Il Regno d’Italia 818-961
Uno Stato medievale con vicissitudini complesse rappresentative dell’epoca

La questione del Regno d’Italia ci pone diversi quesiti di tipo formale e sostanziale. Gli storici non sono concordi sui periodi storici in cui si possa parlare di un regno nel nostro paese e su chi spettasse il titolo reale, che ha avuto denominazioni diverse. Dobbiamo anche tenere in considerazione che con una certa facilità molti tendono a considerare che l’Italia come stato indipendente fosse sparito con la fine dell’Impero Romano, il nostro paese ha avuto nel corso dei secoli numerosi sovrani stranieri che governavano l’intera penisola o una parte di essa, ma non sarebbe corretto affermare che il nostro stato fosse dominato da un’altra nazione, un senso dello stato come noi lo intendiamo non esisteva e i sovrani dell’epoca governavano i vari territori come loro patrimoni privati senza identificarsi strettamente con essi. Infine ricordiamo che a volte, proprio a causa degli spostamenti dei territori amministrati, di diversi sovrani anche di una medesima dinastia è dubbia la loro nazionalità personale. Diversamente dalle monarchie dell’ultimo periodo, quelle medievali vedevano il titolo non sempre in successione da padre in figlio, ma attribuito da una coalizione dei nobili e dei vescovi più importanti del paese. L’Italia subì nel periodo medievale scontri e vicende confuse, ma anche le altre nazioni europee non vissero periodi migliori.

Odoacre e i re ostrogoti governavano l’Italia come rappresentanti dell’imperatore e pertanto non sarebbe corretto considerarli sovrani del nostro paese. I Longobardi adoperarono il titolo di Rex Langobardorum e quello più tipicamente romano di Flavius, esercitarono il potere a lungo nel nostro paese ma rimane incerto almeno da certi punti di vista se dovessero essere considerati sovrani del nostro paese. I titoli sono molto legati a tradizioni, i Longobardi come i Franchi e altri popoli mantennero le loro denominazioni anche quando si erano completamente assimilati nel paese ospitante.

Quando vennero sconfitti dai Franchi, Carlo Magno assunse il titolo di Rex Langobardorum che di fatto equivaleva a quello di re d’Italia, con i successori si iniziò a parlare di un Regnum Italiae. Il regno era governato dai conti (allora funzionari locali e non nobili in senso stretto) ma non molto tempo dopo si formarono delle unità amministrative più grandi, la Marca di Ivrea, la Marca del Friuli o di Verona, la Marca della Tuscia che ebbe fra i suoi amministratori la dinastia dei Canossa. Lo Stato Pontificio si andò disgregando, mentre più a est si estendeva l’antico Ducato di Spoleto, il Mezzogiorno frazionato in vari stati, in parte legati ai Bizantini, non rientrava invece nel regno. Interessante notare che il nostro paese era considerato la parte più importante del Sacro Romano Impero, Lotario, il figlio primogenito dell’imperatore Ludovico il Pio (erede diretto di Carlo Magno) ottenne infatti la Corona d’Italia e il titolo imperiale. La discendenza di Lotario fu particolarmente breve, il figlio (re d’Italia e imperatore che a seguito di una spartizione aveva visto la Provenza integrata nel suo regno) morì a cinquant’anni senza eredi. I due potenti zii, fratelli di Lotario, Carlo il Calvo che regnava sulla Francia e Ludovico il Germanico sulla Germania si contesero il titolo, quest’ultimo morì nell’876 e quindi il primo prevalse ma per un periodo brevissimo, l’anno dopo morì anche lui.

La morte dei due litigiosi fratelli portò un ordine precario nell’Impero. Dei numerosi aspiranti al titolo reale nessuno brillava per capacità intellettuali o politiche, fu un alternarsi confuso di potenti nobili in perenne disputa fra loro. L’erede di Francia non si sentì di proseguire lo scontro e lasciò che il ramo germanico prevalesse, ma il processo di disgregazione dello stato conobbe un forte incremento e si ebbero vicende molto irregolari. Contemporaneamente si ebbe un deciso peggioramento delle istituzioni ecclesiastiche, con elezioni papali contestate o gestite da alcune grandi famiglie nobili romane per fini strettamente politici, antipapi, nonché violenze e illegalità commesse direttamente dai capi della Chiesa. I papi e gli antipapi intervennero nelle nomine imperiali e in quelle dei reali d’Italia.

Il secondo sovrano del ramo carolingio germanico venne deposto nell’887 e pertanto il titolo di re d’Italia (e di imperatore) divenne vacante, si ebbe pertanto l’entrata in scena di diversi personaggi italiani e non che rivendicarono la Corona d’Italia. Berengario marchese del Friuli (marchesato comprendente tutto il nord-est italiano), uno dei nobili più potenti d’Italia, imparentato per discendenza femminile con i Carolingi, fu il primo a farsi avanti. Apparteneva alla casa degli Unrochingi, una dinastia che prendeva nome da un predecessore di nome Unroch, quindi di ascendenze straniere anche se italianizzato. L’anno dopo la deposizione del sovrano tedesco venne eletto re d’Italia da una dieta di conti e vescovi, ma venne contestato da un altro discendente per via femminile dei Carolingi, Guido II da Spoleto, un potente nobile anch’egli discendente da una famiglia franca italianizzata. L’anno dopo l’incoronazione sconfisse il rivale Berengario, per un breve periodo fu anche imperatore ma il perdente chiese aiuto ad Arnolfo di Carinzia, il sovrano carolingio più importante di Germania. Si ebbero alcuni scontri, ma alla fine Guido morì di morte naturale e lasciò i suoi titoli al figlio Lamberto che tuttavia morì anch’egli poco dopo. Contemporaneamente anche Arnolfo si attribuì il titolo di re d’Italia ma morì poco dopo Lamberto. Per Berengario non ci fu un ritorno al potere, subito dopo avanzò le sue pretese sull’Italia Ludovico il Cieco, della dinastia di Bosone, imparentato con i Carolingi e signore di Provenza. La sua candidatura venne sostenuta dai nobili dell’Italia del Nord che subivano le scorrerie degli Ungari. Fu per un breve periodo re d’Italia (900-905) ma venne sorpreso da Berengario e fatto accecare secondo la terribile usanza dell’epoca. Il povero Ludovico rinunciò al nostro paese e cedette i suoi poteri sulla Provenza al cugino Ugo d’Arles. Ci furono anni di relativa calma finché nel 922, una parte della nobiltà italiana, guidata dal marchese di Ivrea (il cui territorio comprendeva tutto il Piemonte, parte della Lombardia e della Liguria) elesse re d'Italia il re della Borgogna, Rodolfo II. Berengario che durante questi complessi frangenti resisteva nei suoi territori, venne infine ucciso da un vassallo due anni dopo, ma anche per Rodolfo la situazione non era facile con i feudatari e alla fine cedette il suo dominio sull’Italia sulla base di un mutuo accordo a Ugo di Arles (chiamato anche Ugo di Provenza), discendente della dinastia di Bosone.

Ugo fu un altro personaggio spregiudicato, sposò la potente e famosa Marozia appartenente a una nobile famiglia romana, la donna che fece e disfece molti papi. Un figlio della consorte sobillò il popolo romano e costrinse alla fuga il patrigno, mentre la madre e uno dei papi a cui era legata furono costretti a ritirarsi. Il regno di Ugo sebbene oggetto di contestazioni durò più a lungo di quello dei predecessori, circa un ventennio.

Al termine del regno di Ugo si ebbe una precaria e singolare sistemazione del Regno d’Italia che in qualche modo favorì la successiva attribuzione al re di Germania della Corona d’Italia. Il figlio di Ugo Lotario II era stato associato al trono dal padre, quindi non sarebbe stata difficile la successione, ma il maggiore feudatario dell’epoca, il marchese d’Ivrea Berengario II Anscarico rese la questione più complessa. Con la forza aveva imposto a Ugo negli ultimi tempi della sua vita a farsi nominare Sommo Consigliere con vasti poteri, poco tempo dopo la morte del re, anche il figlio Lotario morì, forse avvelenato da Berengario stesso. La vedova chiese la protezione del potente re di Germania Ottone di Sassonia, mentre il presunto assassino con il figlio Adalberto, entrambi re (associati) per volere di una parte dei grandi feudatari italiani, aggredirono il duca di Spoleto e il Papa che richiese l’intervento militare di Ottone. Nel 961 dopo aver deposto i due re, Ottone assunse direttamente la Corona d’Italia. Da allora il trono d’Italia fu attribuito ai re di Germania detentori anche del titolo imperiale anche quando si estinse la dinastia di Sassonia. Breve parentesi sul governo «tedesco» in Italia, fu rappresentata da una iniziativa di Arduino d’Ivrea (dinastia anscarica) che dopo la morte dei tre imperatori Ottoni, contese per oltre dieci anni (1002-1014) la Corona d’Italia a Enrico II della dinastia sassone. L’estinzione del Regno d’Italia fu comunque sul piano formale un evento graduale e controverso.

(settembre 2020)

Tag: Luciano Atticciati, Regno d’Italia, Regnum Italiae, Carlo Magno, Ludovico il Pio, Lotario, Berengario del Friuli, Guido II da Spoleto, Ludovico il Cieco, carolingi, bosonidi, anscarici, unrochingi, Rodolfo II di Borgogna, Ugo di Arles, Lotario II, Berengario II d’Ivrea, Ottone di Sassonia, Arduino d’Ivrea.