La Rivoluzione d’Ottobre, gli anarchici, gli operai, i contadini
Una testimonianza sul dispotismo in Russia

La Rivoluzione d’Ottobre divenne presto un mito per la sinistra a livello mondiale. Esponenti di primo piano e semplici militanti intrapresero nel tempo molti viaggi in Russia per comprendere la grande rivoluzione che avrebbe dovuto portare ad un grande progresso per l’umanità. Alcuni come Togliatti e Gramsci riportarono nei loro paesi delle descrizioni molto positive, ma altri furono invece colpiti dalla brutalità e dalla oppressione del nuovo regime, Angelica Balabanof, Boris Souvarine, Victor Serge, Emma Goldman si dovettero ricredere sulle loro precedenti convinzioni.

Emma Goldman era unVanarchica di origini russo lituane emigrata con la famiglia da ragazza negli Stati Uniti, non era una romantica utopista, fra le molte attività politiche svolte, ve ne furono alcune illegali o violente, in particolare si può ricordare di aver partecipato all’attentato contro un alto dirigente d’azienda impegnato in una dura controversia sindacale. Nonostante non fosse una mite attivista politica, al ritorno dal suo soggiorno di due anni (1920-1921) in Russia scrisse della violenza e del sistema oppressivo del nuovo regime comunista. Nel 1923 uscì il suo libro Le cause del declino della rivoluzione russa di cui riportiamo alcuni brani riguardo alle condizioni di vita delle classi popolari.


Le masse devono sempre sentire che la rivoluzione è opera loro, che sono impegnate attivamente nel difficile compito di creare una società nuova. Per un breve periodo dopo la rivoluzione d’Ottobre operai, contadini, soldati e marinai erano effettivamente i padroni della situazione rivoluzionaria; presto però vi si è intromesso con pugno di ferro lo Stato comunista, che ha tolto la rivoluzione al popolo per asservirla ai propri obiettivi. I bolscevichi sono l’ordine gesuita al centro della Chiesa marxista...

La rasverstka, cioè la requisizione forzata delle derrate, seguì immediatamente alla pace di Brest-Litovsk. I bolscevichi sostennero di non poter fare a meno della rasverstka in quanto i contadini si sarebbero rifiutati di approvvigionare le città. Ciò è vero solo in parte. Effettivamente i contadini si rifiutavano di consegnare i loro prodotti agli agenti del governo. Chiedevano di potersi mettere in contatto direttamente con gli operai, ma gli si negava questo diritto. L’incapacità del governo bolscevico e la corruzione della sua burocrazia hanno contribuito notevolmente a risvegliare il malcontento fra la popolazione rurale. I manufatti industriali promessi ai contadini in cambio dei prodotti agricoli o non arrivavano mai a destinazione o, tutt’al più arrivavano danneggiati o in quantitativi inferiori alle quote stabilite. A Charkov potei io stessa rendermi conto dell’inefficienza dell’apparato burocratico centrale...

Potrà sembrare incredibile, ma in Russia è un fatto risaputo che il sistema della rasverstka è parzialmente responsabile dell’attuale grave carestia. Infatti non solo essa privò i contadini dell’ultimo pud (sacco) di farina, ma sottrasse anche le patate e il grano che occorrevano per la semina dell’anno dopo. Certo la causa numero uno delle strazianti condizioni nella zona del Volga è la siccità, ma è anche vero che se ai contadini si fosse permessa la semina al momento giusto e a loro volontà almeno alcuni distretti sarebbero oggi in grado di alleviare con i loro prodotti la fame del Volga. Le spedizioni punitive furono l’immediata risposta alla renitenza dei villaggi verso gli esattori governativi incaricati della requisizione dei prodotti agricoli; erano regolarmente guidate da «comunisti», i quali agivano con grande brutalità contro la popolazione rurale radendo spesso al suolo interi villaggi. Invano i contadini protestavano presso gli uffici locali e anche a Mosca...

Molti politici socialisti ignoravano l’importanza dei soviet e ne vennero travolti. Lo stesso sarebbe successo anche ai bolscevichi se avessero tentato di opporsi alla crescente forza del movimento. Ma Lenin da gesuita furbo e scaltro scrisse sul proprio scudo la rivendicazione del proletariato «Tutto il potere ai soviet» e solo quando lui e suoi seguaci si sentirono ben saldi in sella cominciò a demolire i soviet. Oggi essi, come tutti gli altri organismi rivoluzionari in Russia, sono appena un’ombra senza corpo. Oggi i soviet funzionano unicamente nella misura in cui sono portavoce del partito comunista; nessun’altra opinione politica ha la possibilità di farsi sentire...

La mobilitazione del lavoro, in realtà lavoro obbligatorio, fu presentata al mondo come il fattore basilare del sistema comunista. «Oggi nella Russia sovietica tutti debbono lavorare. Non esistono più i parassiti». Sebbene Lenin non abbia mai ammesso in pubblico che questo metodo, come tanti altri decretati allo scopo di ricostruire la Russia, era uno sbaglio, io sono tuttavia incline a pensare che egli si sia reso conto che il lavoro obbligatorio non è affatto servito a incrementare la produttività. Non ha fatto altro, in tutto il periodo in cui è rimasto in vigore, che instaurare l’angaria generale e sostituire il parassitismo borghese con l’apparato parassitario bolscevico. Compito del lavoro obbligatorio era di incitare gli operai a lavorare, a sorvegliarli sul lavoro, arrestarli e occasionalmente anche fucilarli se abbandonavano il lavoro senza permesso. La stragrande maggioranza degli operai si recava infatti in fabbrica regolarmente, non tanto per lavorare quanto per bighellonare e tutt’al più fabbricare sotto banco qualche oggetto che mogli e figli potessero offrire ai contadini in cambio di farina e patate. Era la loro unica possibilità di non morire di fame...

(aprile 2018)

Tag: Luciano Atticciati, Lenin, Emma Goldman, anarchici, bolscevichi, soviet, Boris Souvarine, Victor Serge, Angelica Balabanof, socialisti, carestia, lavoro obbligatorio, Russia, comunismo, contadini, operai, Rivoluzione d’Ottobre.