L’incastellamento medievale
L’organizzazione sociale nell’età feudale

Il fenomeno dell’incastellamento nel corso del Medioevo costituisce un fattore essenziale della organizzazione della società e risulta strettamente connesso con le vicende politiche e istituzionali di quel periodo. Gli storici hanno opinioni diverse, alcuni considerano il vivere in dimore o villaggi fortificati una conseguenza delle invasioni barbariche del periodo classico e di quelle compiute successivamente da vichinghi, ungari e saraceni, mentre altri lo considerano una conseguenza della perdita di potere delle autorità centrali e quindi il passaggio del controllo del territorio locale ai nobili proprietari terrieri che disponevano di un esercito privato. Viene comunque da ritenere che le due cause siano strettamente collegate fra loro, le invasioni (del V e del IX secolo) furono principalmente causate dal forte indebolimento dello stato.

Il processo di accentramento delle proprietà terriere era iniziato già ai tempi di Diocleziano e Costantino con la forte pressione fiscale da cui erano esentati i grandi proprietari che svolgevano incarichi pubblici. Intorno al secolo successivo, a metà di quel periodo ricordiamo che si ebbe la duplice minaccia degli Unni di Attila e dei Vandali di Genserico, iniziò l’abbandono delle ville rustiche (le grandi aziende agricole di età romana) e la fortificazione di molte altre. Gli storici hanno opinioni diverse sull’abbandono dei migliori terreni di pianura e sull’insediamento in zone, generalmente d’altura, più difendibili ma più lontane dalle vie di comunicazione. Per alcuni tale fenomeno è già riscontrabile al tempo della guerra gotico-bizantina e dell’invasione longobarda, quindi nel VI secolo, altri lo collocano più tardi con le nuove invasioni (vichinghi, ungari, saraceni), la disgregazione dello stato e la formazione del feudalesimo verso la fine del IX secolo. Ovviamente non è da dimenticare la trasformazione del territorio, l’impaludamento dei terreni di pianura a causa dell’abbandono delle opere di bonifica, la decadenza delle strade, il progressivo ampliamento delle foreste, zone considerate pericolose. Nel Medioevo si ebbe inoltre un significativo decremento demografico e l’abbandono parziale o totale di molte città, aspetti che determinarono un forte isolamento sociale. La pressione fiscale che aveva provocato la creazione di vaste proprietà terriere era cessata, ma l’insicurezza generalizzata dovuta alle carenze dello stato in via di dissoluzione portò molti contadini liberi a cercare la protezione dei grandi proprietari che disponevano di un loro esercito privato. Tutti questi fattori spinsero la popolazione rurale ad abbandonare l’insediamento sparso e a concentrarsi in villaggi relativamente grandi. Tale fenomeno ebbe conseguenze rilevanti sul piano economico, l’abbandono dei migliori terreni, maggiori difficoltà nel raggiungere i terreni da lavorare e problemi di vigilanza sugli stessi, difficoltà negli scambi. Nonostante le indagini dell’archeologia medievale, abbiamo una conoscenza molto limitata degli insediamenti abitativi nei cosiddetti secoli bui.

«Castellum» e «castrum» (il primo è il diminutivo del secondo) erano intesi nella prima fase del Medioevo come insediamenti umani fortificati. Successivamente il termine castello venne inteso come dimora fortificata del singolo signore, ma l’agglomerato delle case dei servi della gleba e il palazzo del signore in origine formavano generalmente un unico complesso data la forte esigenza dei contadini di disporre di una adeguata difesa. I castelli (sotto altro nome) e gli insediamenti fortificati ovviamente erano sempre esistiti ma questi costituivano nel passato opere appartenenti a istituzioni pubbliche, nel periodo in questione divennero invece iniziativa di singoli cittadini più o meno potenti. I castelli che vediamo oggi sono in parte diversi da quelli dell’epoca e in molti casi la cinta muraria esterna a protezione delle pertinenze venne nel corso del tempo eliminata. Secondo gli archeologi si ebbe il ritorno a un tipo di insediamento primitivo (particolarmente interessanti i recenti studi e le ricostruzioni dello studioso Claudio Negrelli); le prime opere dovevano essere in legno circondate da palizzate e fossati, ma di queste ne rimangono poche tracce a causa della deperibilità dei materiali e della realizzazione nelle stesse aree di nuove costruzioni nel periodo del forte incremento demografico avutosi fra Mille e Duecento.

I castelli sorti dopo il IX secolo in genere prevedevano un grande torrione centrale, il mastio che costituiva la residenza del signore e un’area aperta protetta da mura. In genere sorgevano su alture, ma quando si trovavano in pianura erano in genere costruiti rialzati su terrapieni chiamati motte che contribuivano a una migliore difesa e a una maggiore possibilità di osservazione del territorio circostante dall’alto.

Le fonti storiche ci portano a ritenere che i castelli fossero difficilmente conquistabili attraverso un assalto diretto e anche gli assedi risultavano molto dispendiosi. Il nemico trovava invece poca difficoltà a devastare il territorio circostante, distruggere i raccolti ed eliminare i contadini, pertanto un castello doveva prevedere degli spazi difesi da mura dove la popolazione soggetta al signore e le provviste potessero essere protette.

Un castello (l’elemento centrale della «curtis») poteva disporre mediamente di 100-200 ettari di terre coltivabili e di un villaggio con diverse centinaia di persone, le terre più lontane non potevano essere adeguatamente lavorate, pertanto prosperavano le foreste. Tutta l’Europa doveva costituire un vasto gruppo di «isole» antropizzate distanti le une dalle altre.

Alcuni castelli anche grazie alla loro posizione diedero vita nei secoli XII-XIII a delle città come Montepulciano, San Miniato, San Gimignano. Nello stesso periodo con lo sviluppo dei centri urbani, le famiglie feudali senza rinunciare alle loro terre si trasferirono in essi dove riuscirono a ottenere importanti cariche pubbliche. Con la formazione dei principati e delle monarchie nazionali si ebbe una maggiore sicurezza e un ritorno alla legalità, pertanto molte dimore fortificate e molti villaggi d’altura vennero abbandonati e la popolazione ritornò a popolare le zone più fertili della pianura.

(febbraio 2021)

Tag: Luciano Atticciati, castelli, incastellamento, castellum, castrum, curtis, feudo, insediamento rurale, fortificazioni, cinta muraria, mastio, incastellamento medievale, organizzazione sociale nell’età feudale.