Victor Serge, il rivoluzionario comunista pentito
Personalità forte, mantenne un atteggiamento ribelle in un mondo dominato dalla sottomissione

Victor Serge, pseudonimo di Viktor L’vovič Kibal’čič nacque da una famiglia russa emigrata in Belgio. Fin da giovane si interessò con grande dedizione alla politica, anarchico a suo modo libertario, utopista si rese conto comunque che l’azione degli anarchici in Spagna e in altri Paesi europei era inconcludente. Si avvicinò quindi al marxismo ma non accettò mai il senso di «ferrea disciplina» che caratterizzava tale movimento. Anche il suo modo di scrivere si differenziava notevolmente da quello dei comunisti dell’epoca, tutti attenti a non rompere con l’ortodossia. Il suo carattere come appariva anche dai suoi scritti era decisamente appassionato, fatto che gli impediva di notare con senso di realtà alcuni eventi vicini.

Le sue vicende ricordano da vicino quelle di un altro rivoluzionario, Boris Souvarine anche se quest’ultimo aveva un temperamento meno emotivo e più razionale. Entrambi furono vicini ai trozkisti, ma Souvarine progressivamente si allontanò dal comunismo, mentre Serge con il suo carattere irruento rimase fino all’ultimo marxista rivoluzionario. Il grande leader come molti altri personaggi in quell’epoca ci fa comprendere come il mito risultava prevalente sulla realtà anche quando si rivelava totalmente privo di un fondamento. In due opere, Memorie di un rivoluzionario (1951) e Da Lenin a Stalin (1937), Serge traccia un quadro significativo della Rivoluzione d’Ottobre con la sua dura repressione, l’incapacità di gestire l’economia e di sfamare la popolazione.

Rientrato nel 1919 in Russia aderì al gruppo bolscevico perché se anche gli sembrava autoritario e accentratore, ammirava la sua compattezza. Da convinto rivoluzionario Serge non fu molto colpito dall’introduzione del Terrore Rosso, dalla dura repressione delle rivolte operaie e contadine, ma fu invece colpito dalla rivolta di Kronstadt perché interessava degli attivi rivoluzionari, da questo momento iniziò la profonda sfiducia nel governo bolscevico.

Gli scritti di Serge risentono della sua personalità, difficilmente può essere considerato uno storico, tuttavia risulta molto interessante il quadro che traccia dei primi anni del potere bolscevico. Già dai primissimi tempi si delineava un quadro fosco: «Subito dopo la presa del potere i ministeri erano vuoti… Le Guardie Rosse scovavano i funzionari più importanti dei ministeri nelle loro case; alcuni furono presi sotto custodia». Nonostante la pace sottoscritta a marzo 1918, la situazione economica degenerava in maniera brusca: «L’estate del 1918 fu terribile: fame e colera a Pietrogrado… Tutto il sistema poggiava sulla disciplina di partito, sul razionamento nelle città e sulle requisizioni nelle campagne. Di conseguenza si ebbero rivolte contadine».

«Il denaro lubrificava e insudiciava il meccanismo… Si stava aprendo un abisso sempre più profondo fra la prosperità dei pochi e la miseria dei molti… La nostra milizia socialista arrestava la povera venditrice ambulante che era priva di licenza, mentre il grasso negoziante, arricchito dalla vendita a prezzi di speculazione dei prodotti della nostra industria socialista, guardava dall’alto in basso… Una minoranza sempre più privilegiata rispetto alle masse diseredate e private di tutti i diritti. La morale dall’onestà austera e a volte inflessibile del bolscevismo eroico, ci muoviamo gradatamente verso un indicibile trasformismo e una incredibile ipocrisia». La repressione non colpiva tanto la destra o la borghesia che era riuscita a fuggire dal Paese, ma socialisti di ogni tendenza e anarchici. Anche operai e contadini risentivano duramente della repressione politica ed economica: «L’operaio, il militante di base, a malapena osava aprire la bocca. Sentivamo che si avvicinava il momento in cui i funzionari sarebbero stati onnipotenti… L’operaio abbandonava la fabbrica o vi restava solamente formalmente e si guadagnava la vita mediante piccoli furti… Le imprese agricole seminavano meno. A che serviva seminare se il raccolto era destinato a essere requisito?». Il blocco di tutto il sistema produttivo (molti operai delle fabbriche fabbricavano illegalmente arnesi da barattare con cibo) e la progressiva scarsità di tutti gli alimenti colpiva il Paese, venne introdotto il razionamento ma anche le classi proletarie teoricamente privilegiate ne risentivano duramente.

Si ebbe la carestia nel 1922 con milioni di morti e solo la introduzione della Nuova Politica Economica, la NEP, contestata dagli estremisti del partito diede (con un certo ritardo) un po’ di sollievo. Tale situazione non durò a lungo, nonostante l’emarginazione dei trozkisti si ebbe la collettivizzazione dei contadini così descritta da Serge: «I contadini collettivizzati con la forza, non hanno incentivi né stimoli verso il lavoro… Prima abbiamo visto 3.000 kulak deportati. Molti erano contadini piccoli e medi… l’affollamento nelle baracche ben presto causò una epidemia di tifo».

L’apparato propagandistico era imponente ma difficilmente riusciva a celare la realtà nonostante il ricorso a «bassi settori di intellettuali pagati per riempire di bugie la testa della gente». Con il peggioramento delle condizioni di salute e successivamente la morte di Lenin si acuì lo scontro all’interno del partito. Victor Serge si avvicinò alla cosiddetta sinistra del partito considerata contraria alla burocrazia imperante. Il loro leader era Trotsky. «Trotsky… La sua personalità in quanto oratore, giornalista e organizzatore a volte sembra sovrastare quella di Lenin». Nel 1923 «l’Opposizione trovò il suo leader in Trotsky; nello stesso tempo il sistema burocratico trovava la sua espressione in Stalin. Dall’inizio del 1923 fu scatenata contro Trotsky una campagna agitatoria di estrema violenza». Citando lo scrittore Maksim Gorcky, tuttavia Serge non esprime sul personaggio un giudizio positivo: «Lenin, Trotsky e i loro seguaci sono già intossicati dal veleno del potere». Anche l’altro grande leader della sinistra Zinoviev non ne usciva molto meglio: «Anche altri esponenti di sinistra furono oggetto di critiche: Zinoviev… era l’esponente della repressione. Nelle lotte a carattere ideologico egli introduceva l’intrigo e la slealtà». Il leader amava poi la bella vita e viveva in un appartamento lussuoso dell’Astoria. Il durissimo contrasto fra Stalin, per un periodo alleato al sostenitore della NEP Bucharin e Trotsky si concluse con la rapida caduta di quest’ultimo: «Trotsky abbandonò le sue posizioni dirigenti, si fece destituire senza resistenza».

Si apriva così il periodo del potere assoluto di Stalin, furono messi a morte i grandi leader dopo processi in cui gli imputati si autoaccusavano di reati assurdi. Serge subì anni di prigione, fuggì infine in Messico dove sebbene isolato e in miseria continuò la sua intensa attività letteraria.

(febbraio 2023)

Tag: Luciano Atticciati, Victor Serge, Boris Souvarine, Lev Trotsky, Zinoviev, Stalin, Bucharin, comunismo rivoluzionario, Opposizione di sinistra, kulak, carestia, NEP.