La Grande Armée
La composizione e la funzione dell’Armata «personale» di Napoleone che gli consentì di essere il personaggio più temuto e venerato in Europa nel primo quindicennio dell’Ottocento

La Grande Armèe

Napoleone passa in rassegna la Grande Armata

La Grande Armata, così battezzata da Napoleone nel campo di Boulogne il 26 luglio del 1805, era composta per la maggior parte dai militari che avevano fatto tutte le guerre della rivoluzione e per il restante quarto da soldati arruolati dopo il 1800 sotto il consolato di Napoleone.

L’Imperatore lasciò intatto l’arruolamento a una legge dell’anno VI della Rivoluzione (1796) in cui veniva previsto che vigeva l’obbligo del servizio militare da parte di tutti i cittadini francesi dai 20 ai 25 anni, ma che accordava l’esenzione agli uomini sposati e con figli a carico. Un senatoconsulto di Napoleone, diventato poi legge nell’anno X (24 settembre 1805) disponeva che il numero dei contingenti militari doveva essere fissato dai dipartimenti territoriali, che a loro volta demandavano alle municipalità la designazione dell’arruolamento e l’organizzazione delle visite mediche per l’idoneità alla leva. A loro volta le prefetture avevano il compito di esaminare gli eventuali ricorsi di chi richiedeva l’esenzione per l’inabilità fisica. Chi veniva arruolato aveva il diritto di farsi sostituire da un volontario, chiamato per questo «supplente». Dal 1805, a causa del permanente stato di guerra, i contingenti una volta arruolati venivano inviati subito al campo di battaglia, senza svolgere un periodo di addestramento.

A mano a mano che i fronti aumentavano, dal 1806 si ebbe la necessità di abbassare l’età per l’arruolamento. Dal 1806, venne richiesto l’arruolamento in massa di 180.000 soldati di truppa delle classi del 1788-1790. Molto limitate furono le diserzioni e la renitenza alla chiamata: tra il 1806 e il 1813 solo il 3% rappresentava i renitenti alla leva, che venivano puniti con un’ammenda. Questi numeri così bassi furono dovuti all’assoggettamento dei cittadini di tutti gli stati sociali alla causa nazionale della difesa della rivoluzione retoricamente propugnata da Napoleone.

L’arte della guerra veniva imparata combattendo. Durante i periodi di riposo non veniva programmata nessuna attività di addestramento, in quanto considerata come una cosa inutile e superata da Napoleone. Il soldato della Grande Armata è un combattente completamente all’antitesi del soldato di caserma prussiano o inglese.

Lo spirito dell’indipendenza è la caratteristica militare dell’esercito francese. La subordinazione agli ufficiali superiori è praticamente assente, l’unico vincolo di obbedienza è quello della linea del fuoco, in cui l’ardore davanti al nemico esaltava l’iniziativa individuale.


«Il soldato napoleonico ha la passione del sanculotto, l’amore per l’uguaglianza, l’odio per

l’aristocrazia e un vivo anticlericalismo». Georges Lefevbre, Napoleone

Dalla truppa l’Imperatore era considerato un Dux contro i Monarchi Assoluti dell’Austria e della Russia. Ovviamente Napoleone alimentava questi sentimenti tramite lo strumento della retorica per mezzo dei suoi proclami.

L’elemento fondamentale per la Grande Armata è stato la rivoluzione sociale che ha dato linfa alle energie individuali, il cui risultato era la promozione per merito sul campo di battaglia, non contavano le qualità intellettuali e l’anzianità di servizio. L’unico fattore era la temerarietà durante la battaglia.

Alla conclusione di una battaglia, il comandante del battaglione sceglieva i soldati da promuovere, tra quelli che si erano distinti nel combattimento. L’esercito diventò così un’attrattiva per le giovani leve ambiziose. Questo sistema di meritocrazia causò un basso tasso d’istruzione degli ufficiali.

Lo Stato Maggiore dell’Armata non aveva la facoltà di prendere nessuna decisione esecutiva in battaglia.


«Attenetevi strettamente agli ordini che vi do». Napoleone Bonaparte al maresciallo Berthier,

1806

Napoleone delegava solamente alcuni suoi uomini di profonda fiducia, che avevano la facoltà di prendere delle decisioni in sua assenza, questi erano Murat, Massena, Lannes.

Nella riorganizzazione delle varie armi dell’esercito, Napoleone decise di fare delle notevoli modifiche per renderle più efficienti: la fanteria venne suddivisa in due reggimenti: uno in linea e una fanteria leggera. La cavalleria fu suddivisa in leggera e in linea; di quest’ultima tipologia facevano parte i Dragoni e i Corazzieri. Il comando della cavalleria era affidato a Gioacchino Murat.

L’artiglieria venne suddivisa in due reggimenti, uno a cavallo e l’altro a piedi. Il genio invece era composto da piccole unità indipendenti di pontieri.

L’Armata era composta da 40.000 uomini e venne divisa in tre divisioni, che a loro volta venivano suddivise da sei a undici battaglioni, che andavano dai 5.600 ai 9.000 uomini.

Il materiale di dotazione era rimasto invariato a quello dell’esercito francese sotto la Monarchia Borbonica. Il fucile di dotazione risaliva al 1777 ad avancarica e sparava quattro pallottole in tre minuti con una capacità di tiro di 200 metri. I cannoni venivano fabbricati dalle officine Gribonaul e potevano sparare palle da 4, 8, 12 libbre al minuto. Ogni divisione veniva dotata di 59 pezzi tra cannoni e mortai, per una media di due pezzi d’artiglieria per mille uomini.

Reggimento dell’Artiglieria

Reggimento dell’Artiglieria della Grande Armata di Napoleone

Dopo il 1810, con l’estendersi delle conquiste e tramite le tendenze sempre più aristocratiche dell’Imperatore, tra i soldati diminuì la causa dello spirito nazionale. Gli ufficiali superiori, una volta arrivati all’apice della gerarchia militare, pensavano a tutelare il loro «status quo» in seno alla società francese.

Questo faceva parte dei programmi politici di Napoleone, che era quello di creare una nuova classe sociale elitaria formata dai militari.

A tale scopo nel 1808 vennero fondate due scuole militari per la formazione degli ufficiali: la scuola di cavalleria a Saint Germain, e quella di fanteria a Saint Cyr. La paga del soldato era molto bassa. Il soldato percepiva 5 soldi al giorno e una razione giornaliera di pane, e in tempo di guerra veniva aggiunta la carne.

Durante le campagne militari per l’approvvigionamento delle truppe vigeva il principio che la guerra dovesse alimentare la guerra.


«Nella guerra d’invasione e di spedizione che fa l’Imperatore, non esistono magazzini».

Maresciallo Berthier, 11 ottobre 1805

Tale concezione era dovuta al fatto che per far muovere velocemente le truppe, i mezzi di trasporto con il vettovagliamento avrebbero rallentato troppo la marcia. Ciò che serviva alle truppe per il sostentamento, veniva requisito al bisogno durante le campagne alla popolazione civile.

Oltre ai generi alimentari, venivano requisiti anche il materiale per medicare i soldati. Gli ospedali da campo, che venivano impiantati nelle retrovie, venivano gestiti dalle città occupate, il che lascia presupporre la carenza del servizio sanitario e il conseguente numero di morti della Grande Armata tra il 1805 e il 1815 che superò il milione di vittime, ossia il 40% di tutti gli arruolati. I caduti delle battaglie costituirono solo una piccola percentuale: il 2% ad Austerlitz, l’8,5% a Waterloo, la restante parte morì negli ospedali per le ferite riportate durante i combattimenti.

Murat e Napoleone ad Austerlitz

Gioacchino Murat e Napoleone ad Austerlitz

Il valore aggiunto di Napoleone si manifestava sulla manovra combinata dei corpi di armata, facendoli marciare in modo di comprendere tutto il campo di battaglia cosicché il nemico non sarebbe potuto fuggire dal combattimento. Il fronte, avanzando verso il nemico, progressivamente si restringeva avvolgendo le file dell’esercito avversario. Napoleone sceglieva due schemi differenti di manovra a seconda se avesse davanti a sé un solo esercito oppure più avversari.

Napoleone obbligava l’avversario a esaurire la riserva, iniziando per primo il combattimento su tutto il fronte con un massiccio fuoco dell’artiglieria sulle prime linee della fanteria avversaria. Quando il comandante lo riteneva opportuno, ordinava alla cavalleria e alla fanteria l’attacco in massa. Proprio in questa fase avveniva il maggior numero delle vittime tra le file avversarie e quelle francesi. La vittoria dipendeva tutta dalla bravura del comandante di saper leggere l’esito della battaglia e dalla rapidità di far muovere gli schieramenti. Questa tattica, innovativa per gli eserciti dell’Ottocento, assicurò a Napoleone un incredibile prestigio, ancora oggi viene studiato dagli storici militari e nelle accademie militari di tutto il mondo.

(aprile 2020)

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