I Cristiani e la caduta dell’Impero Romano
Tra le cause della caduta di Roma, ci fu forse anche la diffusione del Cristianesimo all’interno dell’Impero?

Sulla molteplicità di cause che portarono alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente storici e studiosi della Romanità di ogni tempo hanno versato fiumi d’inchiostro, non ci si addentrerà perciò in analisi e motivazioni che spiegano e supportano una serie di concause, tutte di estremo rilievo, che hanno poi prodotto l’esautorarsi di questa immane struttura politica, economica, militare e sociale. Si vuole invece prendere in considerazione il fortissimo «impatto» che, se pur inizialmente in modo graduale, ebbe il Cristianesimo sull’Impero Romano; sì, in effetti all’inizio, era uno dei tanti culti provenienti dalle provincie d’Oriente e tollerato in nome di quel sistema di integrazione culturale che ormai da tempo Roma attuava nei confronti delle popolazioni sottomesse. È vero anche che il periodo in cui visse il Cristo preoccupò non poco i Romani, che avevano subodorato, sia pure in germe, la portata rivoluzionaria e destabilizzante della predicazione di Gesù, tanto da intervenire (dato che la Palestina era una provincia romana), chiamati in causa dalla classe sacerdotale ebraica, per poi lasciare il «Re dei Giudei» nelle sue mani e così determinarne la condanna; in effetti il messaggio del Cristo si poneva in netto contrasto con le disuguaglianze sociali del tempo e gli stessi Ebrei, che pur aspettavano il Messia da secoli, si resero conto che il Regno dei Cieli e la promessa salvifica non erano solo per loro, popolo eletto, ma per l’umanità intera, sempre che si fosse attenuta alla dottrina e agli insegnamenti cristiani. Ma in pochi anni questa nuova religione si diffuse in molte province d’Oriente anche per opera di Paolo di Tarso, fino ad «approdare» a Roma e anche se inizialmente i Cristiani praticavano i loro culti nascostamente, col tempo, venendo allo scoperto, fu sempre più chiaro che presto si sarebbero scontrati con ideologie di potere che prevedevano comportamenti in contrasto con i loro principi (vedi la genuflessione in segno di adorazione di fronte all’Imperatore) e con gli ideali di fratellanza e di non violenza verso il prossimo che non erano certo quelli attuati dai Romani in lunghe e sanguinose guerre di conquista.

Ma che cosa aveva di diverso questa religione rispetto a quelle che da tempo circolavano nell’Impero Romano? Probabilmente il fatto che anche il più misero e sfortunato avrebbe potuto avere accesso al Regno dei Cieli (vedi il Discorso della Montagna), probabilmente perché predicava il perdono, probabilmente perché prometteva una vita eterna. Fatto sta che il Cristianesimo, nonostante fossero iniziate le persecuzioni, cominciò a diffondersi a macchia d’olio e anche nelle classi abbienti dell’aristocrazia romana iniziarono le conversioni; da secoli, come bottino di guerra, affluivano a Roma milioni di schiavi, gran parte dei quali venivano impiegati nei latifondi per i lavori agricoli e così, se pur sporadicamente, iniziarono i primi «affrancamenti» da parte di quei latifondisti che si convertivano alla religione cristiana e per i quali, in nome del principio di uguaglianza predicato da Cristo, diventava inconcepibile che potessero esistere uomini di «serie A» e uomini di «serie B». Tale pratica negli anni cominciò ad avere effetti negativi per l’economia romana dato che i prezzi dei prodotti agricoli sul mercato non furono più concorrenziali visto che su questi ora gravava il costo di manodopera salariata, cosa che non avveniva con il lavoro degli schiavi, essi stessi merce di scambio e non remunerati. Non dimentichiamo anche il rifiuto dei Cristiani di militare nell’esercito romano, costretto col tempo ad inserire nelle legioni mercenari barbari, con le conseguenze che sappiamo.

La religione cristiana si fa spazio in un mondo in cui gli dèi pagani, ormai vuoti simulacri oggetto di ripetitivi rituali, non danno «risposte» (se non per questioni «pratiche» attraverso gli Oracoli) a mutate esigenze di rinnovamento spirituale e anche gli Imperatori col tempo dovranno prendere atto della presenza ormai forte dei Cristiani nell’Impero che anche le più crudeli persecuzioni (come quella di Decio iniziata nel 250) non riuscirono a fermare e anzi dall’esempio dei martiri questi ultimi trassero forza, impegno religioso e determinazione; infatti attraverso Costantino e poi con Teodosio la religione cristiana divenne addirittura la religione ufficiale dell’Impero ma ormai la fine dello stesso era vicina e, ricollegandoci alle famose concause di cui non si voleva parlare, non si può non prendere atto che forse una di queste fu proprio la diffusione del Cristianesimo.

(giugno 2014)

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