Abbazia Cistercense di Casamari
Persecuzioni «in odium fidei»: l’eccidio del 1799 e l’oltraggio del 1861

Il monachesimo cristiano, che tanta parte ebbe nella maturazione della coscienza civile e religiosa del popolo e nella stessa vita culturale, continua a promuovere riflessioni non effimere attraverso una lettura attenta della sua storia, ed anche tramite una semplice visita delle sue grandi abbazie, diffuse su tutto il territorio italiano, e non solo.

Quella di Casamari (Frosinone), il grande monastero cistercense in agro di Veroli, nella valle del Liri, ne costituisce un esempio particolarmente significativo e per diversi aspetti suggestivamente emozionante, a cominciare dalla splendida architettura gotica in pietra locale e dallo stile austero se non addirittura scabro, ingentilito dalle coinvolgenti vetrate in lastre di onice a spessore sottile che lasciano filtrare una luce tenue ma intensamente spirituale, e ricordano analoghi impieghi dell’alabastro di Montalcino nelle colonne claustrali di un’altra celebre abbazia, quella di Sant’Antimo (Siena).

A Casamari, che risale al secolo XI e costituisce monumento nazionale dal 1874, c’è di più, con un’atmosfera mistica implementata da una storia sofferta e per vari aspetti unica. Dopo essere stata monastero trappista durante il Pontificato di Clemente XI (1717) fu oggetto di un attacco proditorio il 13 maggio 1799, portato da un distaccamento delle milizie francesi che si ritiravano da Napoli dopo il crollo della Repubblica Partenopea ed il fallimento della loro partecipazione in aiuto dei rivoluzionari, e che qualche giorno prima avevano già profanato e saccheggiato il santuario benedettino di Montecassino, senza dire delle violenze perpetrate nei confronti della popolazione ad Aquino, Arce, Roccasecca ed Isola del Liri, dove si resero colpevoli impuniti di un’autentica strage, tanto che le vittime, come da testimonianza coeva del canonico Giuseppe Nicolucci, furono non meno di 500[1].

Un drappello composto da una ventina di sbandati irruppe nell’abbazia di Casamari: diversi monaci fuggirono nei boschi, ma altri sei con alla testa l’Abate Simeone Cardon[2] restarono nel monastero e «testimoniarono la loro fede nell’Eucarestia» rimanendo uccisi a colpi di baionetta o di sciabola nell’atto di difendere le pissidi o di impedire la profanazione delle particole consacrate. Le stragi compiute dai rivoluzionari in Vandea, in Provenza, a Lione, e via dicendo, trovarono empia prosecuzione anche in Italia, dove l’eco fu vivissima: tra l’altro, per la solidarietà espressa dal Sommo Pontefice Pio IX, che si fece premura di inviare a Casamari importanti aiuti spirituali e materiali.

Dopo gli ulteriori soprusi che ebbero luogo nel breve periodo di dominazione francese tra il 1811 ed il 1814, l’abbazia fu protagonista suo malgrado di un nuovo attacco, stavolta da parte delle forze piemontesi, che ebbe luogo il 22 gennaio 1861, quando un distaccamento agli ordini del Generale Maurizio De Sonnaz penetrò in territorio pontificio per inseguire un forte contingente di «briganti» mettendo a ferro e fuoco la cittadina di Bauco (oggi Boville Ernica) nel corso di un’azione[3] che coinvolse anche Casamari, nonostante la disponibilità con cui l’Abate Michelangelo Gallucci accolse gli invasori, nel vano tentativo di indurli alla ragione e di convincerli che il monastero non poteva essere un covo di fuorilegge, come costoro temevano: ciò, in una triste e singolare anticipazione dell’analogo paralogismo secondo cui le forze alleate avrebbero effettuato il bombardamento di Montecassino durante la Seconda Guerra Mondiale nella falsa presunzione che vi si annidassero quelle tedesche. Nella circostanza l’abbazia di Casamari venne data alle fiamme, ed il monaco Michele Cianchetti, ferito, riuscì a salvarsi quasi miracolosamente.

La crisi dei valori spirituali che ha caratterizzato il Novecento e si protrae con particolare evidenza nella nostra epoca non ha impedito a Casamari di risorgere a nuova vita religiosa e culturale, al pari di quanto si può dire per l’intero Ordine cistercense, che oggi può contare su alcune centinaia di monaci e su 18 monasteri, ivi compresi quelli situati in Eritrea, Etiopia, Brasile e Stati Uniti: «Le strade dell’iniquità non possono essere eterne».


Note

1 Nella parrocchiale di Aquino, secondo le testimonianze dell’epoca, l’11 maggio 1799 i Francesi «non hanno lasciato neanche un candeliere» mentre a Roccasecca «sei persone chiusero i loro giorni per l’aggressione». Assai peggio accadde il giorno successivo ad Isola, dove si celebrava la domenica di Pentecoste e dove la violenza fu protagonista assoluta, senza che alcun «uomo potesse scampare alla morte» e senza che alcuna donna «ancorché fanciulla» potesse essere «risparmiata dalla militare licenza brutale» al pari di tutte le cose sacre: le vittime si contarono a centinaia. In zona, la memoria storica dell’eccidio è tuttora viva: l’anniversario del 13 maggio viene regolarmente ricordato con apposite iniziative e con il lancio di una corona «ad memoriam» nelle acque del Liri.

2 Oltre al Priore, nativo di Cambrai, le altre vittime furono Padre Domenico Zawrel da Praga (maestro dei novizi), Fra’ Albertino Maisonade da Bordeaux (corista), Fra’ Modesto Burgen, di origine borgognona (converso), Fra’ Zosimo Brambat da Milano (converso) e Fra’ Maturino Pitri da Fontainebleau (giunto in Italia con l’esercito francese, colpito da grave malattia fu ricoverato all’ospedale di Veroli e poi accolto in abbazia dove aveva dichiarato di voler vestire l’abito): in sostanza, per la maggior parte le vittime dell’eccidio furono Francesi. In proposito, confronta Luca Molignini, Gli Abati claustrali dell’Abbazia di Casamari, Francati, Isola del Liri 2007, pagine 151-153.

3 Nella fattispecie, il confronto avvenne con le schiere di Luigi Alonzi (Sora 1825-Trisulti 1862) e si risolse con una clamorosa sconfitta piemontese, anche se nei mesi successivi le sorti del conflitto nella valle del Liri si sarebbero rapidamente evolute a danno delle formazioni legittimiste: tra l’altro, a causa dei contrasti intervenuti nel loro ambito. Per la vicenda specifica, confronta Modesto Arcangeli, Memorie storiche di Bauco, ristampa anastatica dall’originale del 1891, La Monastica, Casamari 2001, pagine 109-119.

(luglio 2018)

Tag: Carlo Cesare Montani, Papa Clemente XI, Giuseppe Nicolucci, Simeone Cardon, Papa Pio IX, Maurizio De Sonnaz, Michelangelo Gallucci, Michele Cianchetti, Domenico Zawrel, Albertino Maisonade, Modesto Burgen, Zosimo Brambat, Maturino Pitri, Luigi Alonzi, Luca Molignini, Modesto Arcangeli, Carlo Montani, Casamari, Veroli, fiume Liri, Montalcino, Sant’Antimo, Napoli, Montecassino, Aquino, Arce, Roccasecca, Isola del Liri, Vandea, Provenza, Lione, Bauco, Boville Ernica, Eritrea, Etiopia, Brasile, Stati Uniti, Cambrai, Praga, Bordeaux, Milano, Fontainebleau, Sora, Trisulti, monachesimo cristiano, Abbazia Cistercense di Casamari, persecuzioni in odium fidei, eccidio del 1799, oltraggio del 1861.