I culti misterici
Gruppi iniziatici nell’antichità davano vita a racconti di morte e rinascita anche attraverso l’estasi, qualcosa che si avvicinava alla religione cristiana

La religione pagana diversamente dal tipo di religione a cui noi siamo abituati non era una religione codificata e istituzionalizzata, doveva esistere una enorme quantità di varianti in parte legate a situazioni territoriali. Di uno stesso mito abbiamo spesso versioni diverse che denotavano sensibilità diverse talvolta contrastanti. Lo stesso dio in regioni differenti presentava caratteristiche discordanti. Nei culti misterici essendo poi i rituali destinati a iniziati e in parte segreti abbiamo una conoscenza di tali riti piuttosto limitata, comunque una parte di essi dava vita a manifestazioni euforiche e orgiastiche, altri a manifestazioni più moderate che in parte potrebbero essere passate nel culto cristiano. I culti misterici (diversamente dalle religioni pagane classiche incentrate sull’equilibrio della natura) in qualche modo fornivano risposte a problemi esistenziali e teorizzavano un al di là più felice rispetto alle credenze comuni.

Tipico di molti culti misterici era l’idea di morte e rinascita come noi vediamo anche nel mondo naturale con l’alternarsi delle stagioni o della notte e della luce. Qualcosa che attirava gli uomini e le donne (che spesso avevano un ruolo importante) di qualsiasi gruppo sociale.

Nei misteri eleusini, cioè della città di Eleusi, vicino ad Atene, abbiamo la dea dell’agricoltura Demetra, adirata per il rapimento della figlia Persefone da parte del re degli inferi Ade, che provocò un’aridità che rese desolata tutta la Terra. Finalmente, Zeus cedette e permise a Persefone di tornare da sua madre. Ritrovata la figlia, Demetra acconsentì a ristabilire la vegetazione sulla Terra. Diversamente da altri culti, questo non era gestito da una setta ma dalle autorità pubbliche. Un lungo corteo, digiuno e forse sostanze psicoattive erano elementi essenziali.

Orfeo, istruito dalle muse e da Apollo, era maestro nel suonare la lira con la quale era in grado di ammaliare e addolcire non solo gli uomini ma anche gli dèi. In alcuni racconti era una specie di missionario che cercò di portare il culto dolce e solare di Apollo alle genti più selvagge della Tracia. Collegato al suo mito è quello tipico di molte religioni, l’Uovo primordiale considerato lo stato di perfezione e l’idea di ricomporlo dopo aver dato origine al Mondo. Secondo gli orfici la crescita dell’uomo è data da una vita pura lontana dalle passioni in qualche modo negative. Il principale racconto sul dio tratta del tentativo di riportare in vita (come Dioniso con la madre) la moglie Euridice, persuadendo Ade e Persefone con la sua musica, ma il mondo dei vivi e dei morti è e deve essere rigidamente separato, come Orfeo si guarda indietro la sua amata sparisce. Verrà poi ucciso da un gruppo di donne esagitate seguaci di Dioniso a causa – per alcuni scrittori – della sua nuova omosessualità o perché decise di non amare più nessuna donna secondo altri. Distrutto il corpo la sua testa continuò a cantare, un simbolo dell’immortalità dell’arte, il culto prevedeva comunque l’idea della reincarnazione. L’orfismo si diffuse nel mondo romano dopo la proibizione degli stravaganti e licenziosi baccanali.

Vicino ai racconti orfici abbiamo quelli su Dioniso, anch’esso e più di Orfeo legato al mondo della natura. Dioniso incarna tutto ciò che vi è di istintivo, sensuale, caotico e irrazionale, è il dio dell’uva e del vino, e quindi è il nume tutelare dell’ebbrezza e della perdita della ragione, in un certo senso l’opposto di Apollo. Dioniso toglieva le inibizioni, riconduceva gli uomini al loro stato primordiale e selvaggio e spesso venne rappresentato vestito di pelli di leopardo. Dioniso è figlio di Zeus e a seconda dei racconti di Rea (madre degli dèi) o di Demetra o di Semele, una semidea figlia di un re e di Armonia. Secondo un mito Zeus avrebbe deciso di fare di Zagreus (il «cacciatore»), altro nome di Dioniso, il suo successore, provocando l’ira di Era, moglie del padre degli dèi. Era rese Dioniso folle e dopo tale fatto egli iniziò a vagare nel mondo insieme a satiri e baccanti. Nel suo strano girovagare venne amato dal centauro Chirone, ma la sua vita ebbe un termine. Era spinse i Titani, esseri bruti e selvaggi, ad assalire e mangiare il giovane dio. Questi però rinacque (Dioniso significa «nato due volte») dopo che il suo cuore venne raccolto da Rea o in altri racconti da Apollo e inghiottito da Zeus che unendosi a Semele partorì il nuovo essere divino. Zeus con il fulmine incenerì i Titani e dalla loro fuliggine, composta quindi di una parte materiale e di una divina, nacquero gli uomini.

Molto interessante il culto e le cerimonie in onore del dio. Queste si svolgevano con un corteo di menadi o baccanti vestite di pelli animali in preda a danze sfrenate provocate dal vino o altre sostanze psicoattive, nonché uomini che interpretavano satiri e sileni. Al termine mangiavano carni crude di animali selvatici. I riti venivano celebrati in luoghi selvaggi coperti di foreste. La stravagante cerimonia prevedeva che per un breve periodo i morti ritornassero in vita e poi si allontanassero. Come abbiamo detto, tali cerimonie ritenute contrarie all’ordine etico e giuridico vennero proibite dai romani.

Un altro culto proveniente dall’Oriente (Anatolia) è quello della dea della natura Cibele, forza creatrice e distruttrice del mondo naturale. Veniva identificata anche con Rea e la Magna Mater, la madre degli dèi, ed era rappresentata in maniera imponente seduta su un trono con a fianco due leoni, cinta da una corona turrita. La grande dea era la madre (senza il concorso di un essere maschile o in alcuni racconti l’amante) del bellissimo Attis, ma l’ermafrodito Agdistis non amato dal giovane (o forse la stessa Cibele in un momento di gelosia) lo fece impazzire e da allora egli si mise a vagare per la Terra. Improvvisamente Attis si evirò e si uccise, ma venne riportato in vita in vari modi, a seconda dei racconti, dalla dea. Attis simboleggiava la morte e la rinascita della natura con il cambiamento stagionale. Le cerimonie in onore di Cibele ricordavano in qualche modo quelle dionisiache, i Coribanti, i suoi sacerdoti suonavano e cantavano in uno stato di estasi orgiastica nel corso della quale arrivavano anche a ferirsi ed evirarsi e anche per gli iniziati era previsto lo stesso terribile trattamento.

Dall’Egitto si diffuse il culto della dolce e materna Iside. Il mito parla del fratello e sposo Osiride, in origine dio dell’agricoltura. Il fratello Seth con un inganno uccise e smembrò il dio, ma Iside riuscì a ricomporre il corpo e con pratiche magiche a riportarlo in vita nel suo nuovo ruolo di dio giudice dei morti. Le cerimonie in onore di Iside erano benevoli, ogni mattina il tempio veniva aperto e la sua statua, riccamente vestita, seguiva una piacevole festa anche se gli iniziati dovevano praticare il digiuno, nonostante ciò le autorità diffidavano del culto che venne a varie riprese proibito. Alcuni studiosi per il suo carattere amorevole e la resurrezione del figlio hanno posto in relazione tale culto con quello cristiano di Maria.

Infine parliamo del culto di Mitra che venne sostenuto da diversi imperatori romani perché nella sua versione solare venne considerato simbolo di un potere autoritario. Il culto di Mitra ha origini persiane e zoroastriane, prevedeva alcune cerimonie, come il banchetto, l’aspersione del sangue sugli iniziati e le abluzioni che vennero riprese dalla religione cristiana. La tipica rappresentazione è quella del dio che uccide con un coltello il toro, simbolo delle forze selvagge, da cui uscì la vegetazione utile all’uomo. La rappresentazione mostra anche delle creature malefiche, un serpente e un cane che tentavano di impedire il proliferare della natura. Durante la cerimonia un uomo teneva una fiaccola alzata e uno abbassata simbolo di alba e tramonto, il ciclo solare. In un periodo successivo il dio venne identificato con il Sol Invictus, culto che rafforzava la figura autoritaria dell’imperatore.

Come abbiamo visto le affinità fra questi culti iniziatici erano molte, una madre amorevole e un dio che muore e ritorna in vita, qualcosa di diverso dalla tradizionale religione pagana e che forniva l’idea di morte e rinascita.

(ottobre 2021)

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