Quando è terminato il Secolo dei Lumi?
Nel 1815 come spesso si asserisce, oppure nel 1850?

Si è soliti pensare che la Restaurazione nel 1815 abbia fatto cedere il passo al Secolo dei Lumi. Qualcuno avanza persino l’ipotesi che il Secolo dei Lumi sia terminato con l’avvento del regime napoleonico.

Il Secolo dei Lumi termina nel 1850, con la nascita di «Civiltà Cattolica».

Pensiamo a cosa aveva rappresentato l’Encicolpedia, come momento culminante di un processo filosofico culturale che aveva preso le mosse nel Seicento con Cartesio e Leibniz. L’Europa che conoscevamo era quella della Riforma Protestante e della Controriforma Cattolica, a lungo volte a contrapporsi ma anche a cercare un qualche dialogo sia teologico che politico, e che in verità proseguirono per lungo tempo il loro cammino.

La Rivoluzione Francese rappresentò il momento culminante sul piano politico di un processo culturale di lunga data. Con al centro realtà come la Massoneria ma più propriamente organismi come l’Arcadia che, sul piano culturale, poneva le basi di una società multiforme, capace di arruolare menti e «status» di appartenenza. Il personaggio della mia tesi, Massone e Arcade, ancora nei primi anni del XIX secolo, era un religioso: Padre Gioacchino Prosperi, Padre Gesuita a partire dal 1815, esattamente un anno dopo la ricostituzione dell’Ordine, avvenuta nel 1814. Mi sono sempre chiesta come poté il conte Gioacchino Prosperi arruolarsi in Sant’Andrea al Quirinale, in Roma ancor prima della neo approvazione dell’Ordine, visto che, come lui stesso asserisce, «per un lustro intero visse sono lo stesso tetto con Carlo Emanuele IV di Savoia», che in Sant’Andrea al Quirinale, dopo aver abdicato, era divenuto Padre Gesuita, con un piccolo seguito. Probabilmente la ricostituzione ufficiale dell’Ordine era nell’aria e per questo l’ex Sovrano e il giovanissimo conte Prosperi, che era sicuramente appassionatamente voltato ai valori che l’Ordine stesso definiva, si lasciarono coinvolgere fattivamente in un processo, la ricostituzione dell’Ordine medesimo, che si profilava come assolutamente rivoluzionaria.

I principi che la Compagnia evidenziò sin dalla sua origine contrastarono pienamente con quelli che furono poi i valori espressi dal Secolo dei Lumi. E allora verrebbe da asserire che i Padri Gesuiti nella prima metà del XIX secolo rappresentarono «tout court» il ritorno all’Antico Regime. Questo sempre viene descritto. Ma non dallo stesso Padre Prosperi, le cui vicende di vita bene illustrano l’intero quadro.

I Padri Gesuiti tra Seicento e Settecento furono i difensori dei valori espressi in Inghilterra dalla cattolica dinastia Stuart. Una volta decaduta questa dinastia, gli Stuart furono ospitati a Roma dal Papa, mentre contemporaneamente una nuova dinastia protestante tedesca, gli Hannover, prendeva piede in Inghilterra. Roma nella figura del Cardinale Albani, nipote del Papa Clemente XI, difensore a spada tratta dei Padri Gesuiti, non disdegnò affatto i massonici Hannover, a cui si avvicinò parallelamente a più riprese.

In un clima di sempre maggiore apertura culturale, Papa Benedetto XIV, succeduto proprio a Papa Clemente XI, decise di sciogliere l’Ordine Gesuita. Perché?

Forse quest’Ordine rappresentava una sorta di «Ordine Templare» con i dovuti distinguo? Una sorta di rivisitazione in chiave moderna del 1314?

Azzardare parallelismi storici non è sempre semplice. Ma in questo caso credo che l’azzardo possa generare qualche domanda interessante.

Tra il 1314 e il Cinquecento, periodo in cui nacque e si diffuse l’Ordine Gesuita c’è un «buco» in termini temporali che qualcuno dovette necessariamente colmare. Altri Ordini, e forse anche personaggi che avevano militato nell’Ordine Templare medesimo, quadri rimasti impuniti, perché non tutti i Templari finirono sul rogo, ebbero l’opportunità di rappresentare gli interessi della Corte Romana, le sue specificità.

I Templari erano sì cavalieri dediti alla difesa dei pellegrini e degli indifesi, combattenti nelle Crociate, ma erano soprattutto dei banchieri. E infatti Filippo il Bello costruì la loro disfatta finale sulla base del denaro che voleva loro estorcere.

L’Ordine Gesuita rimpiazzò davvero il Templare sul piano dottrinale prima ancora che monetario, visto che i Papi riuscirono a trovare finanziamenti certamente, in quegli anni, lo sappiamo bene, in altro modo?

Sul piano dottrinale, con i dovuti distinguo, i Padri Gesuiti tesero a rappresentare quel braccio armato della Chiesa Romana che anche i Templari avevano rappresentato. Sul piano economico il loro ruolo non fu lo stesso dell’ex Ordine Cavalleresco.

Combattere certi principi religiosi significava seguire, per chi si contrapponeva, quel giusnaturalismo che fu caro al mondo riformato. Non che la Chiesa Romana non abbia mosso i suoi passi verso quel giusnaturalismo. E infatti un nome tra tutti campeggia: quello di Papa Prospero Lambertini, alias Benedetto XIV.

Tale Pontefice riuscì a chiudere un capitolo importante per la Chiesa del tempo, quello relativo all’Ordine Gesuita, che sicuramente monopolizzava la Chiesa in quel preciso momento.

L’esempio di Papa Lambertini non ebbe grande successo nel lungo periodo se, dopo le vicende rivoluzionarie francesi e il regime napoleonico, la Restaurazione vide «in primis» la ricostituzione dell’Ordine, nel 1814. Questo siamo portati a pensare. Tuttavia dobbiamo fare in proposito i dovuti distinguo. L’onda lunga del Secolo dei Lumi rimase, tant’è che il protagonista della mia tesi, Padre Gioacchino Prosperi, da Padre Gesuita nel 1815 in Sant’Andrea al Quirinale, Prefetto degli Studi a Torino, divenne poi un fuoriuscito dall’Ordine nel 1826 per sopraggiunti contrasti col Generale Fortis.

Lui si considerava un «Gesuita sano di mente». Era un Massone, c’è un documento all’Archivio di Stato di Lucca. Ed era un Arcade, «tra gli Arcadi di Roma Epidauro Alseideo». Credeva in Antonio Rosmini ed era accusato dai suoi detrattori «non sani di mente», come lui li definiva, tra cui Padre Melia, di essere un un giansenista. Il religioso era semplicemente un seguace della Chiesa dei Lumi. Ma lo era ancor prima di divenire Padre Gesuita. Scelse l’Ordine perché l’Ordine non dava solo garanzie di solidità in mezzo a una situazione politica complessa. Questo è scritto nella mia tesi, posso sottoscrivere il suo bisogno di certezze ma allo stesso tempo mi permetto anche di pensare che, essendo Padre Prosperi un uomo poco veniale e votato ai principi religiosi che la sua mente e la sua formazione gli suggerivano, vide nell’Ordine ricostituito un’opportunità di contrasto del vecchio in nome di una rivisitazione del nuovo. Se l’epopea napoleonica volgeva al tramonto, ciò non significava per il Gesuita Padre Gioacchino Prosperi che la Chiesa non dovesse far valere sull’Impero, apparentemente del tutto archiviato a partire dal 1806, ma pur sempre vivo e vegeto, i suoi caratteri di libertà. Perché una visione religiosa come quella del religioso Prosperi metteva al centro un umanesimo imperituro davanti a Dio, quell’umanesimo che Antonio Rosmini seppe incarnare e che avvicinò Prosperi al filosofo e religioso roveretano.

Rosmini aveva una visione europea, ampi orizzonti che la Chiesa Romana ha potuto pienamente recepire solo col Concilio Vaticano II, più di un secolo dopo.

Il Secolo dei Lumi finì infatti con la nascita di «Civiltà Cattolica», che non vide certamente Padre Gioacchino Prosperi schierato da quella parte, con i suoi ex compagni di viaggio. Ma neppure schierato contro perché Prosperi mantenne sempre contatti serrati con alcuni di loro, come lui stesso afferma nelle lettere.

I nomi citati, Padre Boero e Padre De Ravignan, avevano una dimensione europea che Padre Melia, il suo detrattore, di origini siciliane, non aveva.

La radicalizzazione anche localistica doveva aver fatto la differenza, anche se a ragion veduta Padre Melia operava anche a Modena dove c’era una forte presenza gesuita. Tutta l’Italia dunque fu caratterizzata dalla presenza e forza dei Padri Gesuiti intransigenti, causa prioritaria dell’uscita di Padre Gioacchino Prosperi dall’Ordine nel 1826.

Perché nacque «Civiltà Cattolica»? Perché i Gesuiti «sani di mente» (Padre Boero e Padre De Ravignan per dirla con Padre Prosperi) caddero in minoranza?

Perché si Spense il secolo dei Lumi; o meglio, l’onda lunga del Secolo dei Lumi. Quel giusnaturalismo non esisteva più, rimase ampiamente diffuso nella vecchia Inghilterra, nel Nuovo Mondo anglosassone americano. L’Europa abbracciò fedi nazionalistiche pure, tese a privilegiare l’idea di Nazione che prese sempre più piede. Oltretutto di Nazioni dedite a espandere il loro potere coloniale, e per tale motivo si innescarono meccanismi che porteranno soprattutto nel XX secolo a conflitti paurosi.

Del resto del liberalismo inglese vennero recepite prioritariamente le conseguenze imperialistiche dovute a una nascente industrializzazione che reperiva risorse dalle imprese coloniali.

John Locke e il giusnaturalismo più puro rimasero modelli non sempre esportabili e condivisi.

Una lunga scalata democratica, quella europea continentale, con grandi paradossi e frenate nel corso del tempo. Che anche l’epoca del 2.0 non riesce a frenare.

(gennaio 2022)

Tag: Elena Pierotti, Giusnaturalismo, Filippo il Bello, John Locke, Papa Prospero Lambertini, Antonio Rosmini, Padre Gioacchino Prosperi, Secolo dei Lumi.