Sebastiano Donati, Maria Carolina d’Asburgo e le vicende politiche peninsulari del Settecento
Qualche verità taciuta

Donati. Un cognome che in Toscana è molto diffuso. Un cognome che ha fatto la storia, basti pensare ai Cerchi e Donati di dantesca memoria. Nel Settecento in Lucca viveva un celeberrimo erudito che portava questo cognome, Sebastiano Donati. Partirò da lui per descrivere la mia famiglia, ma soprattutto la storia nazionale ed europea del periodo.

Essendo la Toscana al Centro-Nord della Penisola, e avendo dunque essa da sempre, anche geograficamente, l’opportunità di avere contatti stretti con l’intero Stivale e non solo, le vicende che narrerò sono proprie dell’intera Penisola e proiettate in Europa.

In casa sentivo spesso parlare di Ombreglio di Brancoli, un paesino sperduto sulle colline lucchesi, con viste mozzafiato sull’intera Toscana del Nord. Dalla Brancoleria è possibile, nelle belle giornate, scorgere la Gorgona e i territori della Toscana costiera centrale.

Per la verità io, che da sempre sono appassionata di storia, mai avrei potuto immaginare quanto sto per descrivere, e la discussione di una tesi mi ha permesso di approfondire e capire.

L’erudito che a Ombreglio nacque agli inizi del Settecento mi ha aperto un mondo, sin qui sconosciuto.

Data di nascita, 1712. Anno presunto.[1] Fece i primi studi a Lucca, nel Collegio della Congregazione della Madre di Dio, sotto la guida del Padre G. M. Priani, applicandosi al latino e alle belle lettere, poi alla retorica e, infine, per quattro anni alla filosofia. Insoddisfatto dei risultati conseguiti in quell’Istituto, entrò quindi nel seminario vescovile, ove ebbe come maestri J. A. Facci per l’etica e la teologia dogmatica, Lunardi per le istituzioni canoniche, Venturini – professore all’Università di Pisa, ma allora temporaneamente a Lucca – per il diritto civile. E potrei continuare. Divenne sacerdote nel 1733 e nel 1737 fu inviato come parroco a Sant’Alessio di Lucca dove si appassionò di epigrafia perché qui trovò due antiche lapidi. Sant’Alessio di Lucca era terra dove vissero miei avi. Aveva origini longobarde questo paesino non distante dalla cinta muraria lucchese e i miei nonni, presenti presso la Congregazione dei Chierici Regolari, con tutta probabilità non furono estranei alle due lapidi rintracciate né tantomeno ai movimenti successivi del nostro.

Nel 1743 fu inviato prima a Pistoia, presso la Biblioteca Fabroniana e successivamente a Prato dove il teologo Buonamici[2] lo indirizzò nei suoi studi e spostamenti. Infatti qualche tempo dopo lo troviamo a Roma insieme al Di Poggio, a visitare la Biblioteca Vaticana e ricevuto in udienza da Papa Benedetto XIV e dai Cardinali Albani e Corsini.

Di Poggio faceva parte dell’entourage dei miei nonni. Non saprei se ne facesse parte anche il Buonamici incontrato a Prato. Ma su Papa Benedetto XIV e sull’Albani e Corsini qualche discorso potrei farlo.

Partiamo dal Pontefice, al secolo Prospero Lambertini da Bologna. Era in legami di parentela con i Bernardini visto che qualche anno dopo la marchesa Eleonora Bernardini cita nelle carte la zia Lambertini per questioni del primo Risorgimento Italiano. Basta leggere quanto ho pubblicato in rete sulla marchesa.[3] Papa Lambertini e la sua storia la conosciamo in molti. Colui che sciolse l’Ordine Gesuita e che evidentemente col Di Poggio e con Donati doveva avere qualche affinità, dal momento che che i Padri Gesuiti mai approdarono a Lucca e che i Chierici Regolari Lucchesi, dove il Donati aveva studiato, erano coloro che di fatto a Lucca sostituirono l’Ordine Gesuita nei ruoli inquisitori e non solo.

L’accoglienza romana del Di Poggio e del Donati non so se fu trionfale, certamente fu gradita. Altri incontri romani essenziali, quelli col Corsini ma soprattutto con il Cardinale Albani. In una mia pubblicazione ho messo in evidenza che il Cardinale Albani ebbe contatti stretti col primo massone d’Italia, il musicista lucchese Francesco Xaverio Geminiani.[4]

Sono particolari vicende che coinvolsero il musicista Scarlatti non meno delle Corti Partenopea e Inglese. Come ho pubblicato in precedenza, si trattò di un Risorgimento «ante litteram». Non me la sento di escluderlo, sicuramente i movimenti di eruditi e musicisti spesso non erano casuali, bensì volti a consolidare posizioni assunte dalle varie Corti Europee, e Lucca, Stato indipendente fino al 1847, era fondamentalmente un luogo «libero», dove proprio in quel secolo si pubblicò per primo in Italia L’Enciclopedia e l’opera di Cesare Beccaria Dei Delitti e delle Pene.

Di ritorno a Firenze, Donati iniziò rapporti proficui di carattere epigrafico con il barone De Stosch.

Chi era costui? Un luterano celebre che godeva della protezione di Gastone De Medici e che era conosciuto in tutta Europa non solo come erudito, ma come uomo con una visione allargata del suo Paese, ossia la Germania del Bandeburgo, dove era nato, e che si prestava certamente ad ampliare gli orizzonti politici di chi voleva sapientemente ricostruire e ricucire il tessuto europeo dopo lo strappo di Lutero.

A Firenze Sebastiano Donati incontrò pure Maria Carolina d’Asburgo, che di passaggio andava in sposa a Ferdinando IV di Borbone. Fu Carolina negli anni successivi a indirizzare il marito verso posizioni decisamente illuministe e a costruire nel Regno di Napoli condizioni politiche diverse rispetto al passato, d’impronta europea e contrarie alle posizioni statiche dell’antico regime. Solo incontri casuali? Il nostro Sebastiano Donati aveva collaborato con eminenti studiosi partenopei e si era prodigato in studi epigrafici che coinvolgevano anche il tessuto culturale del territorio campano. E se dall’epigrafia ci spostiamo alla politica ci accorgiamo immediatamente che qualcosa doveva bollire in pentola nel periodo, complici i novelli sovrani Hannover che, di derivazione tedesca, tentarono numerosi approcci in loco.[5]

Nel 1771, al rientro a Lucca, il nostro compose un elogio, su richiesta del Generale Orlov, a Caterina II, la Zarina che come ben sappiamo non fu estranea al movimento illuminista. E i miei familiari, che avevano legami stretti con l’Ordine Gerosolomitano, non dovettero essere estranei neppure loro alle mosse anche con la Zarina, visto che qualche anno dopo i Gerosolomitani erano in pianta stabile a San Pietroburgo e un membro di detta allargata famiglia stava addirittura troppo in quella città.[6]

Ma la ciliegina sulla torta non è certamente l’appartenenza alle numerosissime accademie italiane del nostro, molto bene introdotto in questi ambienti, bensì il fatto che dal 1753 fino alla morte fu parroco ufficiale di San Concordio di Moriano, paesino alle porte di Lucca. La parrocchia di questo paese fino al 1925 non è appartenuta alla Curia ma ai Bernardini. Reminiscenze legate a Papa Benedetto XIV? Ciò che è certo è che mio padre è nato qui e che lo stato di famiglia che mi fu lasciato a suo tempo proveniva da questa parrocchia.


Note

1 Vedere enciclopedia «Treccani on line».

2 I Buonamici avevano un ruolo centrale nelle vicende pratesi e fiorentine. Vecchia conoscenza dei nonni menzionati? Solo una supposizione.

3 www.storico.org, pubblicazioni risorgimentali di Elena Pierotti sul sito alla voce «Risorgimento».

4 Elena Pierotti, pubblicazioni su Il Sud On line che si occupano del musicista Francesco Xaverio Geminiani.

5 Il Sud On line.

6 Vedere riferimenti in rete a Ermete Pierotti e quanto ho pubblicato su Il Sud On line e su www.storico.org sui rapporti intercorsi tra l’Ordine dei Cavalieri di Malta e rimandi storici rintracciati recentemente.

(agosto 2022)

Tag: Elena Pierotti, Benedetto XIV, Maria Carolina d’Asburgo, Ferdinando IV di Borbone, Ordine Gerosolomitano, Barone De Stosch, Settecento.