Gli Arrivabene
Una famiglia aristocratica dentro le vicende rivoluzionarie risorgimentali

Tutti conosciamo oggi Maurizio Arrivabene, il patron della Ferrari. Ma non abbastanza le vicende risorgimentali che diedero ai conti Arrivabene di Mantova un ruolo attivo e propositivo durante il Risorgimento. Farò qui solo un breve accenno a Carlo Arrivabene e riferimenti più dettagliati a quella che io ritengo essere una delle figure più rappresentative nel panorama cattolico liberale italiano: Don Enrico Napoleone Tazzoli, figlio di Isabella Arrivabene.

Carlo Arrivabene, come ho ricordato in un precedente articolo pubblicato sul sito, fu il patriota che con Giovanni Bezzi d’Aubrey esule in Londra rischiò la sua vita per perorare la complessiva causa nazionale. Egli, dopo la disfatta di Novara, si recò oltremanica e contribuì, collaborando con diverse testate giornalistiche inglesi ed acquisendo la cittadinanza britannica, ad orientare l’opinione pubblica inglese verso una soluzione filo-piemontese della questione nazionale italiana, come gli riconobbe lo stesso Cavour. Lo ritroviamo nelle lettere citato da tutti i principali patrioti dell’epoca per la sua fede nella soluzione finale della cacciata austriaca dallo Stivale.

Anche le donne nella famiglia Arrivabene dovettero avere un ruolo importante se Isabella Arrivabene di Mantova, andata sposa in Canneto sull’Oglio a Piero Tazzoli, giudice conciliatore e pretore, educò suo figlio – a partire dall’imposizione del nome di battesimo – a quegli ideali primigeni di libertà di cui il giovane Generale Bonaparte si era fatto promotore durante la Prima Campagna d’Italia, richiamandosi in quel frangente ai principi rivoluzionari francesi. Fu così che Enrico Napoleone Tazzoli, questo il suo nome, nato a Canneto sull’Oglio nel 1812 ed iscritto nel 1821 al Liceo di Goito, cominciò a manifestare insieme alla vocazione sacerdotale il bisogno di onorare tali principi. Entrato nel Seminario di Verona fu ordinato sacerdote nel 1835. Nel 1844 pubblicò il Libro del popolo contro la disuguaglianza sociale. Professore di filosofia nel Seminario Vescovile di Mantova, non fu mai parroco e visse con la madre vicino al Duomo. Fu arrestato la prima volta il 12 novembre 1848 per aver pronunciato nel Duomo una predica contro le tiranniche potenze imperiali che vollero il sacco di Mantova del 1630 con esplicito riferimento alle questioni politiche a lui contemporanee. Quella volta venne arrestato ma solo con valenza intimidatoria.

Tazzoli, pur non condividendo la visione religiosa di Mazzini, si convinse che il movimento della «Giovine Italia» era l’unico in grado di ricoprire un ruolo efficace per la realizzazione dei complessivi obiettivi risorgimentali. Egli, molto impegnato nell’assistenza filantropica e nella educazione popolare, sposò i principi di un suo «Cristianesimo» che aveva all’interno uno spirito umanitario e democratico.

Il 2 novembre 1850 in Mantova si ordì una congiura mazziniana. Tra i congiurati era presente quale principale organizzatore e coordinatore Don Enrico Tazzoli. Egli era in accordo con Mazzini, esule in quel periodo a Londra, ed impegnato (il Tazzoli) a sottoscrivere cartelle del prestito interprovinciale voluto da Mazzini per soddisfare le esigenze finanziarie del suo movimento. Rinvenute casualmente alcune di queste cartelle, la polizia austriaca, servendosi della tortura, riuscì a decifrarne il codice e ad arrestare diversi patrioti tra cui Don Enrico Tazzoli. Le autorità austriache ottennero da Pio IX che sconfessasse il Vescovo che aveva in un primo tempo negato la consacrazione del Tazzoli. Questa fu pronunciata il 4 novembre 1852 ed il 7 dicembre di quell’anno furono eseguite le condanne a morte per impiccagione in località Belfiore a Mantova di cinque patrioti tra cui Don Enrico Tazzoli. Venti anni dopo, il 7 dicembre 1872, gli impiccati furono commemorati e ricordati come i «Martiri di Belfiore».

Tazzoli fu particolarmente caro ad un importante uomo politico e patriota del XIX secolo, Luigi Torelli, che attraverso i documenti da me rintracciati ricorre negli abboccamenti patriottici di quegli anni. Anche la Chiesa oggi considera in modo molto diverso la figura di Don Enrico Tazzoli, inserendolo nel panorama del Cattolicesimo Sociale Lombardo.

(settembre 2016)

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