Luigi Ridolfo Boccherini
La grande musica che non sempre riceve il giusto plauso

Uno dei più grandi musicisti del XVIII secolo è stato il Lucchese Luigi Ridolfo Boccherini, collega alla pari con Mozart e Haydn, ma a cui non sempre è stato riconosciuto l’immenso valore artistico. Questo perché essere indipendenti e qualche volta sfortunati sul piano familiare e personale non sostiene la grande musica, ieri come oggi. Soprattutto i grandi musicisti, nel passato come nel presente (amo molto per il pop il defunto George Michael che ne è certamente un esempio) pagano la loro indipendenza artistica talvolta a caro prezzo.

Così accadde al mio concittadino Luigi Boccherini nel XVIII secolo.

Desidero parlare di lui anche perché posso farlo dall’interno, dal momento che il nostro era cugino del personaggio protagonista della mia tesi di laurea, Padre Gioacchino Prosperi, ciò per parte materna; ed apparteneva al medesimo retroterra familiare della mia famiglia, inseriti (tali nuclei familiari) nell’importante panorama musicale internazionale di quei tempi, cui la città di Lucca non fu certamente estranea.

Il Summer Festival che dobbiamo al grande impresario Mimmo d’Alessandro, napoletano di nascita e lucchese d’adozione, prende le sue mosse da molto lontano, così come i rapporti artistici soprattutto in ambito musicale e teatrale della città di Lucca con la città partenopea. Ma qui si aprirebbe una parentesi lunga e troppo complessa da descrivere, che mi prefiggo di non trattare in questa sede.

Veniamo al nostro, nato a Lucca nel 1743 da una famiglia di musicisti. Possiamo facilmente riscontrare le sue notizie biografiche in rete, che mi accingo qui a ricordare. Ebbe tre fratelli ballerini. Giovanni Gastone, che si affermò in seguito come librettista, Maria Ester, sposata al coreografo Onorato Viganò, ed Anna Matilde.

Il giovane Luigi apprese la tecnica del suo strumento, il violoncello, dal padre Leopoldo, contrabbassista, e dall’Abate Vannucci, del Seminario di Lucca, quest’ultimo Maestro di Cappella. Rivelò prestissimo doti prodigiose e iniziò la carriera concertistica non solo a Lucca, ma in altre città. A soli 14 anni seguì il padre a Vienna, dove entrambi suonarono nell’orchestra del Teatro Imperiale. È qui che da ragazzo cominciò a diventare famoso. Completò a Roma la sua istruzione. Tornò a Lucca nel 1764 già celebre e fondò con i violinisti Manfredi e Pietro Nardini e il violinista Giuseppe Cambini il primo quartetto stabile di cui si abbia notizia.

Tenne concerti in Italia, Francia e Spagna. Nel 1767 si recò a Parigi, sostituendo in qualche modo il ruolo ivi ricoperto dal celebre violoncellista italiano Giovanni Battista Cirri, che si era nel frattempo allontanato dalla capitale francese per raggiungere l’Inghilterra. Toccato l’apice anche a Parigi, Luigi Boccherini fu chiamato alla Corte Spagnola dal Re Carlo di Borbone. Accettò l’invito. A Madrid fece fortuna. Purtroppo nel 1785 perse contemporaneamente la moglie Clementina ed il suo protettore, l’Infante Don Luis di Borbone. In quegli anni era stato ritratto dal pittore Francisco Goya in un quadro dal titolo La famiglia dell’Infante Don Luis di Borbone dedicato proprio al suo celebre protettore. Disoccupato, senza moglie e con cinque figli da sfamare, tentò di trovare un nuovo lavoro a Madrid, presso la duchessa Benevente-Osana. Nel 1787 si sposò in seconde nozze a Madrid. Il suo nuovo protettore fu Federico Guglielmo di Prussia. Ma anche in questo caso la protezione presto finì e il nostro trovò come nuovo mecenate il marchese Bonavente, appassionato di chitarra, uno strumento che allora cominciava a godere di una rinata fortuna in Spagna.

La famiglia dell’Infante Don Luis di Borbone

Francisco Goya, La famiglia dell’Infante Don Luis di Borbone, 1783, Fondazione Magnani Rocca, Mamiano di Traversetolo, Parma (Italia)

Nel 1799 giunse a Madrid Luciano Bonaparte, ambasciatore di Francia, che divenne per breve tempo suo protettore. Una volta partito il Bonaparte, Boccherini non ebbe più un lavoro stabile e sbarcò il lunario, morendo proprio in Spagna nel 1805 in povertà, con una misera pensione regia a lui elargita in quegli ultimi anni.

La sua salma è stata traslata a Lucca nel 1928 e riposa in San Francesco, dove i familiari per parte materna hanno sepoltura. Uno studio clinico sulla sua salma, che risale al 1997, ha sottolineato come egli soffrisse di molte anomalie dovute allo strumento suonato in prevalenza (violoncello) quali una grave forma di artrosi del pollice destro, la perdita della lordosi fisiologica della colonna vertebrale, una scoliosi sinistra convessa. Soffrì di tubercolosi polmonare ed ebbe problemi aortici. Si trattava di malattie professionali, che probabilmente, così è stato sottolineato dagli studiosi dell’Università di Pisa che hanno condotto gli accertamenti, i musicisti all’epoca spesso avevano.

Le opere di Boccherini furono ammirate in tutta Europa fino alla fine del Settecento e si intrecciano con quelle di Haydn e Mozart. Le sue peculiarità artistiche, quintetto per archi fra tutte, sua invenzione esclusiva, lo resero celebre ma al tempo stesso ne costituirono un limite perché egli non volle mai piegarsi alle esigenze del mercato, ed uscire dal suo esclusivo mondo ideale.

Così la sua opera artistica subì un certo arresto negli ultimi anni di vita e soprattutto un vero e proprio declino dopo la sua morte. Solo nel XX secolo è assurto nuovamente a fama internazionale.

È stato uno dei più prolifici compositori di musica da camera italiani. Un brano tra tutti riecheggia ancora oggi nella nostra mente, il celeberrimo Minuetto (Opera 11, numero 5). Questo brano musicale nell’immaginario collettivo lo contraddistingue tuttora, anche per l’immensa fama da cui fu circondato quando egli era in vita.

Alcune curiosità in proposito. Luciano Bonaparte fu amico di famiglia dei congiunti del Boccherini, a lungo, almeno fino alla morte, avvenuta in Canino nel 1840. I figli di Luciano Bonaparte vissero e soggiornarono spesso in Lucca, anche per ragioni di natura politica. I musicisti all’epoca spesso erano massoni e frequentavano le principali Corti Europee. Un esempio tra tutti: il musicista lucchese Gimignani, che appartenne in modo certo e documentato alla Massoneria e che fu a lungo presente presso la Corte Inglese. La tradizione musicale lucchese ha origini antichissime. Troviamo tracce presso l’Archivio di Stato di Lucca della presenza di musicisti della cittadina toscana a Chambery e in Spagna, ivi chiamati per le nozze di membri di Casa Savoia.

La riforma musicale per antonomasia, fu quella, come ben sappiamo, di Guido d’Arezzo nell’Alto Medioevo, patrocinata da Tedaldo Vescovo, fratello di Bonifacio di Canossa, quest’ultimo padre della più celebre Matilde. Tale riforma ci ha consegnato l’attuale pentagramma con relativo linguaggio musicale.

Lo storico di Castelnuovo Garfagnana, Monsignor Domenico Pacchi, ricorda nelle sue opere che in quel periodo storico e poi durante il corso di tutto il Medioevo coloro i quali lui chiama «Fanti cugini di Matilde» in terre lucchesi gestirono sia la politica cittadina che quella artistica e culturale. Come non associare il ruolo musicale ricoperto dai Canossa con quello presente nel corso dei secoli in Lucca sempre in ambito musicale?

Tra passato e presente c’è un filo conduttore comune. I musicisti hanno sempre sofferto di «malattie professionali» legate alle abitudini e agli stili di vita, che un tempo erano di «postura», ma anche dovute alla precarietà del mestiere, quali la tubercolosi nel caso di Boccherini; malattie che oggi sono legate all’uso di farmaci e droghe spesso per lenire il peso di una celebrità che è divenuta devastante nella vita degli artisti. Ma la precarietà umana del mestiere è sempre la stessa, e non mi riferisco certamente a quella finanziaria in senso stretto. Anche Boccherini nel corso della sua vita artistica godette infatti di notevole agiatezza.

La precarietà infatti è dovuta, ieri come oggi, ai protettori mecenati, oggi major discografiche. L’indipendenza si paga a caro prezzo, talvolta, la stessa inventiva ed originalità musicale può infastidire il protettore, che desidera trarre la massima fama e profitto dall’opera musicale, senza tenere nella dovuta considerazione il reale valore artistico dei pezzi proposti.

Guai a chiamarsi fuori dai parametri imposti dal sistema, perché gli interessi in gioco sono tanti, ed il bisogno di affermazione mediatica, soprattutto oggi, ma anche nel passato, essenziale. Queste riflessioni si rendono necessarie ma nulla tolgono alla bellezza ed eternità del valore della musica, che deve assolutamente nella sua interezza venire garantito e tutelato. Chi ci offende ed offende la nostra civiltà ed il nostro stile di vita, ieri come oggi, lo fa partendo proprio dalla base, dal fondamento della civiltà medesima. E la musica ne rappresenta sicuramente un elemento essenziale.

(giugno 2017)

Tag: Elena Pierotti, Luigi Boccherini, Mozart, Haydn, Lucca, Vienna, Madrid, Parigi, Roma, Borbone, Luciano Bonaparte, massoneria, storia della musica, Luigi Ridolfo Boccherini, musica nel Settecento.