L’Italiano che diffuse il circo in Europa
Antonio Franconi, pioniere e personaggio quasi romanzesco del circo dei primordi

Se Philip Astley fu il creatore del circo moderno, anche gli Italiani diedero in più occasioni il loro contributo – un contributo notevole – per la sua crescita e la sua diffusione: lo stesso Astley utilizzava per i suoi spettacoli cani e scimmie ammaestrati dalla compagnia italiana Ferzi; ma il merito di aver maggiormente diffuso il circo in Europa va ad Antonio Franconi e ai suoi figli, che si inseriscono in quel numero di persone che, insieme a Grimaldi, Spalding, Barnum e Buffalo Bill, hanno segnato le tappe fondamentali della storia di questo genere di spettacolo.

Nato ad Udine (allora appartenente alla Repubblica di Venezia) il 5 agosto 1737 da una famiglia nobiliare, Antonio Franconi dovette fuggire oltralpe in seguito all’uccisione in un duello di un rivale in amore. Arrivò in Francia nel 1756 con la moglie Elisabetta Mazzucati, ed esercitò per qualche anno svariati mestieri, in particolare funambolismo. Si dedicò a spettacoli di piazza e divenne un buon addestratore di piccioni. Si trasformò poi in imprenditore tentando di rendere note a Rouen le corse dei tori, ma fallì. Ottenne comunque il permesso di installarsi in una sala coperta, dove sistemò una pista di tredici metri e presentò spettacoli composti da pantomime equestri, acrobati, saltatori e funamboli.

Nel 1783, quando Philip Astley fece ritorno in Inghilterra, suo figlio John si associò con il Franconi, già famoso per la sua abilità ed i suoi virtuosismi a cavallo; questi spettacoli altamente emotivi, che nei momenti delle battaglie equestri utilizzavano la cavalleria (un po’ come oggi avviene nel cinema con gli effetti speciali), raccolsero un successo strepitoso di pubblico. L’Italiano si trasferì allora a Lione, dove arricchì la propria scuderia e costruì un maneggio per perfezionare le proprie creazioni.

Nel 1788 tornò a Parigi, ingaggiato da John Astley. L’anno successivo rilevò il suo anfiteatro perché la Rivoluzione Francese aveva bloccato gli spettacoli e reso l’aria irrespirabile per gli Inglesi; l’anfiteatro di Astley divenne così Anfiteatro Franconi, per passare dopo il 1800 alla denominazione di Cirque Olympique de Franconi (Circo Olimpico di Franconi). Le cose non furono facili: tra l’altro, Franconi subì l’invidia dei teatranti francesi che incendiarono e distrussero il suo teatro equestre approfittando del caos rivoluzionario. Gli avvenimenti che seguirono la Rivoluzione fecero sì che chi ricevette danni dalla Rivoluzione stessa ottenne rimborsi, escluso il povero Franconi perché straniero. In Italia, il primo circo nacque solo nella prima metà del XIX secolo con Alessandro Guerra, soprannominato «Il Furioso», che esercitò anche in Spagna.

Nel 1792 l’avvenuta naturalizzazione francese gli consentì di installarsi a Rouen, dove poté continuare a dare spettacoli. L’anno successivo tornò nuovamente a Parigi e, in un modesto edificio sul Faubourg du Temple, presentò spettacoli circensi di tutte le specialità artistiche tra le quali primeggiavano i mimodrammi a cavallo, cioè riviste equestri in cui si susseguivano azioni movimentate e combattimenti fittizi, giochi equestri che ancor oggi sono rappresentati nei circhi di tutto il mondo. Ebbero talmente successo che la Comédie Française li proibì. Ma ben presto, grazie anche all’appartenenza alla massoneria, Antonio Franconi riuscì a costruire in rue Neuve Saint Augustin, il già ricordato Cirque Olympique (una pista rotonda per mettere in scena animali esotici e acrobati) che conoscerà grande successo; nel 1807 per la prima volta fu adottato il termine Circo, riadattando un’antica parola latina usata per le arene – ciò avvenne in occasione di un Decreto Napoleonico che proibiva l’uso del termine Teatro per designare gli spettacoli circensi. Le pantomime equestri, rappresentate in particolari arene di forma ovale (Hippodrome de l’Etoile, de l’alma, ed altri) – che permettevano lo spiegamento di grandiose masse di artisti, di comparse e di animali –, avevano generalmente per tema la glorificazione dell’epopea napoleonica, che proprio in quegli anni aveva raggiunto il suo apice. In seguito, l’alta scuola di equitazione fu rappresentata nel 1830 da Carolina Loyo, gli animali feroci entrarono nel circo l’anno successivo con l’addestratore Henry Martin, il trapezio volante apparve nel 1859 con Leotard e le specialità ciclistiche nel 1882 con la Troupe degli Ancillotti; il clown nacque nel Circo dei Franconi nel 1819 e il creatore di quest’ultima maschera, proveniente dalla Commedia dell’Arte italiana, fu Joseph Grimaldi, nato in Inghilterra ma figlio di un Arlecchino italiano di Genova, ed Arlecchino egli stesso.

Il Franconi costruì altri teatri stabili di forma circolare, in Francia ben quattro, di sua proprietà. La cosa però richiedeva ininterrottamente grandi capitali, e non sempre il circo permetteva queste spese; Franconi non parlava, ma aveva capito che con i suoi spettacoli poteva comunicare a tutte le culture. Varcò le frontiere francesi. Dal Cirque d’Hiver a San Pietroburgo fino in Cina, gli Italiani esportarono il circo nomade, la carovana che viaggia, in tutto il mondo: lo stesso Franconi si esibiva in qualità del più vecchio cavallerizzo del circo. Si ritirò nel 1809 lasciando la direzione ai figli Laurent ed Henri (il primo dei quali fece lavorare anche un cervo); era diventato quasi cieco, caparbio e dispotico, violento ed autoritario. Morì il 6 dicembre 1836.

A lui venne dedicato il film La meravigliosa avventura di Antonio Franconi (2011) di Luca Verdone in cui Massimo Ranieri recita la parte del grande artista. I suoi figli Henri e Laurent, famosi per i numeri di equitazione acrobatica, continueranno per quasi un secolo a tenere alto il nome dei Franconi. Il Cirque d’Hiver, nato come Circo Napoleone a metà dell’Ottocento (tributo all’Imperatore Napoleone III), prima di passare sotto la guida dei fratelli Bouglione fu amministrato da Victor Franconi; vide passare al suo interno pittori come Toulouse-Lautrec e Georges Seurat, maestri della fotografia come Richard Avedon (che qui scattò nel 1955 la famosa immagine di Dovima con gli elefanti), fino a veder nascere pellicole come Trapezio con Burt Lancaster, Tony Curtis e Gina Lollobrigida, in parte girata proprio all’interno di questo circo-colosseo circondato da colonne corinzie e formato da venti lati, progettato dall’architetto Jacques Ignace Hittorff. L’ultimo della famiglia a dedicarsi al circo fu Charles (Parigi 1846-1910), figlio di Victor, cavallerizzo e direttore dei due Cirque d’Hiver (attualmente diretto dalla famiglia Bouglione) e Cirque d’Été.

(giugno 2012)

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