Londra, 1860: l’Eroe dei due mondi e i cattolici liberali
Qualche necessaria precisazione

Un busto marmoreo molto bello presente all’interno dell’Università di Oxford chiarisce senza troppi giri di parole la situazione italiana negli anni intorno all’Unità.

Un pittore e scultore garfagnino di successo, Giuseppe Pierotti, sepolto, stando a quanto leggiamo in rete, all’interno del Duomo di Milano dove ci sono anche sue opere, vissuto dal 1826 al 1884, si trovava a Londra intorno al 1860 e scolpiva uno splendido busto marmoreo di Sir Charles James Fox.

Vissuto, il Lord, nel Settecento, era il nonno di quel Lord Henry Holland che costruì l’intera unità nazionale italiana, morto quest’ultimo nel 1840. Amico di Napoleone e dell’intera famiglia Bonaparte, colui che con tutta la sua celebre famiglia aveva costruito il partito whig di cui gli attuali partiti conservatore e laburista inglesi sono due costole, fu per Lord Palmerston e per la Corona Inglese un faro assoluto. I Windsor moltissimo devono a questa famiglia e con loro tutta l’Inghilterra. Lord Henry Holland, il nipote del personaggio scolpito nel busto marmoreo, aveva sostenuto Mazzini, Panizzi, Arrivabene, l’editore Pietro Rolandi, Beolchi, Miglio, il vate Gabriele Rossetti, come appare in un documento che ho rintracciato all’Archivio di Lucca. Ma soprattutto aveva sostenuto la politica federalista dei Sovrani della Penisola che non facevano Asburgo e dello stesso Pio IX. Quando poi i Padri Gesuiti ebbero il sopravvento, padri che Londra non amava; quando il Movimento di Oxford, che la famiglia del pittore Pierotti sosteneva, non fu più in grado di rappresentare una possibile fusione tra Roma e Londra; solo allora entrarono in scena quei laicisti italo-sardi che si affidarono alle gesta garibaldine. Gesta che Londra e la Regina Vittoria non amavano. Ma solo «subirono».

«Subirono» perché rappresentò tale laicismo un ibrido, l’unico modo per sconfiggere definitivamente in Italia l’Antico Regime, ormai obsoleto agli occhi di Londra. E soprattutto nel 1860 Giuseppe era presente in pompa magna a Londra e operava creando questo bellissimo busto marmoreo.

La Regina ben conosceva Giuseppe che per sua stessa ammissione a Gino Capponi, suo amico, in una lettera, si autodefinisce un cavaliere di San Giovanni, ossia un gerosolomitano. E che sempre in quegli anni era stato anche a Malta, come traspare dalla descrizione del cartografo fiorentino Attilio Zuccagni Orlandini che nel 1864 si era fatto aiutare in Firenze a tradurre dal maltese idioma da Elena Pierotti, una giovinetta adolescente vissuta a Malta che lo Zuccagni definisceFiorentina ma che dalle carte risulta accoppiata a personaggi che provenivano certamente dalla Garfagnana, oggi lucchese ma all’epoca modenese.

Malta era un crocevia importantissimo non solo per Londra ma per quei gerosolomitani che fino al 1798 avevano governato l’isola e che successivamente si erano sparsi in Russia e altrove per poi stabilirsi dal 1834 in Via Condotti a Roma. È del tutto evidente che l’artista Giuseppe Pierotti era non solo ben accolto a Londra, ma addirittura sostenuto. E infatti in Bagni di Lucca la sua famiglia accoglieva da sempre a sua volta i sudditi di Sua Maestà Britannica.

Un gemellaggio che affonda le sue radici nel Medioevo e che ho potuto descrivere in una serie di articoli pubblicati. Dunque, se nel 1864 Garibaldi fu fischiato a Malta dai Cattolici Maltesi non era tanto per Pio IX come vuole la storiografia ufficiale, ma in quanto i Maltesi si riconoscevano in Giuseppe Pierotti e nei suoi accoliti, cioè in coloro che la Corona Britannica ben conosceva e che avevano in modo laico e federale costruito il Risorgimento Italiano. Laico in quanto i Cattolici appartenenti al gruppo parentale del pittore Giuseppe non sostennero mai il potere temporale dei Papi. Il loro congiunto, l’ingegnere Ermete Pierotti di Pieve Fosciana, nel 1870 lo scrive chiaramente in una sua pubblicazione dal titolo emblematico: Il potere temporale dei Papi al cospetto del tribunale della Verità, edito a Genova per l’editore Pellas.

Nel 1860 anche il loro amico del cuore, l’ex avvocato lucchese ed ex spia murattiana Joseph Agamennon Binda, ormai coniugato, a partire dagli anni Trenta del XIX secolo, a New York con la figlia del Generale Sumter, aveva sostenuto a lungo, in comunione col Governo Americano, il federalismo italiano.

Quando ancora quest’ultimo nel 1815 si chiamava Giuseppe Binda, era fuggito a Londra e viveva nella casa di quel Lord Holland menzionato che aveva costruito nella sua casa un cenacolo non solo per artisti ma per i patrioti di ogni colore. Tra questi i già citati Mazzini, Beolchi, Miglio, Panizzi, Rolandi e Rossetti. I suoi eredi, che mai abbandonarono non solo la causa federalista italiana ma soprattutto la libertà e liberalità che li contraddistingueva, poco avevano in comune con il laicismo italo-sardo dello Statuto Albertino, di fatto abortito sul nascere. Barbaroux, l’estensore dello Statuto, si uccise in circostanze sospette. Quel Barbaroux che non era riuscito a debellare i gesuitanti neppure nello Stato Sabaudo, al punto che divennero dominanti nell’intera Penisola.

L’impresa garibaldina abbagliò molti ma impedì ai più di guardarsi e di guardare oltre. E ancora oggi confondiamo il laicismo più autentico con un laicismo ibrido mascarato.

La storia del Sud come la storia dell’intero Stivale, privata di una sua coerenza interna, non poteva certamente prevedere risvolti nazionali politici che divennero, quelli sì, imprevedibili! All’estero apparivano evidenti le distorsioni di fronte al brigantaggio combattuto da Garibaldi prima e dallo Stato Unitario poi con uccisioni di massa; alla tassa sul macinato; alle vessazioni di ogni tipo per tutta la popolazione dello Stivale. All’estero dicevano che quell’Unità rocambolesca sarebbe finita nel giro di poco tempo. Durò solo grazie alle vessazioni che furono fatte pagare agli Italiani. I gesuitanti imperversavano in lungo e in largo, e il Francescano Papa Pio IX poco governò la situazione, tanto più che nel 1870 la presa di Roma congelò i rapporti Stato-Chiesa.

Con loro si congelò un laicismo mascarato. Dopo 200 anni tale laicismo è divenuto effettivo? Ancora da provare. La storiografia ufficiale mai ha rimesso mano a ridefinire questi parametri e queste situazioni. Questa è una certezza.

Il busto marmoreo del pittore Pierotti è una vera risorsa per chi vuole osservare le vicende nazionali bene al di là di come ci sono state descritte.

(ottobre 2022)

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