Uomo e cane
Amicizia preistorica

Il cane è il carnivoro maggiormente diffuso sulla superficie della Terra da quando è diventato domestico ed è sempre incollato ai talloni dell’uomo, costantemente al suo servizio, per aiutarlo nelle sue mansioni o semplicemente per fargli compagnia. Si parla di 530 milioni di animali (poco meno degli abitanti degli USA e del Brasile messi insieme). Ciò che, però, non si riesce a comprendere completamente, è in quale modo, dove e quando la domesticazione si sia concretata. Questo è un cruccio che assilla – si potrebbe dire, da sempre – gli archeologi, i paleontologi, gli etologi che studiano i ritrovamenti in scavi, dove incontrano resti di cani misti a resti umani, e i genetisti, che studiano i caratteri ereditari degli esseri viventi e la loro trasmissione, in una ricerca che, in questo momento, non offre molte possibilità di risultati convincenti ed esaustivi. È certo che molte migliaia di anni fa, il cane si procurasse il cibo cacciando animali selvatici e che, abbastanza spesso, si trovasse in concorrenza con l’uomo al fine di procurarselo, nell’eterna lotta per la sopravvivenza, nei territori ovunque vivesse, in un rapporto di vicinanza sicuramente non gradito a entrambe le specie.

Gli studiosi del settore sono pervenuti alla convinzione, pare raggiunta di comune accordo, che l’attuale cane («Canis lupus familiaris») discenda dal lupo («Canis lupus»), ma resta incognito il processo che l’ha portato a divenire «familiaris», appunto.

Secondo certe ipotesi, sono stati gli uomini che, per primi, si sono appropriati di piccoli di lupo, per ottenere piano piano con pazienza e impegno nelle successive generazioni, i requisiti comportamentali desiderati; ma forse è più accreditabile l’ipotesi contraria secondo la quale sia stato il lupo ad avvicinarsi all’uomo. Questa ipotesi parte dal presupposto che gli uomini, quando la caccia era abbondante, non avendo la possibilità di conservare le carni a lungo, si liberavano delle carcasse, abbandonandole nelle vicinanze delle loro dimore e lasciando alla natura il compito della loro putrefazione. Pertanto, pur essendo i lupi molto diffidenti e sospettosi nei confronti dei bipedi umani, qualcuno dei più coraggiosi potrebbe avere osato avvicinarsi una volta, due volte o ancora più spesso, facendo capire ai suoi simili quanto fosse meno gravoso, disagevole e, perché no, rischioso approfittare di pasti garantiti, piuttosto che andare a caccia di animali, spesso grandi e grossi, se non mastodontici, nel pieno delle loro forze e della loro potenza, pur potendo contare sull’efficacia della caccia in un branco determinato e ben affiatato. Se veramente così è stato, quei lupi temerari, avendo a disposizione una quantità di cibo preclusa ai compari che se ne stavano alla larga, sicuramente ne hanno avuto un beneficio fisico che ebbe ripercussioni sullo sviluppo delle nuove generazioni, tanto da verificarsi in queste cambiamenti sia nell’aspetto sia nelle dimensioni corporali; da ciò, la differenziazione dal resto del branco.

Gli uomini, resisi conto che questi animali si accontentavano dei resti dei loro pasti senza interferire con la loro vita quotidiana, intesero che forse sarebbe stato possibile trovare un punto in comune, dal quale si sarebbero potuti avere dei vantaggi reciproci; per tutto questo, accettarono la loro vicinanza. Con opportune selezioni e incroci riproduttivi, i nostri progenitori riuscirono ad addestrarli, facendoli diventare guardiani nei confronti di attacchi esterni oltre che spazzini che badavano a eliminare gli scarti commestibili prodotti dagli uomini. Insomma, uno scambio di favori che era favorevole a entrambe le specie. E a quel punto la domesticazione era una cosa fatta e il cane divenne veramente «familiaris». Tutto questo, quando avvenne? Naturalmente le ipotesi sono connesse con i ritrovamenti archeologici. Si pensa che il periodo d’inizio dell’amicizia uomo-cane risalga al Paleolitico (da due milioni e mezzo a 10.000 anni fa), quando l’uomo era ancora raccoglitore-cacciatore e aveva iniziato a usare utensili di pietra, a conoscere il fuoco, a coltivare il culto dei morti, oppure nel Neolitico (che giunge a 3.500 anni fa), quando si era fermato per dedicarsi all’agricoltura, vivendo in capanne, preferibilmente su palafitte, e per dedicarsi all’allevamento degli animali, quali cavalli, bovini, ovini e cani, per l’appunto. I primi resti di un cane sono stati trovati insieme con resti umani, seppelliti insieme in una tomba del XIII secolo avanti Cristo, dimostrano che l’amicizia era già in atto.

La domesticazione, o addomesticamento che dir si voglia, consiste nel complesso di azioni che portano una specie animale o vegetale che sia, a rispondere alle esigenze della razza umana, attraverso coercizioni che determinano cambiamenti comportamentali, biologici e fisiologici. In effetti, il cane da animale selvaggio è diventato aiutante dell’uomo nella caccia, nella protezione della casa e della famiglia, nel controllo degli ovini, nella corsa, per giungere, nel corso dei millenni, a diventare cane da compagnia e ad assumere compiti veramente encomiabili, quali quello di antidroga, guida per ciechi e anche di cercatori di tartufi e così via. Ci sono studiosi che sono dell’avviso che l’addomesticamento sia il risultato della simbiosi sorta fra uomo e cane a seguito dell’aiuto offerto dall’animale per la caccia. Ipotesi motivata anche perché attorno ai 10.000 anni fa ci fu un cambiamento climatico che diede un impulso notevole alla formazione di foreste. Quindi diveniva più difficile per l’uomo, che in quanto a fiuto è sempre stato piuttosto limitato rispetto agli animali, scovare là dentro, nell’intrico della vegetazione cresciuta senza impedimenti, i mammiferi di cui nutrirsi, che oltre tutto si erano ridotti di dimensioni. Se era possibile, si stava alla larga dalle brulle steppe dove vivevano solamente i giganteschi mammut e altri grossi quadrupedi, quali i bisonti, i cervi e altri, più difficili e pericolosi da affrontare.

Il sodalizio uomo-cane, comunque, ebbe un grandissimo successo e oggi sono tantissimi i cani che, nelle loro razze, forme, dimensioni, caratteristiche sono sempre vicini all’uomo, in un atto di soggezione, se non di reciproca amicizia, sempre pronti a soddisfare le sue esigenze, le sue voglie, i suoi capricci, senza mai chiedere nulla in cambio se non un atto d’amore e – se non è pretendere troppo – un tacito grazie per quanto stanno facendo per lui.

(settembre 2021)

Tag: Mario Zaniboni, uomini e cani, storia dell’amicizia tra uomini e cani, Preistoria, Paleolitico, Neolitico, uomo e cane, Canis lupus familiaris.