Re Artù vicino di casa
I Templari e la leggenda di Artù in Italia e nella mia città

Andando in rete ad assaporare curiosità legate a Re Artù e all’Ordine del Tempio, mi sono imbattuta in riferimenti che davvero mi hanno portato sulle tracce dell’uno e degli altri, vicino a casa. Ho potuto cioè constatare con mano che qualcosa sin qui mi era sfuggito e non avevo posto la giusta attenzione a segnali per niente trascurabili.

«Le testimonianze della spada di Artù e dei suoi Cavalieri si trovano anziché in Inghilterra in Italia», questo riporta la lettura intrapresa. Precisamente a Modena, Bari, Otranto, Etna e Montesiepi (Chiusdino), precedendo quelle degli scritti in Francia e Inghilterra.

La versione in cui Artù estraeva la spada dalla roccia apparve per la prima volta nel racconto in versi francese Merlin di Robert del Baron, in seguito ripreso e continuato da Sir Thomas Malory:

«Artù ottiene il trono estraendo una spada da una roccia. Nel racconto estrarre la spada è possibile solo a colui che è un vero Re, inteso quale erede di Uther Pendragon. L’Inghilterra e l’Italia sono unite nella stessa leggenda. La storia e la leggenda di Re Artù sono intimamente legate alla magica e misteriosa spada».

Ma chi, ci si chiede, era all’origine del mito? Coloro che affermano la storicità di Artù gli attribuiscono convenzionalmente una data di nascita e di morte (475-542 dopo Cristo), ma il suo mito, come possiamo constatare, è decisamente più antico. Le testimonianze del mito le troviamo in Italia anziché in Inghilterra, mi ripeto?

Un Principe Britannico chiamato Arturius, figlio di Aedàn Mac Gabrain, Re di Dalriada, è citato dall’agiografo Adomnan da Iona nella Vita di San Colombano (VIII secolo). Ci si chiede: «Come mai si cita il Principe Arturius nella Vita di San Colombano

«Oh!», mi sono detta, «il nome San Colombano non mi è nuovo. Nella città di Lucca il baluardo delle mura cittadine, sito di fronte al Duomo di San Martino, è intitolato proprio a San Colombano. E una frazione nella limitrofa piana di Lucca porta il nome di San Colombano».

San Colombano era un monaco nato tra il 525 e il 530 dopo Cristo in Irlanda. Giunto in Italia fondò a Bobbio (Piacenza) la celebre abbazia, che divenne un centro spirituale. San Colombano è il monaco che fondò l’Europa perché proprio qui, a Bobbio, fondò uno dei centri culturali più vivaci e importanti nell’Europa del tempo.

«Può un semplice monaco vissuto nei secoli lontani del Medioevo diventare una figura di riferimento così potente da rappresentare l’identità profonda dei diversi popoli europei?

Parlando di San Colombano la risposta non può che essere affermativa. È stato infatti dichiarato Patrono d’Europa andando ad aggiungersi ai Santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi, e a San Benedetto, fondatore del monachesimo occidentale con la celebre Regola che porta il suo nome… Instancabile predicatore, amante della disciplina e nemico degli eccessi, asceta e raffinato intellettuale, Colombano ha saputo coniugare al lavoro materiale e di crescita spirituale che caratterizzava la vita del monaco benedettino anche il pellegrinaggio e l’apostolato. Figura di riferimento per l’Europa tutta, viaggiò dalla natia Irlanda passando per la Cornovaglia in Francia. Il suo discepolo Giona ci ha trasmesso preziose notizie su di lui. A 15 anni lasciò la casa paterna. Fu accolto in un monastero irlandese (Cleenish Island) ma la vera svolta avvenne in Irlanda del Nord dove in un monastero (Bangor) seguì una regola ascetica che mortificava il corpo e qui fu anche ordinato sacerdote.

Colombano andando in cerca di Cristo nel 590 vinse le resistenze dell’abate e partì con 12 confratelli per evangelizzare i popoli europei. Dalla Cornovaglia in Francia, a Saint-Malo e Mont-Saint-Michel, in Bretagna, dove ancora oggi una croce ricorda l’evento. In Francia realizzò una sua regola ma la complessa situazione politica francese lo rese inviso alla Regina Brunilde. Confinato, riuscì fuggire e approdò dopo molteplici vicende in Italia, accolto dai Re Longobardi Agilulfo e Teodolinda. La scelta di Bobbio fu in linea con la volontà dei Sovrani di convertire il popolo alla fede cristiana. Morì a Bobbio all’età di 75 anni, sempre in sintonia con i vertici del Regno Longobardo».

Non stupisce quindi di trovare sue tracce in Lucca, terra longobarda.

Colombano aveva avuto un ruolo di primo piano in Scozia, durante il suo peregrinare nelle isole britanniche, prima di passare in Francia e da qui in Italia.

Aedàn Mac Gabrain regnò sulla Dalriada (l’odierna Scozia Occidentale) dal 574 circa al 608. Pur non essendo un Britannico avrebbe potuto influenzare le leggende artigiane nate a Nord e poi diffusesi nella parte meridionale dell’isola. Aedàn fu incoronato da San Colombano, il prete che portò il Cristianesimo in Scozia, nell’isola di Iona, centro del Cristianesimo Scozzese e luogo dove fu costruita la prima chiesa di Scozia. Per questo motivo Iona e Colombano sono stati comparati nel Sud ad Avalon e Giuseppe d’Arimatea, figure importantissime nella leggenda arturiana.

Non stupisce che San Colombano abbia per così dire fatto conoscere le leggende arturiane fino ad approdare in Italia dove si è particolarmente radicato e dove ha ricevuto le migliori e più appropriate attenzioni.

Chi furono gli eredi di San Colombano che hanno in qualche modo condotto alla simbologia templare?

Nel 980 la biblioteca di Bobbio annoverava 700 codici e pare abbia conservato 25 dei 150 manoscritti antichi della letteratura latina esistenti al mondo. Nel 982 divenne abate dell’abbazia Gerard di Aurillac, noto come Papa Silvestro II, che qui compose il famoso trattato sulla geometria con l’aiuto dei numerosi manoscritti antichi che erano conservati nello «scriptorium». Nella cripta un mosaico mostra storie dal Secondo Libro dei Maccabei, che alludevano ad altri avvenimenti allora ben più attuali, quali la Prima Crociata e la conquista di Antiochia, segue il bestiario medievale fantastico popolato di mostri ed esseri nati dalle leggende popolari. Il mosaico testimonia l’altezza originale del pavimento della prima chiesa che deve risalire al periodo dell’abate Agilulfo (883-896). Una parte del mosaico di San Colombano mostra la scena di due cavalieri armati indossanti armature a quadretti bianchi e neri (dualismo) su cavalli appaiati, con uno scudo bicolore e quadripartito con un fiore centrale, che ricorda i Templari, posteriori.

Una cosa è certa. In Lucca San Colombano è posto strategicamente sia nel riferimento al Baluardo posto sulle mura urbane in prossimità del Duomo di San Martino (nella cui piazza troviamo vestigia che ricordano l’Ordine del Tempio), sia nel paesino che in epoca medievale doveva essere una realtà «sperduta» nella campagna lucchese, sito in direzione di Bagni di Lucca, da dove presumo i cavalieri si spostarono ripetutamente per raggiungere la Valle del Serchio. Ripetute tracce dei cavalierati, non ultimo quello templare, sono presenti nella Valle del Serchio e proprio nei territori di Bagni di Lucca.

Il legame con i cavalierati e il Santo si percepisce dunque in maniera empirica, ma è impossibile non osservare queste particolarità.

(gennaio 2021)

Tag: Elena Pierotti, Re Artù, Chiusdino, Bobbio, Templari, San Colombano, Cirillo e Metodio, Agilulfo, Ordine Templare, Teodolinda, leggenda di Re Artù, Aedàn Mac Gabrain, Dalriada, Adomnan da Iona, Vita di San Colombano, Papa Silvestro II, Lucca, Ordine del Tempio.