L’antisemitismo in Germania alla fine del secolo XIX
Nel Paese tedesco nonostante i suoi progressi, sopravvivevano accuse incredibili contro il popolo ebraico

Nell’estate del 1892, il «Corriere della Sera» diede ampio spazio alla vicenda dell’Israelita Tedesco Wolff Buschoff, accusato dell’omicidio di un bambino. Gli antisemiti ritenevano che la vittima, Johann Hegemann, fosse stata uccisa per fornire agli Ebrei sangue cristiano[1]. Nel primo articolo[2], ricavato da una corrispondenza del «New York Herald» e pubblicato in prima pagina, si faceva notare come, sebbene l’accusa di omicidio rituale fosse falsa, in Germania era generalmente creduta vera, anche nelle fasce sociali più colte.

Il servizio analizzava gli elementi che avevano portato all’arresto di Wolff Buschoff; testimoni videro la moglie dell’imputato in compagnia del bambino, la scoperta del cadavere in una stalla vicino all’abitazione dei Buschoff, la totale mancanza di sangue nel corpo della vittima. L’opinione pubblica aveva pesantemente influenzato il lavoro degli inquirenti, che disponevano solo di prove indiziarie, portando all’arresto di tutta la famiglia Buschoff. Successivamente, la moglie e il figlio dell’imputato furono rilasciati, ma non il capofamiglia, ancora detenuto nel carcere della città di Cleve.

Il quotidiano milanese assunse una netta posizione a favore dell’imputato, comprendendo il clima di forte antisemitismo che aveva portato al suo arresto. Un redattore, firmatosi Gagliardi, affermava che il procedimento penale si basava su un pregiudizio indegno di una nazione colta e civile come la Germania, retaggio di un Medioevo non ancora trascorso nelle «intollerantissime province renane»[3]. Erano sconcertanti le dichiarazioni di alcuni deputati alla Dieta prussiana, asserenti l’assoluta fondatezza dell’accusa. Costoro, definiti sarcasticamente dal corrispondente come «propugnatori dell’assassinio rituale periodico», adducevano come prove la natura rituale della ferita e la scarsità di sangue della vittima nel luogo del ritrovamento, deducendo da ciò che il bambino era stato ucciso altrove e abbandonato poi cadavere nella stalla.

Le perizie mediche smentivano categoricamente l’accusa di omicidio rituale, quindi per il giornalista era indubbia l’assoluzione dell’imputato, che, in effetti, avvenne dopo pochi giorni[4]. Per Gagliardi il processo appena conclusosi era il «processo degli accusatori più grassi della più grassa ignoranza», un processo basatosi su testimonianze assurde e contraddittorie.

L’assoluzione, per l’articolista che si firmava Tar, non era soltanto una sconfitta degli antisemiti, ma anche una vittoria della civiltà, così minacciata dal fanatismo[5]. All’accanimento degli antisemiti faceva da contrasto la lealtà scrupolosa dei giudici di Cleve, che non avevano trascurato alcuna fonte, alcun argomento per accertare la verità. Il redattore concludeva auspicando che il processo servisse di lezione agli antisemiti, affinché «non rinnovassero scandali come quello cui abbiamo assistito». Il giornalista L. D. affermava che l’accusa di omicidio rituale apparteneva «ai più strani e più ostinati fenomeni delle aberrazioni umane; radicata, non solo nelle ultime classi di certi Paesi, ma anche in persone che per gli studi e le qualità loro, meglio sarebbero in grado di misurarne la dissennatezza»[6].

È interessante notare come più di venti anni dopo, di fronte alla stessa accusa di omicidio rituale rivolta ad un impiegato russo, Mendel Beilis[7], il giornale evitasse ogni commento e relegasse i resoconti del processo, ricavati da corrispondenze di giornali stranieri, nelle ultime pagine[8]. Ciò dimostra che nei primi anni di vita del «Corriere» non era ancora presente quella cautela diplomatica riscontrabile durante il periodo albertiniano.


Note

1 Per l’accusa di omicidio rituale confronta Encyclopaedia Judaica, Jerusalem, Keter Publishing ltd, 1971, pagine 1120-1131.

2 Il processo contro un Ebreo per l’assassinio di un ragazzo cristiano, «Corriere della Sera», 5-6 luglio 1892.

3 Gagliardi, Il processo antisemita di Cleve, «Corriere della Sera», 12-13 luglio 1892.

4 Gagliardi, L’assoluzione di Buschoff, «Corriere della Sera», 16-17 luglio 1892.

5 Tar, A proposito del processo antisemita di Cleve, «Corriere della Sera», 18-19 luglio 1892.

6 L. D., Il preteso rito di sangue degli Israeliti. L’opinione di persone competenti, «Corriere della Sera», 25-26 luglio 1892.

7 Su Mendel Beilis confronta Encyclopaedia Judaica, opera citata, pagine 399-400.

8 Confronta Un singolare processo a Kiev. Israelita accusato di assassinio rituale. Un ragazzetto dissanguato, «Corriere della Sera», 9 ottobre 1913.
L’Israelita accusato d’assassinio si professa innocente. Le preghiere nelle sinagoghe, «Corriere della Sera», 10 ottobre 1913.
Lo straordinario interesse in Russia per il processo contro l’Israelita Beilis, «Corriere della Sera», 11 ottobre 1913.
Al processo di Kiev. Giornali confiscati e condannati per articoli in favore dell’accusato, «Corriere della Sera», 13 ottobre 1913.
Un sopralluogo alla grotta al processo dell’Israelita Beilis, «Corriere della Sera», 14 ottobre 1913.
Archimandrita arrestato al processo all’Israelita Beilis, «Corriere della Sera», 15 ottobre 1913.
Lusinghe e pressioni sui testi rivelate al processo di Kiev, «Corriere della Sera», 17 ottobre 1913.
Al processo di Kiev. Il misterioso assassinio del ragazzo nell’istruttoria di un giornalista, «Corriere della Sera», 22 ottobre 1913.
Al processo dell’Israelita Beilis. L’importante deposizione di un commissario, «Corriere della Sera», 23 ottobre 1913.
Il processo di Kiev alla Duma. Il bavaglio alla stampa, «Corriere della Sera», 29 ottobre 1913.
I discordi pareri dei periti al processo di Kiev, «Corriere della Sera», 30 ottobre 1913.
L’assassinio rituale escluso da due periti al processo di Kiev, «Corriere della Sera», 2 novembre 1913.
Il nome di Gesù al processo di Kiev si pronuncia solo a porte chiuse, «Corriere della Sera», 4 novembre 1913.
Un memorandum dello Zar Nicola al processo di Kiev, «Corriere della Sera», 4 novembre 1913.
Le difese al processo di Kiev. Grande apparato di forze, «Corriere della Sera», 8 novembre 1913.
Beilis assolto?, «Corriere della Sera», 9 novembre 1913.
Minacce antisemite a Kiev. Il verdetto del processo Beilis sarà pronunciato oggi, «Corriere della Sera», 10 novembre 1913.
Il processo di Kiev. Beilis assolto, «Corriere della Sera», 11 novembre 1913.

(anno 2003)

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