La Magione del Tempio nella concretezza dei documenti rimasti
Per sfatare la Leggenda

Nel testo Templari a Lucca leggo che gli storici lucchesi avrebbero ignorato la presenza del Tempio nella città per vari motivi, tra i quali è elencata la presunta confusione che sarebbe stata fatta fra i vari Ordini equestri, a partire dai cavalieri del Tau. In fondo, qui si sostiene, uno dei compiti essenziali di questi Ordini, in particolare nella città di Lucca, era sostenere i pellegrini malati che si recavano in Terra Santa. Ed infatti la città aveva all’epoca ben 51 chiese con altrettanti Ospizi che fungevano da rifugio e due potenti ospedali, uno cittadino, gestito dai Templari, l’altro esterno, in Altopascio, entrambi sulla Via Francigena, gestito dai cavalieri del Tau.

Vorrei partire da questo scientifico assunto per confutare che non ritengo plausibile la «confusione» degli storici. A questo proposito mi richiamo ad alcune osservazioni che, sempre in Toscana, si possono fare osservando i documenti presenti nella cittadina di Bibbona, importante centro templare, altrettanto trascurato dagli storici nel corso del tempo. Recentemente sono stata a Bibbona ed ho potuto verificare quanto segue.

La cittadina, in provincia di Livorno, deriva il suo nome probabilmente da «Via Buona», buona per il passaggio dei pellegrini, trovandosi questa sulla Francigena. L’intero paese risente dell’influenza templare. All’ingresso del piccolo borgo troviamo la chiesa di Santa Maria della Pietà, costruita a croce greca rinascimentale. Questo luogo di culto ci accoglie, sul portale principale, con la scritta «terribilis est locus iste ETS». Molte altre località si trovano all’interno della chiesa; vi è custodito il cippo di indicazione stradale più vecchio conosciuto in Italia, che risale all’Impero Romano. Ma l’attenzione su questa chiesa è attratta da altri particolari; sugli architravi delle altre porte troviamo altre scritte: «Hanc est Domus Dei Porta coeli» («Questa è la casa di Dio e la porta dei cieli»); e «Domus est pietatis et gratie» («È Casa di pietà e di grazia»). Tutte le iscrizioni sono prese dal medesimo passo della Bibbia, Genesi 28, 17, «Il Risveglio di Giacobbe». Torniamo alla prima frase. L’edificio, secondo la tradizione, sorge sopra un’edicola che conteneva l’immagine di una Madonna Nera che faceva miracoli, immagine che si dice abbia placato le ire dei Longobardi. Altra caratteristica risiede nella pianta che ricalca fedelmente e proporzionalmente la chiesa del Santo Sepolcro in Gerusalemme. Al centro, presso l’altare, troviamo la tomba di un misterioso cavaliere del Tau. I progettisti furono Ranieri Tripalle e Vittorio Ghiberti, allievi di Leonardo da Vinci, il genio toscano che, per quanto agnostico, venne da taluni definito «seguace dei Giovanniti», intendendo con questo termine i richiami a Giovanni Battista ed al Vecchio Testamento. Sull’esoterismo di Leonardo molto è stato scritto.

Poco fuori dal paese si trova il podere di San Giovanni, che anticamente era un ospedale per accogliere in quarantena i pellegrini che tornavano dalla Palestina; la struttura era caratterizzata da quattro teste umane scolpite nel muro portante, risalenti al XIII-XIV secolo; le teste raffiguravano San Giovanni, da qui il nome. Il borgo contiene anche altre vestigia templari, tra cui l’«Arco di Bacco», che risale circa al 1300, portante scolpiti una serie di simboli esoterici tra i quali una spiga che reca incisa una croce patente della corolla, altro simbolo usato dai Templari. Il tutto racchiuso in un cerchio dentellato, probabilmente uno sperone, altro simbolo esoterico degno di nota.

La posizione della città, a ridosso del mare, oltre che della Francigena, permetteva agevoli spostamenti. Come Lucca, ignorata a lungo come importante Magione Templare. Intanto la tomba del cavaliere del Tau ci riporta alla memoria che forse questi cavalierati avevano «origini comuni» e che nel corso della loro storia collaborarono assiduamente. Bibbona è pressoché sul mare. Ma anche Lucca aveva un importante porto, Motrone, che si trovava nell’attuale Viareggio, ossia fra Pisa e Genova, le due città marinare per eccellenza, che permise all’Ordine e più in generale a questi cavalieri, agevoli spostamenti, proprio via mare, in direzione non solo della Terra Santa, ma di tutto il Mediterraneo Occidentale, Marsiglia in testa.

Prescindendo dalle ragioni che hanno celato i caratteri importanti di alcune Magioni, vogliamo esaminare i dati certi in nostro possesso. Nel XIX secolo il nobile lucchese Boccella, rifacendosi ad uno studio dettagliato del canonico Bini, compose un poema sui Templari che ha una sua attendibilità scientifica e che ci invita, ritengo, a riflettere. Egli ci parla del nobile Guglielmo, figlio di Lucio degli Obizzi, nota casata cittadina ora estinta, e di una non meglio identificata Ghisa, come di un membro autorevole dell’Ordine del Tempio. Ciò è accertato scientificamente. Il Miles Guglielmo avrebbe terminato il suo viaggio terreno in un monastero cistercense, in Badia di Cantignano, vicino a Lucca, nominato «abbazia delle cento finestre», tutt’ora presente in quel luogo come edificio.

Chi sono gli Obizzi? Leggiamo su di loro che trattasi di un’importante famiglia italiana di origini francesi, con discendenze in diverse città dell’Italia Centro-Settentrionale, tra cui Lucca, Ferrara e Padova. Gli Obizzi devono la loro presenza in Italia a Obicio I, capitano presso l’Imperatore Enrico II il Santo, nel 1007. Era originario della Borgogna e sembra che egli si sia stabilito prima in Toscana, a Lucca, con successivo trasferimento dei suoi discendenti in Veneto. Il fratello di Obicio, Frisco, stabilitosi a Genova, diede invece origine alla importantissima famiglia dei Fieschi. La famiglia Obizzi accumulò immense fortune economiche grazie a matrimoni strategici e alla loro professione di Capitani di Ventura, proprietari com’erano di uno tra gli eserciti più richiesti dell’Europa del tempo.

Lucca aveva in Borgogna, nell’Iles de France, ma soprattutto nello Champagne, piazze mercantili di notevole interesse, partecipava costantemente alle grandi fiere di quest’ultima regione, traendone ingenti guadagni. È ragionevole supporre[1] che i mercanti lucchesi avessero preferito ignorare come non fosse mai esistito lo spinoso problema templare, nato ed espantosi a macchia d’olio in Francia, per non inficiare in qualche modo i loro rapporti economici con i colleghi francesi e non ferirne la suscettibilità.

E come non ricordare che le «scatole cinesi» non sono un’invenzione recente, ma un «déjà vu», e direi che è stupefacente che non ci si sia a sufficienza posto il problema, almeno sul piano scientifico, nemmeno in epoca recente. Perché un cavaliere del Tau avrebbe dovuto essere sepolto in una chiesa di evidente matrice templare? Giustamente in Bibbona parlano di «misterioso cavaliere del Tau» perché non ci sono iscrizioni ad identificarlo. Forse non erano necessarie le identificazioni, dal momento che la sola appartenenza ad uno di questi Ordini era di per se stessa motivo di identificazione. È certamente interessante rilevare che in data 22 agosto 1754 ci fu un furto, regolarmente denunciato dai Cavalieri di Malta «successori» della Magione Lucchese[2]. Il che è tutto dire. E il nostro «magico» Leonardo da Vinci, per quanto omaggiato da scienza, storiografia, storia dell’arte e quant’altro, forse è stato un po’ «trascurato» sul piano filosofico. Perché Leonardo era essenzialmente un filosofo nel senso più puro del termine. Cioè un uomo di scienza quando ancora la scienza non era disciplina autonoma, inscindibile dai contenuti filosofici. Le stesse città marinare, il proseguo delle loro attività fulgide, oltre lo stesso scioglimento dell’Ordine del Tempio e della decadenza degli Ordini cavallereschi, non lo devono forse anche al voluto desiderio di «ignorare» determinati trascorsi, un po’ come i mercanti lucchesi fecero con la loro Magione? Non dimentichiamo che gli Obizzi, ancora nel XIX secolo, sono un importante punto di riferimento per gli Asburgo Este, della Casa d’Austria. Fecero le fortune di Genova come esponenti Guelfi, attraverso la Casata dei Fieschi, e tali «rimasero» (d’impronta guelfa) nel corso del tempo. È in questi connubi inscindibili che vanno trovate le pur complesse risposte in merito agli Ordini cavallereschi, per «sfatare» la Leggenda.


Note

1 Paolo Mencacci, I Templari a Lucca, Lucca, Maria Pacini Fazzi, 2009, pagina 58.

2 Paolo Mencacci, I Templari a Lucca, Lucca, Maria Pacini Fazzi, 2009, pagina 56.

(aprile 2016)

Tag: Elena Pierotti, Tempio, Cavalieri del Tau, Medioevo, Templari, Altopascio, Via Francigena, Bibbona, Motrone, Lucio degli Obizzi, Fieschi, Iles de France, Champagne, Cavalieri di Malta, Leonardo da Vinci, Ordini cavallereschi, Templari a Lucca.