I Macchiaioli
La corrente artistica risorgimentale che precorse l’Impressionismo

La storia dell’Unità d’Italia è fatta anche da uomini di cultura, apprezzati in tutta Europa, che seppero mostrare, attraverso la loro arte, le più profonde radici del nostro Paese. Tra questi, i Macchiaioli. Sta per concludersi una mostra a Padova (il 31 marzo prossimo) su Giovanni Fattori, il più conosciuto autore del movimento artistico. Ma anche la città di Pavia sta celebrando l’intero movimento artistico con una sua mostra. Fattori era nato nel 1825 a Livorno e nella sua epoca non era molto apprezzato nel movimento, in quanto considerato troppo «rivoluzionario» nelle sue scene, solo espressione d’avanguardia. Fattori dal canto suo si considerava più un pittore di persone che di paesaggi. Eccezionale la sua padronanza del colore, sotto l’influenza della luce e delle ombre. Vicende familiari complesse portarono Fattori, dopo la morte della moglie, nel 1867, a rifugiarsi in Castiglioncello, presso il critico d’arte Diego Martelli, uno dei principali sostenitori del movimento, che qui costituì un vero e proprio cenacolo. Castiglioncello, come luogo conosciuto e frequentato, tanto da divenire il celebrato luogo di vacanza di Dino Risi nel Sorpasso, iniziò le sue fortune proprio in virtù del cenacolo di Diego Martelli.

Il critico non era un nome qualsiasi: egli appartenne all’importante famiglia fiorentina dei Martelli, il cui padre durante la prima Campagna d’Italia del giovane Generale Corso Napoleone Bonaparte ne rappresentò un valentissimo collaboratore, d’impronta repubblicana. Tant’è che con il Pratese Mazzoni, l’industriale e uomo d’affari che fece di Prato il moderno centro industriale che noi oggi conosciamo, padre quest’ultimo di Giuseppe Mazzoni, uno dei membri del triumvirato quarantottesco in Toscana con Montanelli e Guerrazzi, costituì l’ossatura del successivo movimento unitario nazionale nella regione.

I Macchiaioli si riunivano a Firenze, al caffè Michelangelo, in Via Cavour, non lontano dal Duomo di Santa Maria del Fiore. Tra loro annoveriamo Telemaco Signorini, Silvestro Lega, Vito d’Ancona, Ferdinando Buonamici, e molti altri. Si opposero al Romanticismo, al Neoclassicismo, al Purismo accademico. Volevano rinnovare la cultura pittorica nazionale, sulla scia delle novità politiche del tempo. Siamo tra Ottocento e Novecento. Utilizzando la tecnica chiamata «dello specchio», annerito col fumo, che permetteva d’esaltare i contrasti in chiaro-scuro del dipinto, vollero evidenziare il colore, attraverso un realismo fatto di natura, immediatezza, descrizione pittorica. Molti di loro provenivano dalla scuola fiorentina di Bezzuoli e Gazzarrini. Erano dei «ribelli», giovani artisti accomunati dalla volontà di dipingere il senso del vero. Quel verismo «ante litteram» che volle assumersi la responsabilità di fotografare una realtà nazionale complessa, variegata.

Il muro bianco

Telemaco Signorini, Il muro bianco, circa 1866, Istituto Matteucci, Viareggio (Italia)

Passeggiata in giardino

Silvestro Lega, Passeggiata in giardino, Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti, Firenze (Italia)

La visita

Silvestro Lega, La visita, 1868, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma (Italia)

Oggi i Macchiaioli sono celebrati in tutto il mondo ed occupandomi di storia del Risorgimento non posso esimermi dal citare questi allora giovani artisti, coraggiosi nel rappresentare e denunciare con le loro stesse tele i chiaro-scuri dell’epoca. Vivevano spesso in condizioni finanziarie anche precarie, pur provenendo talvolta da famiglie agiate. Di Fattori non sappiamo molto circa la famiglia di origine. Vincenzo Vela era Italo-Svizzero, del Canton Ticino. Il movimento volse la sua attenzione non solo dunque alla realtà toscana, ma più generale, a quella nazionale.

Vito d’Ancona era di Pesaro ed appartenne alla nota famiglia di origine ebraica dei d’Ancona che annovera nel Toscano Alessandro il futuro Rettore della Normale di Pisa nonché amico dei Rosselli, che ospitarono in incognito in Pisa Giuseppe Mazzini nel 1872, al momento della sua morte. Lo stesso Fattori apparteneva del resto al Partito d’Azione. Una lettera rinvenuta del pittore Giuseppe Pierotti di Castelnuovo Garfagnana, deceduto nel 1884 all’età di 58 anni, e residente in Firenze, Via delle Ruote, Fortezza da Basso, luogo deputato agli ambienti artistici anche nel XX secolo, è testimonianza dello stile di vita di tali pittori. Quest’ultimo, allievo anch’esso di Bezzuoli e Gazzarrini, proveniente da un’agiata famiglia, viveva in condizioni miserrime, chiedendo con insistenza all’amico Telemaco Signorini di piazzare alcuni suoi dipinti.[1] Non doveva essere semplice per questi artisti conservare la propria arte, la loro indipendenza, dipingendo con canoni artistici non sempre rispondenti alle commissioni di quel periodo. Doveva essersi creata, vista la lettera, una sorta di mutuo soccorso, di assistenza reciproca. Tant’è che Diego Martelli istituì il cenacolo a Castiglioncello anche per questo, per sostenere umanamente e finanziariamente gli artisti. Essi oggi costituiscono l’unica vera scuola italiana del tempo come elemento di rottura e di avvicinamento alle correnti europee. Basti pensare ai richiami a Paul Gauguin e a Matisse. Le questioni nazionali grazie anche a loro furono celebrate nel continente ed oggi sono universalmente apprezzati, ricevendo in ogni dove riconoscimenti ed attenzioni.

Sul piano strettamente artistico il movimento dei Macchiaioli fu chiamato così in tono dispregiativo in origine; poi gli stessi pittori lo accolsero come segno distintivo della loro arte. Siamo nel 1856. Questi giovani pittori celebrarono il colore, la luce prediletti alle forme, e assunsero il verismo come ideale pittorico, contrapponendolo ad una visione romantica piuttosto che classicheggiante, tipica della pittura italiana del momento. Furono precursori dell’Impressionismo in quanto fecero del paesaggio e della sua scoperta un elemento fondante. Dipingevano prioritariamente all’aria aperta, come gli Impressionisti, mettendo in evidenza le emozioni sui canoni estetici. Veristi sì, ma capaci di interpretare la realtà, il periodo storico, la vita, in ogni gruppo sociale.


Nota

1 Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Carteggi Vari, 471,62. Firenze, 17 ottobre 1870.

(marzo 2016)

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