I Sumter
L’America più profonda presente nel Mar Mediterraneo nel XIX secolo

Un personaggio prestigioso e particolarmente celebrato è Thomas Sumter: nacque nel 1734, nella contea di Hanover, in Virginia, il 14 agosto. Il luogo di nascita è già un programma per la sua intensa e movimentata vita. Fu un importante politico e Generale statunitense. Il padre, William Sumter, un immigrato gallese. Ricevette una istruzione elementare e si arruolò nella milizia della Virginia. Fu coinvolto nel 1761 nella spedizione Timberlake, voluta dal Colonnello Adam Stephen per visitare la Overhill Cherokee nell’attuale Tennessee allo scopo di verificare che la guerra contro i Cherokee fosse conclusa. Il Colonnello era accompagnato nella missione da un interprete e dallo stesso Sumter, all’epoca sergente, oltre che da un servitore. Sumter prestò il denaro necessario per acquistare una canoa e le scorte per 10 giorni allo scopo di seguire il progetto che prevedeva di raggiungere via fiume la città di Overhill. Così da Long Island, da dove partirono il 28 novembre 1761, dopo rocambolesche avventure che andarono ben oltre i 10 giorni preventivati, poterono far ritorno in Virginia. Seguirono altre spedizioni, sempre con il medesimo scopo. Nel 1762 Sumter si recò a Londra assieme a dei capi cherokee. Divennero un’attrazione e incontrarono Re Giorgio III. A quel punto Sumter, fatto ritorno in Virginia, si ritirò nella Carolina del Sud per ragioni finanziarie. Fu addirittura imprigionato in Virginia per i debiti contratti. Aiutato per la circostanza da un amico a uscire di prigione pagando la cauzione, si insediò nel distretto di Claremont (poi soprannominato Sumter) sposando Mary Jameson nel 1767 e aprendo con lei numerose attività. Riuscì grazie al denaro accumulato e al rispetto che nutriva in loco a formare una milizia locale e nel 1776 venne nominato Tenente Colonnello del 2° Reggimento della South Carolina Line di cui poi divenne Colonnello. Partecipò durante la Guerra d’Indipendenza a numerose battaglie. Dopo la Guerra d’Indipendenza, Sumter fu eletto alla Camera dei Rappresentanti. Dopo ripetuti incarichi parlamentari, finì e rimase in Senato fino al 16 dicembre 1810. È ricordato per Fort Sumter, che tutti abbiamo stampato nella memoria, nel porto di Charleston, a lui dedicato dopo la fine della Guerra d’Indipendenza Americana. Il luogo è celebre perché qui vennero sparati i primi colpi della Guerra di Secessione Americana, durante la battaglia di Fort Sumter.

Ma in pochi conoscono davvero le vicende familiari del celebre statista oltre che Generale, la cui famiglia rimase in carica a lungo nel Senato Americano e che ebbe un ruolo strategico in America e in Europa durante tutto il XIX secolo.

Gli Stati Uniti erano molto potenti nel Mediterraneo già nel corso del XVIII secolo. Controllavano luoghi strategici tra cui anche il porto di Livorno. Celebre è il Console Appleton che rappresentò in questa città una vera pietra miliare per i commerci statunitensi, già molto floridi. Con la ex madrepatria inglese, che spopolava nel «Mare Nostrum», esistevano mutui accordi, naturalmente accanto a una sana competizione. Fu così che un importante Lord Inglese, deceduto nel 1840, Lord Henry Holland, che simpatizzava particolarmente con quegli «States» più liberali, meno legati alla schiavitù e alle piantagioni, e dunque a una economia rurale, e maggiormente proiettati sia in Europa che nel proprio Paese a commerci liberi e floridi, neoliberisti diremmo noi oggi, decise di collaborare con quelle frange senatoriali americane che potevano fare la differenza. Certo, non ho in mano prove circostanziate di come Lord Holland possa aver contribuito alle sorti americane rendendo il nuovo continente simile a ciò che vediamo adesso. Ma ho numerose prove dei legami tra Holland e Sumter. Non lontano da Livorno, ossia a Lucca, viveva la famiglia Binda. Erano borghesi, e legati alla Chiesa locale se è vero che troviamo qualche membro cittadino presente nelle congregazioni locali dopo aver preso i voti. Del resto Lucca era da sempre città romana, seppur sufficientemente «eretica» per mantenersi indipendente. Uno di loro, un avvocato vissuto a cavallo tra XVIII e XIX secolo, Giuseppe Binda, divenne in epoca rivoluzionaria bonapartista, intimo sia di Giuseppe Bonaparte che di Gioacchino Murat, cognati e uno di seguito all’altro Sovrani Partenopei. Napoleone, l’Imperatore fratello e cognato degli stessi, avrebbe voluto conquistare la Sicilia, ma gli Inglesi furono particolarmente accorti e il loro dominio marittimo non consentì al Grande Córso di raggiungere l’Impresa. Tuttavia Giuseppe Binda fu assoldato da entrambi come agente segreto fidato e capace. Di fatto non esercitò mai la carriera forense. Probabilmente Binda fu assoldato perché in Lucca alcuni suoi amici avevano le mani in pasta non solo con i Bonaparte ma ancor più con Napoli. Posso pensarlo, visti i documenti rintracciati. Ma su questo non ho prove concrete per testimoniarlo con certezza. Giuseppe Binda dopo una fulgida carriera a Napoli, dovette servire il suo «ultimo» Sovrano, Gioacchino Murat, portando lui i documenti a Lord Bentick, presente in Genova, per la resa finale. Il Sovrano Partenopeo fece carte false per salvare il suo Regno, ma invano. Gli Austriaci erano agguerriti e Bentick non favorevole agli ex giacobini bonapartisti. Ma Giuseppe Binda non fece affatto la fine del suo Re. Anzi, venne accolto a braccia aperte proprio da quel Lord Holland che aveva creato nella capitale inglese Holland House, un cenacolo culturale dove tutta la nomenclatura europea liberale si incontrava. Compresa la nomenclatura ex giacobina. Giuseppe Binda in Holland House divenne il bibliotecario ufficiale fino al 1817. Una pubblicazione del celebre avvocato inglese John Whishaw[1] mette in luce che Giuseppe Binda dopo soli due anni, ossia nel 1817, lasciò Londra per raggiungere New York, a detta di Whishaw per ragioni economiche dettate dai migliori affari sulla compravendita di opere d’arte che Giuseppe Binda faceva. Ma in realtà Giuseppe Binda a New York non solo mantenne i contatti con i patrioti italiani fuoriusciti ivi presenti, e ciò andava nella direzione di quanto aveva fatto a Londra, ma sposò dopo pochi anni la figlia del Generale Sumter menzionato. Poteva un ignoto avvocatuccio lucchese, per di più ex agente murattiano, dunque un rivoluzionario, sposare la figlia di uno degli uomini più potenti del Governo Americano? La risposta è no. John Whishaw doveva scrivere quello che poteva scrivere. Lord Holland all’epoca non era ben visto a Londra. Difendeva negli Stati Uniti i diritti civili ed era in contatto con un mondo che i conservatori inglesi al potere nei primi anni dell’Ottocento non approvavano.

Solo la mediazione di Lord Holland dunque, che in quegli anni visitava costantemente Letizia Ramolino, residente a Roma, madre dell’ex Imperatore Napoleone I ma anche di Luciano Bonaparte, che risiedeva a Canino nell’Alto Lazio e che con gli amici lucchesi di Binda rimase sempre in stretto contatto, poté farlo. Quando Whishaw scrive Il Papa di Holland House dice una verità sacrosanta. Lord Holland era in contatto con quegli ambienti vaticani che erano particolarmente vicini ai Bonaparte, così come ho scritto e definito in alcune pubblicazioni. Mi riferisco al Cardinale Bartolomeo Pacca ma anche al Cardinale Fesch, che era zio di Luciano Bonaparte.

Che cosa accadde davvero? Il Generale Sumter e suo figlio che stava nel Senato Statunitense e aveva un peso rilevante sul piano politico, difendevano gli interessi americani nel Mediterraneo. Durante il XVIII secolo il porto di Livorno, ma potremmo estendere ad altre realtà peninsulari, era un luogo importante per i traffici commerciali americani, al pari di quelli inglesi. La realtà di Livorno però era particolarmente significativa perché gli Asburgo-Lorena, tolleranti, permettevano traffici commerciali importanti e i Consoli in quella città, quello inglese e altrettanto quello americano, svolgevano un ruolo determinate. Appleton, a Livorno, Console a lungo proprio nella città labronica per conto degli Stati Uniti, rappresentò una potenza. Fu di fatto sostituito nel 1840 in quel ruolo da Giuseppe Binda, inviatovi dal Governo Americano perché divenuto cittadino di quegli Stati nonché con il nome modificato in Joseph Agamemnon Binda.

Le sue vicende la dicono lunga sul ruolo degli Stati Uniti in Italia nel periodo nelle questioni risorgimentali. Se Binda era, come appare dalle carte, così vicino a Carlo Ludovico di Borbone-Parma, Sovrano all’epoca del piccolo Stato Lucchese, poteva non esserlo con gli ex amici e collaboratori partenopei, con cui i suoi amici lucchesi e lo stesso Luciano Bonaparte erano in stretto contatto? La risposta è no. Nel 1859 le proteste del Governo degli Stati Uniti nella persona del Presidente Buchanan quando Binda venne estromesso dal ruolo ricoperto perché considerato collaborazionista degli Asburgo-Lorena, denunciano come il Governo degli Stati Uniti propendesse per soluzioni federaliste della soluzione politica italiana e nel contempo quanto importanti fossero i suoi traffici commerciali nel Mar Mediterraneo.

Ecco perché la famiglia potente del Generale Sumter dominava sia il Mediterraneo che nello specifico l’intera compagine peninsulare. Ma anche europea, perché nel frattempo il potere in Inghilterra era stato preso da quel Partito Whig che Lord Holland aveva fondato.

Lord Holland era deceduto nel 1840, però il suo operato non si chiuse subito con la sua morte, anzi produsse frutti consistenti perché, diremmo noi oggi, filo atlantici e proiettati in un rapporto Europa-Stati Uniti già all’epoca molto stretto.

Tutta la politica sia inglese che francese e, a questo punto, anche italiana, ma perché no, anche spagnola, andava nella direzione dell’alternativa agli Imperi Centrali che porterà purtroppo alle tragiche conseguenze della Prima Guerra Mondiale del secolo successivo.

Queste riflessioni tendono a definire i reali rapporti tra il Nuovo Mondo, come allora veniva ancora definito, e la vecchia Europa, non ultima la nostra penisola.


Nota

1 Il Papa di Holland House, pubblicazione tratta dai carteggi di John Whishaw di Lady Saymour per l’editore T. Fisher Unwise di Londra, 1906.

(luglio 2022)

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