà storica

Tra i personaggi della letteratura, i moschettieri creati dalla penna di Alexandre Dumas (Athos, Portos, Aramitz e D’Artagnan) sono tra i più noti; magari pochi hanno letto le pagine che trattano delle loro vicende di cappa e spada al tempo del Re Luigi XIII di Francia e del Cardinale Richelieu, ma tutti dovrebbero almeno averli sentiti nominare. Lo stesso Dumas li amava a tal punto che, un giorno in cui era triste, quando i suoi amici gliene chiesero la ragione, rispose con le lacrime agli occhi: «Oggi è morto Portos!». È curioso – e indice della genialità di Dumas – il fatto che il romanzo I tre moschettieri narri in realtà la storia del quarto moschettiere, D’Artagnan; e che, a dispetto del nome, tra le sue righe i moschettieri combattano con tutte le armi possibili e immaginabili, e anche a mani nude, tranne che col moschetto da cui prendono il nome.

I moschettieri di Francia derivavano infatti il loro nome dal moschetto leggero che portavano appeso alla sella del cavallo ed erano le guardie del corpo del Re; il moschetto, in realtà, era un’arma di peso e dimensioni maggiori dell’archibugio (a cui assomigliava nella forma), e nel tiro doveva essere appoggiato a una forcina, cosicché gli uomini che ne erano armati dovevano essere più forti degli altri. Fondati da Luigi XIII, i moschettieri in origine erano 120, tutti di nascita nobile, e indossavano una vistosa uniforme che li faceva distinguere dappertutto: una casacca azzurra con al centro le croci d’argento, sormontate dallo stemma reale (a quel tempo erano pochi i corpi combattenti che avessero dei segni distintivi; i Croati, per esempio, portavano delle cravatte, e proprio da questo «abito» prende il nome la loro terra, la Croazia). Il Re Sole istituì altre due compagnie di moschettieri, le quali, per differenziarsi dalla prima compagnia, adottarono rispettivamente cavalli morelli e cavalli pezzati: il popolo li battezzò moschettieri «neri» e moschettieri «pezzati», a seconda dei cavalli che usavano; con queste altre compagnie il numero dei moschettieri raggiunse i 250 uomini. Soppressi con la Rivoluzione Francese, i moschettieri ricomparvero nel 1814, per poi essere aboliti in modo definitivo nell’anno successivo.

Per scrivere le entusiasmanti avventure di D’Artagnan e compagni nella trilogia I tre moschettieri, Vent’anni dopo e Il visconte di Bragelonne, Alexandre Dumas si rifece al libro Les mémoires de M. d’Artagnan (1700) del novelliere Gatien de Courtilz; pur sapendo benissimo che l’opera era fortemente romanzata, nella prefazione al primo libro induce a credere che le memorie fossero reali, al fine di rendere il suo romanzo più credibile.

Statua di d'Artagnan ad Auch

Statua di d'Artagnan ad Auch, antica capitale della Guascogna (Francia)

Dumas presenta D’Artagnan come un uomo d’umili natali dal carattere spavaldo, impetuoso e un po’ incosciente, un’autentica testa calda astuta e abile in battaglia, ma anche inesperta negli intrighi di Corte. I romanzi sono zeppi di duelli mirabolanti, anacronismi e una «ricostruzione» storica che presenta un passato completamente mitizzato.

Praticamente tutte le avventure raccontate da Dumas sul conto di D’Artagnan non sono autentiche, come falso era anche il nome assunto come moschettiere. Il suo vero nome era Charles De Batz, da lui trasformato in D’Artagnan dal paese in cui la madre possedeva delle terre (era quindi nobile, e non di umili natali come nei romanzi di Dumas). Nacque nel castello di Castelmore a Lupiac, in Guascogna, il 23 giugno del 1615, da Bertrand de Batz e Françoise de Montesquiou. Moschettiere di Luigi XIV dal 1644, fu un grande uomo di guerra, pervaso dal senso dell’onore, da una forte passione per il servizio, da una viva attenzione alla politica e da una grande umanità; per il suo coraggio fu nominato capitano dei moschettieri di Francia ed ebbe dal Re incarichi importanti, non soltanto in guerra. Suoi compagni e grandi amici furono Armand de Sillègue D’Athos D’Autevielle, che perì in duello, Henry D’Aramitz, che quando fu stanco di duellare si ritirò a vita privata, e Isaac de Portau (Portos nei romanzi), figlio del controllore delle artiglierie di Navarra. D’Artagnan sposò nel 1659 la baronessa Charlotte Anne de Chanlecy che gli diede due figli, e dalla quale si separò dopo pochi anni.

Nel 1673 partecipò come comandante della compagnia dei Moschettieri della Guardia alla guerra contro i Paesi Bassi. Il suo destino si compì due giorni dopo il suo 58° compleanno, il 25 giugno 1673, presso la fortezza di Maëstricht. Gli assediati resistevano, rintuzzando gli assalti dell’esercito francese di Luigi XIV con pece infuocata e olio bollente che arrostivano i soldati sotto le mura. Per espugnare la roccaforte ci voleva un uomo capace di trascinare gli altri, un capitano che godesse di grande prestigio personale. Il Re fece chiamare nella sua tenda D’Artagnan, in quel momento impegnato in una delle solite risse tra soldati. Gli ordinò un nuovo assalto alle mura, che fosse però guidato da lui e dai suoi moschettieri: «Voglio che ti trascini dietro tutto l’esercito, in modo che superi d’un balzo le difese nemiche. Sono stanco di stare fermo davanti a quelle mura». E poi, con fare meditabondo: «Oggi è San Giovanni... Chissà se potrò assistere alla Messa in una chiesa di Maëstricht». D’Artagnan promise: «Oggi Maëstricht sarà ai vostri piedi». Scatenato l’assalto, il capitano dei moschettieri si slanciò sulle mura, seguito dai suoi uomini dalle ampie casacche; combatteva come un forsennato e il suo esempio fu presto imitato dalle schiere che si ammassavano alle sue spalle. I bastioni furono presi e poi fu facile ricacciare gli Olandesi sempre più indietro, di strada in strada, costringendoli alla resa. I moschettieri erano giubilanti: sapevano che la vittoria era per merito della loro carica e volevano proclamarlo ai quattro venti. Decisero di festeggiare una simile occasione con un banchetto che fosse degno di essere ricordato per anni e anni, ipotecando il soprassoldo che il Re avrebbe pagato per la vittoria, così si misero a cercare D’Artagnan per organizzare tutto nel migliore dei modi. Ma non lo si trovava da nessuna parte. Spinti da un triste presentimento, i moschettieri tornarono sulle fortificazioni avanzate dette «la mezzaluna», dove poco prima avevano travolto i nemici. D’Artagnan era lì, ucciso da un colpo di moschetto alla gola, con la mano destra ancora saldamente serrata attorno all’elsa della spada. Fu sepolto presso la chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Wolder, nei Paesi Bassi. La sua morte, alla testa dei moschettieri di cui era capitano, nell’assalto risolutivo alla fortezza di Maëstricht, ha immortalato il suo nome come quello di un combattente pronto alle imprese più rischiose per il suo Sovrano. Alexandre Dumas fornì poi all’uomo l’abilità della sua scrittura. Qui finiva la sua storia, e iniziava la leggenda!

(ottobre 2018)

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