Le misteriose linee dei Nazca
In una desolata regione del Perù Meridionale, un popolo ormai scomparso tracciò enigmatiche linee sulla sabbia del deserto, visibili solo dal cielo. Erano forse segni di orientamento per visitatori extraterrestri?

Lo studio delle antiche civiltà è affascinante: spesso è quasi come scoprire la mappa di un tesoro, scritta in un linguaggio cifrato; a volte questo linguaggio viene decodificato, e la civiltà si svela a noi in tutto il suo affascinante splendore; a volte, invece, il linguaggio rimane chiuso nel silenzio, e la civiltà resta avvolta in un manto di mistero non meno affascinante. In questo articolo parlerò di una di queste antiche civiltà «imperscrutabili», i Nazca, che sull’arido suolo del Perù Meridionale, in un paesaggio singolare in cui si avvicendano le sfumature rosse, gialle e bianche della sabbia del deserto, tracciarono segni sulla terra che, praticamente invisibili ad altezza d’uomo, si distinguono solo se osservati dal cielo; per vederli nella loro completezza è necessario elevarsi a circa 500 metri dal suolo.

Sono linee allungate per parecchie centinaia di metri, a volte per chilometri nel deserto, figure geometriche di eccezionale precisione, uccelli stilizzati ed animali che si rincorrono a perdita d’occhio nella pampa di Nazca; il fatto che nella zona non sia mai caduta (letteralmente!) una sola goccia d’acqua, non li ha mai cancellati. Queste gigantesche raffigurazioni furono disegnate con ciottoli e terra, asportando le pietre rossicce dal fondo di sabbia gialla, su un’area di circa 500 chilometri quadrati, fra il 500 avanti Cristo e il 500 dopo Cristo. Alcune figure intersecano le altre più volte, ed alcuni sostengono che possano appartenere ad una cultura e ad un’epoca diverse. Le linee sono esattamente proporzionate, come se fossero state prima tracciate su una tavola da disegno e poi trasposte nella realtà. Esse suggeriscono l’esistenza di una società di sicuro molto evoluta, con una forte impronta della classe dominante, capace di organizzare una vasta manodopera pur in assenza di una vera organizzazione statale.

Linee di Nazca, il Colibrì

Linee di Nazca (Perù), il Colibrì

Ad eccezione di qualche appunto lasciato dai cronisti spagnoli dei secoli XVI-XVII, le linee di Nazca furono pressoché ignorate dall’archeologia ufficiale fino ad una sessantina di anni fa; accadde così che la civiltà di Nazca rimase di fatto ignota sino all’inizio del Novecento, quando per iniziativa dell’archeologo tedesco Max Uhle furono individuate le prime necropoli e con esse i misteriosi segni. Da allora molte ipotesi sono state fatte per spiegare in modo convincente le finalità e il modo di realizzare questi disegni, alcune delle quali molto fantasiose.

Si è per esempio immaginato che potesse trattarsi di un culto di tipo Kargo per l’adorazione di «dèi» astronauti extraterrestri: ma un culto simile presupporrebbe una cultura con un livello di evoluzione molto primitivo, mentre i Nazca erano in grado di creare opere d’arte tecnicamente assai complesse. Anche la teoria che si tratti di segni di orientamento per astronavi aliene, o per indicare zone di atterraggio, va scartata: non abbiamo nessun reperto o prova che possa dar l’idea che i Nazca fossero in contatto con presunte civiltà di tipo extraterrestre. Queste idee partono dal fatto che le linee sono visibili interamente solo dal cielo.

Lasciando stare le spiegazioni della fanta-archeologia e basandosi su deduzioni più semplici e scientificamente più solide, attualmente la maggior parte degli specialisti ritiene che i disegni rappresentino un gigantesco calendario astronomico con il quale i sacerdoti calcolavano i movimenti dei pianeti e la comparsa dell’acqua nei fiumi, determinando così il momento propizio per la semina.

È stata proposta anche una spiegazione di tipo più propriamente religioso, in base alla quale ogni linea apparteneva ad una famiglia, o ad un gruppo di famiglie, che si preoccupava di ripulirla regolarmente: vicino ad essa si sarebbe venerata la memoria degli antenati. I disegni più complessi e le linee più lunghe sarebbero appartenuti all’intera comunità, e su di esse l’intera popolazione si riuniva per i riti di adorazione e di ringraziamento. La tesi – che trova la mia approvazione – ha particolare valore perché è confermata dall’osservazione delle pratiche religiose di popoli indios moderni: sia nei pressi delle comunità degli Aymara, sia sulle Ande nei dintorni del lago Titicaca, fin dal XVI secolo avanti Cristo sono presenti linee simili a quelle dei Nazca e da sempre sono usate nei rituali del culto degli antenati.

Purtroppo, i Nazca non ci risponderanno più: essi sono tutti tornati nel grembo della terra, sotto le sabbie del deserto, portando con sé il loro grande segreto.

(novembre 2016)

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