La politica «mediterranea» di Winston Churchill
Tratti inediti del celebre statista

Non credo che il personaggio abbia bisogno di presentazioni. Su di lui libri, film, moltissimi documentari. Ma esistono tratti inediti del celebre statista che la storiografia ha sin qui sottaciuto.

Intanto vorrei esaminare di chi è realmente erede Winston Churchill. E quando parlo di eredità, non mi riferisco certamente ai suoi avi, a una appartenenza familiare. Il riferimento è all’eredità politica a cui Winston Churchill volle richiamarsi. Era un conservatore. Ma sappiamo che i conservatori inglesi nascono da una costola del partito Whig che a inizi Ottocento rappresentava l’ala riformista rispetto agli storici Tories. E che poi nel corso dell’Ottocento si diramò nei due tronconi dei Conservatori e dei Laburisti. Uno dei fondatori del vecchio partito Whig fu Lord Henry Holland. Un personaggio morto nel 1840 che merita assoluta menzione. Mi sono occupata di lui a lungo grazie alle mie ricerche risorgimentali.[1] Con sua moglie Holland costituì a Londra non solo il partito Whig ma si rese celebre per la sua dimora, Holland House, dove ospitò i più grandi intellettuali europei e americani del tempo. Qualche nome tra gli Italiani presenti nella sua casa londinese: Ugo Foscolo, Antonio Canova, Giuseppe Mazzini, Giuseppe Binda; Gabriele Rossetti, il Vate; Luciano Bonaparte, fratello dell’ex Imperatore Napoleone I; Sir Antonio Panizzi e potrei continuare.

L’Holland combatté la schiavitù negli Stati Uniti e grazie a sua moglie si adoperò particolarmente per la causa italiana. Lady Holland avrebbe voluto che Napoleone I non finisse i suoi giorni a Sant’Elena, perciò esortò il marito a contattare le forze Tories e a sostenerlo. Operazione che non riuscì ma che verosimilmente non dovette andare molto lontana da una soluzione del caso. Infatti Holland a Roma teneva i contatti con la madre di Napoleone Bonaparte, Letizia Ramolino, che morì nel 1838 e che si era ritirata qui a vivere, dopo la fine dell’Impero.[2] Spesso Lord Holland la visitava. Sia prima che dopo il 1821. Ciò lascia presagire che alcune raccomandazioni di Lady Holland fossero tenute in seria considerazione dallo statista inglese.

Prima fra tutte, ridare la libertà al grande Córso. Perché, qualcuno potrebbe obiettare, dal momento che Londra era nemica giurata di Napoleone I? Non è esatto.[3]

Napoleone e soprattutto alcuni membri della sua famiglia, come Luciano Bonaparte, erano una risorsa e una garanzia per Londra. Aver sconfitto il grande Córso era essenziale perché egli aveva inseguito il sogno imperiale con al centro un’Europa unificata da Parigi. Ma nell’ultimo periodo della sua vita, sicuramente Napoleone aveva dovuto giocare su più fronti. Napoleone era anche per la democratica Inghilterra colui che aveva svecchiato il Continente, dando inizio a un processo di rinnovamento comunque ineludibile. Era soprattutto il vero baluardo nella lotta contro la potente e ormai desueta potenza austriaca che in Europa ancora aveva la meglio e dettava legge.

Napoleone aveva costruito il Codice Napoleonico e sul piano giuridico dato lustro all’intera compagine europea. Forti di tali prerogative, alcuni Inglesi più «lungimiranti» videro nella sua persona e poi, dopo la sua morte, in coloro che ne raccolsero l’eredità materiale e spirituale persone assolutamente degne di nota. Giuseppe Bonaparte viveva negli Stati Uniti e da qui teneva i contatti con i patrioti giacobini europei, non ultimi i patrioti italiani, mazziniani e non, uniti da un comune denominatore: cacciare lo straniero costruendo un’Unità Nazionale, che per i più era di stampo federale. Anche molti mazziniani (penso ai celebri fratelli Fabrizi che fondarono la Lega Italica) si prefissero questo scopo. In Italia, e precisamente a Canino, nell’Alto Lazio, viveva l’altro fratello di Napoleone con tutta la sua famiglia: mi riferisco a Luciano Bonaparte, che morì in Viterbo nel 1840. Era in contatto con Monsignor Bartolomeo Pacca, Segretario di Stato Vaticano per un certo periodo e votato, come i documenti rintracciati descrivono, alla causa nazionale federale.

Sappiamo, anche se in forma leggendaria, che Napoleone tentò ogni mossa per riuscire a fuggire da Sant’Elena, senza riuscirci; questo almeno secondo la storiografia ufficiale. Dietro a tutti questi movimenti che ho descritto in alcune pubblicazioni[4] c’era sicuramente Lord Henry Holland.

E Winston Churchill? Sua prerogativa, come Holland un secolo prima, era preservare il Mar Mediterraneo ai traffici commerciali, di concerto con gli emergenti Stati Uniti (e il porto di Livorno ad esempio di questo luogo strategico) e sostenere la politica Medio Orientale per tenere sotto scacco la Francia e le Potenze, non ultima la Russia, che tentarono di egemonizzare il Mediterraneo. Non dimentichiamo che il vero nemico di Churchill non era solo la potentissima e pericolosa Germania, ma anche la Francia. De Gaulle non dimenticò mai gli affronti subiti e per tale ragione finché fu in vita negò alla Gran Bretagna di entrare nella Comunità Economica Europea.

Churchill dimostrò sempre le sue simpatie per Benito Mussolini, sin dalle origini del Fascismo. Non era solo il personaggio in se stesso ad attrarre Churchill ma una lungimirante visione: solo affidandosi a un’Italia autorevole e proiettata nel Mediterraneo era possibile contrastare gli avversari. Strizzò l’occhiolino ad esempio a quei patrioti che rivendicavano la loro italianità, non ultimi i Córsi. Come Holland un secolo prima.

La situazione córsa del periodo fascista non era affatto propaganda, come non lo era stata nel secolo precedente: le premesse c’erano tutte per contrastare e sperare di liberarsi dal dominio francese avvicinandosi all’orbita italiana col consenso inglese. Gli intellettuali fascisti del tempo lo dichiarano apertamente. Giovanni Gentile nel 1932 scrive su «Archivio di Corsica» che se ritrovava le carte di Nicola Cattaneo, cugino del Baciocchi e quindi dei Bonaparte, avrebbe riscritto la storia d’Italia. Avrebbe cioè raccontato quanto ho avuto modo di descrivere nelle mie pubblicazioni e molto altro. Non dimentichiamo che nel 1932 c’erano già stati i Patti Lateranensi e la Chiesa partiva da una condizione di forza solo apparente. Gli Inglesi mai smisero di fare la corte a quelle frange cattoliche più vicine al senso di laicità dello Stato e maggiormente propense a sposare la causa protestante. Il Concilio Vaticano II è ancora lontano ma questi gruppi c’erano, come addirittura maggioritari erano stati prima del 1848, come appare dalle carte che ho rintracciato. Non è casuale che lo storico córso Luigi Venturini, naturalizzato Milanese, collaboratore di Giovanni Gentile, voglia rispolverare un personaggio bizzarro ma essenziale nelle dinamiche della prima metà del XIX secolo come fu Padre Gioacchino Prosperi. Ironizza Venturini, scrive nel 1926 che il tempo è giustiziere e come tale talvolta spietato. Tuttavia mette in rilievo l’efficace opera politica del religioso nobile lucchese, massone e arcade, sempre battagliero fino alla sua morte avvenuta nel 1873. Churchill strizzava l’occhio a questa realtà politica, e fu vicinissimo agli ambienti da cui Prosperi un secolo prima proveniva. Ambienti che avevano fatto della Corsica un cavallo di battaglia. Mi è stato riferito da una persona lucchese che vuole restare anonima che durante la Seconda Guerra Mondiale una sua anziana conoscente aveva sostenuto di aver conosciuto personalmente un figlio di Churchill qui rifugiato durante la guerra. Non posso confutare questa affermazione, sicuramente Giovanni e Carlo Sforza, che a Lucca vivevano, furono vicini a Winston Churchill. So per appartenenza familiare, mi è stato descritto, che Giovanni Sforza fu intimo amico di Costanzo Ciano, Livornese, che aveva una villa non distante dalla villa dello Sforza, a Lucca. Si frequentavano. Ponte a Moriano per Costanzo Ciano, San Concordio di Moriano per Giovanni Sforza. La villa di Ponte a Moriano non fu mai venduta da Edda Ciano che qui venne spesso fino alla sua morte. Giovanni Sforza di Montignoso aveva sposato Elisabetta Pierantoni e vivevano a San Concordio di Moriano. Il loro figlio, Carlo Sforza, fu a Londra durante la Seconda Guerra Mondiale. Aveva idealità repubblicane, come membri della sua famiglia materna e non divenne Presidente della Repubblica nel dopoguerra anche per questa comunione paterna con quegli ambienti fascisti che comunque ebbero comunione col mondo anglosassone. Sappiamo quanto Galeazzo Ciano non fosse mai stato così distante da quella realtà politica.

Churchill inseguiva dunque il suo sogno che con tutta probabilità la Guerra d’Etiopia bloccò. Quando Mussolini si addentrò in quel conflitto, si avvicinò alla Germania. E le vicende le conosciamo. Ma non possiamo trascurare quanto importanti fossero di rimando i tentativi di Londra, nel XX come nel XIX secolo, di spiazzare l’Europa Continentale affidandosi a una corposa possibile alleanza con lo Stivale. I Pierantoni erano di origine napoletana. Così come Bartolomeo Pacca, da Benevento. Colui che aveva fatto, sempre secondo i documenti rintracciati, da spalla ai movimenti bonapartisti e mazziniani un secolo prima. Se è vero che Nicola Cattaneo, citato da Giovanni Gentile, aveva fatto parte della Legione Córsa, legione che era stata attivissima tra i Muratori e i Carbonari napoletani nei primi anni del XIX secolo, creando quell’ossatura politica che costituirà la base dei primi moti rivoluzionari risorgimentali, analogamente Napoli e il Meridione divennero essenziali nelle dinamiche politiche, anche nel periodo fascista. Penso a Benedetto Croce e all’iniziale comunione proprio con Gentile. Entrambi uomini del Sud, si divisero sul fronte del consenso al partito fascista. Un Sud che aveva sempre dimostrato la sua vivacità intellettuale.


Note

1 www.storico.org, alla voce Risorgimento. Diversi sono gli articoli che lo citano. E ancora Giulio Quirico, Il Novarese Michele Parma, Novara editore Ladolfi 2020, in appendice.

2 Diego Angeli, I Bonaparte a Roma, Mondadori 1938.

3 Royal historical society 2021, di Michael Fass. Lord e Lady Holland.

4 Giulio Quirico, Il Novarese Michele Parma, Novara Ladolfi 2020, in appendice. E ancora www.storico.org, alla voce Risorgimento. «A Viva Voce», rivista córsa diretta dal Professor Paul Colombani. Sito di Canino dedicato a Luciano Bonaparte; Studi Napoleonici in rete. E società culturale «L’Agorà» di Reggio Calabria che fa capo al gruppo storico «Napoleone & Gioacchino» (video e convegni «on line» a cui ho partecipato). Il tutto in rete.

(febbraio 2022)

Tag: Elena Pierotti, Winston Churchill, Carlo Sforza, Lord Henry Holland, Bonaparte, Giovanni Gentile, Benedetto Croce.