Gli editori De Agostini
Una autentica «dinastia editoriale» piemontese tra il XIX ed il XX secolo

Non posso non scrivere, visto quanto ho dovuto appurare, grazie ai miei studi risorgimentali, sugli editori De Agostini. Il fondatore della celebre Casa Editoriale, ancor oggi una delle principali case editrici italiane, conosciuta in ambito internazionale, la De Agostini di Novara, è Giovanni De Agostini, che col fratello, il religioso Padre Alberto Maria, rappresenta una pietra miliare della nostra editoria. Ma, come avrò modo di definire altri due fratelli De Agostini, anche loro Piemontesi, nel corso del XIX secolo furono importanti editori non solo nella loro regione, ma in ambito nazionale ed internazionale. Qualche assonanza, rapporti parentali? Le assonanze ci sono, almeno in parte, e vanno oltre il comune cognome. I rapporti parentali non sono in grado di definirli, ma lascerò al lettore il beneplacito del dubbio.

Il fondatore della Casa Editrice che tutti conosciamo è Giovanni De Agostini, nato in Piemonte, a Pollone, nel 1863. Era figlio di Lorenzo e Caterina Antoniotti e, dopo essersi dedicato ad indagini immunologiche (tra le quali quelle sul Lago d’Orta e sui laghi craterici del Lazio) fondò nel 1901 a Roma l’Istituto Geografico De Agostini, che pubblicò la carta d’Italia, atlanti scolastici, carte murali ed altre opere che contribuirono a dotare l’Italia d’una cartografia moderna, e iniziò a partire dal 1904 la pubblicazione del Calendario Atlante De Agostini. Trasferito l’Istituto da Roma a Novara nel 1908, continuò a farne parte fino al 1920, anno in cui passò ad attività privata. Nel 1928 fondò a Milano un analogo Istituto Editoriale. Il fratello minore Alberto Maria, nato sempre a Pollone nel 1883 entrò in Seminario giovanissimo e nel 1909 venne ordinato sacerdote salesiano. Scelse di diventare missionario nelle zone meridionali dell’Argentina e del Cile, dove i Salesiani fin dal 1875 operavano a favore degli ultimi Indios. Le condizioni di vita della popolazione indigena erano pessime ed il suo numero si era molto ridotto per le malattie e le violenze legate allo sfruttamento della zona. Arrivato in Sud America nel 1910, Padre De Agostini tra il 1912 e il 1945 unì all’attività pastorale una serie di viaggi d’esplorazione nella Terra del Fuoco e nella Patagonia Meridionale. Per un certo periodo rielaborò i materiali raccolti per poi tornare a fare l’esploratore e nel 1955 organizzò una spedizione che portò alla conquista del Monte Sarmiento. Nel 1957 fu tra i collaboratori della spedizione diretta da Guido Manzino che realizzò la prima salita del Cerro Paine, una delle cime più alte delle Ande Patagoniche. Ritornò in Italia e morì a Torino il 25 dicembre 1960 presso la Casa Madre dei Salesiani. Il Cile gli ha dedicato un grande parco nazionale nella Terra del Fuoco e il nome di un fiordo. Il Museo della Montagna «Duca degli Abruzzi» di Torino ne custodisce la ricchissima collezione fotografica, cui si accompagnano documentari e pubblicazioni[1].

All’opera meritoria di questi due uomini che tanto hanno dato al nostro Paese, ma anche ad una più generale divulgazione e scoperta scientifica, si unisce il ruolo altrettanto significativo anche se meno conosciuto di altri due fratelli, le cui generalità è possibile reperire presso la «Fondazione Sella» di Biella.

Si chiamano Gioacchino e Paolo De Agostini. Di Gioacchino ho pubblicato un breve articolo presente in rete, cui rimando, che propone il personaggio soprattutto in veste politica. Gioacchino era nato a Torino nel 1808. Divenne un religioso, non sappiamo a quale Ordine appartenne. Studiò all’Università di Torino e nel 1817 fu licenziato come Maestro di 4° e fu professore di Rettorica. Insegnò nei più prestigiosi Collegi Piemontesi del tempo, in Lanzo, in Biella, dove divenne professore di Quintino Sella, in Cuorgnè, Casale Monferrato e molti altri prima di divenire professore e poi Preside del Liceo di Vercelli, dove si stabilì.

Unì però all’attività di docente quella di giornalista e di scrittore. Pubblicò diverse orazioni, anche di stampo politico, una di queste dedicata nel 1849 all’ex Sovrano Sabaudo Carlo Alberto. Egli come giornalista è considerato l’antesignano del moderno giornalismo piemontese. Scrisse sul «Messaggere Torinese» di Angelo Brofferio, sul «Carroccio» di Casale Monferrato che cofondò con Carlo Cadorna, fratello del Generale, e con Luigi De Marchi. Fu ricordato spesso dalla «Gazzetta Piemontese» diretta da Felice Romani, organo ufficiale del Regno Sabaudo; ma anche in precedenza sulla stessa «Gazzetta Piemontese», diretta da Giuseppe Favale. Egli ebbe grande familiarità con i principali protagonisti del nostro Risorgimento, a cominciare da Luigi Cibrario, Palma di Cesnola, Angelo Brofferio, i fratelli Valerio, che presumibilmente furono suoi allievi; il gabinetto di Monsignor Pino in Torino; i d’Azeglio, il Generale Giuseppe Avezzana; Silvio Pellico; gli ambienti manzoniani sia nella figura di Padre Calandri, Chierico Regolare Somasco ed amico di Manzoni, che in quella di Don Giulio Ratti, prevosto di San Fedele a Milano e confessore dello stesso Manzoni. Fu intimo dell’Abate Vincenzo Gioberti.

Frequentò anche quelli del British Museum di Londra perché nel 1848 egli abbandonò l’abito talare per sposare Adelaide Galli Dunn, figlia del fuoriuscito piemontese Fiorenzo Galli di Carrù, trapiantato a Londra. La consorte era nata a Londra nel 1833 e per parte materna aveva rapporti di parentela col pittore David. Adelaide Galli Dunn si convertì al Cattolicesimo per sposare De Agostini nel 1849. Ebbero due figlie, Luigina e Fiorenzina, che rimasero orfane in tenera età perché la madre morì intorno al 1860. Gioacchino De Agostini in quel periodo aveva già in Vercelli dei giornali suoi: il «Vessillo della Libertà», che aveva rilevato dalla società degli azionisti e trasformato proprio in quel periodo in «Vessillo d’Italia». Il nostro ebbe difficoltà editoriali e, nonostante la sua fama non solo in Piemonte ma nell’intero Stivale (si occupò dei congressi scientifici, collaborò con uomini di altre regioni, fra cui la Toscana) fu dopo la morte, avvenuta nel 1873, dimenticato da ogni editore.

Suo fratello Paolo in Torino, Via della Zecca numero 23, oggi Via Verdi, all’epoca altrettanto celebre, venne dimenticato «dal tempo giustiziere e, come tale, talvolta spietato». Il palazzo dove aveva sede la sua tipografia, che pubblicò opere di Silvio Pellico piuttosto che di Don Bosco, ma anche per «Civiltà Cattolica» nel 1854, era Palazzo Birago. I Birago da Borgaro erano una dinastia piemontese che nell’attuale Camera di Commercio di Torino teneva un importante salotto letterario, di cui però non ho potuto se non in rete accertare la presenza. Sappiamo che i salotti letterari nella Penisola rappresentarono una fucina di esperienze non solo editoriali e culturali ma soprattutto politiche. Paolo De Agostini pubblicò nel 1854 anche un libro dedicato ai Valdesi ed alla loro origine, che troviamo presso l’Università di Princeton, segno evidente della fama dell’editore. Un nipote di Gioacchino De Agostini, Marcello Galli Dunn, che visse a lungo a Torino e fu amico di Emanuele d’Azeglio, ma anche in Firenze, Poggibonsi e Marina di Pisa, dove troviamo proprietà a suo nome, fu un celebre collezionista d’arte e membro del Partito Liberale. Nel 1911 fu lui a consegnare all’allora sindaco di Roma per il cinquantesimo dell’Unità Nazionale l’elenco dei garibaldini che parteciparono all’Impresa dei Mille, una sorta di diario. Egli infatti aveva partecipato alla Seconda Guerra d’Indipendenza. Della famiglia, ribadisco, si perdono poi, di fatto, le tracce. Soprattutto degli editori.

Quali sono le assonanze tra Giovanni ed Alberto Maria De Agostini ed i fratelli Gioacchino e Paolo? Non solo il cognome, la provenienza geografica, ma l’essere dei cartografi. Gioacchino De Agostini è investito dall’amico Padre Gioacchino Prosperi in una pubblicazione del 1844 dal titolo La Corsica e i miei viaggi in quell’Isola, pubblicazione dello stesso Prosperi, edita dall’editore Fabiani di Bastia, di una serie ininterrotta di riferimenti geografici e scientifici che solo un uomo particolarmente votato alla cartografia poteva apprezzare e leggere. Gioacchino De Agostini fu un importante erudito che si occupò d’arte, letteratura e scienza. La mineralogia, ad esempio, fu terreno comune per tutti questi personaggi.

Altre assonanze riguardano i loro rapporti col mondo salesiano. Don Bosco fu amico di Gioacchino e Paolo De Agostini. Lo stesso Don Bosco si era formato negli ambienti religiosi frequentati dai due fratelli, vale a dire ad esempio Pio Brunone Lanteri piuttosto che l’Abate Peyron. Del Guala non saprei, forse negli anni giovanili Gioacchino lo conobbe e frequentò, con certezza lo fece l’amico Padre Gesuita Gioacchino Prosperi. Don Bosco frequentò Lucca, luogo di provenienza dell’amico fraterno di Gioacchino De Agostini, testé citato, Padre Prosperi. In Lucca il religioso fondatore dell’Ordine Salesiano, nella seconda metà del XIX secolo, ebbe tipografie e pubblicò libri in città per Monsignor Almerigo Guerra, che era Lucchese e con lui in contatto. Il mondo salesiano, che certamente prese particolarmente piede in quel periodo, in ogni parte d’Italia ma soprattutto in Piemonte e nel Centro-Nord, vide nei fratelli Giovanni e soprattutto in Alberto Maria De Agostini seguaci e testimoni. Per loro come per i precedenti la cartografia rappresentò l’elemento guida del loro operato e fece impresa di per se stessa, permettendo all’Italia intera di usufruire di un patrimonio scientifico fino ad allora, almeno su larga scala, inesplorato. Non sono riuscita ad avere ulteriori informazioni familiari sui De Agostini risorgimentali, se non quelle legate ad una loro partecipazione globale al movimento risorgimentale, che previde un’ ampia collaborazione, soprattutto fino al 1848, delle frange cattolico liberali, cui essi appartennero, con quelle democratiche. Il percorso tortuoso, travagliato dei due fratelli Gioacchino e Paolo forse non agevolò né la loro impresa né il ricordo di questa. E quindi noi oggi non sappiamo se i De Agostini editori del XX secolo abbiano in comune una parentela piuttosto che solo una comunione scientifica con gli omonimi editori del XIX secolo. Certamente possiamo supporre che in qualche modo il comune patrimonio culturale possa aver agevolato la nascita dell’attuale Casa Editrice. Sarebbe davvero per me cosa gradita, se qualche lettore potesse avvicinarmi a nuove conoscenze e relazioni su questi importanti «fratelli d’Italia».[2]


Note

1 Fonti reperibili sugli stessi in rete.

2 Elena Pierotti, Gioacchino De Agostini, interprete del Risorgimento nel Piemonte Sabaudo, pubblicato su www.storico.org.

(giugno 2016)

Tag: Elena Pierotti, Giovanni De Agostini, Novara, Alberto Maria De Agostini, Terra del Fuoco, Ande Patagoniche, Duca degli Abruzzi, Gioacchino De Agostini, Paolo De Agostini, Brofferio, D’Azeglio, Manzoni, Gioberti, Torino, Galli Dunn, Corsica.