I cavalieri di Rosacroce
Storia di una fraternità leggendaria

Agli inizi del secolo XVII fu in Germania che si incominciò a parlare di questa associazione a carattere teosofico. Essa sarebbe collegata a un certo Rosenkreuz che, secondo l’anonimo scritto: Fama fraternitatis Rosae Crucis (1614), sarebbe vissuto nel secolo XV e, viaggiando in Egitto e in Palestina, sarebbe stato iniziato alle scienze occulte.

Ritornato in Germania, con sette compagni, avrebbe fondato la Confraternita dei Rosacroce che sarebbe dovuta rimanere segreta per cento anni e che si prefiggeva la riforma del mondo.

Pare che si tratti di una leggenda, inventata dal teologo luterano Johann Valentin Andrea (1586-1654) con l’intento di mettere in ridicolo le pratiche dell’occultismo. Ma egli non venne capito; anzi, dopo la comparsa dello scritto citato, una schiera di alchimisti, astrologi, eccetera si pose alla ricerca dell’Ordine dei Rosacroce, dando vita a un movimento che dalla Germania si estese al resto dell’Europa.

Gli adepti, accanto alle pratiche occulte, professavano oscure dottrine e credevano che il mondo, ormai vicino alla fine, sotto la loro direzione avrebbe subito un completo rinnovamento. Essi seguivano soprattutto i metodi di Paracelso e di R. Fludd (1574-1637), medico inglese, che nel suo scritto Apologia compendiaria, fraternitatem de rosea-cruce abluens et abstergens (Leyda, 1616) cercò di sistematizzare a teosofia le dottrine dei Cavalieri di Rosacroce.

Durante il XVIII secolo furono designati col nome di Rosacroce coloro che asserivano di avere rapporti con il mondo invisibile.

Frattanto il termine veniva usato per indicare un grado di iniziazione massonica e, nel secolo XIX fu riservato a dignitari della Massoneria, che si affermò come derivazione da sette e ordini «esoterici» medioevali e moderni, dai «Catari» e dai «Templari» ai «Rosacroce».

(giugno 2013)

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